venerdì 12 gennaio 2018

Cosa potremmo imparare dalle donne?

Un grande e straordinario movimento di donne si è imposto negli ultimi anni a scala planetaria e sta cambiando il mondo. Pone degli interrogativi anche al mondo dei maschi che guardano alla critica del potere espressa dal femminismo e rifiutano il patriarcato? Non si tratta, naturalmente, di adottare comportamenti politicamente corretti ma di mettersi in relazione, in modo semplice, concreto e con umiltà, affinché si possa contribuire al processo di emancipazione collettiva dei popoli. Raúl Zibechi propone tre punti di vista complementari: arginare la proliferazione dei grandi e piccoli cosiddetti “maschi alfa” e delle loro relazioni di dominio. Assumere finalmente in pieno la prospettiva della riproduzione, cioè della cura della vita, un punto cieco delle rivoluzioni del passato, impegnandosi in un forte esercizio di limitazione dell’ego, specialmente se si tratta di un ego rivoluzionario. Imparare dai movimenti femministi e delle donne come sia possibile sollevarsi senza necessariamente occupare il governo dello Stato – organizzandosi tra uguali – senza apparati gerarchici, avanguardie, comitati centrali. E, soprattutto, senza riprodurre gli stessi ruoli che si combattono
Manifestazione contro la violenza sulle donne a Quito, Ecuador. Foto tratta da https://video-images.vice.com

di Raúl Zibechi

Prendersi cura dell’ambiente o della Madre Terra, è cosa di donne, secondo un recente studio della rivista Scientific American pubblicato a fine dicembre, dove si sottolinea che “le donne hanno superato gli uomini nel campo dell’azione ambientale; in tutte le fasce di età e in tutti i paesi”.

L’articolo intitolato “Gli uomini resistono al comportamento verde in quanto poco maschile”, giunge a questa conclusione dopo aver realizzato un’ampia indagine tra duemila uomini e donne statunitensi e cinesi. Lo studio afferma che, per i maschi, comportamenti tanto elementari come quello di utilizzare borse di tela per fare la spesa invece che quelle di plastica, è considerato “poco maschile”.

Il lavoro è incentrato sul marketing, con l’obiettivo di conseguire un risultato per il quale i maschi si sentano virili anche comprando articoli “verdi”, e arriva a conclusioni penose come quella secondo cui “gli uomini che si sentono sicuri nella loro virilità si sentono più a loro agio comprando verde”.

Tuttavia, riesce a tracciare alcuni comportamenti che consentono di andare un po’ oltre, nel senso di comprendere come il patriarcato sia una delle principali cause del degrado ambientale del pianeta. Donald Trump non è un’eccezione, nel negare il cambiamento climatico e incoraggiare comportamenti distruttivi, dalle guerre al consumismo.

foto: http://www.sophiaonline.com.ar

Propongo tre punti di vista che possono essere complementari e che riguardano il mondo dei maschi, non affinché adottiamo comportamenti politicamente corretti (con la loro dose di cinismo e di ambiguità), bensì per contribuire al processo di emancipazione collettiva dei popoli.

Il primo è correlato al capitalismo di guerra o accumulazione per spoliazione/quarta guerra mondiale che attualmente subiamo. Questa virata del sistema, che nell’ultima decade ha avuto un’accelerazione, non solo provoca più guerre e violenze ma un profondo cambiamento culturale: la proliferazione dei “maschi alfa”, dai pezzi grossi dei grandi e potenti Stati, fino ai boriosi machos dei quartieri che pretendono di marcare il loro territorio e, ovviamente, i “loro” dominati e, soprattutto, le dominate.

Mostrare forza muscolare geopolitica consente di avere una posizione in questo periodo di decadenza dell’impero egemonico, che viene integrata dalla comparsa di un’infinità di piccoli maschi alfa nei territori dei settori popolari, dove i narcos e i paramilitari vogliono sostituire il prete, il commissario e il “padre di famiglia” nel controllo della vita quotidiana degli abajo (quelli che stanno sotto, ndt).

Il secondo punto di vista viene insinuato dallo studio citato, quando conclude che “le donne tendono a vivere uno stile di vita più ecologico” poiché “sprecano di meno, riciclano di più e lasciano un’impronta di carbonio più piccola”.

Questo è direttamente correlato con la riproduzione, che è il punto cieco delle rivoluzioni, impegnate in un produttivismo a oltranza per, presumibilmente, superare i paesi capitalisti. La produzione manifatturiera e l’operaio industriale sono stati elementi centrali nella costruzione del mondo nuovo, da Marx in poi. In parallelo, la riproduzione e il ruolo delle donne non sono mai stati considerati.

Non possiamo combattere il capitalismo né il patriarcato, né prenderci cura dell’ambiente o dei nostri figli e figlie, senza assumere la prospettiva della riproduzione che è, precisamente, la cura della vita. Capisco che la riproduzione possa essere anche una questione degli uomini, ma questo richiede una politica esplicita in questa direzione, come sottolineano le comandantas che convocano l’incontro delle donne nel caracol Morelia.

Come dice il comunicato di convocazione del Primo Incontro Internazionale, Politico, Artistico, Sportivo e Culturale delle Donne che Lottano, gli uomini zapatisti “si occuperanno della cucina e di pulire e di tutto il necessario”.

Foto: radiozapatista.org

Forse queste mansioni sono meno rivoluzionarie che stare in piedi su un palco “dando istruzioni sulla linea” (come diciamo nel sud)? Ci danno meno visibilità, ma sono i compiti oscuri che rendono possibili le grandi azioni. Per coinvolgerci nella riproduzione, noi maschi abbiamo bisogno di un forte esercizio per limitare il nostro ego, specialmente se si tratta di un ego rivoluzionario.

Il terzo è forse il più importante: cosa possiamo imparare noi, maschi eterosessuali e di sinistra, dai movimenti femministi e dalle donne?

La prima cosa sarebbe riconoscere che le donne, nelle ultime decadi, sono andate più avanti di noi. Quindi, essere un po’ più umili, ascoltare, chiedere, imparare a farci da parte, a stare in silenzio affinché altre voci possano essere ascoltate. Una delle questioni che possiamo imparare è come loro si siano sollevate senza avanguardie né apparati gerarchici, senza comitati centrali e senza la necessità di occupare il governo statale.

Come hanno fatto? Forse organizzandosi tra di loro, tra uguali. Lavorando sul patriarca interiore: il padre, il dirigente ben educato, il leader. Questo è molto interessante, perché le donne che lottano non stanno riproducendo gli stessi ruoli che combattono, poiché non si tratta di sostituire un oppressore uomo con un oppressore donna, né un oppressore di destra con un oppressore di sinistra. Per questo dico che sono andate molto avanti.

Una marcia delle donne indigene in Argentina. Foto Kaos en la red

La seconda questione che possiamo apprendere è che la politica, in grande, in scenari ben illuminati e mediatici, con programmi, strategie e discorsi magniloquenti, non è altro che la riproduzione del sistema dominante. Loro [le donne], hanno politicizzato la vita quotidiana, il preparare il cibo, la cucina, il prendersi cura di figli e figlie, le arti della tessitura e della guarigione, tra le tante altre. Credere che tutto questo sia poco importante, che esistano gerarchie tra l’una e l’altra dimensione, è come continuare a cercare maschi alfa che ci emancipino.

Sicuramente ci sono molte altre questioni che possiamo apprendere dai movimenti delle donne, che ignoro o che dobbiamo ancora scoprire. Quello che importa non è avere la risposta già pronta, bensì predisporci con semplicità e umiltà a imparare da questo meraviglioso movimento di donne che sta cambiando il mondo.


Pubblicato su La Jornada con il titolo Patriarcado, Madre Tierra y feminismos

Traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo

mercoledì 10 gennaio 2018

Messico - Con il Sistema di Salute Autonoma Zapatista

Conclusa la terza Brigata nel Caracol de La Garrucha 


Dal 15 al 22 dicembre 2017 si è svolta la Brigata sanitaria nel Caracol de La Garrucha.

Una settimana di intenso lavoro e condivisione tra analisti di laboratorio e volontari giunti dall'Italia e i promotori di salute per riattivare il laboratorio di analisi cliniche presente nel Caracol.

Dall'Italia sono state portate diverse strumentazioni utili per le analisi, medicinali, kit sanitari di consumo, glucometri e contenitori per i prodotti dell'Erbolario. 

Tutti i materiali sono stati raccolti grazie ai tanti che si sono resi disponibili a sostenere il Sistema di Salute Autonomo Zapatista e tra cui vogliamo ricordare la Staffetta Sanitaria per il Kurdistan.

Durante la formazione, a cui hanno partecipato diversi Promotori di salute provenienti da tre dei quattro Municipi Autonomi che formano il Caracol III, è stato fatto un controllo delle apparecchiature (microscopi, centrifughe, contaglobuli, fotometri per analisi cliniche) per effettuare le analisi del sangue e delle urine. 

La formazione è stata anche l'occasione per consegnare diverse dispense dedicate a vari argomenti come la piccola chirurgia, le ernie, il diabete elaborati dagli operatori sanitari italiani che partecipano al percorso della Campagna "Juntos para el derecho a la salud" e che hanno partecipato alle ultime delegazioni. 

E' stata anche visitata la Clinica di San Miguel, che gli zapatisti vogliono migliorare con nuovi servizi.


Alla fine della settimana sono state effettuate le analisi su un piccolo campione di pazienti a cui sono stati consegnati i risultati sui nuovi moduli elaborati durante la formazione.

Nella discussione con la Giunta di Buongoverno sono state tracciati i prossimi obiettivi per sostenere tutta la rete dei laboratori di analisi, sia quello che si trova nel Caracol che gli altri che si trovano nei vari Municipi, continuando la formazione di altri Promotori.

Essere indipendenti anche nella fase delle analisi di laboratorio, fondamentali per le diagnosi,  è uno dei tanti aspetti che caratterizza il Sistema autonomo insieme alle cure sempre più specializzate, alla capillare presenza di micro Cliniche nelle varie comunità, alla produzione di medicamenti attraverso gli Erbolari. 

Un lavoro costante e diffuso che è volto non solo a garantire il diritto per tutti alle cure necessarie ma soprattutto a strutturare una prevenzione sempre più ampia per migliorare complessivamente la qualità della vita. 

L'impegno delle Brigate Sanitarie continuerà in Italia con la raccolta dei materiali e dei fondi necessari per sostenere il Sistema di Salute Autonoma Zapatista e in particolare i laboratori di analisi de La Garrucha.



Come appoggiare la Campagna "Juntos para el derecho a la salud"?

Puoi contribuire anche tu con: 
- raccolta del materiale sanitario che ci è stato richiesto 
- sottoscrizioni di contributi economici 
- organizzazione di momenti informativi 
- partecipazione alle delegazioni in Chiapas


Per informazioni: 
brigatesalutechiapas@gmail.com

La campagna è coordinata da:
Cooperazione Rebelde Napol
FB @cooperazionerebelde.napoli
TW @cooperRebeldeNapoli
SITO CooperazioneRebelde

Sostenuta da: 
Presidio di Salute Solidale - Napoli
FB @presidiosalute.napoli
* Associazione Ya Basta - Caminantes
FB @yaBastaCaminantes
SITO www.yabasta.it
* Ya Basta Moltitudia Roma
FB @yabasta.moltitudia

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!