venerdì 22 luglio 2016

Messico - Quegli insegnanti messicani, così diversi dai docenti italiani

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di Claudio Dionesalvi

La prima cosa che ci colpì, fu che si poteva parlare coi detenuti, attraverso dei buchi scavati nel muro di cinta.
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Le bestiali condizioni di vita, all'interno, rendevano concreta la distopia dell’Edward Bunker di Animal Factory. Prigionieri erano parenti, amici e compagni delle persone che all'esterno presidiavano giorno e notte il carcere di Oaxaca: insegnanti e contadini arrestati durante le manifestazioni di quei giorni.
All’epoca, una decina d’anni fa, diedero vita a un vasto movimento che rivendicava dignitose condizioni lavorative per chi lavorava nelle scuole e nei campi.
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Fa sempre una certa impressione trovare una città circondata da barricate, aperta ai civili, perfettamente funzionante al suo interno, eppure interdetta alle divise dello Stato e liberata dai malgovernanti.
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Oaxaca è una frequentatissima località turistica del Messico. Quando entrammo, ci rendemmo subito conto di cosa possa essere un luogo liberato, retto da una democrazia deliberativa, sottratto alla prevaricante presenza dei poteri costituiti, gestito in prima persona da quanti lo abitano. Tornava alla mente la lezione della comune di Parigi e di infinite altre esperienze di liberazione temporanea e territoriale delle vite umane dal dominio del capitalismo in tutte le sue forme storiche e declinazioni possibili.
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Quel movimento diede vita alla Asemblea Popular del Pueblos (APPO) e riscosse la simpatia di docenti, scrittori e lavoratori agricoli di tutto il mondo. Solidali e partecipi furono soprattutto gli zapatisti dell’EZLN e in particolar modo le famiglie degli alunni e i promotores culturales delle escuelas autonomas rebeldes, basate su un Altro modo di fare scuola, costruire il presente, sognare il futuro.
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Nelle piazze di Oaxaca la gente si incontrava per discutere, amministrava i beni comuni, ballava e mangiava insieme, organizzava le manifestazioni del giorno dopo. Ogni tanto la Polizia Federale Preventiva attuava dei blitz, tentativi di sfondare le barricate o infiltrarsi. Nella maggior parte dei casi, queste incursioni erano respinte.
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Rimanemmo lì per una giornata intera. Poi ce ne andammo. Insieme ad altri attivisti dell’associazione Ya Basta, avevamo in programma la frequenza di un corso sul funzionamento del sistema educativo ribelle in Chiapas. E lì dovevamo recarci.
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Poco tempo dopo, venimmo a sapere che durante una delle ricorrenti spedizioni punitive della polizia contro i planton attuati a Oaxaca, un proiettile esploso da un agente aveva tolto la vita a Brad Will, reporter americano di Indymedia.
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Nel giro di poche settimane, poi, la comune fu repressa da arresti, cariche e tutti gli altri arnesi repressivi che in Messico, come in qualsiasi altra parte del mondo, i poteri costituiti adoperano per abbattere le esperienze di ribellione e di democrazia concreta.
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In questi giorni, quel movimento, che non si è mai spento completamente, si sta rifacendo vivo. Gli insegnanti sono tornati a riprendersi le piazze, nella lotta contro una riforma della scuola messicana, che somiglia a quella di recente approvata dal governo Renzi. È triste constatare che, in assenza dei diktat strategici emanati dai vertici delle minoranze interne al PD e da qualche sindacatino giallo, la classe docente italiana non si mobilita neanche se la mandano a lavare i cessi. (Con tutto il rispetto per coloro i quali nelle scuole già li lavano, pur percependo stipendi da fame).
(foto scattate da Loredana Caruso e Claudio Dionesalvi. Solo quella dell’omicidio di Brad Will è tratta da Indymedia)
Per comprendere meglio le manifestazioni di questi giorni a Oaxaca, è consigliata la lettura dell’articolo di Luis Hernández Navarro (“la Jornada”) tradotto e pubblicato su questo blog:
Messico, la maestra e la pedagogia della garrota

giovedì 21 luglio 2016

Messico - La maestra e la pedagogia della garrota

di Luis Hernández Navarro
Per imporre la riforma dell’educazione scolastica, il governo messicano ha già fatto assassinare tre maestros, ha rinchiuso nelle carceri di massima sicurezza otto dirigenti di Oaxaca, ha licenziato più di 4 mila lavoratori, ne ha picchiati selvaggiamente centinaia e ha schierato nelle strade migliaia di poliziotti. Una riforma educativa fatta con il sangue, però, non può entrare nell’immaginario di chi insegna. E dunque, nonostante quella che Luis Hernández su la Jornada chiama la “pedagogia della garrota”, il ministro Aurelio Nuño non è riuscito a frenare le proteste né a tappare la bocca ai ribelli, come la maestra rurale Kendy Moreno. Con gli insegnanti, in Chiapas manifestano perfino agenti della polizia municipale, mentre a Oaxaca, dieci anni dopo la grande repressione sui maestros che diede vita all’Asamblea Popular del Pueblos (Appo) e poi alla Comune, per le strade sono tornate le barricate e i blocchi stradali
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La resistenza dei maestros della CNTE a Oaxaca, negli ultimi anni, non si è mai fermata con le minacce. Foto eluniversal.com.mx
Kendy Moreno Mercado è maestra rurale a La Laguna. E’ da otto anni in servizio come insegnante. Lavora alla scuola elementare Pablo L. Sidar, nell’ejido Santa Fe, dove i lavandini per bere non funzionano, gli utensili elettrici smettono di funzionare quando si accende l’aria condizionata e non ci sono campi sportivi.
Oltre ad essere maestra, Kendy è avvocata, nonché una donna molto agguerrita. Lo scorso 10 giugno ha tenuto testa al ministro dell’istruzione, Aurelio Nuño, in una riunione che il funzionario ha organizzato con un gruppo di docenti a San Buenaventura, Coahuila, feudo sindacale di Carlos Moreira – fratello del governatore –, per propagandare la bontà della sua riforma educativa.
La professoressa Moreno ha detto al ministro: “Sento davvero empatia per i miei compagni del sud e mi dispiace che il dialogo con loro sia sospeso; vivono con dignità quanto noi; lavoriamo in contesti differenti, molte delle nostre scuole del nord non sono in condizioni tanto pessime come quelle del sud e sarebbe molto arricchente tanto per voi come per noi maestri che dialogaste con loro”.
Nervoso, il funzionario le ha risposto con lo stesso mantra che intona da quasi un mese: per poter stabilire un dialogo i bambini devono tornare in aula e i maestri devono rispettare la Costituzione.
Anziché intimidirsi, la maestra rurale ha rilanciato: “Anche il diritto di protesta e la non retroattività sono nella Costituzione e vengono violati”.
Nulla è più importante del diritto superiore dei bambini all’istruzione, le ha risposto il ministro, mentre insisteva nel sottolineare il danno che i docenti della Coordinadora (cioè la Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación, ndt) stavano provocando.
Anch’io oggi ho lasciato soli i miei alunni per poter essere presente a questo incontro. Oggi i miei alunni sono rimasti senza istruzione, ha concluso la profe Kendy, evidenziando la doppia morale del ministro, che ammette che si sospendano le lezioni per realizzare riunioni di promozione personale.
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Kendy Moreno Mercado insegna in una scuola primaria rurale del Messico settentrionale
L’esempio della maestra Kendy Moreno Mercado è una dimostrazione del fallimento della politica autoritaria di Aurelio Nuño nei confronti degli insegnanti. L’atteggiamento della docente e la sua argomentazione articolata esprimono il sentimento di molti insegnanti di tutto il paese. Una riforma educativa fatta con il sangue non può entrare nell’immaginario dei professori. E il suo rifiuto si esprime in molte forme: dallo sciopero alla disobbedienza. Anziché prendere atto di questo rifiuto, ascoltare il profondo malessere che la riforma educativa ha generato e l’indignazione che la chiusura al dialogo da parte governativa ha prodotto, il ministro Nuño ha deciso di applicare la pedagogia della garrota. È proprio quello che ha appena fatto a Oaxaca.
Due date, a 10 anni di distanza, testimoniano la stessa resistenza. Il 14 giugno del 2006 il governatore di Oaxaca, Ulises Ruiz, ordinò lo sgombero violento di un picchetto di docenti nella capitale dello stato. L’11 giugno 2016 il governo di Enrique Peña Nieto ha arrestato due dirigenti della sezione 22 e represso selvaggiamente l’accampamento di professori e genitori di fronte agli uffici dell’Instituto Estatal de Educación Pública de Oaxaca (Ieepo).
Dalla repressione del 2006 nacque la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (APPO) e la Comune di Oaxaca. Davanti all’attuale offensiva governativa contro i docenti, i maestri e il popolo stanno articolando una vigorosa e inedita resistenza.L’arresto dei dirigenti e la violenza della polizia, anziché intimidire i docenti ed i loro sostenitori, hanno propiziato la rinascita delle barricate e dei blocchi stradali in diverse parti dello stato.
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La polizia federale arresta i maestros
Oaxaca non è l’unico luogo dove la repressione governativa ha colpito duro. Come se volessero commemorare a loro modo il giovedì del Corpus, lo scorso 10 giugno poliziotti antisommossa hanno represso duramente un gruppo di genitori della comunità chontal (popolo indigeno, ndt) Tamulté de las Sabanas, municipio del Centro, Tabasco, che bloccavano la strada Villahermosa-Frontera. Chiedevano di aprire un tavolo di negoziati sulla riforma educativa con il governo federale.
Anziché spegnere la protesta a Tabasco, la repressione l’ha estesa a otto comunità limitrofe. E’ stato falsamente riportato che 10 giornalisti sono stati sequestrati dalla Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE). Secondo il professor Julio Francisco Mendoza González, della direzione politica statale e nazionale della Coordinadora, i rappresentanti della stampa sono fuggiti di corsa quando la moltitudine indignata ha minacciato di legarli e sequestrarli. In realtà non sono mai stati sequestrati.
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La CNTE di Oaxaca brucia la propaganda elettorale governativa durante le elezioni tenute nei mesi scorsi
In Chiapas, assieme ai maestri, manifestano il Pueblo creyente (movimento cristiano di base, ndt), Los Parachicos (ballerini tradizionali nella festa grande di Chiapa de Corzo), marimbas, impresari, migliaia di genitori e persino membri della polizia municipale. La società del Chiapas è scossa fin dalle fondamenta.
E’ così scossa che lo scorso 12 giugno l’arcivescovo di San Cristóbal de Las Casas, Felipe Arizmendi, ha emanato il documento “Maestros, adelante con verdad y justicia (Maestri, avanti con verità e giustizia, ndt). Il documento riconosce il diritto e dovere dei docenti a manifestare per la difesa di quello che giustamente spetta loro, afferma che la riforma educativa non è integrale, ma solo amministrativa e di lavoro, e appoggia la lotta contro di essa.
Per imporre con il sangue la riforma educativa (e impedire le proteste per i 43 desaparecidos di Ayotzinapa), il governo ha assassinato tre maestri (Claudio Castillo, Antonio Vivar Díaz e David Gemayel Ruiz), detenuto in carceri ad alta sicurezza otto dirigenti di Oaxaca, mandato centinaia di avvisi di garanzia in varie parti del paese, licenziato più di 4mila lavoratori, picchiato selvaggiamente centinaia di essi, impedito il libero movimento e schierato nelle strade migliaia di poliziotti. Ma nonostante questa pedagogia della garrota non ha potuto frenare le proteste di massa né tappare la bocca a insegnanti come Kendy Moreno.
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Fonte: la Jornada
tratto da: comune-info

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!