La Realidad – Chiapas - Mexico 31 dicembre 2018 / 1 gennaio 2019
Dopo
le giornate dell'incontro, che si è svolto nelle terre recuperate
vicino a Guadalupe Tepeyac all'arrivo nel Caracol de La Realidad, si
capisce subito che sono migliaia gli uomini e le donne zapatiste
arrivati per festeggiare il venticinquesimo anniversario
dell'apparizione dell'EZLN, in quel 1 gennaio 1994.
E'
tardo pomeriggio quando il portone di entrata del Caracol si apre ed
inizia il “desfile”.
Prima in motocicletta, poi a cavallo, poi a piedi
ritmando il passo con i bastoni: sono migliaia i “milicianos y
milicianas” che entrano nel Caracol.
La marcia sembra interminabile.
Quando ormai l'intero Caracol è stracolmo, prende la parola il SubComandante Moises.
E'
un discorso chiaro e determinato rivolto al presente, all'attuale fase del Messico, con il nuovo governo di Andres Manuel Lopez Obrador. Non usa mezzi
termini il portavoce dell'EZLN nel denunciare cosa sta dietro la “quarta
trasformazione”, in particolare ,nell'attacco ai popoli indigeni.
“Quello
che abbiamo raggiunto, lo abbiamo costruito con il nostro lavoro, il
nostro sforzo … E stiamo dimostrando che è possibile fare anche quello
che sembra impossibile. Quello che diciamo, che stiamo dimostrando è
qui, l'abbiamo di fronte: il popolo qui è quello che comanda, ha la sua
politica, la propria ideologia, la propria cultura, sta creando,
migliorando, correggendo, immaginando e mette in pratica. Questo è quello
che siamo”.
Il
discorso continua dicendo che da parte degli zapatisti è da anni che si
sottolinea come, in Messico e nel mondo, sia in arrivo qualcosa di molto peggio.
"Nelle
varie lingue è stato definito collasso, idra, muro. Abbiamo cercato di
usare le parole di quelli di fuori, ma anche così non ci hanno dato
ascolto. Credono che stiamo mentendo, perché danno retta a quello di cui
non voglio neanche dire il nome, meglio definirlo imbroglione e
scaltro, quello che è al potere”.
Via via il discorso si fa sempre più incisivo.
“Compagni,
compagne, quello che sta al potere sta per distruggere il Messico,
principalmente i popoli originari, viene contro di noi, specialmente
noi, l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Perché? Perché siamo
qui a dirgli chiaramente che non abbiamo paura.
Andremo
contro tutto questo, non permetteremo che passi qui il suo progetto di
distruzione, non abbiamo paura della sua Guardia nazionale (N.d.T. nuova
compagine militare creata per “garantire la sicurezza”, rafforzando di fatto la
militarizzazione del paese).
Difenderemo quello che abbiamo costruito.”
Mentre
le migliaia di donne e uomini zapatisti rispondono all'unisono alle domande
che il Subcomandante Moises rivolge loro, il discorso si fa ancora più
esplicito.
Da un lato segnalando, come, anche con un certo dispiacere,
l'EZLN abbia visto molti essere succubi della retorica di AMLO e
dall'altro denunciando quanta ipocrisia ci sia dietro all'uso della
retorica indigenista, la falsa consultazione popolare e l'idea assurda
di coniugare gli interessi dei potenti con quelli dei poveri.