Il fatto che la scatenata destra politica venezuelana cerchi con ogni mezzo di provocare un bagno di sangue non cancella la realtà di uno scontro violentissimo tra due élite. C’è quella tradizionale e golpista, allontanata dal potere dello Stato e impaziente di consegnare il paese nelle mani di Donald Trump e c’è la nuova borghesia “bolivariana”, un mix di alti funzionari di imprese pubbliche e dell’apparato statale, militari di alto grado e imprenditori arricchiti all’ombra delle istituzioni, preoccupata solo che tutta la struttura di potere gli cada addosso. Una situazione estrema ma anche emblematica di una drammatica realtà, non certo solo sudamericana, in cui la sinistra politica “realmente esistente” lotta per il potere, appoggiandosi ai settori popolari, solo per installare i suoi quadri nelle istituzioni. Con il trascorrere degli anni e il controllo dei meccanismi di decisione, quei quadri si trasformano in una nuova élite che, generalmente, può spodestare le precedenti, trattare o fondersi con loro. Oppure combinare tutte e tre le opzioni. La polarizzazione destra-sinistra politica è sempre più falsa ma la cosa peggiore è che la sinistra è diventata simmetrica alla destra in un punto chiave: l’ossessione per il potere.
di Raúl Zibechi
Quello che sta succedendo in Venezuela non ha nulla a che vedere con una “rivoluzione” o con il “socialismo”, né con la “difesa della democrazia”e nemmeno con la trita “riduzione della povertà”, tanto per passare in rassegna gli argomenti che si utilizzano a destra e sinistra. Si potrebbe menzionare il “petrolio”, e saremmo più vicini. I fatti indicano tuttavia altre svolte.
Siamo di fronte a una lotta senza quartiere tra una borghesia conservatrice che è stata allontanata dal controllo dell’apparato dello Stato, sebbene mantenga legami con lo Stato attuale, e una borghesia emergente che utilizza lo Stato come leva di “accumulazione originaria”.
Non è la prima volta che questo accade nelle nostre brevi storie. Le guerre d’indipendenza furono questo: una lotta tra i decadenti “goti” (i monarchici della penisola iberica) e l’emergente oligarchia “creola”, che utilizzò il controllo dell’apparato statale per legalizzare l’usurpazione delle terre dei popoli originari. L’oligarchia si appoggiava alle potenze coloniali britannica e francese, che erano in competizione con la decadente Spagna per il controllo delle colonie rese indipendenti, con la stessa logica dei progressismi che oggi si appoggiano alla Cina, compresi i conservatori come Macri, di fronte all’inarrestabile decadenza statunitense.
La debole borghesia creola salì sul carro delle mobilitazioni dei popoli (indigeni, neri e settori popolari) per sconfiggere i potenti iberici. Concesse l’emancipazione degli schiavi con i medesimi obiettivi con i quali oggi la nuova borghesia applica le politiche sociali che riducono la povertà: in entrambi i casi los de abajo continuano a rimanere nel sottoscala in quanto mano d’opera a buon mercato, senza essersi mossi di una virgola dal posto strutturale che occupano.
Le nuove élite venezuelane, quelle popolarmente chiamate “boliborghesia” ( dove boli sta per bolivariana, ndt), sono un mix di alti funzionari di imprese pubbliche e dell’apparato statale, militari di alto grado e alcuni imprenditori arricchiti all’ombra delle istituzioni. Dirigenti inseriti nell’apparato dello Stato. Per questo si rifiutano di perdere potere, tutta la struttura gli cadrebbe addosso.
Alcuni sono già riusciti a trasformare la rendita di cui si sono appropriati in proprietà privata. Buona parte di loro è tuttavia ancora impegnata in quel processo. Perciò il sociologo brasiliano Ruy Braga definisce i dirigenti sindacali dei fondi pensione del suo paese, la nuova classe emergente, parte di una “egemonia fragile”.
Roland Denis sostiene che nel suo paese governano le mafie: “Maduro potrà anche avere le migliori intenzioni ma si è imposta una lobby molto forte di mafie interne al governo” (La Razón, 27 dicembre 2017). Il filosofo ed ex Viceministro della Programmazione e dello Sviluppo (2002-2003), assicura che diverse di queste mafie sono delle banche e altre vengono da vecchi gruppi di “succhia-rendita petrolifera” insediatisi da molti anni.