mercoledì 23 febbraio 2011

Libia - Terra bruciata

di Marina Nebbiolo

I rapporti politici, diplomatici, economici e gli accordi dell'Italia con la Libia sulla gestione degli arrivi e dei respingimenti degli immigrati appaiono in tutta la loro ambiguità  sulle prime pagine dei quotidiani internazionali. L'Italia questa volta è in prima fila da sola e in silenzio di fronte al bagno di sangue di Bengasi e di Tripoli, sue ex-colonie. L'aspetto più inquietante per i principali media è l'intensificarsi degli scambi economici in seguito al trattato di amicizia firmato nel 2008, affari che hanno raggiunto gli 11 miliardi di euro per i quali il Signor Berlusconi e il colonnello Gheddafi si sono incontrati 11 volte nello stesso periodo.
I gruppi industriali italiani sono tutti presenti in Libia  (ENI-petroli, Impregilo-costruzioni grandi opere, Ansaldo per le infrastrutture, Finmeccanica per  l'assemblaggio aeronautico civile e militare), e gli interessi libici sono presenti in una lunga lista di imprese italiane e banche come Unicredit, crollate alla Borsa di Milano, lunedi 21 febbraio.  In concomitanza con i massacri degli oppositori  al regime militare perpretati dai pretoriani del clan di Gheddafi.

martedì 22 febbraio 2011

Libia - Nel precipizio


Libia - Proteste 3di Angelo Del Boca

Le notizie che arrivano sono di vera e propria guerra contro civili in rivolta, quindi di massacro. Quel che Gheddafi aveva sempre promesso, che mai avrebbe rivoltato le armi contro il suo popolo, anche questa è una promessa non mantenuta. È tempo che se ne vada, è tempo che si intravveda oltre il bagno di sangue una soluzione di mediazione che, come in Egitto e Tunisia, non può non cominciare che con l'uscita di scena di Muammar Gheddafi al potere assoluto da quarantuno anni. È tempo che l'Occidente scopra nel nuovo processo di democratizzazione avviato con le rivolte di massa in Medio Oriente non il pericolo dell'integralismo islamico, ma una risorsa per pensare diveramente quel mondo e insieme le nostre società blindate.
Ora che finalmente anche le Nazioni unite alzano la voce, chi ha amato quel popolo e quel paese non può tacere. Come fa il governo italiano che si nasconde dietro le dichiarazioni, dell'ultimo momento, di un'Unione europea più preoccupata dei suoi affari che delle società e di quei popoli. Dunque, dobbiamo dire la verità per fermare il sangue che scorre a Tripoli, a Bengasi e in tutto la Libia.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!