Bugie e verità su Haiti a 10 mesi dal terremoto: la Minustah uccide ancora
Aiuti stranieri o dipendenza? Onu forza di pace?
di Fabrizio Lorusso
Da qualche settimana a questa parte, l’attenzione dei mass media internazionali è tornata un po' a intermittenza a concentrarsi su Haiti, a causa dello scoppio di un’epidemia di colera nelle regioni centro settentrionali (nei pressi di Saint Marc) e dell'altissima probabilità che la piaga s'estenda massicciamente fino al cuore della capitale. A Porto Principe, infatti, 1354 campi d’accoglienza, allestiti d’urgenza con tende e teloni di plastica, ospitano in condizioni estremamente precarie e miserevoli oltre un milione e trecentomila di persone che hanno perso le loro case a causa del terremoto del 12 gennaio 2010. Fanno scalpore nei TG italiani anche le notizie delle due vittime rimaste sul campo nella città settentrionale di Cap-Haitien in seguito alle manifestazioni popolari (provocate dall'esasperazione della gente, dalle tensioni preelettorali e dalla convinzione generale che il colera sia stato reintrodotto nel paese dai caschi blu nepalesi) che sono state represse a colpi di mitra dalla Minustah, la forza "di pace" dell'ONU che svolge funzioni di polizia e militari ad Haiti. Si parla nuovamente di morti, più di 1100 in meno d'un mese per l'epidemia, dei primi contagi nella vicina Repubblica Dominicana e le ultime notizie ci riportano in quest'angolo dimenticato dei Caraibi per immortalare l’ennesima crisi umanitaria. Paradossalmente, per l’accresciuta attenzione mediatica dedicata al dramma del colera, è stata interrotta per un po’ la spirale di silenzio e indifferenza che s’era creata sulla situazione del paese caraibico, il più povero dell’emisfero occidentale che solo alcuni mesi fa è stato colpito dalla peggiore catastrofe naturale della storia moderna: un terremoto del grado 7,3 della scala Richter ha devastato la capitale, una metropoli da due milioni d’abitanti, e altri centri urbani limitrofi come Leogane e Carrefour facendo oltre 250.000 vittime e obbligando centinaia di migliaia di sfollati e senzatetto a vivere per la strada o in tendopoli “provvisorie”.