lunedì 25 luglio 2016

Messico - Lettera aperta sull'aggressione al movimento popolare a San Cristóbal de las Casas

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO

21 luglio 2016

A chi sia ora il governatore in carica ed agli atri capoccia dello stato messicano sudorientale del Chiapas:

Signore (ha!) e Signori (doppio haha!):

Non vi mandiamo i nostri saluti.

Prima che vi venga in mente di inventare (come già sta facendo la PGR a Nochixtlán, Oaxaca) che la vigliacca aggressione contro l’accampamento di resistenza popolare a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, è stata orchestrato dall’ISIS, vi trasmettiamo, gratis, l’informativa che abbiamo raccolto:

Quelle che seguono sono le parole di un fratello indigeno affiliato ai partiti (PRI) di San Juan Chamula, Chiapas, Messico:

“Alle 9 del mattino (del 20 luglio 2016) hanno chiamato i Verdi a casa del governatore. E lì gli hanno detto di fare come quello che avevano fatto l’altro giorno.

(NOTA: si riferisce a quando un gruppo di indigeni del Partito Verde Ecologista si sono infilati dei passamontagna e sono andati a provocare disordini al picchetto di San Cristóbal e a Tuxtla Gutiérrez, capitale del Chiapas. Quando sono stati fermati dalla sicurezza della CNTE prima hanno detto di essere zapatisti (non lo erano, né lo sono, né lo saranno mai), poi hanno ammesso di essere affiliati ai partiti).

Ma che questa volta andassero a dialogare affinché quelli del blocco lasciassero passare i camion dei chamula che fanno affari a Tuxtla. Il presidente municipale (del Partito Verde Ecologista) ci ha messo le pattuglie e l’ambulanza locali. Quello di San Cristóbal la polizia. Il governo di Tuxtla altro in più. Di sicuro hanno fatto accordi con i poliziotti, cioè avevano già un loro piano. E quindi sono arrivati come quelli che vogliono dialogare e poi un gruppo si è infilato ed hanno cominciato a rompere tutto, a rubare e a bruciare, cioè hanno attaccato su due lati. Poi, siccome avevano armi, perché normalmente i Verdi girano armati, si sono messi a sparare come ubriachi e mariguanos. I poliziotti stavano lì ad appoggiarli. Non siamo d’accordo con quello che hanno fatto i Verdi. Perché adesso i turisti hanno ora paura di venire qui (a San Juan Chamula) e questo danneggia molto gli affari. Non è il blocco, ma sono quei maledetti verdi che stanno mandando tutto in malora. Andremo a protestare a Tuxtla perché caccino quell’imbecille del presidente. E se non lo fanno, allora se la vedranno con noi.”

Per quanto riguarda la rozza manovra di incappucciare dei paramilitari per presentarli come zapatisti (oltre ad essere una minestra riscaldata già usata dal Croquetas Albores), è un totale fallimento. Alla domanda se credevano che fossero zapatisti quelli che avevano sgomberato il blocco e fatto danni, così hanno risposto due persone del popolo, senza filiazione politica nota:

Un commerciante ambulante, di circa 60 anni risponde:

venerdì 22 luglio 2016

Messico - Quegli insegnanti messicani, così diversi dai docenti italiani

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di Claudio Dionesalvi

La prima cosa che ci colpì, fu che si poteva parlare coi detenuti, attraverso dei buchi scavati nel muro di cinta.
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Le bestiali condizioni di vita, all'interno, rendevano concreta la distopia dell’Edward Bunker di Animal Factory. Prigionieri erano parenti, amici e compagni delle persone che all'esterno presidiavano giorno e notte il carcere di Oaxaca: insegnanti e contadini arrestati durante le manifestazioni di quei giorni.
All’epoca, una decina d’anni fa, diedero vita a un vasto movimento che rivendicava dignitose condizioni lavorative per chi lavorava nelle scuole e nei campi.
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Fa sempre una certa impressione trovare una città circondata da barricate, aperta ai civili, perfettamente funzionante al suo interno, eppure interdetta alle divise dello Stato e liberata dai malgovernanti.
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Oaxaca è una frequentatissima località turistica del Messico. Quando entrammo, ci rendemmo subito conto di cosa possa essere un luogo liberato, retto da una democrazia deliberativa, sottratto alla prevaricante presenza dei poteri costituiti, gestito in prima persona da quanti lo abitano. Tornava alla mente la lezione della comune di Parigi e di infinite altre esperienze di liberazione temporanea e territoriale delle vite umane dal dominio del capitalismo in tutte le sue forme storiche e declinazioni possibili.
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Quel movimento diede vita alla Asemblea Popular del Pueblos (APPO) e riscosse la simpatia di docenti, scrittori e lavoratori agricoli di tutto il mondo. Solidali e partecipi furono soprattutto gli zapatisti dell’EZLN e in particolar modo le famiglie degli alunni e i promotores culturales delle escuelas autonomas rebeldes, basate su un Altro modo di fare scuola, costruire il presente, sognare il futuro.
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Nelle piazze di Oaxaca la gente si incontrava per discutere, amministrava i beni comuni, ballava e mangiava insieme, organizzava le manifestazioni del giorno dopo. Ogni tanto la Polizia Federale Preventiva attuava dei blitz, tentativi di sfondare le barricate o infiltrarsi. Nella maggior parte dei casi, queste incursioni erano respinte.
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Rimanemmo lì per una giornata intera. Poi ce ne andammo. Insieme ad altri attivisti dell’associazione Ya Basta, avevamo in programma la frequenza di un corso sul funzionamento del sistema educativo ribelle in Chiapas. E lì dovevamo recarci.
classe
Poco tempo dopo, venimmo a sapere che durante una delle ricorrenti spedizioni punitive della polizia contro i planton attuati a Oaxaca, un proiettile esploso da un agente aveva tolto la vita a Brad Will, reporter americano di Indymedia.
brad will
Nel giro di poche settimane, poi, la comune fu repressa da arresti, cariche e tutti gli altri arnesi repressivi che in Messico, come in qualsiasi altra parte del mondo, i poteri costituiti adoperano per abbattere le esperienze di ribellione e di democrazia concreta.
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In questi giorni, quel movimento, che non si è mai spento completamente, si sta rifacendo vivo. Gli insegnanti sono tornati a riprendersi le piazze, nella lotta contro una riforma della scuola messicana, che somiglia a quella di recente approvata dal governo Renzi. È triste constatare che, in assenza dei diktat strategici emanati dai vertici delle minoranze interne al PD e da qualche sindacatino giallo, la classe docente italiana non si mobilita neanche se la mandano a lavare i cessi. (Con tutto il rispetto per coloro i quali nelle scuole già li lavano, pur percependo stipendi da fame).
(foto scattate da Loredana Caruso e Claudio Dionesalvi. Solo quella dell’omicidio di Brad Will è tratta da Indymedia)
Per comprendere meglio le manifestazioni di questi giorni a Oaxaca, è consigliata la lettura dell’articolo di Luis Hernández Navarro (“la Jornada”) tradotto e pubblicato su questo blog:
Messico, la maestra e la pedagogia della garrota

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!