venerdì 8 maggio 2015

Messico - Sulle elezioni. Organizzarsi

SULLE ELEZIONI. ORGANIZZARSI

Aprile 2015.

Ai compagni della Sexta:

A quelli che stanno leggendo perché gli interessa sebbene non siano della Sexta:

In questi giorni, come ogni volta che avviene questa cosa che chiamano “processo elettorale”, sentiamo e vediamo che se ne escono col fatto che l’EZLN chiama all’astensione, cioè che l’EZLN dice che non si deve votare. Dicono questa e altre stupidaggini, poiché hanno la testa grande per niente, visto che non studiano la storia e neppure ci provano. E questo seppure scrivano libri di storia e biografie e prendano i soldi per tali libri. Ovvero, guadagnano per dir bugie. Come i politici.

Chiaro che voi sapete che a noi non interessano le cose che fanno quelli di sopra per cercare di convincere la gente di sotto del fatto che la tengano in considerazione.

Come zapatisti che siamo non chiamiamo a non votare e nemmeno a votare. Come zapatisti che siamo ciò che facciamo, ogni volta che è possibile, è dire alla gente che si organizzi per resistere, per lottare, per ottenere ciò di cui si ha bisogno.

Noi, come molti altri tra i popoli originari di queste terre, ormai conosciamo il modo di fare dei partiti politici, e si tratta di una brutta storia di brutta gente.

Una storia che per noi come zapatisti che siamo ormai storia passata.

Credo che fu il defunto Tata Juan Chávez Alonso a dire che i partiti politici dividono i popoli, li mettono gli uni contro gli altri, li fanno litigare perfino tra parenti.

E di quando in quando, lo vediamo accadere in queste terre.

Voi sapete che in varie comunità nelle quali stiamo, c’è gente che non è zapatista, che vivacchia senza organizzarsi e aspettando che il malgoverno gli passi la sua elemosina per farsi qualche foto per dimostrare che il governo è buono.

Allora vediamo che, ogni volta che ci sono elezioni, alcuni si vestono di rosso, altri di azzurro, altri di verde, altri di giallo, altri trasparenti, e così combattono tra di loro, a volte tra gli stessi familiari. Perché combattono? Ebbene, per vedere chi li comanderà, a chi obbediranno, che gli darà ordini. E pensano che se vince il tale colore, chi ha appoggiato quel colore riceverà più elemosina. E allora li vediamo dire che sono ben decisi e consapevoli nell’aderire a un partito, e a volte arrivano ad ammazzarsi per un fottuto colore. Perché sono quelli che già comandano a volere l’incarico, a volte vestendosi di rosso, o di azzurro, o di verde, o di giallo, o mettendosi un nuovo colore. E dicendo che fanno parte del popolo e che bisogna appoggiarli. Ma non fanno parte del popolo, sono gli stessi governanti che un giorno sono deputati locali, un altro sono sindaci, un altro sono funzionari di partito, poi sono presidenti municipali e così via, saltando da un incarico all’altro, e anche da un colore all’altro. Sono gli stessi, gli stessi cognomi, sono i parenti, i figli, i nipoti, gli zii, i cugini, i parenti, i cognati, i fidanzati, gli amanti, gli amici degli stessi bastardi e bastarde di sempre. E dicono sempre la stessa roba: dicono che salveranno il popolo, che ora si comporteranno bene, che non ruberanno più così tanto, che aiuteranno i poveracci, che li tireranno fuori dalla miseria.

Ebbene, si spendono i loro soldi, che ovviamente non sono loro bensì sono presi dalle imposte. Però queste bastarde e bastardi non spendono i soldi per aiutare o sostenere i poveracci. No. Li spendono per mettere i loro nomi e le loro foto nella propaganda elettorale, negli annunci delle radio e televisioni commerciali, nei loro giornali e riviste a pagamento, e compaiono perfino al cinema.

Ebbene, quelli che nelle comunità sono sostenitori sfegatati di un partito al momento delle elezioni e molto consapevoli del loro colore, quando alla fine viene fuori chi ha vinto passano tutti a quel colore, perché pensano che così gli verrà dato il loro regalino.

mercoledì 6 maggio 2015

Messico - Maestro Zapatista Galeano: Appunti di una vita

2 maggio 2015.

Compagni e compagne dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale:

Compagni, compagne, compagni della Sexta:

Persone che ci visitano:

Mi tocca ora parlare del compagno maestro zapatista Galeano.

Parlarlo perché nella parola viva. Parlarvene perché chissà che così capiate la nostra rabbia.

E diciamo “maestro zapatista Galeano” perché tale era il posto o la posizione o il lavoro che aveva il compagno quando fu assassinato.

Per noi zapatisti, il compagno maestro Galeano sintetizza tutta una generazione anonima nello zapatismo. Anonima di fuori, ma protagonista fondamentale nella sollevazione e in questi più di vent’anni di ribellione e resistenza.

La generazione che, essendo giovane, fu all’interno delle cosiddette organizzazioni sociali e conobbe la corruzione e falsità che nutre i suoi dirigenti, si preparò nella clandestinità, si alzò in armi contro il supremo governo, resistette al nostro fianco a tradimenti e persecuzioni, e orientò la resistenza della generazione che oggi assume gli incarichi nella comunità indigene.

La morte violenta, assurda, implacabile, crudele, ingiusta lo raggiunse al momento dell’incarico di maestro.

Un po’ più tardi e lo avrebbe raggiunto come autorità autonoma.

Un po’ di tempo prima lo avrebbe toccato come orientatore.

Prima ancora, la morte avrebbe ucciso il miliziano.

Molte lune prima il morto sarebbe stato un giovane che sapeva il sufficiente e necessario sul sistema, e cercava, come molte, molti, moltei ancora, il modo migliore di sfidarlo.

Un anno fa un trio di giornalisti prezzolati, intruppati dal governo di Ario Velasco e dalla sua putrida corte, imbastì una menzogna circa il suo assassinio.

Chi fece le foto lacrimevoli delle presunte botte, bendate con cura, degli assassini, come premio andò a passeggio a New York per altre foto mercenarie.

Chi si è bevuto senza rimedio la merda governativa e l’ha diffusa in primo piano, ora trova eco in chi rimastica la notizia e presenta il suo assassinio come prodotto di uno scontro.

Chi tacque complice per convenienza finanziaria o calcolo politico continua a fingere di fare giornalismo e non pubblicità mal dissimulata.

Non molti giorni prima di questa convocazione, abbiamo letto sulla stampa prezzolata che l’ “eroica”, “abnegata”, “professionale” e “immacolata” polizia del Distretto Federale, in Messico, ha avuto uno “scontro”, così dicevano, con un gruppo di persone non vedenti. I malvagi ciechi si sono scatenati con le loro “armi”, i loro bastoni, contro i poveri poliziotti che non facevano che compiere il loro dovere e che hanno dovuto rispondere a colpi di manganello e scudo per far vedere, ai senza vista, che la legge è legge per quelli di sotto, e per quelli di sopra non lo è.

Inoltre, poco tempo fa, in occasione di quelle speculazioni di stagione che sono solite sferzare non soltanto la corporazione giornalistica, ma anche le reti sociali, quando parlare di qualcosa è occultare che non si ha niente di importante da dire o su cui informare, una giornalista, di quelle che ostentano “professionalità” e “obiettività”, scriveva sulla morte del fratello di lotta e raccoglitore di piogge, Eduardo Galeano, e supponeva un falso legame tra il Galeano scrittore e il Galeano maestro, miliziano e zapatista.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!