martedì 17 gennaio 2012

America Latina - Sinistre e fine capitalismo.

LE SINISTRE E LA FINE DEL CAPITALISMO


di Raúl Zibechi
L’attuale crisi mondiale sta frammentando il pianeta in regioni a tal punto che il sistema-mondo è prossimo ad una crescente disarticolazione. Uno degli effetti di questa crescente regionalizzazione del pianeta è che i processi politici, sociali ed economici non si manifestano più nello stesso modo in tutto il mondo e producono divergenze – in futuro, forse, biforcazioni – tra il centro e la periferia.
Per le forze antisistemiche questa disarticolazione globale rende impossibile il disegno di un’unica e sola strategia planetaria e inutili i tentativi di stabilire tattiche universali. Sebbene esistano ispirazioni comuni e obbiettivi generali condivisi, le diverse velocità che registra la transizione al postcapitalismo e le notevoli differenze tra i soggetti antisistemici minano possibili generalizzazioni.
Tuttavia ci sono due questioni rilevanti che riguardano le strategie in tutto il mondo. La prima è che il capitalismo non cadrà a pezzi né collasserà da solo, ma dovrà essere sconfitto dalle forze antisistemiche, siano movimenti di base orizzontali e comunitari, partiti più o meno gerarchici  incluso i governi di segno anticapitalista.
Parafrasando Walter Benjamin, bisognerebbe dire che niente è stato più deleterio per il movimento rivoluzionario quanto il credere che il capitalismo sarebbe caduto sotto il peso delle proprie “leve” interne, soprattutto di carattere economico. Il capitale venne al mondo avvolto da sangue e fango, come diceva Marx, e dovette attraversare una catastrofe demografica come quella prodotta dalla peste nera perché le popolazioni, paralizzate dalla paura, si sottomettessero non senza resistenze alla logica dell’accumulazione di capitale. È la gente che deve perdere la paura, come fanno gli zapatisti, per cominciare a ri-appropriarsi dei mezzi di produzione e di cambiamento, e costruire qualcosa di diverso.
La seconda questione è che la transizione ad una nuova società non sarà breve né avverrà in pochi decenni. Fino ad ora tutte le transizioni hanno richiesto secoli di enormi sofferenze, in società dove i meccanismi comunitari ponevano limiti alle ambizioni, dove la pressione demografica era molto minore e il potere di quelli in alto non assomigliava per niente a quello che oggi detiene l’uno per cento dei più ricchi.

Tunisia - 14 gennaio 2012. Festeggiamenti in prospettiva

Tunisia

da Tunisi un articolo di Carlotta Macera (Anomalia Sapienza/UniCommon) e Med Ali Ltaief

14 Gennaio 2012. Dall'alto della terrazza al decimo piano dell'Hotel International, si ha una panoramica completa della città di Tunisi e dell'Avenue Habib Bourghiba. "Maĥla al- rabī’a... maĥla al-thawra al-tunisiyya tdhom al-jami’a": le voci si sentono chiare anche da lassù " Ma che bella primavera...che bella la rivoluzione tunisina che coinvolge il mondo intero!“I cori sono quelli della Kasbah, che hanno accompagnato questo lungo anno di rivoluzione. Ciò che è strano, però, è che a cantarli questa volta, sia il partito Ennahda. Sono le 10 di mattina e il lungo viale è già gremito di gente, ci sono migliaia di persone.
Ci sono i partiti, le famiglie con i bambini, le donne venute da Regueb che mostrano le foto dei figli martiri, i rifugiati libici di cui tanti procedono con le stampelle, gli attivisti di Amnesty International che sfilano con la bocca serrata da scotch giallo e suonano tamburi, ci sono i tifosi delle squadre di calcio.
Tutti sono in piazza per festeggiare la rivoluzione, il clima sembra sereno, pacifico, disteso, spontaneo. Non si può dire lo stesso per la grande concentrazione di gente davanti al teatro Municipale proprio al centro dell' Avenue. E' il sit-in di Ennahda, sono la maggioranza e sono sicuramente i più organizzati: interventi continui, fuochi d'artificio, ci si scambiano gli auguri, "la rivoluzione è finita..tanti auguri Ben Ali!", una vera e propria festa in pompa magna.
"Il suono è quasi lo stesso...quest'anno sono fuochi d'artificio, l'anno scorso era quello dei lacrimogeni che ti sparavano addosso" Dalì, del movimento artistico di Ahl al-kaf e ex-segretario dell'Uget , mi dona quest'immagine e capisco che non è soltanto a me che non tornano tutti i conti. Sono settimane che i partiti che hanno la maggioranza nella costituente (Ennahdha, C.P.R., Ettakatol) organizzano i festeggiamenti per la rivoluzione. La campagna è stata capillare: pagine e pagine su Facebook che raccomandano a tutti i militanti di essere presenti già dal primo mattino. "Hanno i soldi, sono tutti pagati" continua Dalì. Già dalla notte precedente i centri principali dell'Avenue sono stati occupati. Alle lamentele delle associazioni, dei sindacati e di tutti i "gauchisti" che chiedevano maggiore libertà per poter festeggiare criticamente questa data così importante, è stato risposto dalla polizia di restare tranquilli "per salvaguardare l'ordine pubblico e di andarsene e tornare il giorno dopo" perché "non c'é più bisogno di tensione ora che la rivoluzione è finita, le elezioni si sono regolarmente svolte e siamo tutti pronti a collaborare dalla stessa parte".

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!