Quando si attraversa il Messico e si conoscono le comunità zapatiste viene quasi naturale restargli vicino in un qualche modo, Liza Candidi che è stata con noi in Messico durante il CompArte nella scorsa estate ha scelto di raccontare con testo e foto offrendoci questo pezzo pubblicato su doppiozero. Noi ritorneremo questo dicembre in Messico per seguire l'incontro" L@s Zapatistas y las conCIENCIAS POR LA HUMANIDAD"
«Il Vecchio Antonio torna a tendere la mano verso la stella. Si guarda la mano, il Vecchio Antonio, e dice: “Quando si sogna bisogna guardare la stella lassù, ma quando si lotta bisogna guardare la mano che indica la stella. Questo è vivere. Un continuo alzare e abbassare lo sguardo”.»
Subcomandante Marcos
Nel corpo infermo del Messico, secondo un detto, si trova sia il veleno che l’antidoto. Di fronte ai 150mila assassinati e ai 30mila desaparecidos degli ultimi dieci anni, di fronte al terrore dei narcotrafficanti, alle fosse comuni e ai femminicidi di massa, di fronte ai sequestri, alla violenza militare e alle istituzioni corrotte, continua a esserci una parte di paese che resiste. Un Messico che risponde al dilagante senso di impotenza alzando fermo la voce.
Lo fanno gli insegnanti che da mesi, nonostante le sanguinose repressioni, proseguono la rivolta contro la riforma dell’educazione e la privatizzazione della scuola pubblica, e lo fa chi lotta per il diritto alla terra, in uno stato che ha dato in concessione a multinazionali quasi un terzo del suo territorio. Nell’impunità di un sistema economico basato non più su forza-lavoro e produzione, ma direttamente – come già scriveva Raúl Zibechi – su “accumulazione per sterminio”, saccheggio, espropriazione e violenza, c’è chi chiama a raccolta nuove voci e nuovi occhi per vedere e immaginare altri mondi possibili.
L’invito viene direttamente dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che quest’estate ha promosso il Festival “CompArte por la Humanidad” per celebrare tutte le forme artistiche capaci di scardinare la visione addomesticata dell’esistente.
La convocazione zapatista si colloca sulla scia di un più ampio percorso, inaugurato nel 2015 in Chiapas con il seminario “Il pensiero critico contro l’idra capitalista”, un “semenzaio di idee” in cui intellettuali e attivisti da tutto il mondo sono stati chiamati a riflettere insieme sui nuovi volti del neoliberismo e a condividere percorsi per costruire alternative. Così, dallo scorso 23 luglio, per oltre due settimane, centinaia di artisti da oltre 40 paesi diversi si sono riuniti nello stato più meridionale e povero del Messico, nel cuore pulsante di “degna ribellione”, dove le comunità indigene zapatiste da 22 anni lottano per l’autonomia.
La prima parte del Festival si è svolta nella periferia di San Cristóbal de las Casas, presso il “Centro de Capacitación Indígena”, che ospita anche un’università autogestita con corsi di formazione gratuita. In questo campus d’eccezione giorno e notte hanno preso forma le più variegate espressioni d’arte resistente: proiezioni e mostre, laboratori mobili di grafica e scultura, graffiti e serigrafia, sessioni di danza aerea e reading, accompagnati da mimi, giocolieri, cantastorie e, naturalmente, da tanta musica: dai canti tradizionali fino al punk, al bossanova e all’hip pop indigeno.