per il "giorno della collera".
Muammar Gheddafi non è Hosni Mubarak e neanche Ben Ali - i deposti "signori" di Egitto e Tunisia. Il Colonnello libico, al momento, rimane saldo al potere. Quella del 17 febbraio è, tuttavia, una prova difficile da superare. Le manifestazioni indette su internet con un video realizzato da un anonimo "figlio di Libia" possono avere dei risvolti imprevedibili, non ultimo, la dura repressione da parte del regime.
Un anticipo si è avuto già a cavallo tra il 15 e il 16 febbraio: Bengasi, la città più rivoluzionaria della Libia, la capitale dell'opposizione, è stata teatro di scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Tutto è scoppiato in seguito all'arresto - apparentemente senza motivi - di Fathi Terbil (poi scarcerato), un avvocato e attivista per i diritti umani, portavoce dell'associazione dei famigliari dei 1200 detenuti che il 29 giugno del 1996 furono massacrati nel carcere di Abu Salim di Tripoli. Il bilancio degli scontri parla di venti arresti, 38 feriti e due morti - secondo quanto riferito dall'agenzia al-Manara che fa base a Londra. I poliziotti, in borghese, hanno tentato di disperdere la folla con manganelli, cannoni ad acqua e pallottole di gomma; ma, stando alle diverse testimonianze che si rincorrono sui social network, le forze di sicurezza avrebbero sparato anche diversi proiettili.
È scoccata, anche in Libia, l'ora del "giorno della collera". Gli oppositori del regime sperano di cavalcare l'onda delle rivolte tunisine ed egiziane e a dare un segnale per la riscossa.

