lunedì 10 novembre 2014

Messico - "Dopo la caduta" di Gustavo Esteva

DF
Giulio Cesare si trovò improvvisamente di fronte al suo assassino. La sua vita finiva. Non sappiamo se nella sua mente passarono le immagini di suo figlio di soli tre mesi; della sua compagna Marisa; della sua famiglia. Quello che sappiamo è che dal suo cuore sgorgò un impulso incontenibile di coraggio e degna rabbia: gli sputò in faccia. Poco dopo, gli strapparono la pelle dal volto.

Di questa pasta sono fatti quei giovani. Di questa dimensione è il nostro dolore.

La degradazione umana che si rivela in quel furore criminale e quanto fatto ai nostri 43 è atroce. È tanto profonda e grave come la degradazione istituzionale in ogni ordine e grado e che si è mostrata apertamente ad Ayotzinapa. È stato lo Stato, ha detto lo Zócalo.

L’indignazione che è cresciuta tra noi ha creato un momento peculiare, forse senza precedenti. Spuntano come funghi, dappertutto, spazi di riflessione. Stiamo pensando l’impensabile, quello che non riuscivamo o non volevamo pensare.

Ci prendiamo innanzitutto le nostre responsabilità. Ci domandiamo com'è che siamo arrivati a tali estremi di degradazione personale e collettiva. Non è accaduto all'improvviso. È stato un lungo processo di decadenza. Perché l’abbiamo permesso?

Molti hanno alzato le spalle; non hanno sentito che il problema era loro o non sapevano che cosa fare. Ma molti altri ci siamo mobilitati. Ora stiamo riflettendo su quello che forse abbiamo fatto male.

È quasi vergognoso ammettere di aver bussato alle porte sbagliate. Gli olmi non producono pere. Ce lo dissero anni fa quelli di Occupy Wall Street: si presentano richieste al governo solo quando si crede che possa soddisfarle. È inutile farlo con chi rappresenta solo l’uno percento e sono del tipo di quelli che stanno manifestando. Si fa nostro il grido argentino del 2001: ¡Que se vayan todos! [Che se ne vadano via tutti!].

L’abbiamo ripetuto, ciononostante, dobbiamo rimangiarci le parole. Che cosa accadrebbe se all'improvviso se ne andassero via tutti quanti, per qualche cataclisma istituzionale? C’è chi ha la risposta facile: Mettiamoci i nostri. Se ci fossero, miracolosamente, le dimissioni del Presidente, porterebbero nel 2015 l’illusione del 2018. Ma questa fantasia che fino a poco tempo fa attraeva milioni di persone, trova sempre meno eco. Non è dimostrato che gli altri siano più competenti o meno corrotti. Inoltre, anche attribuendo le più alte qualità immaginabili al leader che guiderebbe questa sostituzione, il ricambio sarebbe pericoloso: creerebbe l’illusione che la questione è risolta, che lui metterebbe le cose a posto.

A questo punto la riflessione arriva dove doveva arrivare, ciò che era impensabile fino a poco tempo fa. Non si tratta solo delle persone, di quelle canaglie. Quello che abbiamo permesso che accadesse è che le istituzioni stesse si degradassero. Per prima cosa hanno smesso di svolgere la loro funzione. Poi hanno cominciato a fare il contrario di quello che devono fare. Ora servono solo a dominare, controllare, rubare, distruggere…

Non basta sostituire dirigenti o realizzare riforme. Licenziare poliziotti, come si fa quotidianamente, moltiplica solo delinquenti. L’alternanza, con cui abbiamo già avuto governanti ed amministrazioni di tutti i partiti, ha dimostrato chiaramente che può essere peggio della continuità.

Messico - La resistenza della Comunidad Indígena Ñatho de San Francisco Xochicuautla


Il Messico vive in questi giorni una forte mobilitazione per il massacro degli studenti di Ayotzinapa. Il narco-stato, la forma oggi del potere nel paese non è solo terrore cieco e anche una militarizzazione della società che si accompagna al saccheggio del territorio. A scendere in piazza oggi sono migliaia di studenti che sfidano la repressione insieme alle tante lotte di cui in molti casi sono protagoniste le popolazioni indigene. 
Una di queste lotte si svolge San Francisco Xochicuautla, che sarà la sede di inaugurazione del Primo Festival Mondiale delle ribellioni e resistenze al capitalismo.
Comunità Indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla
Stanno combattendo una lotta per la difesa del territorio. Al centro dell’opposizione è la costruzione della nuova autostrada Toluca-Lerma voluta dallo stato del Messico. 
Sono la Comunità Indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla, appartenente al Congresso Nazionale Indigeno, che insieme agli abitanti della zona fronteggiano un progetto di devastazione ambientale fatto in nomi degli interessi immobiliari ed industriali della zona.
Dalla loro parte c’è anche una sentenza 647/2011 del Tribunal Colegiado de Toluca che ha ordinato al magistrato del Tribunal Unitario Agrario con Distrito Nueve di annullare la vendita ed espropriazione di alcuni terreni. 
Ma anche di fronte ad un atto giudiziario gli interessi che stanno dietro al progetto non vogliono fermarsi. 
Lo scorso 3 novembre per la terza volta quest’anno circa 600 uomini armati della Secretaría de Seguridad Ciudadana del Estado de México sono entrati nel bosco Otomí Mexica per proteggere militarmente i lavoratori dell’Impresa Autovan, SA.
Di fronte a questa ennesima provocazione gli indigeni e gli abitanti della zona hanno raggiunto la zona ed armati della sentenza del tribunale hanno cercato un dialogo. Di fronte al fatto che i macchinari invece che fermarsi continuavano ad avanzare hanno iniziato un blocco facendo una catena umana ed alcuni di loro sono stati arrestati per essere poi scarcerati dopo alcuni giorni.
Cosa c’è in gioco?
Dietro l’illegale ed arrogante avanzata dei lavori c’è un progetto immobiliare fatto di costruzioni residenziali, accompagnate da un campo da golf ed insediamenti industriali. La nuova autostrada dovrebbe essere la strada d’accesso alla nuova speculazione. 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!