martedì 16 settembre 2008

Primo Festival mondiale della Rabbia Degna

COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO-COMANDANCIA GENERALE DELL´ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
COMMISSIONE SESTA-COMMISSIONE INTERGALATTICA DELL´EZLN. MESSICO

15 E 16 SETTEMBRE 2008

AGLI/LE ADERENTI ALLA SESTA DICHIARAZIONE E ALL´ALTRA CAMPAGNA
AGLI/LE ADERENTI ALLA ZEZTA INTERNAZIONAL
AL POPOLO DEL MESSICO:AI POPOLI DEL MONDO
COMPAGNE E COMPAGNI
FRATELLI E SORELLE
Di nuovo rivolgiamo la nostra parola.Questo vediamo, questo guardiamo. Questo giunge al nostro udito, arriva al nostro cuore scuro.
I. Là in alto vogliono ripetere la loro storia. Vogliono tornare ad imporci il loro calendario di morte, la loro geografia di distruzione. Quando non ci sradicano dalle nostre radici, le distruggono. Ci rubano il lavoro, la forza. Lasciano senza persone, senza vita, i nostri mondi, la terra, le sue acque e tesori. Le città ci perseguitano ed espellono.I campi muoiono e ci fanno morire.E la menzogna si trasforma in governi e l’usurpazione l’arma i loro eserciti e poliziotti.Nel mondo siamo illegali, clandestini, indesiderati.Siamo perseguitat@.Donne, giovani, bambini, anziani muoiono in morte e muoiono in vita. E là in alto predicano la rassegnazione, la sconfitta, la claudicazione, l’abbandono per quelli in basso.Qua in basso restiamo senza niente. Solo rabbia. Solamente dignità.Non c’è ascolto per il nostro dolore se non da chi è come noi.Non siamo nessuno.Siamo soli e solo con la nostra dignità e con la nostra rabbia.Rabbia e dignità sono i nostri ponti, i nostri linguaggi.Ascoltiamoci dunque, conosciamoci.Che il nostro coraggio cresca e si faccia speranza.Che la dignità sia di nuovo radice e nasca un altro mondo.Abbiamo visto ed ascoltato.Piccola è la nostra voce per fare da eco a questa parola, il nostro sguardo è piccolo per così tanta degna rabbia.Ancora dobbiamo vederci, guardarci, parlarci, ascoltarci.Siamo altri, altre, altro.Se il mondo non ha un posto per noi, allora bisogna fare un altro mondo.Senza altri strumenti che la rabbia, senza altro materiale che la nostra dignità.Dobbiamo ancora incontrarci, conoscerci.Manca quello che manca...
II. A 3 anni dalla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, l’EZLN ha fatto una riflessione collettiva, alimentata dall’orizzonte più ampio di quello che le/i nostr@ compagn@ dell’Altra Campagna in Messico e della Zezta Internazionale nel Mondo ci hanno regalato. Non è poco quello che abbiamo visto ed ascoltato, a volte direttamente, a volte nelle parole e negli sguardi degli altri, delle altre. Tanta è la rabbia che abbiamo toccato e tanta la dignità che abbiamo trovato, che pensiamo di essere ancora più piccoli di quello che credevamo.In Messico e nei 5 continenti abbiamo trovato quello che avevamo intuito quando abbiamo iniziato questo nostro sesto passo: c’è un altro mondo, c’è un’altra strada. Se la catastrofe che si avvicina si può impedire e l’umanità ha un’altra opportunità, sarà per quest@ altr@ che, in basso e a sinistra, non solo resistono, ma già abbozzano il profilo di un’altra cosa. Di qualcosa di diverso da quello che succede in alto. Nell’impossibile geometria del Potere politico, i fondamentalismi si distribuiscono equamente: le destre tornano ultradestre e le sinistre istituzionali mutano nell’impossibile destra erudita. Chi si lamenta sulla stampa progressista del fatto che i fanatici della stampa opposta censurano, distorcono e calunniano il loro capo, a sua volta censura, distorce, calunnia e tace di fronte a qualsiasi altro movimento che non si piega al giudizio del capoccia, e senza pudore distribuiscono condanne ed assoluzioni al ritmo mediatico assurdo. Fanatici di una e dell’altra parte si disputano bugie travestite di verità ed i crimini valgono secondo il tempo mediatico che occupano. Ma tutto questo non è altro che il pallido riflesso di quello che succede nella politica.Il disgusto di fronte al cinismo e l’incompetenza delle classi politiche tradizionali, si è trasformato in rabbia. A volte questa rabbia persegue la speranza di un cambiamento sulle stesse strade di sempre e si imbatte nella delusione che immobilizza o nella forza arbitraria che soffoca. Il nord confuso e brutale torna alle solite. Quando non fomenta frodi elettorali (come in Messico) promuove, incoraggia e finanzia colpi di Stato (come sta tentando ora in Bolivia e Venezuela). La guerra continua ad essere la sua diplomazia internazionale per eccellenza: Iraq ed Afghanistan bruciano ma, per la disperazione dell’alto, non si consumano.Le imposizioni di egemonia ed omologazione su scala mondiale, trovano nelle nazioni, nelle regioni e nelle piccole località, gli apprendisti stregoni che tentano l’impossibile ritorno storico ad un passato dove il fanatismo era legge ed il dogma scienza. Nel frattempo, le classi politiche di governo hanno trovato nel mondo del teatro il travestimento adeguato per occultare il loro ingresso nel crimine organizzato. Stanco di tanta avarizia, il pianeta comincia a presentare l’impagabile conto della sua distruzione. Ma anche le catastrofi "naturali" sono di classe e le sue stragi si fanno sentire soprattutto tra quelli che non hanno niente e non sono nessuno. Di fronte a questo, la stupidità del Potere non ha limiti: milioni e milioni di dollari sono impiegati per fabbricare nuove armi ed installare altre basi militari. Il Potere del capitale non si preoccupa di formare maestr@, medici, ingenier@, ma soldati. Non prepara costruttor@, ma altro distruttori.E chi si oppone a questo è perseguitat@, incarcerat@, assassinat@.In Messico in prigione ci sono contadini che difendevano la loro terra (San Salvador Atenco); in Italia sono perseguiti e trattati come terroristi coloro che si oppongono all’installazione di basi militari; nella Francia di "libertà, uguaglianza e fraternità" gli esseri umani sono liberi, uguali e fratelli solo se lo dicono i documenti; in Grecia la gioventù è un vizio da sradicare; ed ancora in Messico, ma ora nella città con lo stesso nome, i giovani sono criminalizzati ed assassinati e non succede niente perché non rientra nell’agenda che in alto dettano quelli di una e dell’altra parte, mentre una consultazione legittima si trasforma nel penoso lavarsi le mani di un capo di governo assassino; nella Spagna della moderna Unione Europea si chiudono giornali e si criminalizza una lingua, il basco, pensando che uccidere la parola uccide chi la inalbera; nell’Asia tanto vicina, alle richieste campagnole si risponde con ingiustizie blindate; nella superba Unione Americana, nata dal sangue di immigranti, si perseguono ed uccidono gli/le altr@ colori che vi lavorano; nel lungo dolore che si chiama America Latina è disprezzato e umiliato il sangue scuro che la sostiene; nel Caribe ribelle, un paese, Cuba, deve sommare alla disgrazia naturale quella di un blocco imperiale che non è altro che un crimine impunito.Ed in tutti gli angoli della geografia del mondo e tutti i giorni dei loro calendari, coloro che lavorano, coloro che fanno andare avanti le cose, sono spogliati, disprezzati, sfruttati, repressi.Ma ci sono anche volte, molte, tante, in cui ci strappano il sorriso, in cui le rabbie cercano le proprie strade, nuove, altre. Ed il "no" che si alza non solo resiste, ma comincia a proporre, a proporsi.Dalla nostra apparizione pubblica, orami quasi 15 anni fa, è stato nostro impegno l’essere ponte affinché le ribellioni passino da una parte all’altra.A volte ci siamo riusciti, a volte no.Ora vediamo e sentiamo non solo la ribelle resistenza che, sorella e compagna, continua ad essere al nostro fianco ed incoraggia i nostri passi. C’è ora qualcosa che prima non c’era, o che non riusciamo a vedere allora.C’è una rabbia creativa. Una rabbia che dipinge di tutti i colori le strade del basso e a sinistra nei cinque continenti...
III. PER TUTTO QUESTO, E COME PARTE DEGLI EVENTI IN OCCASIONE DEL 25 ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE, I 15 ANNI DELL’INIZIO DELLA GUERRA CONTRO L’OBLIO, IL QUINTO ANNO DELLE GIUNTE DI BUON GOVERNO ED IL TERZO ANNO DELL’ALTRA CAMPAGNA E DELLA ZEZTA INTERNAZIONALE, GLI UOMINI, DONNE, BAMBINI ED ANZIANI DELL’EZLN INVITIAMO TUTT@ I RIBELLI DEL MESSICO E DEL MONDO ALLA CELEBRAZIONE DEL PRIMO FESTIVAL MONDIALE DELLA RABBIA DEGNA DAL TEMA:
UN ALTRO MONDO, UN ALTRO CAMMINO: IN BASSO E A SINISTRA
CHE SI SVOLGERÀ NELLE SEGUENTI SEDI E DATE:

NELL´ALTRA CITTÀ DEL MESSICO, DISTRITO FEDERAL, I GIORNI 26, 27, 28 E 29 DICEMBRE 2008.
NELLA STRUTTURA DELL’ASSOCIAZIONE LOS CHARROS REYES DI IZTAPALAPA, del Frente Popular Francisco Villa Independiente-UNOPII, avenida Guelatao # 50, Colonia Álvaro Obregón, Delegación Iztapalapa, vicino alla stazione Guelatao della metropolitana, dove si terrà l´esposizione.
NEL LOCALE DELLA UNÍOS, calle Dr. Carmona y Valle #32, colonia Doctores

NEL CARACOL DI OVENTIK, CHIAPAS, SEDE DELLA GIUNTA DI BUON GOVERNO "CORAZÓN CÉNTRICO DE LOS ZAPATISTAS DELANTE DEL MUNDO", I GIORNI 31 DICEMBRE 2008 E PRIMO GENNAIO 2009.

NELLA CITTÀ DI SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS, CHIAPAS, I GIORNI 2, 3 E 4 GENNAIO 2009. NELLA SEDE DEL CIDECI, che si trova s Camino Real de San Juan Chamula s/n, Colonia Nueva Maravilla.

ALCUNI DEI SOTTO-TEMI DEL FESTIVAL SARANNO: UN´ALTRA CAMPAGNA UN´ALTRA POLITICA UN´ALTRA CITTÀ UN ALTRO MOVIMENTO SOCIALE UN´ALTRA COMUNICAZIONE UN´ALTRA STORIA UN´ALTRA ARTE E UN´ALTRA CULTURA UN´ALTRA SESSUALITÀ

IL FESTIVAL "UN ALTRO MONDO, UN ALTRO CAMMINO: IN BASSO E A SINISTRA", AVRÀ LE SEGUENTI CARATTERISTICHE:

1. - Nella sede di Città del Messico sarà installata una grande esposizione nazionale ed internazionale dove ogni lotta, ogni esperienza, ogni rabbia avrà un suo spazio dove potrà mostrare la sua lotta ed il suo coraggio. Affinché tutt@ possiamo guardarli, ascoltarli, conoscerli.
2. - Nella sede in territorio zapatista, la dignità e la rabbia si faranno arte e cultura, musica e canto, perché la ribellione si balla. E con le parole il dolore si farà speranza.
3. - Nella sede a San Cristóbal de las Casas, Chiapas, la parola andrà e verrà per far nascere altre parole e dare forza e ragione alla rabbia.
4.- I gruppi, collettivi ed organizzazioni nazionali ed internazionali che parteciperanno al festival saranno solo quelli invitati per tale scopo. Per questo, la Commissione Sesta dell’EZLN ha avviato consultazioni con organizzazioni politiche e sociali, così come con collettivi e gruppi anarchici e libertari, di comunicazione alternativa, di arte e cultura, di difesa dei diritti umani, di lavoratori e lavoratrici del sesso, con intellettuali attivisti sociali, con ex prigionier@ politic@, tutt@ aderenti alla Sesta Dichiarazione; e con gruppi, collettivi ed organizzazioni di altri paesi, tutt@ parte della Zezta Internazional. Dopo queste consultazioni si stabiliranno i criteri per gli inviti e le regole di partecipazione.
5. - Per le tavole rotonde e conferenze, l’EZLN inviterà organizzatori sociali, pensator@ e dirigenti di progetti anticapitalisti del Messico e del Mondo. La lista degli invitati sarà resa nota in seguito.
6. - Ulteriori dettagli su come pensiamo sarà questo festival della degna rabbia saranno comunicati a tempo opportuno (cioè, quando avremo un’idea approssimativa della faccenda in cui vi stiamo cacciando).
Per ora è tutto.

LIBERTÀ E GIUSTIZIA PER ATENCO!
Dalle montagne del Sudest Messicano.Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, Settembre 2008

sabato 13 settembre 2008

Parole del Tenente Colonnello Insurgente Moisés alla Carovana Nazionale e Internazionale di Osservazione e Solidarietà con le comunità zapatiste

Caracol La Garrucha - 2 agosto 2008

Buona sera, compagni e compagne. Vi voglio dunque spiegare come si sta costruendo l'autonomia nei diversi Caracol e nelle Giunte di Buon Governo.
Ma prima di iniziare con questo, come vi ha detto compagno Subcomandante Insurgente Marcos, prima dell'arrivo dei compagni ribelli dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale in tutte le comunità si viveva molto male: sfruttati, umiliati, calpestati e saccheggiati.
Vi parlerò ora delle terre recuperate che erano dei latifondisti. I nostri nonni e nonne vivevano lì e da moltissimi anni.
Vedevano che i padroni erano prepotenti. E vedevano, i nostri nonni e nonne, che così erano i malgoverni.
Dunque, quando arriva l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale - come dice il compagno Subcomandante Marcos - è iniziato il lavoro nei villaggi parlando alla gente dello sfruttamento. Allora, i nostri compagni e compagne, i nostri nonni e nonne, i nostri papà e mamme, capirono la necessità di organizzarsi. Perché vedevano quello che stava succedendo e quello che subivano. C'era già dunque l'idea che bisognava organizzarsi, che bisognava unirsi, che così si aveva più forza. Ma a quei tempi non si poteva perché i padroni ed il malgoverno non lo permettevano. Ci sono molte storie riguardo a questo. Perché il malgoverno ci diceva che bisognava entrare nelle organizzazioni ufficiali, come la CNC, e poi la CTM, Confederazione Nazionale dei Lavoratori, qualcosa così.
Allora, i nostri papà ed i nostri nonni entrarono in quelle organizzazioni legali che, diceva il malgoverno, avrebbero risolto i nostri bisogni, le nostre richieste. Ci provarono ma non si risolse niente.
Venne l'idea che bisognava organizzarsi in maniera indipendente, con organizzazioni indipendenti; ci provarono e non si risolse niente. Solo persecuzioni, carcere, sparizioni.
Per questo quando arriva l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale i nostri villaggi cominciarono ad organizzarsi. Poi si fece l'apparizione pubblica - come ha detto il compagno Subcomandante Marcos - e lì si decise, nel '94, che dovevamo governarci da noi.
Grazie all'idea nata prima di unirci ed organizzarci. Perché si era visto da tempo che il malgoverno non ci rispettava. Quindi, all'inizio ci siamo organizzati nei municipi autonomi. Così si chiamavano "autonomi". Noi contadini, indigeni, tzeltales, tojolabales, choles, zoques, mames, non capivamo che cosa significava, che cosa voleva dire la parola "autonomia".
A poco a poco capimmo che l'autonomia era proprio quello che stavamo facendo. Il domandarci quello che avremmo fatto. Discutere nelle riunioni e nelle assemblee e poi decidere tra noi. Fino ad ora possiamo spiegare cosa è l'autonomia che si pratica nei nostri Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti.(...).Quello che pensavamo, che immaginavamo prima, ora è confermato. Noi indigeni siamo i più dimenticati. Ma sappiamo anche che di libertà, giustizia, e democrazia hanno bisogno anche quelli che non sono indigeni.
Ora il lavoro nei municipi autonomi si è consolidato. I nostri compagni e compagne hanno capito ed ora si rendono conto che così dovrebbe essere in tutto il Messico: il popolo comanda e chi sta al governo deve ubbidire. È così che lavorano le nostre compagne e compagni.
Si sta costruendo autonomia in tutti i settori. Si parla di salute, di educazione e di altre opere collettive, si discute, si analizza tutto nei villaggi e poi a livello generale si decide quello che si deve costruire.
Ci siamo resi conto, con i nostri compagni e compagne, che si può fare. Hanno imparato molto coi compagni e compagne delle Giunte di Buon Governo. Ed i nostri compagni hanno scoperto una cosa molto importante, che è la partecipazione delle compagne nei diversi incarichi nella costruzione dell'autonomia, e le nostre compagne non possono rimanere sole.
Certo, ci è costato molto. Perché le nostre compagne erano sempre trattate come un oggetto che sta in disparte. Al tempo dei padroni - come hanno raccontato le compagne nell'incontro delle donne - le nostre compagne, le nostre nonne erano maltrattate, violentate.
Allora, i nostri nonni tentarono di proteggere le nostre nonne nascondendole ai padroni, affinché non facessero loro del male. E purtroppo, solo gli uomini si riunivano a discutere e le compagne erano messe da parte.
Con la costruzione dell'autonomia che stiamo facendo ora, abbiamo scoperto che non possiamo continuare come prima a tenere in disparte le compagne. Adesso le compagne nei villaggi aiutano i compagni a risolvere i diversi problemi, a pianificare e a discutere, fanno proposte nelle assemblee dei municipi autonomi o nelle assemblee generali delle Giunte di Buon Governo.
Dove si impara questo? A che scuola? Dove si apprende? Proprio qui, nelle comunità. Migliorano quello che facciamo noi uomini. E se gli uomini fanno qualcosa che non va bene, li mettono in disparte.
Nella costruzione dell'autonomia le nostre comunità, uomini e donne, devono rispettare i sette principi del comandare ubbidendo. I nostri compagni e compagne dicono che se in Messico esistesse un governo che ubbidisce, il Messico sarebbe diverso. Con i nostri compagni autorità, cioè i commissari, le commissarie, gli agenti e le agenti, discutiamo e, per esempio, si parla del fatto che in Messico è il Congresso dell'Unione, i deputati e senatori che sono i rappresentanti del popolo del Messico, e allora le compagne e compagni autorità si chiedono: quando ci hanno consultati riguardo alle leggi che emettono? Si chiedono, per esempio, se sia stato chiesto loro quando Carlos Salinas de Gortari ha cambiato l'Articolo 27, quello che il nostro generale Emiliano Zapata era riuscito ad inserire nella Costituzione, secondo cui la terra non si vende né si affitta. Carlos Salinas, insieme ai senatori e deputati hanno cambiato questo articolo che ora dice che la terra sarà dei padroni che possono decidere quello che vogliono farne.
Dunque, la domanda che si fanno i nostri compagni e compagne autorità è: quando ce l'hanno chiesto? Allora dicono: non servono a niente questi deputati, deputate, senatori o senatrici che stanno lì. Non rappresentano il popolo del Messico, perché non ci domandano mai, non ci consultano mai. Crediamo che nemmeno gli operai vengano consultati sulle leggi che li riguardano.
Quando si fanno le assemblee generali nei municipi, le assemblee generali delle Giunte di Buon Governo, si parla di questo. Che cosa succederebbe se in Messico si chiedesse a tutti i milioni di indigeni, a tutti i milioni di operai, a tutti i milioni di studenti, di esprimersi sulla legge che vogliono?
Per esempio, dicono che Diego di Cevallos, che è stato senatore - credo - o deputato, è un proprietario terriero. Non sente come soffre un indigeno; non sente come soffre un operaio o un'operaia. Quindi, non capisce di che tipo di legge hanno bisogno i lavoratori della campagna e della città.
Compagni, compagne, parlare dell'autonomia sembra molto semplice, ma non è vero. I discorsi sono molto belli, ma la pratica è un'altra cosa. Ci sono molti scrittori, intellettuali, che hanno scritto libri sull'autonomia. Chissà, forse toccano il 2 o il 5 percento di quello che più o meno riguarda l'autonomia. Il 95 percento gli manca.
Per potere parlare di autonomia bisogna vivere dove la si sta facendo. Per scoprire, per vedere e conoscere cosa è. Perché bisogna vedere il modo in cui si pratica la democrazia, come si prendono le decisioni.
In questo caso l'autorità massima sono i compagni e le compagne della Giunta di Buon Governo. Loro si riuniscono per discutere i piani di lavoro. E poi li propongono alle autorità dei MAREZ ed ai compagni e compagne autorità dei MAREZ, cioè dei municipi autonomi; riuniscono i compagni e compagne autorità, cioè i commissari, le commissarie, gli agenti e le agenti dei villaggi. Si porta lì la proposta della Giunta di Buon Governo. E loro, commissari ed agenti la portano nei propri villaggi e la espongono alla Giunta di Buon Governo.
Dai villaggi escono le decisioni, si fa l'assemblea municipale. Lì si vota a maggioranza la decisione su quanto propone la Giunta di Buon Governo. E da lì si fa l'assemblea generale del territorio di competenza della Giunta di Buon Governo e si decide, ora sì, su mandato del popolo.
E poi, alla rovescia. Cioè, il contrario: i villaggi possono proporre dei lavori o delle leggi che si devono fare. Per fare un esempio, in questa zona tutti i villaggi adesso zapatisti stanno decidendo di come coltivare le terre recuperate. Adesso tutti i villaggi in questa zona sono impegnati in questo. Tutti. Manca l'assemblea generale di questa zona dalla quale uscirà il mandato relativo a come coltivare la terra.
Quindi, che cosa succede quando c'è un'assemblea generale? Fate conto di essere i commissari e gli agenti. A volte viene fuori una decisione a maggioranza e rimane una minoranza. Qualche compagno o compagna fa presente che l'accordo preso ha dei problemi che possono avere conseguenze. Allora, la maggioranza permette al compagno o alla compagna di esporre quali sarebbero le conseguenze. Quindi, l'assemblea pone attenzione alle argomentazioni del compagno o della compagna.
Se riguardano un lavoro che ancora non è stato fatto, la maggioranza dice: lo faremo e se non viene bene, noi che siamo quelli che comandano, lo rifaremo. Cioè, dicono alla minoranza che non si tiene conto di quello che dice, ma che le cose che si fanno possono essere migliorate.
La costruzione dell'autonomia in tutte le zone zapatiste è varia. Si fa in diversi modi. Lo vedrete parlando con i compagni e le compagne che andrete a visitare nei diversi Caracol, perchè non c'è un unico modello. Dipende dalla situazione in cui si vive in ogni zona.
Per esempio, nel Caracol di Oventik, di Morelia, di Roberto Barrios, ci sono molti paramilitari. Questo ci obbliga a considerare la costruzione dell'autonomia con molta sicurezza. Perché ci sono molte provocazioni dei paramilitari. In altri Caracol le distanze da un villaggio all'altro ci obbliga a procedere a velocità diverse nella costruzione della nostra autonomia.
Ma sotto un principio che dobbiamo osservare, i nostri sette principi. Che il nostro governo deve ubbidire ed il popolo comanda. Che i nostri governi autonomi devono abbassarsi al popolo e non salire in alto per comandare, per non consultare, per non proporre al popolo. Le nostre autorità autonome, i MAREZ e le Giunte di Buon Governo dobbiamo proporre al popolo. E non imporre. Le nostre autorità autonome devono lavorare per convincere il popolo, e non convincerlo per forza. Le nostre autorità devono costruire quello di cui si ha bisogno, quello che è buono, e non distruggere.
Le nostre autorità devono rappresentare, cioè quello che dice, la vera parola, il pensiero del popolo. Non possono dire che è la parola del popolo se non l'hanno consultato. Le nostre autorità autonome devono servire il popolo. E non che si servano di esso per essere governo autonomo.
Quindi, le nostre comunità, le nostre autorità presenti in ogni villaggio, così agiscono affinché si osservino questi principi. E qui, nelle Giunte di Buon Governo, uomini e donne si alternano al governo nelle proprie zone. Qui si è arrivati alla partecipazione di uomini e donne.
Così facendo, compagni e compagne, le nostre comunità pensano che forse questa pratica potrebbe essere utile ai nostri fratelli e sorelle di fuori, sia del Messico che di altri paesi. Perché, quando il popolo comanda, nessuno può distruggerlo. Ma, dobbiamo pensare che anche i popoli possono cedere, possono sbagliarsi.
Non è come adesso che possiamo incolpare i deputati ed i senatori, i governatori, i presidenti municipali. Ma il giorno in cui il popolo del Messico: operai, maestri, studenti, indigeni, contadini, tutti, il popolo del Messico, deciderà, non troveremo più chi incolpare.
Perchè se un giorno commetteremo un errore, così come siamo stati bravi a farlo, dovremo essere altrettanto bravi a pulire la merda che avremo fatto. E' proprio così che veramente decide il popolo. Ma questa ora deve togliersela chi comanda adesso, il malgoverno. Sono loro ad essere al potere.
Per questo diciamo che quello che ci fa praticare maggiormente l'autonomia è quando togliamo le terre ai proprietari terrieri, ai latifondisti. Quando si prendono i mezzi di produzione. Solo così si ottiene. Per questo c'è bisogno dell'organizzazione.
Dunque, compagni e compagne, in questo siamo impegnati. Speriamo di aver spiegato come lo facciamo e quanto manca ancora per migliorarlo. Ma lo vedrete visitando alcuni villaggi. Lì ve lo spiegheranno in maniera più diretta perchè l'hanno vissuta. E come l'hanno conquistata dove vivono ora.

Traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!