di Luis Hernández Navarro
Un giorno prima, il 17 gennaio, un gruppo di pistoleri al servizio dei fratelli Carpio Mayorga, cacicchi di Amatán, sono partiti dalla casa dell’ex presidente municipale, Wilber, fratello di Manuel, l’attuale sindaco, con passamontagna ed armi di grosso calibro. Hanno sparato e pestato selvaggiamente i membri del Movimento per la Pace, la Giustizia ed il Bene Comune, che, da cinque mesi, mantenevano un presidio pacifico di fronte al palazzo municipale per chiedere le dimissioni del consigliere municipale. Noé è stato colpito ed è rimasto al suolo fino a che i paramilitari l’hanno portato via.
Jiménez Pablo era dirigente del Movimiento Campesino Regional Independiente (Mocri), del Coordinamento Nazionale Plan de Ayala-Movimiento Nacional e del Movimento per la Pace. Era un partecipante attivo nella lotta contro il cacicazgo dei fratelli Carpio Mayorga.
Amatán è una città sul confine con Tabasco, parte del corridoio attraverso cui il crimine organizzato trasporta droga, armi e migranti sprovvisti di documenti.
Il clan Carpio Mayorga ha il controllo del municipio da anni. È protetto dall’attuale senatore di Morena, Eduardo Ramírez Aguilar, e dall’ex governatore Manuel Velasco. Manuel de Jesús è stato sindaco tra il 2001 e 2004 col PAN e poi tra il 2012 e 2015 col PVEM. Suo fratello Wilbert lo ha succeduto nell’incarico con lo stesso partito politico tra il 2015 e 2018. E nel 2018 Manuel de Jesús ha vinto nuovamente la presidenza municipale con Morena.
Questo partito lo ha sostenuto nonostante il suo nefasto curriculum e le denunce presentate contro di lui dai membri del Mocri.
L’omicidio di Noé in Chiapas non è assolutamente un fatto eccezionale. Nei primi giorni di gennaio è stato assassinato l’attivista per i diritti umani del municipio di Arriaga, Sinar Corzo. Ore dopo essere uscito da una riunione con le autorità municipali per chiedere la costruzione di strade ed il miglioramento delle comunità di pescatori, due persone a bordo di una motocicletta gli hanno sparato dopo averlo chiamato per nome. Era già stato minacciato di morte. Difendeva le vittime del sisma del 7 settembre 2017 ed il diritto all’acqua, alla salute ed ai servizi basilari degli abitanti del municipio.
Gruppi armati legati ai cacicchi locali hanno sfollato migliaia di indigeni in municipi e comunità come Chenalhó, Chalchihuitán, Aldama e Chavajeval ed hanno generato violenza in località come Yajalón. Lì regna il terrore. Sono protetti da funzionari pubblici a diversi livelli. Le loro origini sono diverse e rispondono a molti interessi. In alcuni casi, questi gruppi sono i successori del paramilitarismo nato dal conflitto armato interno. In altri, sono creazione dei cacicchi locali. Militano in diversi partiti politici. Sia l’amministrazione di Manuel Velasco come l’attuale del morenista Rutilio Escandón, sono stati indifferenti alla crisi umanitaria degli sfollati. Hanno cercato di amministrare e minimizzare i conflitti, senza risolverli.
Questa violenza non è un fatto fortuito. Proviene dalla natura della struttura del potere politico in Chiapas. Sono parte intrinseca del suo funzionamento. Due esempi, tra molti altri.
Il nuovo procuratore di questo stato, Jorge Luis Llaven Abarca, è responsabile di vari casi di violazione dei diritti umani, come detenzioni arbitrarie e tortura, commessi quando era delegato della Procura Generale della Repubblica e come titolare della Procura Specializzata Contro il Crimine Organizzato, dell’allora Procura Generale di Giustizia dello stato. Raccomandazioni della CNDH, come la numero 26/2002, lo documentano. Il nuovo uditore superiore, José Uriel Estrada Martínez, era finito in prigione nel 2006 con l’accusa di partecipazione alla tortura ed esecuzione del leader contadino Reyes Penagos Martínez.