giovedì 13 settembre 2012
Libia - Ombre sull'attacco di Bengasi
di Luca Salerno
Una fonte anonima dell'intelligence USA ha definito l'attacco "troppo cordinato e professionale per essere spontaneo". Funzionari americani ed europei ha dichiarato che mentre molti dettagli circa l'attacco sono tutt'ora poco chiari, gli assalitori sembravano organizzati, ben addestrati e pesantemente armati, e sembravano avere almeno un certo livello di pianificazione anticipata. I funzionari hanno detto che vi erano indicazioni che i membri di una fazione militante che si fa chiamare Ansar al Sharia - Sostenitori della Legge Islamica - sono state coinvolti nell'organizzazione l'attacco al Consolato degli Stati Uniti. "È raro che un RPG7 (un'arma portatile anticarro, ndr) sia presente in una protesta pacifica" hanno affermato fonti ufficiali americani. Ma i funzionari ritengono che sia troppo presto per dire se l'attacco fosse collegato all'anniversario dell'attacco alle Twin Towers, anche se questa ricostruzione sembra non convincere gli esperti.
martedì 11 settembre 2012
Medio Oriente - Lavoro e sfruttamento nel Golfo
I lavoratori stranieri costituiscono nel Golfo la maggioranza della popolazione. Nelle terre dei petrodollari i loro diritti negati li portano, a volte, alla morte.
di Giorgia Grifoni
A morire di lavoro in Medio Oriente, soprattutto nei paesi del Golfo, si fa presto. Sono storie già sentite e raccontate: narrano di colf filippine picchiate per aver chiesto la debita paga, di cameriere etiopi suicide per le troppe umiliazioni subite, di collaboratrici domestiche immediatamente espatriate perché sospettate di essere uomini. Ma la vicenda accaduta la scorsa primavera a Doha, capitale del Qatar, è una novità: un'agenzia di collocamento ha pubblicato un annuncio in cui si richiedeva una colf di origine qatariota, come riporta Globalist, e si è scatenato il finimondo. Accuse di oltraggio, di attentato alla dignità della persona, appelli di professori, editorialisti e persino di una candidata alle elezioni politiche perché venga avviata un'inchiesta sull'accaduto. L'annuncio, spiegano, va contro i valori e le tradizioni del Qatar. "Se mai una donna dovesse rispondere all'inserzione - ha dichiarato Abdul Aziz al-Mulla, professore nel piccolo emirato - dovremmo indagare sulle ragioni che l'hanno spinta a farlo e darle tutto il supporto finanziario di cui ha bisogno".
Cittadini di serie A.
Che nella penisola arabica, come in altre parti del Medio Oriente, ci fossero cittadini di serie a e di serie b non era un mistero. A quella spicciolata di nativi degli Emirati Arabi, del Qatar, del Bahrain e dell'Arabia Saudita spettano condizioni di vita a dir poco principesche. Dalla scoperta del petrolio e del gas nella prima metà del secolo scorso, queste distese di sabbia si sono trasformate in moderni paradisi capitalisti: non a caso, secondo la rivista Forbes, in testa c'è il piccolo Qatar, che con il suo Pil pro capite di 88.000 dollari è il paese più ricco del mondo. Al sesto posto, con 47.500 dollari, troviamo gli Emirati Arabi Uniti, mentre il Kuwait si ferma al dodicesimo gradino.
Il Golfo e la crisi.
Una situazione che non risente della crisi economica che ha colpito il mondo occidentale, anzi: secondo le stime di Les Cahiers, trimestrale d'informazione di Fashion Marketing, nel 2011 il Pil del Qatar è cresciuto del 20%, quello dell'Arabia Saudita del 7,5%, in Kuwait del 5,3% e negli Emirati del 3,3%. Un successo dovuto essenzialmente all'iniziativa privata, veicolo della famiglia reale e figlia di una classe media che cinquant'anni fa, tra tribù e sceicchi, ancora non esisteva. Parte del merito va anche ai mercati internazionali, che hanno visto enormi quantità di finanziamenti provenire dagli emirati del Golfo. Con le rivoluzioni arabe alle porte e - in alcuni Paesi - anche in casa, l'iniziativa privata sembra destinata a ridimensionarsi, almeno in primo momento, per favorire l'impiego pubblico e placare qualsiasi forma covata di malcontento. Così, nei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo verranno creati due milioni di posti di lavoro nel settore pubblico, che vanno ad aggiungersi ai circa 7 milioni creati tra il 2000 e il 2010.
A morire di lavoro in Medio Oriente, soprattutto nei paesi del Golfo, si fa presto. Sono storie già sentite e raccontate: narrano di colf filippine picchiate per aver chiesto la debita paga, di cameriere etiopi suicide per le troppe umiliazioni subite, di collaboratrici domestiche immediatamente espatriate perché sospettate di essere uomini. Ma la vicenda accaduta la scorsa primavera a Doha, capitale del Qatar, è una novità: un'agenzia di collocamento ha pubblicato un annuncio in cui si richiedeva una colf di origine qatariota, come riporta Globalist, e si è scatenato il finimondo. Accuse di oltraggio, di attentato alla dignità della persona, appelli di professori, editorialisti e persino di una candidata alle elezioni politiche perché venga avviata un'inchiesta sull'accaduto. L'annuncio, spiegano, va contro i valori e le tradizioni del Qatar. "Se mai una donna dovesse rispondere all'inserzione - ha dichiarato Abdul Aziz al-Mulla, professore nel piccolo emirato - dovremmo indagare sulle ragioni che l'hanno spinta a farlo e darle tutto il supporto finanziario di cui ha bisogno".
Cittadini di serie A.
Che nella penisola arabica, come in altre parti del Medio Oriente, ci fossero cittadini di serie a e di serie b non era un mistero. A quella spicciolata di nativi degli Emirati Arabi, del Qatar, del Bahrain e dell'Arabia Saudita spettano condizioni di vita a dir poco principesche. Dalla scoperta del petrolio e del gas nella prima metà del secolo scorso, queste distese di sabbia si sono trasformate in moderni paradisi capitalisti: non a caso, secondo la rivista Forbes, in testa c'è il piccolo Qatar, che con il suo Pil pro capite di 88.000 dollari è il paese più ricco del mondo. Al sesto posto, con 47.500 dollari, troviamo gli Emirati Arabi Uniti, mentre il Kuwait si ferma al dodicesimo gradino.
Il Golfo e la crisi.
Una situazione che non risente della crisi economica che ha colpito il mondo occidentale, anzi: secondo le stime di Les Cahiers, trimestrale d'informazione di Fashion Marketing, nel 2011 il Pil del Qatar è cresciuto del 20%, quello dell'Arabia Saudita del 7,5%, in Kuwait del 5,3% e negli Emirati del 3,3%. Un successo dovuto essenzialmente all'iniziativa privata, veicolo della famiglia reale e figlia di una classe media che cinquant'anni fa, tra tribù e sceicchi, ancora non esisteva. Parte del merito va anche ai mercati internazionali, che hanno visto enormi quantità di finanziamenti provenire dagli emirati del Golfo. Con le rivoluzioni arabe alle porte e - in alcuni Paesi - anche in casa, l'iniziativa privata sembra destinata a ridimensionarsi, almeno in primo momento, per favorire l'impiego pubblico e placare qualsiasi forma covata di malcontento. Così, nei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo verranno creati due milioni di posti di lavoro nel settore pubblico, che vanno ad aggiungersi ai circa 7 milioni creati tra il 2000 e il 2010.
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ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!