Radio Kalima parla di 50 uccisi dalla polizia, le autorità ammettono «solo» 14 morti. Quello che è certo che il leader tunisino amico dell’Italia e dell’Occidente vuole spegnere ad ogni costo la rivolta del pane e lavoro
E’ un bagno di sangue in Tunisia. Le notizie drammatiche giunte ieri di decine di morti nelle regioni centrali del Paese trovano oggi altre conferme. Durante gli scontri nelle strade avvenuti tra sabato e domenica sarebbero morti 50 manifestanti, stando al sito online della radio tunisina “Kalima”. Il regime ne ammette solo 14 mentre il giornalista d’opposizione e blogger, Zied el-Heni, scrive che solo nelle ultime 24 ore i morti sono stati almeno 28: 17 a Kasserine, 3 a Rgeb e 8 a Thala, due dei quali domenica mentre partecipavano ai funerali di alcune vittime. Fra i morti di Rgeb, aggiunge, anche una bambina. Un dato è certo al cento per cento. Il presidente-dittatore amico dell’Italia e dell’Occidente, Zine Abidine Ben Ali, responsabile di violazioni dei diritti umani e di torture a danno degli oppositori politici, ha deciso di spegnere ad ogni costo, nel sangue, la rivolta del pane e del lavoro che decine di migliaia di tunisini poveri e disoccupati stanno attuando contro il regime.