martedì 27 novembre 2012

Messico - Allarme nello stato di Sonora

“Consideramos una burla contra el pueblo de México que Felipe Calderón haya venido a Sonora a inaugurar el acueducto Independencia, pues tenemos amparos que señalan que se debe detener su construcción”, explica desde Sonora Mario Luna, autoridad tradicional yaqui.

México. Un clima de tensión se vive en la ciudad de Vícam, Sonora, que desde la madrugada de ayer se encuentra sitiada por 40 patrullas con cerca de 150 elementos de la policía federal y estatal. El pueblo fue rodeado luego de que la tribu yaqui anunció que se manifestaría en la carretera internacional contra la presencia del presidente Felipe Calderón Hinojosa en Sonora, para “inaugurar” el acueducto Independencia. 

“No podíamos pasar por alto esta situación y decidimos bloquear la carretera internacional. El gobierno respondió enviando policías a todas las entradas de Vícam Estación, y desde la madrugada de ayer ha estado el pueblo sitiado por elementos de la policía federal y de la policía estatal investigadora”, explica Mario Luna, autoridad tradicional de la tribu yaqui, en entrevista con Desinformémonos. (leer más)

lunedì 26 novembre 2012

Desinformémonos del lunedì


Reportajes México
Enfrentando a una “nueva delincuencia” celebra la Policía Comunitaria de Guerrero 17 años de existencia
GLORIA MUÑOZ RAMÍREZ Y ADAZAHIRA CHÁVEZ
FOTO: HERIBERTO PAREDES (AGENCIA SUBVERSIONES)

AMARANTA CORNEJO HERNÁNDEZ

RAFAEL SEVILLA ZAPATA

MÓNICA MONTALVO MÉNDEZ

MAYRA IRASEMA TERRONES MEDINA

Reportajes Internacional
ALEJANDRA DEL PALACIO
FOTO: HAMDE ABU RAHMA

BIANCA PYL Y DANIEL SANTINI, PARA REPÓRTER BRASIL
FOTOS: DANIEL SANTINI
TRADUCCIÓN: WALDO LAO

SERGIO ADRIÁN CASTRO BIBRIESCA

Autonomías
HANNA SASSAMAN
TRADUCCIÓN: SERGIO CASTRO BIBRIESCA

Imagina en Resistencia
JENNIFER SOUBIES, TXALAMAKO TXALAPARTA TALDEA

Fotoreportaje
FOTO: hamdi abu rahma
texto y producción: desinformémonos
música: meen erhabi? (¿quién es el terrorista?), de dam

Video
PRODUCCIÓN: DOCUPRAXI.NET

Utopía en el Horizonte
REFLECTIONS ON A REVOLUTION (ROARMAG.ORG)/ DESCUADRO PRODUCCIONES (DESCUADRO.COM)

Audio
INFORMATIVO ONDA INTEROCEANIKA

sabato 24 novembre 2012

Cina - Turismo o morte nella Via della Seta


Lo Xinjiang è una delle principali mete del 'turismo rosso'. Strano a dirsi, per una regione martoriata da decine di test nucleari.

di Maria Dolores Cabras

Qual è la nuova frontiera del 'turismo rosso' della Cina? Non è la Città Proibita di Pechino, né l’avveneristico quartiere Pudong di Shanghai, non è la Xi’an incantata dell’Esercito di Terracotta dell’imperatore Qin Shi Huang e neppure la zona archeologica di Dazu con i suoi santuari rupestri. La nuova attrazione turistica cinese si trova nel punto più lontano in assoluto dalla costa, nel mezzo del polo eurasiatico dell’inaccessibilità, nella provincia autonoma dello Xinjiang.
Una terra antica che per millenni ha ospitato gli insediamenti di popolazioni giunte da ogni confine dell’Asia, dai nomadi indoeuropei alle genti di lingua iranica, turca e proto-mongola. Che la provincia nordoccidentale fosse un confine strategico non è una novità: le autorità centrali lo ribadirono già nel 1884, quando quella regione oltre la Grande Muraglia fu ufficialmente inglobata nell’Impero di Mezzo e battezzata proprio con il nome Xinjiang, che significa 'nuova frontiera'. In Cina tutti lo sanno: se “lo Xinjiang è perduto, la Mongolia è indifendibile e Pechino è vulnerabile”. I vecchi orientamenti cinesi non sono cambiati. Nell’ultimo ventennio il governo ha concentrato i propri sforzi in quell’area pianificando un’intensa campagna per lo sviluppo, focalizzata su “ristrutturazione e cambio di crescita economica, costruzione di infrastrutture e protezione dell’ambiente”, come ha affermato l’Ufficio del Consiglio di Stato. Nel documento programmatico sullo Sviluppo e Progresso nello Xinjiang emanato nel 2009 si registra una crescita media annua regionale più alta del 10,6 per cento rispetto al 2000, favorita dall’incremento della produzione industriale, soprattutto nel settore petrolchimico e del carbone.
Anche il sistema infrastrutturale è stato rinvigorito con la costruzione di 8 autostrade nazionali, 66 interprovinciali e più di 600 a livello di contea. Inoltre è stato rinforzato il sistema di comunicazione aerea, 114 percorsi di volo interni e internazionali si irradiano da Urumqi e collegano 70 città cinesi ed estere e 12 prefetture nello Xinjiang. Tuttavia, per accelerare lo sviluppo della periferia il governo centrale punta sulle risorse turistiche regionali e, strano a dirsi, più su quelle antropiche e artificiali che su quelle naturali della desolata piana desertica, che nel 2008 ha ospitato oltre 22 milioni di visitatori. L’agenzia di stampa governativa Xinhua di recente ha annunciato che Pechino è pronta a spendere circa 1 milione di dollari per bonificare l’ex sito atomico di Malan nel Lop Nur e trasformarlo in una meta di 'turismo rosso', per rispondere al crescente interesse dei cinesi “per la storia e la visita alle ex basi rivoluzionarie”.
Quale memoria storica si può ritrovare nel Lop Nur? I ripari sotterranei dai raid aerei che si snodano per mille metri di lunghezza, i laboratori, i dormitori della base nucleare dove è stata detonata la prima bomba atomica cinese nel 1964, un dato di grande importanza nazionale. Il sito dello Xinjiang era il centro focale del segretissimo Progetto 596, avviato nel giugno 1959 nel pieno della crisi sino-sovietica e che ha portato la Cina a diventare la quinta potenza nucleare. Dal 1964 al 1996 ci sono stati almeno 46 test nucleari nella distesa del grande lago salato di Lop Nur. Il Dott. Enver Tohti, oncologo uiguro, era solo un bambino quando nel 1973 vide scomparire per tre giorni il sole e la luna, il cielo velarsi del color della terra e una strana polvere discendere come pioggia sui villaggi e la gente. Gli dissero che quella pioggia proveniva da Saturno e solo quando lungo la Via della Seta passò la morte seppe che quell’acquerugiola di fango era polvere radioattiva.
Leucemia, linfomi maligni, danni e malformazioni fetali, malattie degenerative, demenza e disabilità psichica: le cartelle cliniche hanno dimostrato che il tasso di malati di cancro nella regione è il 30-35 per cento più alto rispetto alla media nazionale. Questo è l’effetto degli esperimenti nucleari che hanno contaminato acqua, suolo e sangue della popolazione locale, gli uiguri. Secondo una stima non ufficiale sarebbero almeno 200 mila le vittime e 1,5 milioni i colpiti dal materiale radioattivo.
Nel 2008 la Xinhua ha riferito l’intenzione del governo di sovvenzionare segretamente le cure dei militari coinvolti nei test atomici, ma non è riservato lo stesso trattamento alla popolazione civile, per lo più senza assistenza sanitaria. Rispetto a Chernobyl il livello di plutonio liberato nell’aria è 6 milioni di volte più alto, eppure dell’impatto devastante che il nucleare ha avuto sullo Xinjiang non se ne è parlato abbastanza e tantomeno se ne parlerà ora che è diventata un’area turistica. A Pechino rassicurano che i programmi nucleari sono stati sospesi già dal 1996, ma gli uiguri lanciano l’allerta ai turisti e denunciano la compravendita di scorie nucleari provenienti da altri Paesi, poi sotterrate nel sottosuolo. Visto da questa provincia ferita, il costo umano della nuova frontiera del turismo rosso cinese sembra immenso.

domenica 18 novembre 2012

Palestina - Gaza, la strage della famiglia Al Dalu

L'aviazione israeliana rade al suolo la casa della famiglia Al Dalu a Gaza City. Almeno undici i morti. I video e le foto di Nena News sul posto.

di Michele Giorgio 

Sono andato, grazie all'aiuto di Hussein, sul luogo dell'attacco aereo in Nasser Street a Gaza City.Un interno palazzo di tre piani non esiste più. Ora è solo un cumulo di macerie e detriti. I bulldozer scavano alla ricerca di corpi.Le vittime accertate sono 11, tra cui 5 bambini. I corpi dei morti sono all'ospedale Shifa, mi ha confermato poco fa Rosa Schiano. Gravi i danni anche agli edifici circostanti. 

Due ore fa l'aviazione israeliana ha raso al suolo l'abitazione della famiglia Al Dalu, a Gaza City. Almeno undici i morti: tra loro, i bambini Sara, Yousef, Jamal, Ranin e il neonato Ibrahim; il padre Mohammad; tre donne, Suhila (50 anni), Samah (25) e Siham (45); il 16enne Abdall Almzanar. 

Guarda i video girati dall'inviato a Gaza di Nena News

VIDEO 1:

 

VIDEO 2:

 

VIDEO 3: 

 

Messico - 29 anni di vita dell’EZLN




Riportiamo due contributi di Hermann Bellinghausen e di Gloria Muñoz Ramírez apparsi sul giornale La Jornada in occasione dell'anniversario della nascita dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale



Nascita dell'EZLN: 17 novembre 1983.


di Hermann Bellinghausen
Questo sabato 17 novembre, si compiono 29 anni dalla fondazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), e si conclude anche una nuova tappa della campagna Eco Mondiale in Appoggio agli Zapatisti, alla quale hanno partecipato collettivi ed organizzazioni sociali in 24 Paesi ed in molte località del Messico. Nella settimana che si chiude si sono svolte azioni di protesta davanti a consolati ed ambasciate del Messico a Londra, Amsterdam, New York, Bilbao e Firenze, tra altre.
Un gruppo di intellettuali latinoamericani nei mesi scorsi ha appoggiato queste campagne a favore degli zapatisti del Chiapas con messaggi ed analisi che, senza volerlo, si sono trasformati in un dialogo pubblico sulla zapatismo attuale. I più perseveranti sono stati Raúl Zibechi, Hugo Blanco, Sylvia Marcos e Gustavo Esteva.
Inoltre, questo sabato a San Cristóbal de las Casas si terrà il Festival della Memoria per commemorare la nascita dell’organizzazione politico-militare dell’EZLN, avvenuta il 17 novembre 1983 nella selva Lacandona, e che a partire dall’apparizione pubblica dell’EZLN, nel gennaio del 1994, si è trasformata in una data memorabile in molte parti del mondo.
La terapeuta e femminista Sylvia Marcos dichiara in occasione dell’anniversario: “Cerco di immaginare il profondo processo creativo attraverso cui sono passati quei primi esseri straordinari che si impegnarono ad incontrare le lotte per la giustizia esistenti nella selva chiapaneca. Non vennero ad ‘insegnare’ come fare la rivoluzione. Neanche ad addestrare alla presa del potere con le armi. Riuscirono a mettere tra parentesi la loro precedente formazione, gli stretti confini di teorie e pratiche di lotta che avevano appreso prima di arrivare lì. Lì, con i maya indomiti e ribelli, si trattava di imparare altre strade”.
Come risultato di questa mutua apertura di guerriglieri e indigeni, ed il successivo incontro con la società civile, “la ricerca della giustizia divenne più complessa, divenne pacifica, si espresse in simboli ed espressioni maya tradotti in spagnolo (per il subcomandante Marcos)”, aggiunge. L’autrice esprime varie domande che definisce laceranti: Perché tanta paura degli zapatisti da parte dei poteri sia governativi che poteri forti? Perché questo accordo tra loro nella smisurata aggressione?
Di fronte al fatto che i paramilitari (in Chiapas) sono armati con l’assenso dei tre livelli del governo, Sylvia Marcos domanda: “Qual’è il pericolo della proposta, della resistenza e della sopravvivenza zapatiste per l’ordine capitalista? Sarà perché dimostrano in maniera positiva che altri modi di vita in giustizia e dignità sono possibili? Che le soddisfazioni della vita e la gioia di essere non devono basarsi sul consumismo e la mercificazione? Che si può ‘vivere bene’, come assicurano le comunità andine in Sudamerica, con altre forme di organizzazione, governo e produzione contadina in cui il miglior modo di vivere non è l’accumulo di beni materiali, ma la solidarietà comunitaria e la condivisione di ciò che si possiede?”
Lo scrittore, giornalista ed analista uruguaiano Raúl Zibechi è sicuro che le aggressioni contro le comunità zapatiste non riusciranno a strappare il loro seme per la fermezza delle comunità che sostengono il loro progetto di vita da decenni, nonostante la repressione, la morte, la fame e l’isolamento.
A sua volta, lo scrittore Gustavo Esteva rileva: “Celebrando un altro anniversario della fondazione dell’EZLN non dobbiamo dimenticare il comportamento straordinario di chi l’ha creato. E’ importante, in particolare, sottolineare il lascito centrale che segna lo zapatismo: fin dal principio è stata una creazione interculturale che si costruisce nell’interazione. Gli zapatisti hanno creato una comunità di apprendistato che si trasforma continuamente collegandosi con altre ed altri.
In questo anniversario che onora la memoria di chi ha perso la vita in questo impegno, dobbiamo sottolineare che le comunità zapatiste richiedono la nostra solidarietà. Mano a mano che si consolidano i loro successi, i malgoverni intensificano le azioni per indebolirli, smantellare le loro istituzioni, sbarrargli il passo. Si impiegano sempre di più gruppi paramilitari che realizzano aggressioni dirette ed appoggiano perfino gruppi locali che tentano di impadronirsi dei beni delle comunità zapatiste, delle loro terre. L’azione di repressione dei governi viene fatta passare falsamente come conflitto tra comunità, conclude Esteva. 


A 29 anni di vita dell’EZLN

di Gloria Muñoz Ramírez
Oggi, 29° anniversario della fondazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), in molte e varie forme si celebreranno le gesta della sua nascita. Incontro è la parola che riassume le attività che si svolgeranno in Messico ed in molte parti del mondo, dal Festival della Memoria, promosso dalla Rete dei Media Liberi Chiapas, L’Incontro delle Parole nella città di Querétaro, le giornate di informazione e culturali nello zócalo di Puebla, le attività lanciate dalla Rete Nazionale Contro la Repressione nella piazza del palazzo delle Belle Arti a Città del Messico; i volantinaggi informativi a Fresnillo, Zacatecas. E, nell’ambito internazionale, feste come quella organizzata dalla Piattaforma Basca di Solidarietà con il Chiapas, nella consapevolezza che le basi di appoggio zapatiste sono un esempio di lotta per la trasformazione della propria realtà, e l’EZLN un esempio di sconvolgimento della vecchia tradizione della guerriglia per collocarsi in un nuovo paradigma di fronte alla presa del potere.
Molti diranno che non c’è motivo di far festa mentre i suoi popoli sono continuamente attaccati dai gruppi paramilitari, come recentemente nelle comunità Comandate Abel ed Unión Hidalgo, ma è proprio in queste condizioni nelle quali queste comunità costruiscono la propria autonomia, tra la costante persecuzione, che il festeggiamento è doppio, perché la lotta per la dignità non si vince con le buone e loro non si sono stancati di metterci anima e corpo.
Oltre agli eventi culturali, in molti luoghi si celebra la parola zapatista mettendo sul tavolo le battaglie contro il saccheggio in atto in tutto il territorio nazionale, principalmente tra i popoli indigeni, legittimi guardiani delle risorse naturali che numerosi megaprogetti vogliono strappare loro. L’influenza dell’insurrezione del 1994 è così quotidiana che a volte è impercettibile, ma, come riferisce José Carrillo de la Cruz, leader morale della comunità wixárika Mesa del Tirador: dagli zapatisti “abbiamo imparato che non è mai bene con le armi, che ci sono altri mezzi con i quali possiamo difenderci, usando l’intelligenza, con un altro tipo di convinzione. L’abbiamo imparato con loro e quello che ci hanno detto c’è rimasto ben impresso, per questo facciamo le assemblee, come quella in cui ci troviamo ora.
Condividere le nostre esperienze ci fa vedere che dove c’è rapina e saccheggio c’è lotta e che il vincolo e la somma di queste resistenze può far sì che tutti insieme possiamo resistere, difenderci ed uscire affrancati da questa difficile situazione, segnalano da Guadalajara, Jalisco, i popoli di questa entità che celebrano, precisamente in questo giorno, un incontro su e contro l’intensificazione del saccheggio e del furto di terre e risorse. 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!