Non bisogna dimenticare le libertà quando si parla di terrorismo
Incontriamo Lina al Campo Al Manar, sede del Forum Sociale Mondiale.Con lei affrontiamo il tema delle normative antiterrorismo che il governo si appresta a varare ed in generale le preoccupazioni condivise, come abbiamo sentito in questi giorni da molti, di un restringimento degli spazi di libertà.
Stiamo parlando di un insieme di articoli di legge che contengono tra l’altro un via libera all’azione della polizia.
Leggi che si aggiungono all’uso già spregiudicato di alcune norme, come la Legge 52 in materia di detenzione di stupefacenti che vengono utilizzate per fermare ed arrestare i giovani e soprattutto gli attivisti. Proprio nei mesi scorsi c’è stata una ampia campagna dedicata alla richiesta di riforma di questa legge.
Iniziative e mobilitazioni che che si aggiungono a campagne come "Anch’io ho bruciato un posto di polizia" per denunciare come i giovani e non solo che hanno dato vita alla rivoluzione oggi siano processati con accuse provocatorie volte a criminalizzare l’opposizione (sono già più di 130 i processi in corso) e di contro le morti e dei violenze fatte dalla polizia restino impunite.
Durante il governo di Ennadah prima e l’attuale governo pentapartito (di cui i maggiori "azionisti" sono Nida Tunes e di nuovo Ennadah) dunque la tendenza securitaria si fa strada e per questo è ancora più importante la costante attenzione e denuncia degli episodi anche piccoli di restringimento delle libertà.
Ne è un esempio il processo che si svolgerà il 31 marzo a cinque giovani ragazzi della zona di Sidi Bouzid accusati con l’articolo 27 per aver postato in Facebook dei messaggi contro l’esercito. D’altronde la legislazione tunisina di riferimento è ancora quella di inizio secolo e l’avvio dei meccanismi della giustizia tradizionale, necessari in un paese che ha attraversato la rivoluzione sono ancora ben distanti. Tutte questioni queste che vengono affrontate ancheall’interno di una nuova iniziativa dal basso Men 7a99i promossa dall’associazione Accun.
Questi argomenti, accompagnati dalla richiesta di giustizia sociale e nuovi diritti come abbiamo visto in questi giorni sono al centro dell’attenzione degli attivisti, ben consapevoli che l’avanzata di politiche securitarie non è un fatto solo locale ma si inserisce in un quadro generale.
In questo senso molti attivisti, pare lo stesso Fronte Popolare non parteciperanno alla manifestazione convocata dal governo per domenica contro il terrorismo, a cui parteciperanno molte delegazioni internazionali (per l’Italia è previsto l’arrivo di Renzi e della Boldrini).
"Al corteo ci sarà chi è causa dell’orrore del Bardo, tra cui Ennadha che è causa di quel che è successo" dicono in tanti riferendosi alle coperture date dal partito islamico all’integralismo, come è stato denunciato con forza durante le mobilitazioni dopo gli omicidi di Chokri Belaid e Mohamed Brahmi due anni fa.
Oggi invece si svolgerà la manifestazione di chiusura del Forum Sociale Mondiale che partirà nel pomeriggio dal campo Al Manar.
INTERVISTA A LINA BEN MHENNI
D. Mentre i riflettori dei media internazionali sono puntati sulla Tunisia per quello che è successo al Bardo, gli attivisti condividono delle preoccupazioni rispetto alla sicurezza ma soprattutto rispetto alla legge antiterrorismo che potrebbe limitare le libertà personali.
L. In questi giorni tutti parlano della legge antiterrorismo e io ho sentito delle proposte che mi spaventano riferite al fatto che bisogna dimenticare le libertà quando si parla di terrorismo.
Questo mi fa davvero molta paura ed ho già visto dei segnali molto allarmanti perchè vedo che ogni volta che critichiamo delle violazioni dei diritti umani, ogni volta che critichiamo la violenza poliziesca ci sono persone che ci danno addosso in nome della lotta contro il terrorismo, dicendo “Lasciateli fare, stanno combattendo il terrorismo”.