martedì 20 agosto 2013

Messico -Dichiarazione finale della cátedra “Tata Juan Chávez Alonso”

Ai popoli e governi del mondo.

Alla Sexta Nazionale e Internazionale.

Alle allieve e allievi della Escuelita Zapatista.

Come è nel tempo e nella nostra storia della madre terra; i popoli, nazioni e tribù indigene Yaqui, Mayo, Náyeri, Wixárika, Rarámuri, Odam, Nahua, Purépecha, Nañu o Ñuhu, Mazahua, Popoluca, Tzotzil, Chol, Tzeltal, Tojolabal, Zoque, Totonaco, Coca, Mame, Binnizá, Chinanteco, Ikoot, Mazateco, Chontal, Ñu Saavi, Chatino, Triqui, Afromestizo, Mehpa, Nancue Ñomndaa, Ñhato e Maya Peninsular degli stati di Sonora, Chihuahua, Veracruz, Durango, Nayarit, Jalisco, Michoacán, Querétaro, San Luis Potosí, Morelos, Estado de México, Guerrero, Distrito Federal, Puebla, Tlaxcala, Oaxaca, Tabasco, Yucatán e Campeche; insieme ai popoli Ixil, Quiche, Quechua e Nasa di Guatemala, Perù e Colombia con i quali abbiamo camminato vicini e rispettosi, come figli e figlie della madre terra, ci siamo incontrati i giorni 17 e 18 agosto 2013 a San Cristobal de las Casas, Chiapas, nella sede del CIDECI- Unitierra, per ricordare ed agire conseguentemente con la parola viva del nostro fratello Tata Juan Chávez Alonso che ci insegna, ci guida e la cui memoria ad un anno dalla sua assenza si trasforma in speranza e forza per i popoli che abbiamo rifondato e ricostituito perché abbiamo deciso di continuare ad essere gli indios che siamo, continuare a parlare la lingua che parliamo, continuare a difendere il territorio in cui viviamo.

Ci riconosciamo nella lotta per il rispetto del nostro modo di vita ancestrale, lotta che abbiamo intrapreso insieme e durante la quale abbiamo parlato, abbiamo chiesto e siamo stati ripetutamente traditi dai malgoverni.

In questo percorso di lotta abbiamo imparato che i potenti non hanno alcun rispetto per la parola, la tradiscono e la violentano in lungo e in largo di questo paese che si chiama Messico, dal non riconoscimento degli Accordi di San Andrés Sakamchén de Los Pobres, la controriforma indigena del 2001 e gli innumerevoli tradimenti dei nostri popoli delle diverse regioni e lotte in un Messico indio che è vivo, fiero e con un solo cuore che si fa grande, tanto grande quanto il nostro dolore e la speranza per la quale lottiamo, nonostante la guerra di sterminio diventata più violenta che mai.

Ci riconosciamo nel percorso della nostra storia e dei nostri antenati che sono presente, futuro e specchio dell’autonomia esercitata nei fatti, come unica via per il futuro della nostra esistenza e che diventa la nostra vita comunitaria, assemblee, pratiche spirituali, culturali, autodifesa e sicurezza, progetti educativi e di comunicazione propri, rivendicazioni culturali e territoriali nelle città dei popoli sfollati o invasi con una memoria storica viva.

Siamo indios, decisi a ricostituirci in un altro mondo possibile.

Quello specchio profondo, antico e nuovo sono le nostre lotte per le quali ci pronunciamo con un solo cuore ed una sola parola.

1. Chiediamo l’immediata liberazione dei prigionieri politici del nostro paese, in particolare  del nostro compagno indigeno Totzil Alberto Patishtán da 13 anni ingiustamente carcerato a scontare una condanna a 60 anni. Chiediamo inoltre la liberazione di sei nostri fratelli Nahua della comunità di San Pedro Tlanixco, ingiustamente detenuti da 10 anni nella prigione di Almoloya per aver difeso l’acqua della propria comunità. Si tratta dei nostri fratelli Pedro Sánchez, condannato a 52 anni, Teófilo Pérez, condannato a 50 anni, Rómulo Arias, condannato a 54 anni e dei compagni Marco Antonio Pérez, Lorenzo  Sánchez e Dominga González attualmente sotto processo; chiediamo altresì la cancellazione dei mandati di cattura contro Rey Perez Martinez e Santos Alejandro Álvarez, di Tlanixco; la liberazione dei compagni detenuti della comunità tzeltal di Bachajón, Chiapas, Miguel de Meza Jiménez e Antonio Estrada Estrada; dei compagni Loxicha Eleuterio Hernández García, Justino Hernández José, Zacarías Pascual García López, Abraham García Ramírez, Fortino Enríquez Hernández, Agustín Luna Valencia ed Alvaro Sebastián Ramírez, detenuti nel CEFERESO numero sei di Huimanguillo, Tabasco; così come di de Pablo López Álvarez di San Isidro Aloapan, Oaxaca, rinchiuso nel carcere di Villa de Etla.

2. Denunciamo che i malgoverni e le multinazionali si sono avvalse di gruppi paramilitari per imporre megaprogetti estrattivi mediante lo sfruttamento illegale di minerali e legni preziosi, in particolare sulla costa Nahua e sulla meseta purépecha di Michoacán e nella comunità nahua di Ayotitlán, sulla sierra di Manantlán, Jalisco.

3. Chiediamo giustizia per la comunità nahua di Santa María Ostula, sulla Costa di Michoacán, dove i malgoverni, collusi coi cartelli del narcotraffico, hanno favorito il furto delle terre ancestrali della comunità ed il saccheggio delle risorse naturali da parte di gruppi della criminalità organizzata, e la sanguinosa repressione dell’organizzazione comunale che ha provocato uccisioni e sparizioni.

4. Salutiamo la lotta storica della comunità di Cherán, Michoacán ed il degno esercizio del diritto all’autodifesa che è sorto tra il popolo Purépecha in difesa della propria vita, le proprie famiglie, la propria cultura e territorio minacciato dalla complicità dei malgoverni con gruppi paramilitari e narco-paramilitari, i cui bisogni sono la sicurezza, la giustizia e la ricostituzione del territorio.

5. Così pure salutiamo la difesa dei saperi tradizionali e della coltivazione del mais nativo da parte delle comunità e dei quartieri indigeni.

6. Ripudiamo la repressione del popolo Ikoot di San Mateo del Mar e San Dionisio de Mar, così come del popolo binniza di Juchitán e della colonia Álvaro Obregón; chiediamo la liberazione immediata di Alejandro Regalado Jiménez ed Arquímedes Jiménez Luis, e l’immediata cancellazione dei corridoi eolici delle imprese spagnole Endesa, Iberdrola, Gamesa ed Unión Fenosa che nella regione dell’Istmo invadono e distruggono le terre comunali ed i siti sacri dei popoli sopracitati.

7. Chiediamo che si fermi la repressione contro la comunità di San Francisco Xochicuautla dello Stato di México, e la cancellazione definitiva del progetto denominato autostrada privata Toluca-Naucalpan, nello stesso tempo appoggiamo la richiesta al Sistema Interamericano dei Diritti Umani di misure cautelari per gli abitanti di detta comunità.

8. Chiediamo al malgoverno federale la cancellazione della costruzione dell’Acquedotto Independencia che sottrae alla Tribù Yaqui l’acqua del fiume Yaqui che storicamente difende da sempre, e ribadiamo la nostra parola che agiremo di conseguenza di fronte a qualunque tentativo di repressione dell’accampamento di protesta installato sulla strada internazionale all’altezza di Vícam, prima capitale della Tribù Yaqui.

9. Chiediamo che cessi la repressione ed il ritiro della forza pubblica dalla comunità di Huexca, Morelos, per la costruzione di una centrale termoelettrica; la cancellazione dell’acquedotto e l’estrazione dell’acqua dal fiume Cuautla che colpirà 22 ejidos del municipio di Ayala, egualmente la sospensione della persecuzione contro 60 comunità di Morelos, Puebla e Tlaxcala minacciate di saccheggio ed esproprio dall’installazione di un gasdotto, tutto questo come parte del Proyecto Integral Morelos, con il quale si vuole distruggere la vita contadina di questi territori per trasformarli in zone industriali ed autostrade e chiediamo il rispetto del sacro guardiano: il vulcano Popocatépetl, altrettanto depredato dallo smodato disboscamento clandestino dei suoi boschi.

10. Siamo solidali con la lotta della comunità Coca di Mezcala, in Jalisco, per il recupero del proprio territorio e chiediamo la cancellazione dei mandati di cattura contro i comuneros il cui delitto è difendere la propria terra.

11. Chiediamo il rispetto del territorio comunale e dell’assemblea generale dei comuneros di Tepoztlán, e ci uniamo alla richiesta della cancellazione dell’autostrada La Pera-Cuautla, e respingiamo la campagna di menzogne e inganni verso l’opinione pubblica da parte del governo di Morelos per giustificare il saccheggio.

12. Denunciamo l’attacco senza precedenti ai pilastri sacri del mondo, riconosciuti e sostenuti dai popoli originari, che con fierezza difendono in nome della vita dell’Universo, come i territori sacri di Wirikuta e Hara Mara negli stati di San Luis Potosí e Nayarit, minacciati da progetti capitalisti minerari e turistici con la complicità dei malgoverni nazionali e statali, e facciamo nostra la richiesta di cancellazione totale delle concessioni minerarie e turistiche in detti territori e nella totalità dei territori indigeni. Ripudiamo la campagna di scontro portata avanti dalla società mineraria First Majestic Silver e dal malgoverno municipale di Catorce, San Luis Potosí. Salutiamo il degno popolo contadino di Wirikuta che ha deciso di far sentire la propria voce in difesa dalla propria terra, acqua, salute ed ambiente e la fratellanza col popolo Wixárika.

13. Nello stesso senso avvertiamo che non ci terremo al margine del tentativo di distruzione del luogo sacro di Muxatena e di altri 14 luoghi sacri del popolo Náyeri, attraverso il progetto di costruzione della Diga di Las Cruces sul fiume San Pedro Mezquital, nello stato di Nayarit.

14. Denunciamo le invasioni delle imprese agroindustriali nei territori indigeni e contadini che deliberatamente alterano le piogge a proprio beneficio e distruggendo la vita contadina, come nel caso della comunità nahua di Tuxpan, Jalisco e dell’Altopiano Potosino nel territorio sacro di Wirikuta.

15. Chiediamo la cancellazione delle concessioni minerarie nel cuore della sierra di Santa Marta, in territorio Popoluca e denunciamo il tentativo di invasione delle terre comunali di San Juan Volador nel municipio di Pajapan, dell’impresa eolica Dragón, nel sud di Veracruz.

16. Chiediamo la cancellazione del progetto stradale Tuxtepec-Huatulco, il cosiddetto corridoio turistico Chinanteco nel territorio Chinanteco, così come la cancellazione delle riserve ecologiche nella regione nord di Oaxaca.

17. Chiediamo la cancellazione dell’acquedotto promosso dal malgoverno di Guerrero che vuole sottrarre l’acqua del fiume San Pedro, sulla costa Chica di Guerrero, ai popoli Na savi, Nancue Ñomndaa ed Afromestizo.

18. Ripudiamo il tentativo di inondazione dei luoghi sacri del popolo Guarijio di Alamo; Sonora, attraverso la costruzione della diga Pilares, così come la deviazione del fiume Sonora a danno della nazione Komkaak, da 4 mesi privata dell’acqua per favorire i grandi proprietari terrieri agricoli della costa di Sonora.

19. Denunciamo la politica di sterminio da parte del governo del Distrito Federal nei confronti delle comunità e popoli della sierra dell’Ajusco, attraverso l’esproprio e la devastazione dei territori ejidali e comunali di San Miguel Xicalco e San Nicolás Totolapan, appoggiamo e riconosciamo i delegati comunitari in resistenza di San Miguel e Santo Tomas Ajusco.

20. Salutiamo la lotta della Comunità Autonoma di San Lorenzo Azqueltán, nello stato di Jalisco e riconosciamo le sue autorità autonome, e siamo vigili e solidali con la loro lotta per il riconoscimento del loro territorio ancestrale.

21. Salutiamo e riconosciamo il rinnovo delle autorità della comunità autonoma Wixárika di Bancos de San Hipólito, Durango, ugualmente appoggiamo la sua lotta per il riconoscimento territoriale ancestrale che rivendicano da oltre 45 anni.

22. Riteniamo responsabili i funzionari pubblici della delegazione politica di Xochimilco delle minacce al compagno Carlos Martínez Romero del villaggio di Santa Cruz Acalpixca, per aver difeso l’acqua ed il territorio.

23. Ci uniamo agli appelli delle decine di comunità nahua e totonaca della Sierra Norte di Puebla per chiedere la cancellazione delle concessioni alle imprese minerarie e dell’implementazione di progetti idroelettrici, così come la cancellazione delle concessioni minerarie sulla Sierra Sur e Costa di Oaxaca della società Altos Hornos di México.

24. Appoggiamo la lotta della comunità di Conhuas en Calakmul, Campeche, in difesa del territorio e del proprio degno lavoro, contemporaneamente chiediamo la cessazione delle aggressioni contro la comunità da parte del governo di questo Stato.

25. Chiediamo il riconoscimento delle terre comunali di San Pedro Tlaltizapán sulle rive del Chignahuapan, Stato di México, e la sospensione dei progetti immobiliari sui terreni comunali.

26. Chiediamo il rispetto delle terre recuperate dalla Unión Campesina Indígena Autónoma di Río Grande, Oaxaca, e salutiamo il suo accampamento in resistenza.

27. Chiediamo altresì il rispetto del funzionamento della Radio comunitario Ñomndaa, voce del popolo amuzgo di Xochistlahuaca, Gueriero, ed il rispetto di tutte le radio comunitarie nei diversi territori indigeni del paese.

28. Ribadiamo la richiesta allo Stato messicano di garantire le condizioni di sicurezza a Raúl Gatica del Consiglio Indigeno e Popolare di Oaxaca-Ricardo Flores Magón.

29. Chiediamo il rispetto delle economie comunitarie che funzionano in maniera autonoma ed a margine del mercato libero che impone il capitalismo, com’è il caso dell’uso del tumin [valuta basata sul principio del baratto – n.d.t.] nel territorio indio totonaco di Papantla, Veracruz, e del Consiglio del Baratto nelle comunità del municipio di Tianguistenco, nello Stato di México.

Riconosciamo, appoggiamo ed incoraggiamo le lotte per l’autonomia e la libera determinazione di tutti i popoli indigeni che formano il Congresso Nazionale Indigeno, dalla Penisola dello Yucatan fino alla Penisola della Bassa California.

Questo siamo, la nostra parola e la nostra lotta irrinunciabile, siamo il Congresso Nazionale Indigeno e nostro è il futuro dei nostri popoli. 

18 agosto 2013

Dal CIDECI- UNITIERRA, San Cristobal de las Casas, Chiapas.

Per la ricostituzione integrale dei nostri popoli

Mai Più Un Messico Senza Di Noi 

CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO 


Pronunciamento originale

lunedì 19 agosto 2013

Messico - Conclusa l'iniziativa zapatista tesa a riunire i popoli indigeni del Messico

Exhibe la Cátedra Caminante “Tata Juan Chávez Alonso” los proyectos de muerte que amenazan a los pueblos indios

Un muestrario interminable de agravios a los pueblos indios de México se presentó en el primer día de los trabajos de la “Cátedra Caminante Tata Juan Chávez”, que con la participación de cientos de delegados de pueblos, naciones y tribus indígenas del país, del subcomandante Moisés y de un grupo de comandantes y bases de apoyo zapatistas, inició hoy en el Centro de Capacitación Indígena (CIDECI), con el fin de fortalecer la defensa de los territorios y su autonomía.

Durante la primera de dos jornadas previstas, se fue deshilvanando la ofensiva más severa que han enfrentado los pueblos indios desde la colonia española. Acueductos, carreteras, minas, planes inmobiliarios y un sinfín de megaproyectos que invaden los territorios indígenas del país, acompañados de estrategias de división, contrainsurgencia y represión abierta, se fueron exponiendo. Todos los delegados, sin excepción, coincidieron en lo importante de unir sus resistencias para enfrentar el despojo.

La inauguración de la Cátedra Caminante “Tata Juan Chávez Alonso” contó con la presencia también de los comandantes zapatistas Tacho, Zebedeo y Moisés. En su participación, el subcomandante Moisés pidió a los representantes yaquis, tzeltales, purhépechas, nahuas, hñähñus y zapotecos, entre otros, mantener fuera de intereses económicos sus luchas que, afirmó, sostendrán unidos.

Acompañados de una lluvia intermitente de los Altos de Chiapas, comenzaron los testimonios de las resistencias de los pueblos, que se dividieron en bloques geográficos, del norte al sur. Los yaquis denunciaron el despojo de agua que los mantiene tomando una carretera en Sonora desde finales de mayo; los kumiai de Baja California afirmaron, a través de un mensaje escrito, que como “indios de la tierra seguimos firmes en la lucha por recuperación de tierras y de todo lo que heredaron los dioses”.

La mitad del auditorio está compuesto por jóvenes zapatistas que toman notas, con pasamontañas que indican su pertenencia al Caracol I, con sede en Oventik. Con atención, las jóvenes siguieron el testimonio de Magdalena García Durán, mazahua detenida en 2006 durante el operativo contra el pueblo de San Salvador Atenco, quien relató sus vivencias cotidianas de discriminación con policías que la agredían por portar trenzas largas.

El comunero José Cruz, de Milpa Alta, en el Distrito Federal, dio lectura a una carta que Félix Serdán Nájera, combatiente jaramillista y mayor honorario insurgente del EZLN, le dio en 2011 para los integrantes del CNI y del EZLN. En el documento, el veterano guerrillero lanzó: “pongo mi corazón en ustedes”, y pidió seguir en pie de lucha y buscar una forma de comunicación permanente.

Lo zoques desplazados hacia Jalisco, por la erupción del volcán Chichonal en los setentas, afirmaron que, a pesar de que salieron de su territorio, se reconfiguran como pueblo en unión con  los zoques de Chiapas y pidieron ser reconocidos en esa diferencia. “Somos de antes, pero somos nuevos”, afirmó Fortino Domínguez, haciendo alusión a los zapatistas.

Con la voz del pueblo de Ayotitlán, Jalisco, llegó la historia de la lucha por recuperar sus tierras comunales y la resistencia ante la minera Peña Colorada, que amenaza con desaparecer a quienes se opongan a su operación. El pueblo coca de Mezcala, en el mismo estado, denunció la amenaza turística a su isla sagrada y la existencia de guardias blancas de los empresarios.

Desde Michoacán vino el mensaje de los nahuas de Ostula, que resaltaron su gran dolor por los 30 asesinados, cuatro desaparecidos y cien familias desplazadas que ha dejado su pelea contra el crimen organizado y los invasores mestizos, pero, afirmaron, “aún tenemos vida comunitaria y la posesión de tierras recuperadas”. Los purhépechas de Cherán recordaron su “Ya Basta”, como llaman a su insurrección del 15 de abril de 2011 contra los talabosques. Afirmaron que es difícil hablar de autonomía, pues “el mal gobierno y partidos cada día atacan y rondan más agresivamente con sus programas para que nos desanimemos”.

Siguieron los testimonios de una comunidad ecológica en Michoacán, de los pueblos de la sierra del Ajusco en el Distrito Federal –que, unidos, viven las presiones de la mancha urbana y el proyecto carretero Arco Sur en su territorio, que constituye el 40 por ciento de las tierras de la capital del país- y otros, que, como señaló el purhépecha Elpidio, de Arantepacua, “compartimos un mundo de problemas, pero también de esperanza como pueblos originarios para reforzar nuestra convivencia colectiva y comunitaria”.


Los trabajos del CNI, fundado en 1996 en Nurío, Michoacán, continuarán el resto del día 17 y todo el 18 de agosto. Se prevé, dado el carácter itinerante de lacátedra, la realización de otras sesiones en “distintos puntos de la América originaria en todo el continente, conforme la geografía y el calendario que vayan acordando sus convocantes y quienes se adhieran en su oportunidad”, señaló el EZLN en la convocatoria.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!