venerdì 9 gennaio 2015

Messico - Pronunciamento finale del Primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo (in italiano)

Ai popoli del mondo.

Dal Chiapas, Messico, ci rivolgiamo alle donne e uomini dal basso, delle campagne e delle città, in Messico e nel mondo, a coloro che seminiamo resistenze e ribellioni contro il capitalismo neoliberale che tutto distrugge.

Ci siamo riuniti i giorni 21, 22 e 23 dicembre nella comunità ñahtó di San Francisco Xochicuautla, Stato del Messico; i giorni 22 e 23 dicembre nella comunità nahua di Amilcingo, Morelos; i giorni 24, 25 e 26 dicembre, nella sede del Fronte Popolare Francisco Villa Indipendente, a Città del Messico; i giorni 28 e 29 dicembre nella comunità di Monclova, Campeche; i giorni 31 dicembre e primo di gennaio nel caracol Zapatista di Oventic, Chiapas; i giorni 2 e 3 gennaio al CIDECI di San Cristóbal de las Casas, Chiapas. 

Ci siamo incontrati per fare condivisioni, che significa non solo condividere, ma imparare e costruire insieme. Condivisioni nate dal profondo dolore che è nostro e dalla rabbia che è nostra, per la sparizione ed assassinio degli studenti della Normale Rurale Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa, Guerrero. 

Un atto criminale che è a sua volta il riflesso della politica di morte che i malgoverni ed i capitalisti hanno proiettato in ogni angolo del paese e del mondo, perché loro, quelli che ci mancano, sono i nostri desaparecidos e noi, che siamo della Sexta Nazionale ed Internazionale, del Congresso Nazionale Indigeno, dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, non smetteremo di lottare fino a trovarli.

I capitalisti ed i loro tirapiedi dei malgoverni hanno lasciato distruzione nel nostro cuore come individui ed hanno lasciato una grande distruzione nel nostro cuore collettivo di popoli, di genitori dei giovani che ci hanno strappato e di organizzazioni solidali decise a ricostruire la vita dove i potenti hanno seminato lutto e morte.

Nelle nostre comunità indigene, i colpi del sistema capitalista si subiscono col sangue e col dolore dei nostri figli che sono l’unico futuro possibile per questo pianeta che chiamiamo Terra, nel quale in mezzo alle distanze ed ai differenti colori che ci rendono quello che siamo e ci fanno esistere, manteniamo la certezza che è nostra madre e che è vivo, e che affinché continui ad essere così, la giustizia è una domanda che si intesse con le azioni e le convinzioni di coloro che appartengono al mondo del basso, quelli che non aspirano a governarlo ma a costruirlo.

Messico - Chiusura del #FestivalRyR

Si è chiuso dopo due giornate di dibattito, il Primo festival Mondiale delle resistenze e ribellioni contro il capitalismo. Ad ospitare la chiusura dei lavori il Cideci, Università della Terra, un’esperienza inedita di formazione per giovani indigeni e di approfondimento teorico, che si trova alla periferia di San Cristobal.

Le due giornate iniziano nell’auditorio gremito ancora una volta con i parenti e gli studenti di Ayotzinapa. 

A parlare per prima Berta Nava, madre di Julio César Ramírez Nava, assassinato il 26 settembre ad Iguala che racconta il dolore dell’identificazione del figlio e conclude ringraziando l’EZLN per aver voluto cedere a loro il posto centrale nel Festival, Mario Cruz, zio di Benjamín Ascencio Cruz, desaparecido, denuncia come il governo cerchi di addossare la responsabilità alla "delinquenza organizzata" ma aggiunge "noi diciamo che è il governo la delinquenza organizzata". Parlano poi Bernabé Abraján, padre di Adán Abraján de la Cruz e Óscar García Hernández, fratello di Abel García Hernández che chiedono giustizia per le tante Iguala che ci sono in tutto il Messico.

Arriva all'improvviso un’intervento telefonico. E’ Mario Luna dal carcere di Sonora. Il portavoce del popolo Yaqui è in carcere da settembre insieme ad un suo compagno. La loro colpa: lottare in difesa del territorio e dell’acqua contro i progetti di privatizzazione elle risorse idriche nel nord del paese. Sono uno dei tanti casi, denunciati in questi giorni dalle organizzazioni dei diritti umani, in cui attivisti politici e sociali vengono arrestati sulla base di accuse false e pretestuose. Dal penale di Sonora Mario saluta l’EZLN e il CNI e fa un appello a continuare la lotta. Non sarà questo l’unico intervento dal carcere, infatti anche i detenuti de La Vox de l’Amate interverranno telefonicamente il giorno dopo.

A chiudere gli interventi di Ayotzinapa sono Lambertino Cruz e Omar García, studente della Normal Rural.


Da quel momento inizia la lunga lettura dei riassunti degli interventi che si sono svolti nelle tre tappe precedenti a San Francisco Xochimilco,Amalzingo e Monclova.


Poi si apre la discussione che dura con un fiume di interventi anche il giorno dopo. Come spesso succede in queste occasioni si mischiano interventi di realtà collettive, quelle indigene del CNI e delle urbane della Sexta, con interventi di singoli. Molti interventi sono dedicati alla proposta di boicottare le elezioni locali del 2015 di fronte alla impresentabilità trasversale dei partiti messicani, altri descrivono lotte e mobilitazioni, parlano anche alcuni internazionali. A tutti viene lasciata la parola. Il che trasformerà la relazione di riassunto degli interventi per certi versi in una babele di temi.

La parte conclusiva si apre con un intervento del CNI che riafferma a nome anche dell’EZLN, come ci sarà scritto anche nel testo conclusivo degli organizzatori del Festival che viene letto alla fine tra applausi e slogans, che resterà deluso chi si aspettava un programma su come fare la rivoluzione "domani". 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!