Dopo la rivolta tunisina, s'infiamma l'Egitto. Al grido di «Via Mubarak», «Pane, lavoro e salario minimo» in migliaia scendono in piazza in tutto il paese. Almeno tre le vittime. Un movimento ampio, oltre ogni previsione, pieno di donne. Il regime trema. In fuga il figlio del presidente, destinato alla successione.
Brucia anche l'Egitto, sull'onda della rivolta tunisina, come non accadeva dal 1967, quando l'inattesa e umiliante sconfitta del Paese nella «Guerra dei Sei Giorni» fece scendere in strada milioni di cittadini. Al grido di «Via Mubarak», «Pane, lavoro e salario minimo», «Libertà e fine delle leggi d'emergenza», ieri centinaia di migliaia di egiziani - un milione secondo fonti non ufficiali - hanno invaso le strade del Cairo e di Alessandria, della città operaia di Mahalla, Assiut, Port Said, e anche di el Arish e Mahdia nel «prospero» Sinai e di città di solito «tranquille», come Tanta. E hanno scelto di farlo proprio nel «Giorno della Polizia», una delle ricorrenze più amate dal regime.
Brucia anche l'Egitto, sull'onda della rivolta tunisina, come non accadeva dal 1967, quando l'inattesa e umiliante sconfitta del Paese nella «Guerra dei Sei Giorni» fece scendere in strada milioni di cittadini. Al grido di «Via Mubarak», «Pane, lavoro e salario minimo», «Libertà e fine delle leggi d'emergenza», ieri centinaia di migliaia di egiziani - un milione secondo fonti non ufficiali - hanno invaso le strade del Cairo e di Alessandria, della città operaia di Mahalla, Assiut, Port Said, e anche di el Arish e Mahdia nel «prospero» Sinai e di città di solito «tranquille», come Tanta. E hanno scelto di farlo proprio nel «Giorno della Polizia», una delle ricorrenze più amate dal regime.