Amatenango del Valle,
Chiapas. 7 dicembre 2019.
Basi di appoggio dell'EZLN, in particolare giovani ragazzi e ragazze,
insieme ad partecipanti nazionali e internazionali, si sono dati
appuntamento sabato all'inaugurazione della Seconda edizione del
Festival del film: "Puy Ta Cuxlejaltic", nel nuovo Caracol Zapatista
Tulan Kaw, negli altopiani del Chiapas.
Dopo un duro lavoro per completare le strutture del nuovo Caracol
"“Espiral digno tejiendo los colores de la humanidad en memoria de los
caídos ", annunciato lo scorso agosto, oggi accoglie i partecipanti del
festival.
All'ingresso del Caracol tra la trafficata strada tra San Cristóbal e
Comitán, si possono vedere diversi cartelloni che ricordano le varie
attività che i ribelli del Chiapas hanno programmato come "dicembre
combattivo".
Nella parte davanti al Caracol c'è anche un percorso che conduce il
visitatore attraverso diverse mostre artistiche, nonché proiezioni su
mega schermi e piccoli proiettori oltre a palchi per le diverse
presentazioni all'aperto.
"MARICHEWEU! Dieci, cento, mille volte vinceremo”, si può leggere in una
delle sale di proiezione del festival in omaggio alla lotta del popolo
mapuche in Cile.
In questo primo giorno sono stati proiettati le pellicole: Gran Jornada
de Mujeres que Luchan del collettivo Luces Rebeldes; Escuela por la
Defensa del Territorio della Sandía Digital e Witness; Corrientes del
sur di Geovanni Ocampo Villanueva; Noosfera di Amelia Hernández; Santo
Rimedio di Andrea Ayala Luna, Ingrid Denisse Alarcón Díaz; Sobre la
hierba di José Alfredo Jiménez Milano; 3 x 10 pesos di Uzziel Ortega
Sánchez e David Donner Castro; El caminar de las Pastoras di Gabriela
Ruvalcaba; Videoclip & Discurso di El Gran Om; e Soles Negros di
Julien Elie.
Secondo i partecipanti, le proiezioni mostrano le difficili condizioni
sociali, economiche e politiche a cui sono sottoposte le comunità a
livello nazionale e internazionale.
Per domenica, i film da proiettare sono: Huir da Daniel Hernández
Delgadillo; Restos de viento di Jimena Montemayor; Birders di Otilia
Portillo; Vaquero del mediodía di Diego Osorno; ¿Qué les pasó a las
abejas? di Adriana Otero; e Poetas del Cielo di Emilio Maillé.
domenica 8 dicembre 2019
martedì 26 novembre 2019
Bolivia - I nove responsabili del golpe in Bolivia
Continuiamo a osservare cosa sta succedendo in questi giorni in Bolivia.
di Alfredo Serrano Mancilla
Un colpo di stato non è mai un evento isolato. Non esiste un momento specifico che possa essere definito come il generatore definitivo di una rottura democratica. Ogni colpo di Stato è un processo cumulativo in cui la “cornice” è fondamentale per creare le condizioni necessarie e sufficienti a garantirne l’efficacia. L’erosione della legittimità dell’obiettivo da rovesciare viene fatta in vari modi che fecondano un campo in cui poi le azioni destituenti cercano di essere presentate come democratiche.
A causa della natura multidimensionale del processo golpista, non potremmo mai dire che esiste un solo responsabile. Ci sono sempre molti attori che partecipano a questa operazione, da quelli che finiscono per assumere la presidenza post-golpe a quelli che iniziano una campagna di logoramento con una fake news.
In Bolivia, il colpo di Stato contro la democrazia, con l’obiettivo di deporre Evo Morales in quanto presidente, ha avuto anche molti partecipanti, ognuno nella sua giusta condizione; alcuni come collaboratori e altri come complici; ci sono stati alcuni più passivi e altri più attivi; alcuni che hanno pianificato fin dall’inizio e altri che si sono uniti nel mezzo dello svolgersi degli eventi.
Ecco un breve ma preciso resoconto di chi sono stati tutti i corresponsabili del colpo di stato in Bolivia, con nomi e cognomi:
1. Il fascismo dei comitati civici
Soprattutto quello di Santa Cruz. Questo movimento politico, tanto violento quanto razzista, non è nuovo, ma viene dall’inizio dell’amministrazione di Evo Morales, perché non hanno mai accettato che un rappresentante indigeno e contadino fosse il depositario del mandato popolare per governare il paese. Ci hanno provato molte volte, con molti rappresentanti diversi e, questa volta, è stato il turno di Luis Fernando Camacho, che non si è candidato alle elezioni, che non ha nessun voto, ma che ha deciso che la violenza e il terrore erano le armi per raggiungere l’obiettivo: rovesciare Evo e porre fine allo stato di diritto e all’ordine costituzionale nel paese.
2. L’opposizione del partito che si è presentata alle elezioni
Fondamentalmente, Carlos Mesa, il principale oppositore di Evo Morales, sconfitto nelle ultime elezioni, è stato un personaggio chiave in tutto il processo golpista, ignorando i risultati in anticipo e dichiarando i brogli molto prima che le elezioni si svolgessero. Lo stesso giorno delle elezioni, ha annunciato che ci sarebbe stato un secondo turno senza che il conteggio dei voti fosse completato. Dopo le elezioni, ha mantenuto costantemente una posizione silenziosa e complice di fronte alla violenza scatenata dai comitati civici, riordinandosi al nuovo asse politico golpista senza chiedere che venisse fermato.
3. L’attuale Segreteria generale dell’Organización de Estados Americanos (OEA)
Sempre presente ogni volta che c’è un processo di destabilizzazione antidemocratico. Questa volta lo ha fatto direttamente, partecipando al processo elettorale. In primo luogo, con il rapporto preliminare della missione elettorale, che senza base alcuna, ha annunciato che era “raccomandabile un secondo turno”. In secondo luogo, con un rapporto audit preliminare pieno di punti deboli, distorto e parziale, senza rigore, e per lo più incentrato sulla critica del sistema provvisorio (non vincolante) di trasmissione dei dati.
di Alfredo Serrano Mancilla
Un colpo di stato non è mai un evento isolato. Non esiste un momento specifico che possa essere definito come il generatore definitivo di una rottura democratica. Ogni colpo di Stato è un processo cumulativo in cui la “cornice” è fondamentale per creare le condizioni necessarie e sufficienti a garantirne l’efficacia. L’erosione della legittimità dell’obiettivo da rovesciare viene fatta in vari modi che fecondano un campo in cui poi le azioni destituenti cercano di essere presentate come democratiche.
A causa della natura multidimensionale del processo golpista, non potremmo mai dire che esiste un solo responsabile. Ci sono sempre molti attori che partecipano a questa operazione, da quelli che finiscono per assumere la presidenza post-golpe a quelli che iniziano una campagna di logoramento con una fake news.
In Bolivia, il colpo di Stato contro la democrazia, con l’obiettivo di deporre Evo Morales in quanto presidente, ha avuto anche molti partecipanti, ognuno nella sua giusta condizione; alcuni come collaboratori e altri come complici; ci sono stati alcuni più passivi e altri più attivi; alcuni che hanno pianificato fin dall’inizio e altri che si sono uniti nel mezzo dello svolgersi degli eventi.
Ecco un breve ma preciso resoconto di chi sono stati tutti i corresponsabili del colpo di stato in Bolivia, con nomi e cognomi:
1. Il fascismo dei comitati civici
Soprattutto quello di Santa Cruz. Questo movimento politico, tanto violento quanto razzista, non è nuovo, ma viene dall’inizio dell’amministrazione di Evo Morales, perché non hanno mai accettato che un rappresentante indigeno e contadino fosse il depositario del mandato popolare per governare il paese. Ci hanno provato molte volte, con molti rappresentanti diversi e, questa volta, è stato il turno di Luis Fernando Camacho, che non si è candidato alle elezioni, che non ha nessun voto, ma che ha deciso che la violenza e il terrore erano le armi per raggiungere l’obiettivo: rovesciare Evo e porre fine allo stato di diritto e all’ordine costituzionale nel paese.
2. L’opposizione del partito che si è presentata alle elezioni
Fondamentalmente, Carlos Mesa, il principale oppositore di Evo Morales, sconfitto nelle ultime elezioni, è stato un personaggio chiave in tutto il processo golpista, ignorando i risultati in anticipo e dichiarando i brogli molto prima che le elezioni si svolgessero. Lo stesso giorno delle elezioni, ha annunciato che ci sarebbe stato un secondo turno senza che il conteggio dei voti fosse completato. Dopo le elezioni, ha mantenuto costantemente una posizione silenziosa e complice di fronte alla violenza scatenata dai comitati civici, riordinandosi al nuovo asse politico golpista senza chiedere che venisse fermato.
3. L’attuale Segreteria generale dell’Organización de Estados Americanos (OEA)
Sempre presente ogni volta che c’è un processo di destabilizzazione antidemocratico. Questa volta lo ha fatto direttamente, partecipando al processo elettorale. In primo luogo, con il rapporto preliminare della missione elettorale, che senza base alcuna, ha annunciato che era “raccomandabile un secondo turno”. In secondo luogo, con un rapporto audit preliminare pieno di punti deboli, distorto e parziale, senza rigore, e per lo più incentrato sulla critica del sistema provvisorio (non vincolante) di trasmissione dei dati.
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ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!