venerdì 10 gennaio 2014

Messico - Chiapas. Escuelita de libertad

Dal 24 al 30 dicembre 2013 ho avuto la fortuna di partecipare in Chiapas alla seconda edizione del Primo Livello della “Esculita Zapatista; La Libertad para l@s Zapatistas!”

Infatti dopo una prima edizione ad Agosto 2013, l'esperimento della Escuelita si è ripetuto in due corsi, a fine Dicembre il mio ed inizio Gennaio l'altro, intervallati da grandi festeggiamenti per il ventesimo anniversario dell'insurrezione zapatista del 1 gennaio 1994.

Ma cos'è questa Escuelita? In cosa consiste questo nuovo strumento caratterizzato da tratti originali e insoliti che il movimento zapatista sta utilizzando per tornare a fare rete con i movimenti messicani e globali, dopo anni di poca comunicazione?

Il 24 Dicembre, di mattina presto, siamo arrivati in circa 1800 attivisti al CIDECI - La Universidad de la Tierra - , periferia di San Cristobal de Las Casas, per partecipare alla Escuelita. Numeri simili ci sono stati anche nel turno di Gennaio.

Attraverso una organizzazione davvero elevata e ammirevole, i compas ci hanno smistato a seconda del Caracol a cui eravamo stati destinati al momento dell'iscrizione.

Assieme a circa 340 attivisti da tutto il mondo, vengo destinato al Caracol 1, La Realidad. Prima di mezzogiorno parte la nostra lunga carovana di 12 camionette molto precarie attraverso strade altrettanto precarie, verso la Selva Lacandona. Il viaggio è faticoso, con molte soste e vari pezzi da sostituire ai nostri mezzi che si rompono. Arriviamo a La Realidad poco dopo le 22 di sera, e l'arrivo compensa la fatica del viaggio: centinaia di compas ci accolgono calorosamente gridando a pugno teso “Zapata vive! La Lucha Sigue!” e ”Il Pueblo Unido, Jamas serà vencido!”

giovedì 2 gennaio 2014

Messico - Subcomandante Marcos "Quando i morti tacciono a voce alta" - Rewind 1

QUANDO I MORTI TACCIONO A VOCE ALTA
(Rewind 1)

(Nel quale si riflette sulle/sugli assenti, le biografie, narra il primo incontro di Durito col Gatto-Cane, e parla di altri temi che non fanno al caso, o cosa, come detterà il post scriptum impertinente)
Novembre-Dicembre 2013

A me pare che abbiamo fatto molta confusione sulla questione della Vita e della
Morte. Mi sembra che quella che chiamano la mia ombra qui sulla terra,
sia la mia
autentica sostanza. Mi pare che, guardando le cose spirituali, siamo
come ostriche che osservano il sole attraverso l’acqua e pensano che
l’acqua torbida sia la più fine delle atmosfere. Mi sembra che il mio corpo
non sia altro che le azioni del mio essere migliore. Di fatto, che si prenda il mio corpo
chiunque voglia, che se lo prenda, dico: non sono io.
Herman Melville “Moby Dick”.

Da molto tempo sostengo che la maggioranza delle biografie non sono altro che una menzogna documentata, e a volte, non sempre, ben scritta. Il biografo medio ha una convinzione previa ed il margine di tolleranza è molto ridotto, se non inesistente. Con questa convinzione comincia a frugare nel puzzle di una vita che gli è estranea (per questo il suo interesse nel fare la biografia), e raccoglie i pezzi falsi che gli permettano di documentare la propria convinzione, non la vita recensita.

La cosa certa è che forse potremmo conoscere con certezza data e luogo di nascita, e, in alcuni casi, data e luogo di morte. Oltre a ciò, la maggior parte delle biografie dovrebbero rientrare nel genere dei “romanzi” o della “fantascienza”.

Che cosa resta dunque di una vita? Tanto o poco, diciamo noi.
Tanto o poco, dipende dalla memoria.
O, piuttosto, dai frammenti che quella vita ha impresso nella memoria collettiva.
Se questo non vale per biografi ed editori, poco importa alla gente comune. Normalmente quello che realmente importa non appare sui mezzi di comunicazione, né si può misurare coi sondaggi.

Ergo, di una persona assente abbiamo solo pezzi arbitrari del complesso puzzle fatto di brandelli, squarci e propensioni che si conoscono come “vita”.
Quindi, con questo inizio confuso, permettetemi di prendere qualcuno di questi pezzi frammentari per abbracciare ed abbracciarci per il passo che oggi ci manca e che ci è necessario…
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Un concerto nel silenzio messicano. Don Juan Chávez Alonso, purépecha, zapatista e messicano, fa un gesto come per allontanare un insetto fastidioso. È la sua risposta alle scuse che gli porgo per uno dei miei rozzi spropositi. Siamo in territorio Cucapá, in mezzo ad un terreno sabbioso. In quelle coordinate geografiche e quando nel calendario è indicata la Sesta 2006 nel Nordovest del Messico, nella grande tenda da campeggio che usa come alloggio, Don Juan prende la chitarra e chiede se vogliamo ascoltare un pezzo che ha composto. 

Qualche accordo ed inizia un concerto che, letteralmente, narra l’insurrezione zapatista del primo gennaio 1994 fino alla presenza della Comandanta Ramona nella formazione del Congresso Nazionale Indigeno.

Poi il silenzio, come fosse una nota in più.
Un silenzio nel quale tacevano a voce alta i nostri morti.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!