La lunga analisi, avvallata dai familiari degli scomparsi, smentisce le versioni ufficiali del governo secondo cui i 43 corpi sarebbero stati bruciati in una discarica e le ceneri gettate nel fiume, ipotesi ampiamente criticata poiché giustifica l’assenza di prove e non fornisce spiegazioni sui mandanti e le motivazioni del crimine, entrambi elementi in cui invece é evidente la pesante responsabilità delle istituzioni e dello Stato.
In secondo luogo, il Rapporto avanza una nuova ipotesi legata all’uso degli autobus di linea per il trasporto di eroina tra lo stato del Guerrero (zona di produzione dell’oppio) e gli USA. Potrebbe dunque essere il controllo degli autobus su cui si spostavano gli studenti, o il loro carico occulto, a motivare la violenza scatenata contro di loro.
Sullo stesso tema, nel mese di agosto è stato reso pubblico il XXI Rapporto del Centro di Diritti Umani Tlachinollan: Desde las trincheras de Ayotzinapa: La defensa por la educación y la vida de los hijos del pueblo
A fine luglio l’assassinio del reporter fotografo Ruben Espinosa, dell’attivista Nadia Vera, uccisi e torturati in un appartamento a Città del Messico, insieme a Ysenia Quiroz Alfaro e Nicole Simon e Alejandra, hanno scosso l’opinione pubblica nazionale ed internazionale. Ruben era un reporter e fotografo impegnato in particolare a denunciare la repressione dei movimenti sociali e l’attacco ai giornalisti nello stato di Veracruz e Nadia era anch’essa impegnata a sostenere la libertà d’informazione.
Nello stato di Veracruz, da quando c’è al governo Javier Duarte de Ochoa sono stati ammazzati 14 giornalisti, che si sono aggiunti alla lunga lista che fa del Messico uno dei paesi in cui è più pericolosa l’attività giornalistica, sia ufficiale che come freelance indipendente.