sabato 19 ottobre 2013

Messico - Neoautoritarismo e desaparecidos

La scomparsa dell'attivista Teodulfo Torres e la repressione della protesta sociale.

di Andrea Spotti *
Teodulfo Torres è uno che in piazza prima o poi lo incroci. Quarantunenne, aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, è un volto conosciuto all’interno dei movimenti antagonisti di Città del Messico, uno che non manca quasi mai nelle mobilitazioni. Da più di sei mesi a questa parte, tuttavia, nessuno ha più avuto modo di vederlo. Parenti e amici non hanno avuto sue notizie, né sono riusciti a mettersi in comunicazione con lui. El Tío, come lo chiamano i suoi compagni, é letteralmente scomparso nel nulla, entrando a far parte della lunga lista di vittime della sparizione forzata la quale, nel Messico della cosiddetta guerra al narcotraffico, è tornata ad essere una prassi di Stato assai comune, che preoccupa seriamente movimenti e organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Oltre ad essere un membro della Sexta zapatista, Teodulfo é attivo in un progetto di agricoltura urbana nel sud della capitale e partecipa al gruppo di teatro di strada La Otra Cultura. Nel corso degli ultimi anni, inoltre, ha sostenuto diversi movimenti di lotta del paese: dal Chiapas a Oaxaca, passando per Atenco, dove ha avuto un ruolo importante nella battaglia per la liberazione dei detenuti politici sostenendo il presidio permanente piazzato per mesi fuori dal carcere di Molino de las Flores a Texcoco, nello Stato del Messico.
El Tío è stato visto l’ultima volta nella mattinata del 24 marzo, nei pressi del suo domicilio, a Tlalpan; due giorni dopo, ha tenuto una comunicazione telefonica. Poi più niente. I compagni del collettivo El Terreno hanno tentato per giorni di mettersi in contatto con lui, ma invano. La denuncia alle autorità é partita il 12 aprile, quando il sospetto che El Tío fosse desaparecido era ormai quasi una certezza. Queste ultime, peró, hanno mantenuto un atteggiamento di indifferenza rispetto al caso e, lungi dall’iniziare un’indagine seria, si  sono limitate ad investigare parenti, amici e conoscenti di Teodulfo, invitandoli a non rilasciare dichiarazioni alla stampa.
Secondo i suoi compagni, tuttavia, non ci sono dubbi: siamo di fronte all'ennesima sparizione forzata, di cui El Tío é vittima in quanto testimone dell’aggressione poliziesca subita dall’attivista della Sexta e maestro di teatro Kuy Kendall il primo dicembre del 2012, durante le proteste contro l’insediamento di Peña Nieto alla presidenza della repubblica. In quell'occasione, infatti, Teodulfo documentò il momento in cui uno dei tanti candelotti lacrimogeni lanciati ad altezza uomo dalla polizia federale colpì la testa di Kuy provocandogli una grave lesione craneo-encefalica. Testimone chiave dell’indagine, El Tío avrebbe dovuto rilasciare la sua ricostruzione dei fatti agli inquirenti nei mesi successivi alla sua scomparsa.

mercoledì 9 ottobre 2013

Stati Uniti - La dottrina Obama. Verso nuovi instabili equilibri

Pubblichiamo questo articolo di Noam Chomsky perché ci aiuta a riflettere sugli sviluppi della politica estera degli USA, al di là di quelli che sono i condizionamenti e gli equilibri di potere così come si sono andati a definire in questo ultimo lustro. Abbiamo scritto di fine di un ciclo per l'imperialismo americano e dell'apertura di una nuova fase di multilateralismo del XXI secolo, di cui gli sviluppi recenti in Siria ed Iran sono un aspetto evidente, come lo sono la dichiarazione di indipendenza energetica degli USA e il ruolo riconosciuto alla Russia di Putin.
In questo articolo Chomsky ci da conto del dibattito politico ideologico che forma il retro pensiero della politica estera USA dopo la chiara e semplice dottrina Monroe per l'America latina [il nostro cortile di casa]. Un confronto/scontro interno a tutto campo connotato dall'uso di concetti morali che, se fanno parte del backgroud politico statunitense, nascondono anche l'estrema incertezza della fase che stiamo attraversando.

di Noam Chomsky

Il recente battibecco tra Obama e Putin sull’eccezionalismo statunitense ha rinfiammato un dibattito in corso sulla Dottrina Obama: il presidente sta virando in direzione dell’isolazionismo? O sventolerà con orgoglio la bandiera dell’eccezionalismo?
Il dibattito è più limitato di quanto sembri. C’è parecchio terreno comune tra le due posizioni, così come espresse da Hans Morgenthau, il fondatore della scuola “realista” senza sentimentalismi oggi dominante sulle relazioni internazionali.
In tutta la sua opera, Morgenthau descrive gli Stati Uniti come unici tra tutte le potenze passate e presenti perché hanno uno “scopo trascendente” che “devono difendere e promuovere” in tutto il mondo: “la creazione dell’uguaglianza nella libertà”.
Le nozioni concorrenti di ‘eccezionalismo’ e ‘isolazionismo’ accettano entrambe questa dottrina e le sue varie elaborazioni ma differiscono a proposito della sua applicazione.
Un estremo è stato vigorosamente difeso dal presidente Obama nel suo discorso alla nazione del 10 settembre: “Ciò che rende diversi gli Stati Uniti’, ha dichiarato, ‘ciò che ci rende eccezionali” e che ci dedichiamo ad agire “con umiltà ma con determinazione” quando identifichiamo violazioni da qualche parte.
“Per quasi sette decenni gli Stati Uniti sono stati l’ancora della sicurezza globale”, un ruolo che “ha significato più che forgiare trattati internazionali; ha significato farli rispettare”.
La dottrina concorrente, l’isolazionismo, afferma che non possiamo più permetterci di compiere la nobile missione di accorrere a spegnere gli incendi appiccati da altri. Prende sul serio una nota di ammonimento espressa vent’anni fa dall’editorialista del New York Times Thomas Friedman e cioè che “assegnare all’idealismo una presa quasi esclusiva sulla nostra politica estera” può condurci a trascurare in nostri stessi interessi nella dedizione ai bisogni degli altri.
Tra questi due estremi il dibattito sulla politica estera infuria.
Ai margini alcuni osservatori rifiutano i presupposti condivisi, mettendo in campo i dati storici: ad esempio il fatto che “per quasi sette decenni” gli Stati Uniti hanno guidato il mondo all’aggressione e alla sovversione, rovesciando governi eletti e imponendo dittature malvage, appoggiando crimini orrendi, minando accordi internazionali e lasciandosi dietro una scia di sangue, distruzione e miseria.
A queste anime belle Morgenthau ha fornito una risposta. Da studioso serio ha riconosciuto che gli Stati Uniti hanno costantemente violato il loro “scopo trascendente”.
Ma avanzare questa obiezione, spiega, significa commettere “l’errore dell’ateismo, che nega la validità della religione su basi simili”. La “realtà” è lo scopo trascendente degli Stati Uniti; i dati storici effettivi sono semplicemente la ”violenza alla realtà”.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!