Celebriamo con allegria la vittoria di Dilma Rousseff. E non possiamo non essere soddisfatti anche per la sconfitta di José Serra che non ha meritato di vincere queste elezioni, dato il livello indecente della sua campagna (anche se eccessi ci sono stati da entrambe le parti). I vescovi conservatori che, contro la CNBB, si sono posti fuori dal gioco democratico e hanno manipolato la questione della depenalizzazione dell’aborto, mobilitando perfino il Papa a Roma, così come i pastori evangelici rabbiosamente faziosi, sono rimasti delusi.
Dopo i festeggiamenti, è necessaria una riflessione pacata su cosa potrà essere il governo di Dilma Rousseff.
Abbiamo condiviso la tesi di quegli analisti che hanno visto nel governo Lula una transizione di paradigma: da uno Stato privatizzatore, ispirato ai dogmi neoliberisti verso uno Stato repubblicano che mette il sociale al centro, per rispondere alle richieste della popolazione più povera.