mercoledì 2 marzo 2011

Libia, il gran ballo degli alleati

LibiaLega Araba, Turchia, Cina e Russia si dicono scettiche sui bombardamenti che continuano.

di Christian Elia

21 / 3 / 2011
Il secondo giorno delle operazioni militari sui cieli della Libia (dibattito aperto sul nome: Odissea all'alba o Alba dell'odissea?) passa tra il frastuono delle bombe e nella bulimica ricerca di notizie dei media generalisti.
Prigionieri della propaganda. Misurata, per esempio. Durante l'avanzata furiosa delle truppe lealiste, nei giorni scorsi, la città libica era scomparsa dalle cronache, superata dal conto alla rovescia del cammino verso Bengasi capitale dei ribelli. Data per conquistata dagli uomini di Gheddafi, si scopre oggi che si combatte ancora, il governo di Tripoli la proclama oggi di nuovo conquistata. Una situazione spinosa, un ginepraio dove è difficile riconoscere la verità.
Un effetto immediato, e temuto, è la reazione della popolazione di Tripoli e, in generale, della Tripolitania. Migliaia di persone, armate nei depositi lasciati aperti dai militari di Gheddafi, sono in piazza, pronti a difendere il loro leader dall'invasione esterna. Un classico, da queste parti. Non sarà facile bombardare zone chiave, sapendo di colpire tutti, anche civili con un kalashnikov.
Un altro effetto delle bombe, previsto anche questo, è la sequela dei distinguo. Comincia la Lega Araba che, pur partecipando alla riunione di ieri di Parigi, oggi scopre di non aver votato proprio un bombardamento sulla città. Di cosa hanno discusso, allora? Hanno atteso che Amr Moussa, candidato presidente in Egitto e attuale segretario generale della Lega, andasse in bagno per votare? Non basta, arrivano anche gli scetticismi di Cina e Russia. Astenuti in Consiglio di Sicurezza e oggi scettici. Ma allora per quale motivo non hanno posto il veto quando si votava la risoluzione 1973?
Una risposta arriva dalla Turchia, da anni impegnata a ridisegnare il suo ruolo geopolitico, volto a diventare da uno stato satellite dell'Occidente un attore protagonista, ponte tra mondo islamico ed Europa. Il governo di Ankara, oggi, ha chiesto di rivedere le regole d'ingaggio.
Un bel problema, dopo soli due giorni di bombardamenti. Come se qualcuno si fosse illuso che una no fly zone sia un pranzo di gala. L'ammiraglio Mike Mullen, coordinatore del comando interforze Usa, annuncia oggi che i presupposti per l'imposizione della no fly zone sono stati già raggiunti. Finita, quindi? Evidentemente no, al punto che gli alleati sono un po' sorpresi. Come sono stati colti di sorpresa gli stessi statunitensi, bruciati sul tempo dal primo attacco francese.
Gheddafi minaccia e, intanto, gioca le carte da prestigiatore che lo hanno sempre caratterizzato. Annuncia fuoco e fiamme, ma mentre si nasconde proclama il cessate il fuoco unilaterale e chiede una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Puntando alle divisioni interne agli alleati, mettendoli in imbarazzo come sempre di fronte alla parola 'guerra' e sapendo che - come tutti gli interventi militari della guerra umanitaria - il diritto internazionale avrebbe moto da dire a riguardo.
Lo stesso presidente italiano Napolitano, oggi, ha dato il via al balletto delle definizioni imbarazzanti per non usare la parola 'guerra', come in un gioco di società. Il governo, nel dubbio, va alla guerra e i primi caccia bombardieri italiani muovono per prendere parte ai bombardamenti mentre un pezzo importante dell'esecutivo, la Lega Nord, rende la peggior immagine del provincialismo italiota preoccupandosi dei migranti e del suo elettorato.
Un natante italiano, intanto, è stato sequestrato da un gruppo di libici armati, dopo essere arrivati in Libia per un servizio di assistenza alle compagnie petrolifere. Nessuno sa dov'è, nessuno dove fa rotta e dove si dirige.
La sensazione è che la crisi non sarà di breve durata. La mancanza dell'opzione dell'attacco via terra rende i tempi lunghi. Anche annichilita la contraerea di Gheddafi e dei suoi mezzi d'assalto, la guerriglia sul terreno può durare mesi, pur sapendo che i ribelli - appena si saranno riorganizzati e magari verranno riarmati dagli alleati - proveranno a riprendere le posizioni perdute.
Christian Elia

Tratto da:    PeaceReporter

Italia - Comunicato dall'isola - Lampedusani e immigrati ridotti all’esasperazione dal governo italiano

LampedusaDall’Associazione culturale ASKAVUSA di Lampedusa
21 / 3 / 2011

In questi giorni a Lampedusa stiamo assistendo al più completo fallimento politico in materia di immigrazione di questo governo e alla manifestazione di uno stato di polizia che è vicino ad una dittatura militare. Quando cominciarono ad arrivare i primi ragazzi tunisini sulle coste della nostra isola, il governo invece di aprire il centro di primo soccorso e accoglienza pensò bene di fare alloggiare i migranti in strutture alberghiere, nel silenzio assoluto dell’amministrazione locale.
Quando addirittura in molti furono costretti a dormire in banchina al freddo, il ministro Maroni in tutta la sua "Cattiveria" non aprì il centro ed anche lì il silenzio delle istituzioni locali fu assordante. Quando migliaia di ragazzi tunisini furono costretti a vivere per le strade di Lampedusa, con tutta la solidarietà di noi isolani ma con nessun tipo di considerazione da parte del governo anche lì l’amministrazione locale non fu chiara. Anzi sembrò che il problema fossero i Tunisini per strada e non l’inadeguatezza delle azioni del ministro Maroni.
Quando il centro fu finalmente aperto, era ormai tardi , erano troppi i migranti sull’isola, e dunque non fu sufficiente, i ponti aerei avvenivano a singhiozzi, fino a scomparire del tutto. Ci dicono a proposito che non c’è spazio in Italia, invece su un isola di 22 km quadrati lo spazio si trova. Dopo migliaia di ragazzi tunisini per le strade, una convivenza all’inizio tranquilla, ma chi vive senza aver garantito il minimo dell’umanità è ovvio che sta male, e chi non ha più la propria vita , non per colpa dei tunisini, ma per colpa di una situazione divenuta insostenibile, situazioni igieniche precarie, barche ovunque nel porto, a fianco allo stadio locale.
Intanto chiedevamo trasferimenti più veloci, per garantire a noi e ai migranti una situazione dignitosa, ma niente, la risposta del governo, è assenza dal territorio ed imposizione delle proprie scelte con la forza.
Intanto noi lampedusani cadiamo sempre più nel nervosismo, tra visite di Borghezio e Le Pen, amici della senatrice leghista e vicesindaco dell’isola Angela Maraventano, da noi contestati e difesi dalle nostre forze dell’ordine. Ma poi difesi da cosa da qualche striscione che inneggiava alla fratellanza ? Certo questo è un crimine per il governo, bisogna avere paura degli "invasori". Tra queste visite, l’assenza del governo, l’assenza dell’amministrazione, apprendiamo che il piano del governo per l’immigrazione è fare una tendopoli a Lampedusa, questo scatena sentimenti profondi di rabbia di angoscia, di abbandono, e spingono molti di noi a occupare l’area marina protetta, e poi a fare un corteo che culminerà con l’azione di non fare attraccare la vedetta con a bordo i migranti nel porto , noi ci dissociamo da questa azione, perche crediamo che ancora il valore dell’umanità non può levarcelo nessuno, neanche un governo che vuole provocare questo, si perche la stagione turistica è compromessa, la nostra vita sull’isola è compromessa, ma la nostra umanità è la cosa più importante a cui possiamo aggrapparci ed è la cosa che non vogliamo compromettere, ma queste azioni sono dirette conseguenze di un disegno di questo governo che mira a questo: mettere i lampedusani contro i migranti, creare tensioni tra noi lampedusani, schiacciarci con la loro arroganza, quando si sa che trasferire quattromila persone per lo stato italiano dovrebbe essere semplicissimo, e se ci sono queste difficoltà, si dimettano subito perchè non si può lasciare sulle spalle di seimila persone un peso cosi grave.
Oggi poi siamo al culmine, ci siamo opposti al montaggio di una tendopoli sull’isola, facendo il blocco della nave, per molte ore, il sindaco viene a calmare gli animi e a mediare con il governo, mentre i poliziotti in assetto antisommossa sbarrano l’entrata del porto, come se i criminali fossimo noi e non questo governo, che sta commettendo crimini enormi sull’umanità, questo governo che ricatta seimila persone già allo stremo delle forze, non imbarcando il pescato dei pescatori, perchè i vigliacchi si comportano cosi, ricattano, mandano avanti le forze dell’ordine, che poi di quale ordine, in Italia non c’è più nessun tipo di ordine, abbiamo criminali al governo,incapaci e pericolosi, la Lega si fa la sua campagna elettorale sulla pelle dei lampedusani e dei migranti, VERGOGNA. Ora l’ultima è che ci faranno porto franco, basta che noi facciamo scendere le tende, questo ci dice il sindaco, il dramma è che qualcuno ancora ci crede.
In questo clima esasperato, dove l’unica presenza viva e che ha avuto un comportamento umano nei confronti della nostra comunità è il vescovo di Agrigento, dove le istituzioni si deteriorano sempre di più,dove i migranti sono tenuti come bestie,i lampedusani trattati come cittadini di seri c, dove la richiesta di collaborazione per l’accoglienza a tutta l’Italia e l’Europa cade inascoltata noi facciamo un appello a tutti coloro che non tollerano questo atteggiamento del governo nei confronti di Lampedusa e dei migranti, che liberati da una dittatura ne trovano nel paese di arrivo un’altra.
CHIEDIAMO di organizzare manifestazioni davanti al Parlamento Italiano , al Quirinale,alla Regione Sicilia, alla Provincia di Agrigento, e ovunque si possa far ascoltare il grido di due popoli che vivono lo stesso dramma che è il governo italiano.
Chiediamo inoltre le dimissioni del vicesindaco Angela Maraventano e del sindaco Bernardino De Rubeis, perchè li riteniamo anche colpevoli di questa situazione.

Associazione culturale ASKAVUSA di Lampedusa


Tratto da:   

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!