sabato 10 dicembre 2016
Italia - Messico - Kurdistan: Un calendario per sostenere la dignità, la giustizia, la pace, la democrazia e la libertà
La rivoluzione delle donne
Il genere è sempre stato centrale nella rivoluzione zapatista.
La centralità della questione della liberazione delle donne, fin dall’inizio dell’organizzazione dell’EZLN affonda le sue radici nello sfruttamento, la marginalizzazione, i matrimoni forzati, la violenza fisica e la discriminazione a cui le donne indigene erano costrette.
Per questo il SubComandante Marcos in più occasioni ha raccontato come la prima insurrezione non fu nel 1994 ma nel 1993 con l’adozione della Legge Rivoluzionaria delle Donne, la base per la strutturazione dell’uguaglianza e della giustizia di genere, garantendo i diritti delle donne, l’autonomia personale, l’emancipazione e la dignità nel territorio ribelle.
Oggi le donne partecipano a tutti i livelli di governo autonomo e hanno le loro cooperative e strutture economiche per garantirsi indipendenza economica.
Le donne costituivano, e ancora costituiscono una parte numerosa dei ranghi delle forze dell’EZLN e occupano posizioni di alto comando.
Nell’occupazione di San Cristobal de Las Casas, la città più grande occupata nella notte del 1° gennaio 1994, gli zapatisti erano comandati da donne tra cui la Comandanta Ramona che fu anche la prima zapatista inviata a rappresentare il movimento a Città del Messico.
Non è difficile confrontare il massiccio coinvolgimento delle donne indigene negli incarichi zapatisti in Chiapas con la partecipazione delle donne nella difesa di Kobane e nelle YPJ (le Unità di Difesa delle Donne), descritte in modo puramente sensazionalistico dai media occidentali negli ultimi tempi.
Il loro coraggio e determinazione nella guerra contro lo Stato Islamico è il prodotto di una lunga tradizione di partecipazione delle donne nella lotta armata per la liberazione sociale nel Kurdistan.
Le donne hanno giocato un ruolo centrale nel PKK e questo è indubbiamente connesso con l’importanza del genere nella lotta kurda.
La rivoluzione nel Rojava pone al centro la liberazione delle donne come indispensabile per una vera liberazione della società. Il piano teorico che smantella il patriarcato nel cuore della lotta viene chiamato "gineologia" un concetto sviluppato da Abdullah Öcalan.
L’applicazione di questo concetto ha avuto come risultato un aumento di potere da parte delle donne mai visto in altri luoghi, non solo nel Medio Oriente ma anche nel contesto del femminismo liberale occidentale.
Le assemblee, strutture cooperative e le milizie di donne sono il cuore della rivoluzione, che si considera incompleta se non distrugge la struttura patriarcale della società, che è uno dei fondamenti del capitalismo.
Janet Biehl, una scrittrice artista indipendente, ha scritto, dopo una sua visita nel Rojava, che le donne nella rivoluzione kurda hanno il ruolo ideologico che ebbe il proletariato nel secolo passato.
giovedì 8 dicembre 2016
Egitto - Arrestata attivista per i diritti delle donne
Azza Soliman, fondatrice del Centro di assistenza legale alle donne egiziane, è stata arrestata questa mattina al Cairo in quello che per Amnesty International è il segnale di una ancora più marcata repressione nei confronti degli attivisti per i diritti umani.
“L’arresto di Azza Soliman è l’ultimo raggelante esempio della sistematica persecuzione in atto ai danni dei difensori dei diritti umani. Riteniamo che sia stata arrestata a causa delle sue del tutto legittime attività in favore dei diritti umani e che debba essere rilasciata immediatamente e senza alcuna condizione. Le intimidazioni e le persecuzioni contro gli attivisti per i diritti umani devono cessare” – ha dichiarato Najia Bounaim, vicedirettrice per le campagne presso l’Ufficio regionale di Amnesty International di Tunisi.
Tre settimane fa, le autorità avevano congelato i conti bancari di Azza Soliman e della sua organizzazione, senza alcuna decisione giudiziaria, e il 19 novembre le avevano impedito di recarsi in Giordania per prendere parte a un seminario di formazione sui diritti delle donne nell’Islam.
Il mandato d’arresto di Azza Soliman è stato firmato da uno dei giudici incaricati delle indagini sulle organizzazioni non governative (Ong) egiziane, conosciuto come il caso 173/2011. Il giudice deciderà se ordinare il suo arresto o il rilascio su cauzione.
“Azza Soliman, insieme ad altri difensori dei diritti umani, è già sottoposta a un divieto di espatrio e al blocco dei conti bancari. Il suo arresto segna un’escalation nell’uso di tutta una serie di tattiche repressive che hanno lo scopo di intimidire e ridurre al silenzio lei e altre voci critiche” – ha commentato Bounaim.
“Il rischio è che al suo arresto seguano analoghi provvedimenti nei confronti di altri difensori dei diritti umani coinvolti in quell’inchiesta” – ha aggiunto Bounaim.
Nel giugno 2014, 43 operatori stranieri ed egiziani di Ong erano stati condannati a pene da uno a cinque anni. Erano state chiuse anche alcune Ong, tra cui Freedom House e il Centro internazionale per i giornalisti.
Lo scorso anno, la magistratura egiziana ha intensificato le pressioni sui gruppi per i diritti umani, attraverso divieti di espatrio e il congelamento dei patrimoni bancari, per reprimere la libertà di espressione, di associazione e di manifestazione, con l’obiettivo finale di smantellare il movimento per i diritti umani in Egitto e stroncare anche il più timido segno di dissenso.
Il presidente al-Sisi potrebbe presto firmare una nuova, durissima legge sulle associazioni che conferirebbe al governo e alle forze di sicurezza poteri straordinari sulle Ong.
Azza Soliman ha fatto parte di un gruppo di 17 persone arrestate per aver testimoniato sull’omicidio di Shaimaa al-Sabbagh, un’attivista uccisa al Cairo nel gennaio 2015 durante una manifestazione pacifica. Accusata di manifestazione non autorizzata e disturbo all’ordine pubblico, Azza Soliman era stata assolta a maggio e, dopo il ricorso della pubblica accusa, nuovamente a ottobre.
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ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!