giovedì 27 aprile 2017

Messico - Preludio: gli orologi, l'apocalisse e l'ora del piccolo.

Buona sera, buona notte, buon giorno, buona mattinata.
Vogliamo ringraziare i compagni e le compagne del CIDECI-UniTierra e quelli che con generosità fraterna hanno nuovamente offerto questo spazio affinché potessimo riunirci. Ringraziamo anche i gruppi di sostegno della Commissione Sexta che s’incaricano del trasporto (speriamo che non si perdano di nuovo), della sicurezza e della logistica di questo evento.
Vogliamo ringraziare anche quelli che partecipano a queste giornate e che ci accompagnano con le proprie riflessioni ed analisi in questo seminario che abbiamo titolato “I Muri del Capitale, le Crepe della Sinistra”. E quindi grazie a:
Don Pablo González Casanova.
María de Jesús Patricio Martínez.
Paulina Fernández C.
Alicia Castellanos.
Magdalena Gómez.
Gilberto López y Rivas.
Luis Hernández Navarro.
Carlos Aguirre Rojas.
Arturo Anguiano.
Christian Chávez.
Carlos González.
Sergio Rodríguez Lascano.
Tom Hansen.
In modo speciale ringraziamo e salutiamo i media liberi, autonomi, indipendenti, alternativi o come si chiamino; il nostro grazie a loro ed ai loro sforzi per far volare le parole da qui ad altre parti.
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Noi zapatisti abbiamo deciso di cominciare questo seminario, o incontro, che fa parte della campagna mondiale “Contro i muri di sopra, le crepe in basso (e a sinistra)”, per permettere a chi ci seguirà di poter puntualizzare o semplicemente criticare.
Per questo siamo soli a questo tavolo, ci accompagna soltanto Don Pablo González Casanova. È qui per varie ragioni: una è che lui va al di là del bene e del male e, lo ha dimostrato in questi 23 anni, non si preoccupa che lo critichino per la frequentazione di cattive compagnie. L’altra ragione è che dice sempre direttamente quello che pensa. È testimone del fatto che mai gli abbiamo imposto opinioni o approcci, proprio per questo il suo pensiero non solo non coincide con il nostro, anzi, spesso è abbastanza critico. Al punto che il codice con il quale ci riferiamo a lui nelle nostre comunicazioni interne, per non far sapere al nemico che stiamo parlando di lui, è “Pablo Contreras”. Lo consideriamo un compagno, uno di noi, tra noi e come noi. Ci inorgoglisce la compagnia del suo passaggio, la sua parola critica e sopratutto il suo impegno senza dolcezze ne doppiezze.
Le nostre parole di oggi sono state preparate con il Subcomamdante Insorgente Moisés in modo che fili, o almeno questa è la nostra pretesa.
Sappiamo bene che abbiamo fama di essere poco seri e abbastanza irresponsabili,  oltre che, chiaramente, irriverenti e sfacciatamente strafottenti; che ci viene voglia di raccontare storie quando l’occasione meriterebbe solennità trascendente e l’accademia esige “un’analisi concreta della realtà concreta”. Insomma, siamo trasgressori della responsabilità, delle buone maniere e dell’urbanità civilizzata.
Ma, nonostante questo, vi chiedo di essere seri perché quello che diremo oggi, provocherà una valanga di squalifiche ed attacchi.
Beh, la sinistra istituzionale si è resa protagonista di un’isteria illuminata pensando ingenuamente di arrivare al potere perché si è rapidamente trasformata in un clone di quanto diceva di voler combattere, compresa la corruzione. Questo progressismo illuminato che ha elevato a concetto di scienze sociali categorie come “complotto”, “mafia del potere” e che prodiga perdoni, assoluzioni e amnistie per i fatti quando vengono dall’alto, e sentenze e condanne quando si tratta del basso. Bisogna riconoscere che questa sinistra illuminata è di una disonestà coraggiosa, perché non teme il ridicolo quando vuole convincere sé stessa ed i fedeli di stagione che “rigenerare” è sinonimo di “riciclare” in ciò che si riferisce alla classe politica ed imprenditoriale.
Quello che vogliamo dirvi oggi è breve e lo faremo esprimendolo in alcune delle lingue originarie del nostro cammino:

mercoledì 26 aprile 2017

Messico - Parole di chiusura del seminario di riflessione critica "I muri del Capitale, le crepe della Sinistra"

Parole del Subcomandante Insurgente Moisés 
(venerdì 15 aprile 2017)

Buona sera.

Grazie compagne e compagni del Messico e del mondo.

Grazie sorelle e fratelli del Messico e del mondo.

Vi dico grazie perché avete fatto un grande sforzo ad ascoltarci in questi giorni e uno sforzo per venire e uno sforzo per tornare, e non è cosa da poco.

Noi relatori abbiamo detto molte parole, vi tocca fare una cernita per vedere quali vi servono per organizzarvi, lavorare e lottare, là dove vivete.

Insistiamo soltanto, il capitalismo convertirà il mondo in tante sue tenute e piantagioni.

Ciò ci dice che noi povere e poveri del mondo dobbiamo organizzarci, lottare e lavorare.

Abbiamo ormai visto, compreso e detto tante e tante volte come ci costringe a vivere il capitalismo, là nei nostri villaggi dove ciascuno di noi vive, cioè nel paese in cui viviamo, cioè nel continente in cui siamo.

Oggi scopriamo ciò che il capitalismo manteneva occulto, ciò che ci avrebbe fatto, e abbiamo persino scoperto il nome di come si chiamerà, giacché dicono “il mondo è la mia tenuta” e là ho e avrò i miei servi della gleba.

Questo ci sta dicendo, che dovremmo ormai pensare e trovare il modo di organizzarci, lavorare e lottare come mondo che siamo noi poveri, come guardiane e guardiani del mondo che siamo, e dire No al capitalismo.

Pensiamo a come organizzarci, come lottare e lavorare nel mondo, che il capitalismo vorrebbe ridurre a una sua tenuta, perché si vede che non dobbiamo più lottare solamente per un paese, ma per il mondo. È ciò che abbiamo ascoltato qui, è ciò che vi abbiamo detto qui, che è quel che accade in Messico e quel che accade in altri paesi d’America, e siamo sicuri che è quel che accade negli altri continenti, perché è il medesimo capitalismo che sta fottendo lì, non è necessario essere troppo esperti per sapere che il capitalismo sfrutta allo stesso modo negli altri continenti; ma crediamo che invece dobbiamo essere esperti su come distruggere il capitalismo perché smettano di rinascere queste malvagità.

Tutte e tutti dobbiamo studiare, ma non dobbiamo fermarci allo studio, bensì mettere in pratica ciò che abbiamo capito nello studio, studiare le storie per migliorare nella pratica, per progredire.

Lo studio non è solo quello dei libri, che è buono, ma è studio anche pensare com'è la vita o pensare come sarà fare bene, o perché la vita è stata tanto brutta e come invece dovrebbe essere.

Tutti abbiamo detto la parola rivoluzione o cambiamento; questo cambiamento o rivoluzione deve essere per tutte e tutti gli uomini e le donne del mondo, non è rivoluzione o cambiamento se riguarda solo alcuni uomini e donne, è come la giustizia, la democrazia e la libertà: è per tutti e tutte, e così il resto.

Oggi i compagni e le compagne del Congresso Nazionale Indigeno ci stanno chiamando a organizzarci per lottare dalla campagna e dalla città contro il capitalismo.

Non ci stanno chiamando a cercare voti, ci stanno chiamando, stanno cercando noi milioni di poveri della campagna e della città, per organizzarci a distruggere il capitalismo nel mondo.

Perciò non preoccupatevi compagne e compagni, il problema non è che votiate o no, il problema si chiama capitalismo, si chiama sfruttamento in cui ci tengono e che soffriamo.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!