giovedì 21 luglio 2016

Messico - La maestra e la pedagogia della garrota

di Luis Hernández Navarro
Per imporre la riforma dell’educazione scolastica, il governo messicano ha già fatto assassinare tre maestros, ha rinchiuso nelle carceri di massima sicurezza otto dirigenti di Oaxaca, ha licenziato più di 4 mila lavoratori, ne ha picchiati selvaggiamente centinaia e ha schierato nelle strade migliaia di poliziotti. Una riforma educativa fatta con il sangue, però, non può entrare nell’immaginario di chi insegna. E dunque, nonostante quella che Luis Hernández su la Jornada chiama la “pedagogia della garrota”, il ministro Aurelio Nuño non è riuscito a frenare le proteste né a tappare la bocca ai ribelli, come la maestra rurale Kendy Moreno. Con gli insegnanti, in Chiapas manifestano perfino agenti della polizia municipale, mentre a Oaxaca, dieci anni dopo la grande repressione sui maestros che diede vita all’Asamblea Popular del Pueblos (Appo) e poi alla Comune, per le strade sono tornate le barricate e i blocchi stradali
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La resistenza dei maestros della CNTE a Oaxaca, negli ultimi anni, non si è mai fermata con le minacce. Foto eluniversal.com.mx
Kendy Moreno Mercado è maestra rurale a La Laguna. E’ da otto anni in servizio come insegnante. Lavora alla scuola elementare Pablo L. Sidar, nell’ejido Santa Fe, dove i lavandini per bere non funzionano, gli utensili elettrici smettono di funzionare quando si accende l’aria condizionata e non ci sono campi sportivi.
Oltre ad essere maestra, Kendy è avvocata, nonché una donna molto agguerrita. Lo scorso 10 giugno ha tenuto testa al ministro dell’istruzione, Aurelio Nuño, in una riunione che il funzionario ha organizzato con un gruppo di docenti a San Buenaventura, Coahuila, feudo sindacale di Carlos Moreira – fratello del governatore –, per propagandare la bontà della sua riforma educativa.
La professoressa Moreno ha detto al ministro: “Sento davvero empatia per i miei compagni del sud e mi dispiace che il dialogo con loro sia sospeso; vivono con dignità quanto noi; lavoriamo in contesti differenti, molte delle nostre scuole del nord non sono in condizioni tanto pessime come quelle del sud e sarebbe molto arricchente tanto per voi come per noi maestri che dialogaste con loro”.
Nervoso, il funzionario le ha risposto con lo stesso mantra che intona da quasi un mese: per poter stabilire un dialogo i bambini devono tornare in aula e i maestri devono rispettare la Costituzione.
Anziché intimidirsi, la maestra rurale ha rilanciato: “Anche il diritto di protesta e la non retroattività sono nella Costituzione e vengono violati”.
Nulla è più importante del diritto superiore dei bambini all’istruzione, le ha risposto il ministro, mentre insisteva nel sottolineare il danno che i docenti della Coordinadora (cioè la Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación, ndt) stavano provocando.
Anch’io oggi ho lasciato soli i miei alunni per poter essere presente a questo incontro. Oggi i miei alunni sono rimasti senza istruzione, ha concluso la profe Kendy, evidenziando la doppia morale del ministro, che ammette che si sospendano le lezioni per realizzare riunioni di promozione personale.
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Kendy Moreno Mercado insegna in una scuola primaria rurale del Messico settentrionale
L’esempio della maestra Kendy Moreno Mercado è una dimostrazione del fallimento della politica autoritaria di Aurelio Nuño nei confronti degli insegnanti. L’atteggiamento della docente e la sua argomentazione articolata esprimono il sentimento di molti insegnanti di tutto il paese. Una riforma educativa fatta con il sangue non può entrare nell’immaginario dei professori. E il suo rifiuto si esprime in molte forme: dallo sciopero alla disobbedienza. Anziché prendere atto di questo rifiuto, ascoltare il profondo malessere che la riforma educativa ha generato e l’indignazione che la chiusura al dialogo da parte governativa ha prodotto, il ministro Nuño ha deciso di applicare la pedagogia della garrota. È proprio quello che ha appena fatto a Oaxaca.
Due date, a 10 anni di distanza, testimoniano la stessa resistenza. Il 14 giugno del 2006 il governatore di Oaxaca, Ulises Ruiz, ordinò lo sgombero violento di un picchetto di docenti nella capitale dello stato. L’11 giugno 2016 il governo di Enrique Peña Nieto ha arrestato due dirigenti della sezione 22 e represso selvaggiamente l’accampamento di professori e genitori di fronte agli uffici dell’Instituto Estatal de Educación Pública de Oaxaca (Ieepo).
Dalla repressione del 2006 nacque la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (APPO) e la Comune di Oaxaca. Davanti all’attuale offensiva governativa contro i docenti, i maestri e il popolo stanno articolando una vigorosa e inedita resistenza.L’arresto dei dirigenti e la violenza della polizia, anziché intimidire i docenti ed i loro sostenitori, hanno propiziato la rinascita delle barricate e dei blocchi stradali in diverse parti dello stato.
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La polizia federale arresta i maestros
Oaxaca non è l’unico luogo dove la repressione governativa ha colpito duro. Come se volessero commemorare a loro modo il giovedì del Corpus, lo scorso 10 giugno poliziotti antisommossa hanno represso duramente un gruppo di genitori della comunità chontal (popolo indigeno, ndt) Tamulté de las Sabanas, municipio del Centro, Tabasco, che bloccavano la strada Villahermosa-Frontera. Chiedevano di aprire un tavolo di negoziati sulla riforma educativa con il governo federale.
Anziché spegnere la protesta a Tabasco, la repressione l’ha estesa a otto comunità limitrofe. E’ stato falsamente riportato che 10 giornalisti sono stati sequestrati dalla Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE). Secondo il professor Julio Francisco Mendoza González, della direzione politica statale e nazionale della Coordinadora, i rappresentanti della stampa sono fuggiti di corsa quando la moltitudine indignata ha minacciato di legarli e sequestrarli. In realtà non sono mai stati sequestrati.
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La CNTE di Oaxaca brucia la propaganda elettorale governativa durante le elezioni tenute nei mesi scorsi
In Chiapas, assieme ai maestri, manifestano il Pueblo creyente (movimento cristiano di base, ndt), Los Parachicos (ballerini tradizionali nella festa grande di Chiapa de Corzo), marimbas, impresari, migliaia di genitori e persino membri della polizia municipale. La società del Chiapas è scossa fin dalle fondamenta.
E’ così scossa che lo scorso 12 giugno l’arcivescovo di San Cristóbal de Las Casas, Felipe Arizmendi, ha emanato il documento “Maestros, adelante con verdad y justicia (Maestri, avanti con verità e giustizia, ndt). Il documento riconosce il diritto e dovere dei docenti a manifestare per la difesa di quello che giustamente spetta loro, afferma che la riforma educativa non è integrale, ma solo amministrativa e di lavoro, e appoggia la lotta contro di essa.
Per imporre con il sangue la riforma educativa (e impedire le proteste per i 43 desaparecidos di Ayotzinapa), il governo ha assassinato tre maestri (Claudio Castillo, Antonio Vivar Díaz e David Gemayel Ruiz), detenuto in carceri ad alta sicurezza otto dirigenti di Oaxaca, mandato centinaia di avvisi di garanzia in varie parti del paese, licenziato più di 4mila lavoratori, picchiato selvaggiamente centinaia di essi, impedito il libero movimento e schierato nelle strade migliaia di poliziotti. Ma nonostante questa pedagogia della garrota non ha potuto frenare le proteste di massa né tappare la bocca a insegnanti come Kendy Moreno.
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Fonte: la Jornada
tratto da: comune-info

mercoledì 20 luglio 2016

Il colpo di Stato fallito in Turchia e il piano anti-curdo di Erdogan

Il 15 Luglio 2016 in Turchia è avvenuto un tentativo di colpo di Stato senza riuscita . Anche solo in questa fase iniziale, il processo post-golpe avrà importanti conseguenze. È importante capire che questo processo è iniziato il 7 Giugno del 2015, quando Erdogan ha perso le elezioni e condotto un’operazione anti-democratica sui risultati. È importante fare un’analisi approfondita del colpo di Stato per capirne i potenziali risvolti.
Prima di tutto è fondamentale specificare che questo colpo di Stato non è stato intrapreso dai Gulenisti. Per via del conflitto tra l’AKP e i Gulenisti, i simpatizzanti di Gulen potrebbero aver preso parte al tentativo di colpo di stato. Ma dicendo “I gulenisti hanno organizzato il colpo di stato”, si sta cercando di creare una linea per reprimere ancora di più i sostenitori di Gulen. Nell’etichettare il colpo di stato come gulenista si sta cercando di ottenere l’appoggio per una vendetta verso i cospiratori del golpe. In altre parole si sta cercando di prendere due piccioni con una fava.
È evidente che questo tentativo è stato supportato e sostenuto da una larga parte dell’esercito. Se lo avessero pianificato ed eseguito in modo professionale ci sarebbe stata la possibilità di realizzarlo con successo. A tal proposito non si può dire che l’attentato è stato condotto dai gulenisti o da una minoranza: non c’è una presenza gulenista abbastanza grande nell’esercito per portare a termine un colpo di stato.
Forse molti degli organizzatori del golpe, tra i quali molti che stanno conducendo la Guerra contro i curdi in Kurdistan, non sono stati coinvolti a livello pratico, ma si è capito che molti generali nella regione hanno supportato il golpe. Sono stati cauti perchè la loro partecipazione avrebbe intralciato i loro sforzi nella guerra contro i curdi. Ad ogni modo, molti dei generali coinvolti nella guerra contro i curdi sono oggi detenuti come sostenitori del golpe.
L’insistenza nella guerra ha rafforzato i golpisti
Quando l’AKP non poteva risolvere la questione curda ha virato negli anni passati verso una guerra di distruzione contro il Movimento di Liberazione curdo. Specialmente tra la fine del 2014 e le elezioni del 7 Giugno del 2015, il meccanismo del golpe si era già stabilito ed espresso nel tentativo di una coalizione fascista. Quando Erdogan ha svoltato in direzione della guerra l’esercito è diventato l’attore principale. Tayyip Erdogan e l’AKP erano dipendenti dall'esercito nella guerra contro il Movimento di Liberazione Curdo.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!