mercoledì 13 gennaio 2010

Lo stato blindato

Il premier Netanyahu annuncia la creazione d'una nuova barriera, tra Israele e l'Egitto: per garantire il carattere ebraico della nazione e bloccare terroristi e lavoratori irregolari


di Michele Giorgio

Israele sarà come Sparta non come Atene, spiegava ieri il politologo Eitan Haber sulle pagine di Yediot Ahronot commentando la mossa del primo ministro Benyamin Netanyahu che ha annunciato la costruzione di una barriera lungo il confine con l'Egitto, per impedire l'ingresso ai migranti provenienti dall'Africa.
«Ho preso la decisione di chiudere la frontiera meridionale agli infiltrati e ai terroristi. Si tratta di una scelta strategica, per garantire il carattere democratico ed ebraico di Israele» ha proclamato Netanyahu con tono solenne. «Non possiamo lasciare che decine di migliaia di lavoratori irregolari s'infiltrino in Israele attraverso il confine meridionale e che il nostro paese sia inondato da stranieri illegali», ha aggiunto il premier. Dopo il muro israeliano in Cisgiordania per ingabbiare i palestinesi, nei prossimi anni ne sorgerà un altro lungo molti dei 266 km della frontiera con l'Egitto, «paese fratello» nella lotta ai palestinesi, agli attivisti politici e ai migranti.

Turchia, rabbia per articolo Ocalan sul Manifesto

Per il ministero turco della Giustizia il leader del PKK non può scrivere articoli



"Ocalan non ha il diritto di mandare articoli ai giornali o di scrivere per un giornale in quanto detenuto". Questo il testo di un comunicato diffuso oggi sul sito internet del ministero della Giustizia turco.

Abdullah Ocalan, detto Apo, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), sta scontando l'ergastolo in un penitenziario di massima sicurezza turco nell'isola di Imrali. Il 9 gennaio scorso ha iniziato una collaborazione con il quotidiano italiano il manifesto, (Leggi l'articolo pubblicato da Il Manifesto) pubblicando il primo di una serie di articoli in esclusiva.

martedì 12 gennaio 2010

Così vicino così lontano


Luca Tornatore, lettera dal carcere


Copenhagen, 7 gennaio 2010. Ciò che è accaduto a Copenhagen durante il COP15 e, in seguito, nelle prigioni e nelle aule di tribunale richiede una riflessione puntuale. Il punto non è se io, o molti altri, sia più o meno colpevole dell’accusa formale (cosa che non è),  ma di cosa sono realmente colpevole, se di colpa si tratta. Nelle parole del P.M, che ha chiesto e ottenuto la mia carcerazione, il pericolo grave era che io continuassi a partecipare a “disordini”, come ammettevo di aver già fatto; con ciò ella si riferiva non ai “riots” ma ad una manifestazione di 150.000 persone perfettamente legale, legittima e pacifica. Gli unici disordini li aveva in effetti creati la polizia, arrestando di punto in bianco centinaia di persone, tutte poi rilasciate nelle ore successive senza alcun reato fosse loro contestato. La foto di centinaia di persone ammanettate, sedute a terra in lunghe file, ognuna fra le gambe divaricate......

Inizia un caldo 2010 per il Messico


di Gennaro Carotenuto
L’anno per i messicani, quelli delle classi medie e popolari s’intende, è cominciata con una rabbia ancora sorda e con una preoccupazione diffusa. In un continente dove le tasse dirette sulla ricchezza sono semplicemente risibili, l’aumento dell’IVA al 16% dal primo gennaio suona come una beffa e una nuova ingiustizia. Così il governo di Felipe Calderón, che ha sulla coscienza già 16.000 morti in tre anni nella guerra del narcotraffico nella quale lo stato, la politica, l’esercito sono parte in causa, ha scelto su quali spalle far pesare l’assoluta incapacità del suo governo e del modello neoliberale di risollevare il paese: quegli 80 milioni di messicani che già hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Che però reagiscono: alla chiusura di questo articolo, l’alba di martedì in Messico, decine di blocchi stradali sono segnalati nelle principali strade del paese. Come se non bastasse l’aumento dell’IVA, non appena sconfitta la resistenza degli elettricisti di “Luz y Fuerza” e di fatto terminando la privatizzazione del settore (con il solito bla bla bla, sull’efficienza, la concorrenza e i benefici per i cittadini) la seconda cattiva notizia...

Membro del Gruppo di pace del PKK arrestato.


Un membro del PKK che si  consegnò alle autorità turche al varco di Harbur in Ottobre è stata arrestata domenica all'aeroporto di Diyarbakir.
Gülbahar Çiçekçi era diretta ad Ankara con un altro membro del gruppo di pace, Şerif Gençdal,quando è stata fermata al check in per l'identificazione. La polizia ha dichiarato che l'arresto è stato dovuto ad un discorso da lei pronunciato a Doğubayazıt, nel distretto di Ağrı.
Çiçekçi è stata presa in consegna dal Dipartimento anti-terrorismo del Distretto di polizia di Diyarbakir ed ha vauto la prima udienza davanti alla Corte di Diyarbakir oggi stesso (lunedì 11 gennaio NdT).
34 persone - tra le quali diversi rifugiati provenienti dal campo profughi di Mahmour, gestito dalle Nazioni Unite e diversi membri del PKK provenienti dal Monte Qandhil- entrarono lo scorso 19 Ottobre in
Turchia dal valico di Confine Harbur nell'ambito dell'iniziativa dei Gruppi di pace promossa dal Leader kurdo Abdullah Ocalan. Alcuni, dopo il loro ingresso vennero arrestati ma, alla fine furono tutti rilasciati.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!