lunedì 30 marzo 2009

Elezioni in Turchia

Il DTP (partito della società democratica) conquista il 5% al livello nazionale, riconfermandosi nell’area metropolitana di Diyarbakir (dove amministrerà 14 dei 17 comuni), si aggiudica 7 province (Hakkari, Batman, Igidir, Siirt, Sirnak, Tunceli, Van), e complessivamente 48 comuni (secondo i dati disponibili alle 22.00 di domenica).
Ad Hakkari provincia il DTP vince con il 78,97% e si aggiudica tutti e tre i suoi comuni: Cukurca (77,64%), Semdinli (61,30%) e Yuksekova (89,59%).
A Sirnak quando sono state scrutinate 82 sezioni su 89 vince con il 53,41% aggiudicandosi 5 su 6 comuni con percentuali superiori al 70% (Cizre, Idlil, Silopi, Uludere, Baytussebap).
Il DTP riconquista la provincia di VAN con il 53 % a 462 sezioni scrutinate su 602, vincendo in tre dei suoi comuni Baskale con il 59,34% (definitivo), Muradiye con il 55 (definitivo) ed Ozalp con il 51,14% (definitivo).
Osservatori italiani nella città di Beytussebap (provincia di Sirnak) denunciano gravi atti di violenza da parte di sostenitori del AKP contro militanti del DTP.

Messico - Manu Chao: ospite indesiderato in Messico

Il Governo Messicano fa marcia indietro dopo le voci di divieto di entrata per il cantante impegnato nella Campagna di denuncia dei fatti di Atenco
Nei giorni scosi era circolata la voce che il Governo Messicano avrebbe avuto intenzione di vietare l’ingresso nel paese a Manu Chao, dopo le sue dichiarazioni di denuncia della violenza delle forze dell’ordine a Salvador Atenco.
Manu Chao durante la selezione di Cinelandia al Festival Internacional de Cine, a Guadalajara, aveva denunciato il caso delle donne assasinate a Ciudad Juárez, e aveva riaffermato il suo impegno nella "Campaña Nacional e Internacional: Libertad y Justicia para Atenco" dicendo: “Stiamo preparando molte iniziative per porre fine all’ingiustizia e perchè si capisca quello che è successo ad Atenco. Si è trattato di terrorismo di stato."
Alla notizia dell’intenzione del Governo Messicano di sanzionare Manu Chao immediatamente a livello internazionale si è mobilitati.
La "Secretaría de Gobernación" si è vista costretta ad emettere un comunicato in cui afferma di non aver avuto nessuna intenzione di applicare sanzioni al cantante.
Di seguito:
Articolo de La Jornada
Agenzie di stampa sulla notizia

venerdì 27 marzo 2009

Elezioni in Turchia, le aspettative dei kurdi

di Delphine Strauss e Funja Guler Financial Times, 24 marzo 2009

Diyarbakir – I pennacchi di fumo dei fuochi accesi per celebrare la tradizionale festa del Newroz si levano dai campi attorno a Diyarbakir, nel sudest kurdo della Turchia. Sotto un tramonto primaverile, le famiglie hanno banchettato e i danzatori hanno ballato in cerchio, mentre sul palco, davanti a una folla di centinaia di migliaia di persone, sono saliti dei cantanti kurdi. La celebrazioni pacifiche dimostrano quanto sia cambiata la regione rispetto ai primi anni novanta, quando la violenza tra l’esercito e i separatisti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) era al suo picco e il Newroz rappresentava un pretesto per scontri tra dimostranti e forze di sicurezza. Diyarbakir è diventata uno dei campi di battaglia elettorale più caldi della Turchia. Il Partito di giustizia e sviluppo (Akp) al governo sta combattendo per rimuovere il sindaco kurdo del Partito della società democratica (Dtp) durante le elezioni locali di questo fine settimana. Entrambe le parti affermano che il risultato (elettorale) potrebbe accelerare gli sforzi per porre fine al conflitto.“La Turchia è sulla strada giusta… ma sta procedendo lentamente”, dice Galip Ensarioglu, presidente della Camera di commercio di Diyarbakir. Negli ultimi mesi, la televisione di Stato turca ha iniziato a trasmettere in lingua kurda, un tempo proibita; un passo importante per una minoranza che ammonta a quasi un quinto dei 70 milioni di abitanti della Turchia. L’Akp si è impegnata a pompare denaro nella logora economia del sudest. Il Pkk sta combattendo un'azione di retroguardia dai nascondigli nelle montagne Qandil, in nord Iraq. Per tre mesi, non vi sono state violenze in Turchia. I rapporti migliorati con l’Iraq potrebbero condurre a una svolta. Abdullah Gul, il primo presidente turco a visitare Baghdad dopo oltre trent’anni, questa settimana ha rotto un tabu facendo riferimento alla “amministrazione regionale del Kurdistan” in nord Iraq. Jalal Talabani, presidente iracheno ed egli stesso kurdo, ha fatto appello ai ribelli perché abbandonino le armi o lascino l’Iraq. I leader kurdi iracheni convocheranno presto una conferenza di sicurezza che potrebbe fare appello per una amnistia e per la fine della lotta armata del Pkk. Ma prima, il governo turco dovrà convincere i kurdi di essere in grado di garantire i loro diritti meglio dei ribelli, e rassicurare al tempo stesso gli altri elettori di non stare cedendo al terrorismo. La campagna elettorale per le municipali nel sudest si sta combattendo su un livello più alto che i semplici servizi cittadini. Una vittoria dell’Akp nel sudest potrebbe “aumentare le possibilità per Ankara di... chiarire le sue intenzioni”, specialmente per quanto riguarda il momento e l’opportunità di un’amnistia per i membri del Pkk, sostiene l’opinionista Yavuz Baydar. Ma il Dtp sembra pronto a mantenere le sue roccaforti. Molti a Diyarbakir sono frustrati dal fatto che l’Akp, timoroso di provocare l’opposizione, non ha usato la sua maggioranza in Parlamento per fare le modifiche costituzionali che avrebbero concesso diritti più ampi alle minoranze e reso più facile per i deputati kurdi di vincere seggi. “Cosa stanno aspettando? Non hanno bisogno del sostegno di nessuno”, dice Sezgin Tanrikulu, un avvocato per i diritti umani. Tuttavia, una vittoria convincente del Dtp potrebbe rafforzare il partito, minacciato di chiusura per legami con il Pkk, come alternativa politica alla violenza. Osman Baydemir, sindaco di Diyarbakir, dice di essere intenzionato a spingere gli altri politici a prendere più sul serio i deputati del Dtp, ostracizzati a partire dalla loro elezione in Parlamento nel 2007. Ma il Dtp non sembra avere né la volontà né la capacità di spingere i ribelli del Pkk ad abbandonare la loro lotta per una madrepatria. Leyla Zana, che ha passato anni in prigione per i suoi accesi discorsi, ha suscitato il riso della folla, sabato, quando ha rimproverato Talabani per avere proposto il disarmo, e ha detto che un’amnistia dovrebbe costituire l’ultimo passaggio del processo. Ad Ankara, politici in tenuta elegante hanno sobbalzato di fronte ai fuochi del Newroz che segnalavano l’accettazione ufficiale di una festa considerata un tempo sovversiva. Ma a Diyarbakir, il candidato locale dell’Akp, Kutbettin Arzu, avrà vita dura nell’ottenere i voti. Gli uomini di una fumosa sala da tè nei sobborghi della città sono decisi a sostenere il Dtp. “Non vogliamo votare per nessun altro partito”, dice Abidin, il cui villaggio è sopravvissuto alle tattiche di terra bruciata dell’esercito negli anni novanta. E non nascondono la loro simpatia per i combattenti del Pkk. “Se vai sulle montagne Qandil – dice il cameriere – saluta i nostri amici”. (Traduzione di Carlo M. Miele per Osservatorio Iraq)

Turchia, Erdogan va al voto: vincerà, ma perderà consensi

di Geries Othman Asia News, 26 marzo 2009
Ankara - Mancano ormai pochi giorni alle elezioni amministrative in Turchia. Un appuntamento elettorale cruciale per il governo di Recep Tayyip Erdogan. Quarantotto milioni sono gli elettori chiamati a rinnovare i consigli provinciali e ad eleggere sindaci e consiglieri delle amministrazioni di ben 2.941 comuni. Un vero e proprio test per constatare la tenuta dell’Akp, che attualmente detiene ben dodici delle sedici metropoli più importanti del Paese, comprese Istanbul e Ankara. Benché diciannove siano i partiti in lista, quattro sono quelli in maggiore competizione. L’Akp, Partito della giustizia e dello sviluppo, attualmente al governo per la seconda volta consecutiva sotto la guida del primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Il Chp, Partito repubblicano popolare, erede della tradizione kemalista e principale partito all’opposizione. Il Mhp, ovvero la destra nazionalista spesso identificata con i Lupi Grigi, e il Dtp, Partito della società democratica, forte soprattutto nel sud est del Paese con in mano l’amministrazione della città di Diyarbakir, roccaforte dei curdi. La Turchia arriva a queste elezioni amministrative con una situazione economica disastrosa, con accuse di corruzione da tutte le parti, con un negoziato per l’ingresso in Europa che va a rilento e una serie di promesse di maggior democrazia e sviluppo non realizzate. Nonostante questi temi scottanti sul tavolo, i dibattiti elettorali, però, sono stati animati da scontri tra partiti privi di veri e propri programmi per venir fuori da questo stallo e senza reali progetti futuri di rilancio del Paese. Il primo ministro Erdogan, che vuole vincere a tutti i costi, è sceso in campo di persona ed è un continuo apparire in televisione e sui giornali davanti a bagni di folla e inaugurazioni di ogni tipo. Dall’inizio della campagna elettorale ha partecipato a 70 tra manifestazioni e comizi, visitando 67 province su 81 e quasi tutti i giorni è stato impegnato a inaugurare di tutto: ospedali, centri culturali e sportivi, scuole, la nuova linea bus veloce che collega la parte europea a quella asiatica di Istanbul e il mini-prolungamento della metropolitana nella moderna Costantinopoli. Benché secondo recenti sondaggi il 46 per cento di coloro che lo votarono rimpianga l’Erdogan riformista del suo primo mandato e il 48 per cento accusi l’Akp di aver abbandonato le sue idee progressiste, questo partito di ispirazione islamica, conta comunque su una solida base che secondo un sondaggio effettuato dall’agenzia A&G per conto della Cnn è del 39,8 per cento, percentuale certo in calo rispetto alle elezioni del 2007 quando Erdogan è risultato trionfatore con il 46,6 per cento dei voti, ma comunque non disprezzabile. E il premier è sicuro di vincere la sfida di domenica prossima. Del resto tale possibile successo non sarebbe solo merito dell’abilità ammaliante di Recep Tayyip e della sua squadra, ma soprattutto colpa della mancanza di una vera alternativa politica. Eppure il partito di governo deve fare i conti con numerose ombre oscure messe in luce contro di lui. Prima fra tutte le accuse di corruzione di alcuni suoi membri e ancor più lo scandalo che mesi fa ha colpito la Deniz Feneri, associazione benefica turca processata a Francoforte per aver versato parte dei proventi raccolti dai turchi residenti all’estero nelle casse dell’Akp anziché destinare i fondi ai poveri. Poi le polemiche sullo stanziamento di 50 milioni di euro per gli “aiuti sociali” del governo distribuiti soprattutto nel sud est del Paese, a maggioranza curda e fra le aree più povere della Turchia. Potenziali elettori “omaggiati” con elettrodomestici ultimo modello nuovi di zecca, come frigoriferi, televisori e condizionatori d’aria. Come se non bastasse il Dtp ha denunciato numerose irregolarità nella registrazione dei votanti. Secondo questo partito, il governo, che punta a guadagnare le amministrazioni comunali dell’est, avrebbe favorito l’attribuzione di indirizzi falsi a 1630 soldati, 1200 insegnanti e 2000 cittadini di Adana che risulterebbero residenti in alcune cittadine curde solo per poter avere diritto di voto in quelle zone. E altri atti illegali nei registri dei votanti sono stati comunicati dalla Dicle News Agency. Del resto, a danneggiare la credibilità del processo democratico, secondo Fuat Keyman docente di Relazioni internazionali all’Università Koc di Istanbul, è anche l’aumento improvviso dei votanti registrati, cresciuti di ben 6 milioni. “Se è vero che le elezioni dimostrano che in Turchia esiste una democrazia – prosegue Keyman – ciò non implica necessariamente che questa democrazia sia vitale e in salute”. E lo sanno bene le segreterie dei partiti che, per evitare brogli elettorali, da sempre molto diffusi, hanno organizzato un vero e proprio esercito di osservatori da impegnare nei seggi per controllare il regolare svolgimento delle operazioni di voto. Lo stesso Akp collocherà in ogni seggio un rappresentante e nove osservatori per una spesa complessiva di circa 1,3 milioni di euro. Anche il Chp utilizzerà tre osservatori per seggio, mentre il Mhp conterà su una folta schiera di simpatizzanti e il Dtp fornirà un osservatore per seggio.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!