lunedì 2 settembre 2019

Messico - Foto e video della rottura dell’accerchiamento - Chiapas 17 agosto 2019

Nota del SupGaleano: Qui devono esserci una serie di foto dei diversi CRAREZ creati con la rottura dell’accerchiamento del 17 agosto di 2019. È probabile che questo video venga eliminato dal sig. YouTube che esige che si inseriscano annunci per la pubblicazione perché è musicalizzato con una canzone di Ana Tijoux (cilena-francese) e Shadia Mansour (palestinese), dal titolo “Somos Sur”, e dice che bisogna pagare “diritti d’autore” o accettare annunci commerciali. Ovviamente non inseriamo annunci commerciali e, se non abbiamo i soldi per i serbatoi d’acqua nel nuovo caracol Tulan Kaw, tanto meno ne abbiamo per pagare diritti d’autore. La Commissione Sexta non “monetizza” i suoi video (inoltre, certo, il “traffico” sul nostro canale è come quello della Settimana Santa nel DF), quindi non credo che il sig. YouTube diventi meno ricco, né che Ana Tijoux e Shadia Mansour perdano qualità artistiche e “followers” se accompagniamo la loro disubbidienza con la nostra.
Forse sarebbe meglio che il sig. YouTube invece di “abbattere” i video di che la banda musicalizza e carica con qualsiasi tema perché, come non disse Zapata; “la musica è di chi la canta-balla-canticchia-fischietta-grida-protesta” (a suo modo, lo dice Shadia Mansour nel rap che, in arabo, intona in questa strofa: “la musica è la lingua materna del mondo”), dovrebbe lavorare meglio al suo maledetto algoritmo (ah!, “le regole tortuose di YouTube”) perché, per esempio, uno comincia a cercare i video dei botellos de jerez per salutare la memoria di Armando Vega Gil, o ska dei Los de Abajo, o di Salón Victoria, o brani di Jijos del Mais, o Van T, o Mexican Sound, o LenguaAlerta, o Lirica, o Ely Guerra, o Keny Arkana, o le Batallones Femeninos, o i maestri Óscar Chávez e Guillermo Velázquez e Los Leones de la Sierra de Xichú, e, all’improvviso, si ritrova video di jaripeos, o di combattimenti di galli, o di Maluma che dà lezione di rispetto per la donna, o di trucco (“ora mostriamo come si esegue un trucco per farsi un selfie ´senza trucco´”).
E non è che uno sia schizzinoso, dopo tutto, come disse Inodoro Pereyra [popolare fumetto argentino – N.d.T.] (o era Mendieta?): “il mondo è grande e alieno” [titolo di un romanzo indigenista di Ciro Alegría – N.d.T.]; è perché qua, la grandezza della banda è come il QI di Trump, cioè, una miseria.
Detto questo, dichiariamo: se YouTube “butta via” il video (come già ci buttò via quello della Principessa Mononoke perché, dice, gli studi Ghibli preferiscono mettersi dalla parte del sistema nella loro lotta contro la natura) per la musica inserita, allora qui mettiamo le stesse immagini, ma senza musica, e lì voi mettete l’audio che vi va. In ogni caso, qui allego la traduzione dall’arabo allo spagnolo della parte che Shadia Mansour rappa (basata sul contributo dell’utente qmqz nel video ufficiale di questa canzone):
“(Dammi il microfono) La musica è la lingua madre del mondo. Sostiene la nostra esistenza. Protegge le nostre radici. Ci unisce dalla grande Siria, Africa fino all’America Latina. Sono qui con Anita Tijoux. Io sto con coloro che soffrono, e non con coloro che ti hanno venduto. Io sto con la resistenza culturale. Dal principio, e fino alla vittoria sempre. Sto con quelli che sono contro, con coloro che non sono qui con noi. Tempo fa, ho calcolato, cosicché decisi di investire in Banksy dopo che Ban-Ki cadde (nota del Supgaleano: forse si riferisce a Ban-Ki Moon che, come segretario generale dell’ONU all’uscita di questa canzone, “cadde” e non condannò le azioni terroristiche del governo israeliano contro il popolo palestinese). Come dice il detto “la situazione deve essere bilanciata ma in realtà la situazione si deve fermare”. Per ogni prigioniero politico libero, una colonia israeliana si ingrandisce. Per ogni saluto, demoliscono mille case. Loro usano la stampa per avvantaggiarsene. Ma nonostante la mia pena, la realtà si impone”.
Sapete una cosa? Con o senza YouTube, con o senza annunci, il popolo Palestinese ed il paese Mapuche saranno liberi. Vinceranno dieci, cento, mille volte.
E se il sig. YouTube come parte della campagna “fuck the zapatistas now” ci rimuove completamente l’account, torneremo ai vecchi tempi del Sistema Zapatista di Televisione Intergalattica, “l’unica televisione che si legge” (Autorizzazione numero 69 in corso nelle Giunte di Buon Governo – è stata richiesta nel 1996 ma il caracol procede leeentooo -).


Dalle montagne del Sudest Messicano
Los Tercios Compas
Commissione Sexta dell’EZLN
Settembre 2019
Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2019/09/01/imagenes-de-la-ruptura-del-cerco-ii-y-ultimo-del-17-de-agosto-del-2019/











Messico - La sconfitta della contrainsurgencia sociale

La sconfitta della contrainsurgencia sociale

di Raúl Zibechi

Nella misura in cui le politiche o i programmi sociali suonano come il volto buono degli stati della nostra regione, indipendentemente da chi li amministrino, è necessario ricordare le loro origini ed obiettivi dichiarati. Non basta dire che si propongono di ridurre la povertà o che vogliono indebolire i movimenti antisistemici. La storia risale alla guerra del Vietnam e ad un personaggio chiamato Robert McNamara, uno dei quadri più astuti che abbia mai avuto il capitalismo.

Nel 1960 McNamara fu il primo presidente della Ford a non appartenere alla famiglia, carica che abbandonò quando fu nominato segretario alla Difesa tra il 1961 e 1968, durante la guerra del Vietnam. Passò quindi alla presidenza della Banca Mondiale fino al 1981. Durante la Seconda Guerra Mondiale era entrato nell’Aeronautica Militare dove applicò l’arte della gestione aziendale appresa ad Harvard all’efficienza dei bombardieri statunitensi, cosa che gli valse la Legione al Merito come tenente colonnello.

Durante il conflitto in Vietnam comprese che le armi, per quanto siano sofisticate, non vincono le guerre. Diresse la Banca Mondiale con l’obiettivo di ribaltare la sconfitta militare e preparare il terreno affinché questa situazione non si ripresentasse. Comprese che l’ingiustizia sociale e la povertà potevano mettere in pericolo la stabilità del sistema capitalista e, per rimediare, concepì la politica della lotta alla povertà.

Si capisce che per McNamara la povertà è un problema del momento, e solo momentaneamente può destabilizzare il dominio. È una questione strumentale, non etica. Sotto la sua gestione la Banca Mondiale si è trasformata nel centro di pensiero (think tank) più citato dalle accademie andando a definire le politiche dei paesi in via di sviluppo. Come ha sottolineato uno dei suoi collaboratori, Hollis Chenery, si tratta di distribuire un pezzo della crescita della ricchezza e non la ricchezza(*).

La lotta alla povertà ebbe altri due effetti. Riuscì a rimuovere la ricchezza dalla centralità dello scenario politico, come era stato fino al decennio degli anni ’70. Benché oggi sembri incredibile per chi non ha vissuto la rivoluzione mondiale del 1968, la sinistra credeva che il vero problema sociale fosse la ricchezza, per questo tutti i programmi di governo andavano rivolti alla riappropriazione dei mezzi di produzione e di cambiamento, come la riforma agraria, tra molti altri.

La seconda è che si propose, riuscendovi, di influenzare i movimenti antisistemici in una forma molto sottile; attraverso una politica che definirono rafforzamento organizzativo (si ricordi il Pronasol), si scelsero movimenti di lotta per trasformarli – con l’appoggio della Banca Mondiale – in organizzazioni burocratizzate che, d’ora in poi, si specializzeranno nel fare da tramite con le agenzie di sviluppo. La banca smise di gestire i prestiti e si limitò ad accompagnare, formare, fornire consulenza e controllo finanziario.

Per tutto quanto sopra, è importante che le basi di appoggio dell’EZLN siano riuscite a sconfiggere questa contrainsurgencia sociale. Non è usuale. Nel mio paese, l’Uruguay, il progressismo è riuscito ad ammortizzare il conflitto sociale con una serie di politiche sociali che vanno dalla promozione di cooperative dirette dall’alto, fino alla creazione di organizzazioni sociali che hanno l’apparenza di movimenti legittimi. Altri progressismi sono stati più sottili, clonando interi movimenti.

Il comunicato dal titolo Ed abbiamo rotto l’accerchiamento, firmato dal subcomandante Moisés, ci mostra tre aspetti della sconfitta dei programmi sociali.

Il primo è che le basi di appoggio sono uscite dalle proprie comunità per incontrarsi con altri abajos, con chi ci si intende come solo ci si capisce tra chi condivide non solo il dolore, ma anche la storia, l’indignazione, la rabbia.

La seconda è il ruolo importante giocato dai giovani e dalle donne nel compito di rompere l’accerchiamento. La terza è che le donne zapatiste non solo hanno marcato la guida, ma sono state anche ai bordi affinché non deviassimo, e dietro affinché non ritardassimo.

È stato un incontro tra abajos, tra uguali, ben oltre le opzioni politiche congiunturali di ognuno. È stato un incontro di dignità: quella zapatista e quella delle comunità filo-partitiche che si sono ribellate contro il disprezzo, il razzismo e la voracità dell’attuale governo che dà loro elemosine per dividerle.

Mi interessa sottolineare non solo il fatto che hanno rotto l’accerchiamento, ma soprattutto come l’hanno fatto. È una lezione politica ed etica di cui abbiamo bisogno in questa parte del mondo, dove i programmi sociali ispirati dalla Banca Mondiale e realizzati dai progressismi, hanno distrutto l’indipendenza del settore popolare ed incuneato la dominazione, con il beneplacito delle grandi multinazionali.

Potere popolare e programmi sociali sono due forze che si respingono. Quando una vince, l’altra perde.

(*)Citato da Eric Toussaint, Banco Mundial. El golpe de Estado permanente, Abya Yala, Quito, 2007, p. 155.

Traduzione “Maribel” – Bergamo


Testo originale: https://www.jornada.com.mx/2019/08/30/opinion/019a2pol

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!