Intervista di Francesco Martone a Aberto Acosta
Incontriamo a Quito Alberto Acosta, economista della FLACSO, ispiratore delle campagne sulla cancellazione del debito estero, e delle iniziative di audit del debito, nonché già Presidente dell’Assemblea Costituente dell’Ecuador. Per anni ha collaborato con la Fondazione Friedrich Ebert, in Germania ed in Ecuador. A lui chiediamo un commento sulla crisi europea, sulle prospettive dal punto di vista del Sud del mondo, sulle sfide comuni, e le possibili soluzioni
FM: Alberto, come vedi dalla tua prospettiva di persona attiva nei movimenti sociali latinoamericani e globali, e sulla scorta della tua esperienza sui temi del debito estero e della globalizzazione, la crisi che sta passando l’Europa? Una crisi multipla, economica, finanziaria, politica, sociale, culturale, che sta trasformando noi, cittadini di paesi finora visti come creditori nei confronti del mondo di maggioranza, in vittime di processi di aggiustamento strutturale, in quanto supposti debitori nei confronti dei mercati finanziari?
AA: Una prima considerazione è che l’Europa per oltre 500 anni è stata il centro del pensiero nel mondo , l’”American Way of Life” nei fatti è impregnata di cultura europea. L’Europa ha insegnato al mondo, e noi abitanti del pianeta abbiamo accettato di essere europeizzati accettando che l’Europa fosse il luogo dove apprendere. Ora vedo che l’Europa non ha nulla da insegnare, e non ha la capacità di apprendere da questa crisi.
FM: Se non abbiamo più nulla da insegnare cosa potremmo apprendere?
AA: Dalla prospettiva latinoamericana , entriamo direttamente nel tema del debito e della crisi finanziaria. Gli Europei stanno applicando politiche economiche che hanno fallito in America Latina. Noi in America Latina usciamo dalla lunga crisi del debito estero quando cambiano le condizioni del mercato finanziario globale, e le condizioni di scambio nel commercio internazionale, Si pongono così le basi per una rivalutazione delle “commodities” e cadono i tassi di interesse, permettendo così nell’ultimo decennio - la crescita dell’economia. Non siamo usciti dalla crisi applicando le politiche del FMI, che sono la causa di maggior recessione, ed in ultima istanza, di maggior debito ecologico. In Europa si stanno applicando politiche simili a ciò che hanno fatto Ecuador, Messico, Venezuela , Colombia in passato, ovvero salvare le banche ma non gli interessi della collettività. Si stanziano cifre enormi di denaro per finanziare le banche in crisi , ma non per rispondere alle esigenze della società. Conosciamo quelle ricette di austerità, restringere la spesa sociale, paralizzare l’apparato produttivo, consolidare l’austerità fiscale, misure che inevitabilmente portano alla recessione, Non si fa tesoro di ciò che disse a suo tempo Carlo Marx: “il capitale richiede la speculazione per accumulare”, e Marx ricorda quello che disse un banchiere “E’ difficile capire dove termina all’interno di un impresa la rendita economica ed inizia quella speculativa” Ecco questa è l’essenza del capitalismo. Di fatto si sta consolidando una bolla speculativa, proteggendo gli speculatori e non i cittadini.
FM: Come ne siete usciti voi da questa trappola?