CONVERSATORIO (o
semenzaio): “Sguardi, Ascolti e Parole: Proibito Pensare?”
Alle persone, gruppi, collettivi ed organizzazioni che, in tutto il mondo, hanno compreso e fatto propria l’iniziativa del Consiglio Indigeno di Governo e della sua portavoce:
Alla Sexta nazionale e internazionale:
A chi ha firmato per la portavoce del Consiglio Indigeno di Governo:
CONSIDERANDO CHE:
Primo ed unico:
La Famiglia Felice.
Di fronte, sul marciapiede ai piedi del muro, la gente va e viene senza prestare attenzione all’immagine sbiadita. Ogni tanto, qualcuno sembra schiacciato da un pezzo caduto dal muro decrepito. Vero, questi crolli parziali si verificano con sempre più frequenza. Pezzi di muro si staccano e schiacciano a volte una sola persona o un piccolo gruppo, a volte comunità intere. La commozione tra la moltitudine dura solo pochi istanti, poi riprende la sua strada sotto lo sguardo pallido della famiglia felice.
Catastrofi grandi e piccole che non devono distrarci dall’essenziale: ad un certo intervallo di tempo, il supremo artefice di “famiglie felici” annuncia l’elezione, libera e democratica, del custode del poster. E proprio adesso, il felice calendario, di cui ora ti accorgi, che si vede dietro la famiglia felice segna che è tempo di scegliere. In queste date, un’attività febbrile percorre la folla che, senza fermarsi, pensa, discute e litiga sulle diverse opzioni offerte per custodire il gigantesco cartellone.
C’è chi segnala il pericolo che l’imperizia manifesta dei suoi rivali metta a rischio la malconcia immagine, simbolo di identità del villaggio, città, o cose così. Una persona si offre di rimodernarlo e restituirgli la lucentezza ed il colore di una volta (in realtà, nessuno ricorda quel tempo, quindi non si può nemmeno dire che una volta sia realmente esistito – certo, solo nell’indubbio caso che si possa attribuire esistenza al tempo -). Un altro dice che le amministrazioni precedenti hanno trascurato l’immagine e a questo si deve il suo visibile deterioramento.
Le diverse proposte infiammano le discussioni tra i passanti. Si incrociano accuse, calunnie, menzogne, argomenti con la solidità dell’effimero, condanne e sentenze apocalittiche. Si riflette sull’importanza e trascendenza del momento, sulla necessità della partecipazione cosciente. Non si è lottato tanti anni invano per poter scegliere chi custodisca la felice immagine della famiglia felice.
Si formano bande: là quella di chi insiste in un rinnovamento prudente; un’altra insiste nel postulato scientifico che “meglio il cattivo che si conosce, che il buono che non si conosce”; un’altra banda riunisce chi offre probità, buon gusto, modernità. Gli uni e gli altri gridano: “Non pensare! Vota!”. Uno striscione che ostacola l’andirivieni della gente, recita “Qualunque appello a ragionare sul voto, è un invito all’astensione. Non è il momento di pensare, ma di prendere partito”.
Le discussioni non sempre sono misurate. È così importante scegliere il responsabile dell’immagine, che non poche volte le bande arrivano alla violenza.
C’è chi parla di abbondante quantità di felicità per chi risulti vincitore, ma, lungi dagli interessi mondani, sui volti austeri dei contendenti si avverte la serietà della questione: è un dovere storico, il futuro è nelle mani titubanti di chi dovrà scegliere, è una grave responsabilità che pesa sulle spalle della gente; peso che, felicemente, sarà alleviato quando si saprà chi sarà il vincitore e procurerà felicità alla felice immagine della famiglia felice.
È tale la frenesia che tutti si dimenticano completamente dell’immagine ritratta. Ma la famiglia felice, nella solitudine del muro, indossa il suo perenne e inutile sorriso.
Ai piedi della lunga e alta parete, una bambina alza la mano chiedendo di parlare. Le bande non la vedono nemmeno, ma non manca qualcuno che dice: “poverina, è una bimba e vuole parlare, lasciamola parlare”. “No”, dice un’altra banda, “è un trucco della banda avversaria, è per dividere il voto, è una distrazione affinché non riflettiamo sulla gravità del momento, è un chiaro invito all’astensione”. La banda più in là, obietta: “Che capacità può avere una bambina di opinare sul cartellone? Le mancano studi, deve crescere, maturare”. E da quella parte: “non perdiamo tempo ad ascoltare una bambina, dobbiamo concentrarci sulla cosa importante: decidere chi è il migliore per custodire il cartellone”.