lunedì 29 agosto 2016

Kurdistan - Comunicato Stampa Rete Kurdistan Italia

Denunciamo l'aggressione della Turchia contro la rivoluzione democratica del Rojava e delle Forze Democratiche Siriane

Comunicato Stampa

Dopo l'invasione in territorio siriano e l'occupazione della città di Jarablus - avvenuta peraltro senza alcun combattimento, evidentemente concordata con le bande di ISIS - lo Stato turco e i suoi complici hanno avviato un'intensa aggressione contro le Forze Democratiche della Siria, contro il Consiglio Militare di Manbij, contro i curdi e gli altri popoli che vivono nella regione.

Tale aggressione giunge dopo i successi militari delle forze democratiche della Siria nella lotta a Daesh, in particolare la liberazione della città di Manbij, salutata solo pochi giorni fa con entusiasmo sui media internazionali.

L'esercito turco oltre ad essere penetrato all'interno del cantone di Kobanê scavando trincee, ha preso di mira con bombardamenti dell'esercito e dell'aviazione i quartieri residenziali a nord del fiume Savur a Manbij, e ha commesso una strage nel villaggio di Ba‘er Kosa a Jarablus per mezzo di bombardamenti che hanno provocato la morte di decine di civili. Medici locali affermano che sarebbero state usate perfino armi chimiche. Ad Afrin sono state prese di mira alcune postazioni delle YPG/YPJ.

Con il pretesto della lotta al terrorismo la Turchia – accecata dalla possibilità che la rivoluzione democratica del Rojava possa fungere da volano per le richieste di autonomia dei curdi nel proprio territorio e da modello di convivenza fra popoli per la Siria - continua inoltre ad ammassare rinforzi militari lungo il confine con Jarablus, per poi andare a sostenere i mercenari lì presenti. Tutto questo avviene con l'avvallo delle potenze internazionali: gli Stati Uniti, che hanno intimato alle Forze Democratiche della Siria di ritirarsi al di là dell'Eufrate, la Russia, tatticamente riavvicinatasi alla Turchia, l'Iran che ha intensificato la sua guerra contro i curdi, e con il silenzio complice delle istituzioni internazionali e dell'Europa. Perfino la presa di posizione del regime siriano sembra un atto dovuto non preso troppo sul serio nemmeno da Assad, che spera nei nuovi equilibri fra le potenze per ridimensionare l'autonomia dei curdi e rimanere ancora al potere.

Con questa invasione, che interrompe la disfatta di Daesh e ne favorisce la circolazione lungo i confini, anche l'Europa, il mondo intero e tutta l'umanità sono sottoposti a una nuova minaccia. La presenza turca in territorio siriano e questa nuova aggressione militare non porteranno altro che caos e un aggravamento del conflitto in Siria.

Come ai tempi della battaglia per liberare Kobane, il momento è molto grave per il popolo curdo: è oggi che bisogna mettere in campo tutta la solidarietà e il sostegno di cui siamo capaci, prima che sia troppo tardi.

Chiediamo a tutta l’opinione pubblica e alle forze democratiche e della società civile, nonché ai Comuni che hanno sperimentato iniziative di gemellaggio con i cantoni del Rojava di assumere una posizione di condanna e di mobilitarsi contro l'invasione dello Stato turco in Siria.

Chiediamo al Parlamento, al Governo italiano e alle istituzioni europee di prendere finalmente una dura posizione contro la Turchia condannando l'invasione in territorio siriano, che rappresenta una minaccia per tutto il Medio Oriente.

Chiediamo inoltre ai giornalisti di informare correttamente su quanto di così grave sta accadendo e di avere notizie di Abdullah Öcalan, leader del popolo curdo, ancora detenuto in un inaccettabile isolamento sull’isola di Imrali, da cui ripartire per elaborare una soluzione alla questione curda.


La rivoluzione del Rojava non si occupa! Via l’esercito turco dalla Siria!

Rete Kurdistan Italia

domenica 28 agosto 2016

Messico - "Lo stato messicano prepara le condizioni per reprimere il movimento magistrale"

"Lo stato messicano prepara le condizioni per reprimere apertamente il movimento magistrale, il governo sta creando un clima di linciaggio per generare nell'opinione pubblica un'appoggio alla brutalità della polizia", ​​hanno avvertito in un comunicato i maestr@s aderenti alla Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE) in sciopero per l'abrogazione della sedicente "riforma dell'istruzione" dallo scorso 15 maggio.

"La spiegazione di questo nuovo linciaggio mediatico che ogni giorno leggiamo e sentiamo è che il regime di Peña Nieto conosce il malcontento della popolazione a causa della sua politica e sa che un'organizzazione delle dimensioni del CNTE lottando può contribuire al risveglio politico della classe operaia per respingere le riforme strutturali di tipo privatistico" dichiarano le/gli insegnanti, in seguito agli attacchi mediatici ricevuti da quando hanno deciso di continuare lo sciopero e di bloccare l'inizio dell'anno scolastico il 22 di agosto.

"Il linciaggio contro i lavoratori dell'educazione viene effettuato quotidianamente per conto del governo peñista o grazie all'azione servile dei governi statali" viene evidenziato dagli educatori in lotta. 

"Lo Stato messicano ha scatenato un linciaggio mediatico contro la CNTE, facendo uso di tutta la corporazione dei mezzi di comunicazione, allineati agli interessi della oligarchia nazionale e internazionale".

"Al popolo del Chiapas e del Paese diciamo che non cederemo nella nostra difesa dell'istruzione pubblica", dicono gli educatori appartenenti alle sezioni sindacali 7 e 40 e richiedono al governo federale di ripristinare immediatamente il tavolo delle trattative con la CNTE perché "è il dialogo lo spazio per raggiungere accordi, e non la risposta violenta che Peña Nieto vuole dare a coloro che dimostrano pacificamente".

"Ci dichiariamo in allerta permanente e in lotta contro la cosiddetta "riforma dell'istruzione" e contro questo regime autoritario, manifestiamo per la costruzione di una vera riforma educativa insieme con la società" informano i membri della CNTE.

Tuttavia, nonostante la campagna mediatica contro gli insegnanti, il numero delle madri e dei genitori che sono contro lo sciopero è minimo, come si è visto nelle assemblee tenute in tutto lo stato ed in cui si continua a fornire sostegno sociale al movimento degli insegnanti.

Inoltre è diventato evidente nelle reti sociali che coloro che sono contro la chiusura delle scuole sono vicini al governo, come è accaduto, nel caso altamente pubblicizzato, della Scuola Secondaria di Stato che si trova nella capitale del Chiapas. 

tratto da Collettivo Pozol

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!