martedì 5 maggio 2009

Prosegue la conquista sionista delle terre palestinesi.

Fonti palestinesi hanno riferito che, con la prosecuzione della costruzione del Muro dell'Apartheid, "le forze di occupazione israeliane confischeranno grandi porzioni di terreno appartenente alla cittadina di Beit Hanina, dichiarandole zona militare chiusa". Secondo un rapporto stilato dall’Unità di supporto al negoziatore, organo dell’Olp, le autorità di occupazione israeliane hanno così sigillato la città di Gerusalemme anche dai lati nord, est e sud.
Il rapporto ha chiarito che "il Muro di separazione sottrarrà 230 km di terreno cisgiordano e circonderà 420 mila cittadini palestinesi, tagliandoli fuori dalla città di Gerusalemme e dal resto della Cisgiordania, che sarà così divisa tra sud e nord". Viene quindi sottolineato che "Israele ha costruito 12 dei 44 km di muro di annessione con il solo obiettivo di confiscare 58 chilometri quadrati di terra e chiudere l'‘anello’ intorno a Gerusalemme".
Nella Città Santa, invece, l’amministrazione municipale dell’occupazione israeliana ha stabilito la demolizione di 10 case arabe nel quartiere di al-Mukabber, al fine di permettere la costruzione di un ponte all'interno del grande progetto del cordone stradale, che separerà i quartieri arabi vicini e collegherà i focolai coloniali di Gerusalemme Est con l’ebraica Gerusalemme Ovest.
A conferma di ciò, Eli Yishai, ministro degli Interni israeliano, ha accolto le raccomandazioni del comitato speciale del ministero, annunciando da una parte la prossima annessione alla colonia di Maale Adumim dell'insediamento sionista di Kedar e dei 1200 ettari di terra vicini, e dall’altra la confisca di diversi appezzamenti palestinesi, che serviranno a costruire 6000 nuove unità abitative.
Yishai aveva chiarito la settimana scorsa che la decisione sarebbe dipesa dalla commissione interna al ministero e sarebbe quindi stata a favore degli israeliani, senza alcuna considerazione delle reazioni internazionali.
L'obiettivo dei progetti del governo israeliano è insomma quello d’intensificare il colonialismo, tagliare le comunicazioni tra il nord e il sud della Cisgiordania e isolare Gerusalemme Est dal resto delle province della regione, all'interno di un ampio quadro che mira a trasformare la città e i Territori attualmente sotto il governo di Ramallah nella "Grande Gerusalemme".
La stessa confisca dei 1200 ettari a favore di Maale Adumim era stata definita ormai da una settimana, così come già da diversi giorni era emersa la decisione di modificare il percorso del Muro, in modo tale da includere al suo interno tutte le aree sopracitate. Questi piani erano stati svelati soltanto negli ultimi mesi.
tratto da Infopal

Presenz/Attiva Compartir autonomia Chiapas, Messico

Estate 2009, dal 15 luglio al 31 agosto
Per sostenere le comunità zapatiste
Per conoscere il Messico dal basso che si organizza nell’Otra Campana

L’Associazione Ya Basta e il Coordinamento Toscano di sostegno alla lotta zapatista, saranno in Chiapas e Messico a partire dal 15 luglio e per tutto il mese d’agosto 2009 per:
visitare, conoscere e appoggiare direttamente l’autonomia zapatista;
partecipare ai progetti “Agua para todos” Zona Selva e ai progetti di sostegno all’educazione autonoma Zona Oventic;
dar vita alle Brigate Sanitarie con il Sistema di Salute Autonomo Zapatista.
In Chiapas si configura uno scenario di indurimento dell’offensiva contro le comunità indigene zapatiste. Una situazione che si inquadra dentro la generale militarizzazione del Messico, cosa che si è vista anche nelle misure del Governo per affrontare l’emergenza sanitaria dell’influenza "suina". In tutto il paese dietro quella che viene presentata come la guerra al narcotraffico, che è in realtà uno scontro tra apparati e corporazioni di potere, cresce la tendenza, denunciata anche dalle organizzazioni dei diritti umani, a porre in una sorte di stato d’assedio l’intero paese. Una tendenza che per certi versi è stata allargata dalle misure prese dal governo messicano durante l’emergenza sanitaria: basta pensare al dispiegamento di soldati nella stessa capitale. Esercito per le strade, impunità degli apparati polizieschi si accompagnano al tentativo di repressione di movimenti ed istanze sociali come succede da Atenco, a Oaxaca, nel Guerrero. Nel Messico della crisi generalizzata, acuita dall’emergenza sanitaria, della mancanza di prospettive per migliaia di persone, dal calo delle rimesse dagli USA, quello che viene messo in campo sembra una misura preventiva contro la protesta sociale. Una sorta di repressione preventiva contro la rivolta destinata a crescere in un paese dove la disuguaglianza sociale, nel tempo della crisi globale, tende ad crescere in misura drammatica. In questa situazione l’esperienza dell’EZLN accompagnata dalle realtà sociali che compongono l’Otra Campana rappresenta un alternativa scomoda per tutto il sistema istituzionale complice dell’attuale situazione sociale.
Sostenere le comunità zapatiste nella costruzione quotidiana che le Giunte del Buongoverno e i Municipi Autonomi portano avanti dell’autonomia resa realtà, dell’indipendenza praticata come alternativa concreta è un contributo alla ricerca collettiva nel mondo di costruire oggi “un nuovo mondo possibile”.
Torniamo in Chiapas per condividere l’esperienza zapatista ed essere insieme alle donne e gli uomini che dall’altra parte dell’oceano, come tutti noi, sognano un futuro diverso e costruiscono un presente di ribellione.
Programma:
Fin dalla metà di luglio e per tutto agosto sarà possibile visitare le comunità zapatiste per ascoltare direttamente le denunce delle provocazioni che vengono compiute contro l’autonomia indigena.
Dal 15 luglio
Visita Zona Los Altos e altre comunità.
Dal 2 agosto visita ai Caracol zapatisti nei giorni dell’anniversario della nascita delle Giunte del Buongoverno
Dal 10 al 23 agosto Prima Brigata sanitaria e dal 24 al 31 agosto Seconda Brigata nella zona Selva. La presenza delle brigate sanitarie è aperta anche a non specialisti per collaborare al Progetto Agua para Todos e visitare le comunità. Si può scegliere il periodo di permanenza a seconda delle proprie disponibilità.
Coordinamento della presenz/attiva a cura di:
Ass.Ya Basta Nord-est

http://www.yabasta.it/
mail yabasta@sherwood.it

Ass.Ya Basta Roma
moltitudia-yabasta.blogspot.com
mail moltitudia_yabasta@yahoo.it

Ass. Ya Basta Napoli
http://www.yabastanapoli.blogspot.com/
mail yabastanapoli@yahoo.it

Coordinamento Toscano di sostegno alla lotta zapastista
http://dignidad-rebelde.blogspot.com/
mail coordinamento-toscano-zapatista@inventati.org



L’accusatore e l’accusato. Ci accusano di molte cose, è vero. E probabilmente siamo colpevoli di alcune, ma ora voglio soffermarmi su una: Non abbiamo sparato all’orologio del tempo quel primo gennaio, né lo abbiamo trasformato in una festa nostalgica di sconfitta, come hanno fatto col 68 alcun@ di quella generazione in tutto il mondo, come hanno fatto in Messico con l’88 ed ora perfino col 2006. Su questo culto malaticcio per i calendari truccati tornerò poi. Neppure abbiamo modificato la storia per rinominarla dicendo che siamo o fummo gli unici o i migliori, o entrambe le cose (che è ciò che fa quest’isteria di gruppo che è il movimento lopezobradorista, ma tornerò poi su questo). C’è stato e c’è chi ci critica per non aver fatto il salto "nella realpolitik" quando i nostri buoni politici, cioè il nostro rating mediatico, offriva un buon prezzo per la nostra dignità sul mercato delle opzioni elettorali (non politiche). Ci accusano, in concreto, di non aver ceduto alla seduzione del potere, ciò che è riuscita ad ottenere che gente molto brillante di sinistra dica e faccia cose che sarebbero una vergogna per chiunque. Ci hanno anche accusato di "delirio" o "radicalismo" perché nella VI Dichiarazione denunciamo il sistema capitalista come la causa dei principali mali che angosciano l’umanità. Oggi non insistono più su questo, perché lo dicono perfino i portavoce del capitale finanziario di Wall Street. Di sicuro, ora che tutto il mondo dice e ridice sulla crisi globale, bisognerebbe ricordare che già 13 anni fa, nel 1996, fu segnalata da uno scarabeo degno e rabbioso. Don Durito de La Lacandona, nella relazione più breve che ho ascoltato nella mia breve età, disse "il problema con la globalizzazione è che poi i globi esplodono". Ci accusano di non rintanarci nella sopravvivenza che, con sacrifici e l’appoggio di quelli in basso negli angoli del pianeta, abbiamo costruito in queste terre indie, e di non rinchiuderci in quello che le menti lucide (così si dicono) chiamano "il laboratorio zapatista" o "la comune della Lacandona". Ci accusano di venire fuori, sempre, per affrontare il Potere e cercare altre, altri, voi, che lo affrontate senza false consolazioni né conformismi. Ci accusano di essere sopravvissuti. E non si riferiscono alla resistenza che 15 anni dopo ci permette di dire che continuiamo a lottare, non solo a vivere. Quello che li disturba è che siamo sopravvissuti come altro riferimento della lotta, della riflessione critica, dell’etica politica. Ci accusano, chi l’avrebbe detto, di non esserci arresi, di non esserci venduti, di non aver tentennato. Ci accusano, insomma, di essere zapatisti dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Oggi, 515 anni dopo, 200 anni dopo, 100 anni dopo, 25 anni dopo, 15 anni dopo, 5 anni dopo, 3 anni dopo, dichiariamo: siamo colpevoli. E, dato che è il modo neozapatista, non solo lo confessiamo, ma lo celebriamo. Non immaginavamo che questo avrebbe disturbato qualcuno che là in alto finge progressismo o si veste di una sinistra giallo scolorito o senza nemmeno colore, ma bisogna dirlo: L’EZLN vive. Evviva l’EZLN!
Dai discorsi del Subcomandante Marcos durante il Primo Festival della Rabbia Degna

Milano e Napoli come Gaza

Affidata agli israeliani la sicurezza di metro e ferrovie


Tranquilli. La sicurezza targata Mossad sbarca in Italia.Viaggiare sulle ferrovie della Nord Milano o sulla metropolitana di Napoli e non solo, da oggi, diventa un affare sicuro:quasi più di Gaza. A patto, però, che non ricordiate nemmeno lontanamente un arabo o che i vostri zaini e le vostre borsette non insospettiscano i meticolosi addetti alla security sfornati da Tel Aviv e più precisamente dalla società di contractors israeliana G.Team SecurityLtd (http://www.gteamsecurity.com/), a cui le aziende di trasporto locale hanno appaltato i servizi di sicurezza. Mica poco se si pensa che l'attuale General Manager di GTeam, nella sua precedente esperienza professionale, è stato il direttore della "Security Division" delle ferrovie Israeliane che - rassicura la società(http://www.formazioneseaf.it/GTeam_Security_Profilo.php)-"in questa veste ha sviluppato i principi della "security", i piani di sviluppo e quelli operativi, la filosofia della protezione delle infrastrutture, ha definito le risorse da dedicare alla sicurezza, le loro procedure ed i loro programmi formativi in funzione delle esigenze". In altre parole, ad ispirare metodi e procedure della sicurezza a Napoli e Milano è la stessa "filosofia" messa in campo in Israele. Insomma, possiamo stare tranquilli.

lunedì 4 maggio 2009

Genocidio a Gaza, Unicef: i bimbi palestinesi vittime del conflitto israeliano contro la Striscia.

L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) ha dichiarato che la vita dei bambini nella Striscia di Gaza non è ancora tornata alla normalità, nonostante siano passati 100 giorni dalla fine dell’ultimo assalto militare israeliano.
Patricia Mack Phillips, rappresentante speciale dell'Unicef nei Territori palestinesi occupati, ha affermato che “i bambini della Striscia di Gaza soffrono ancora fisicamente e psicologicamente, per cui è necessario che venga consentito l'ingresso nella regione delle risorse necessarie per la riabilitazione e il recupero”.
Nel suo comunicato stampa, la Phillips ha aggiunto: “A tutt’oggi, l’energia elettrica continua a non raggiungere il 10% della popolazione, mentre al 9% non arriva l’acqua. (…) A sud della Striscia, le cliniche dell’agenzia delle Nazione Unite Unrwa hanno registrato l’aumento dei casi di malattie legate alle risorse idriche e ai servizi igienico-sanitari, come la diarrea, la cui diffusione è cresciuta rispetto all’anno precedente; tante famiglie soffrono inoltre per la mancanza di cibo, benzina e denaro”.
La rappresentante Unicef ha poi rivelato un tragico dato: dopo la fine del conflitto, cinque bimbi sono morti a causa di ordigni esplosivi, mentre altri 14 sono stati feriti in atti di violenza di diverso genere.
I combattimenti hanno influenzato pesantemente anche la salute mentale dei minori, come ha affermato una recente ricerca condotta dalle Nazioni Unite, secondo la quale l’ansia e la tensione sono i principali problemi sanitari di Gaza.
L'Unicef sta quindi lavorando con i propri partner per fornire sostegno psicosociale ai bambini e ai giovani, diffondere informazione tra gli studenti e gli abitanti riguardo ai rischi di mine, sostenere l’educazione sanitaria e organizzare campagne di vaccinazione.
Per migliorare la salute delle madri e dei loro figli, l'organo dell’Onu si concentra inoltre sul miglioramento delle competenze del personale ospedaliero che fornisce assistenza - in particolare per quanto riguarda il trattamento dei casi di grave malnutrizione, l'allattamento al seno e la diagnosi precoce delle malattie infantili.
Tuttavia, le difficoltà di accesso a Gaza continuano ad ostacolare gli sforzi di recupero e di soccorso, a causa dell'assedio imposto sulla regione da 22 mesi. Basti pensare che la media giornaliera di camion che hanno ottenuto l’autorizzazione a entrare nella città è stata di circa 132 nello scorso mese di marzo, rispetto ai 475 del maggio del 2007 (un mese prima della presa del potere da parte di Hamas).
L’assedio pesa naturalmente anche sulla vita dei bambini, come spiega la Phillips: “Dopo la guerra, le case, le scuole e le strutture sanitarie bombardate non sono state né ricostruite né riparate, e questo grazie all'embargo israeliano sulle forniture di cemento. Manca inoltre il materiale necessario per sistemare la rete idrica e i servizi igienico-sanitari nella Striscia”.
Ha poi aggiunto che l’embargo “non ha consentito nemmeno la distribuzione del materiale didattico spedito dall’Unicef, che includeva strumenti per la formazione degli insegnanti, lo sviluppo della prima infanzia e l’intrattenimento (come gli strumenti musicali)”.
I piccoli abitanti di Gaza sono anche vittima del mancato arrivo di cure d'emergenza nella città. I rapporti dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) riferiscono che almeno tre pazienti sono recentemente morti in attesa di ottenere il permesso di trasferirsi all’estero per ricevere le cure mediche necessarie alla loro guarigione. A questo proposito, la Phillips dichiara: “I bambini sono le vittime innocenti di questa crisi, e dobbiamo fare in modo che tutte le parti in conflitto garantiscano in primo luogo i loro interessi”.
da Infopal

Cina. Amnesty, sopravvissuti a sisma intimiditi se protestano

I sopravvissuti al terribile terremoto che un anno fa ha devastato la Cina ora rischiano di finire in carcere o di subire intimidazioni se protestano per il crollo delle scuole, per la corruzione o si lamentano per altri problemi, secondo quanto riferito da Amnesty International. Mentre Pechino sta spendendo miliardi di dollari nella ricostruzione delle città nella provincia del Sichuan rase al suolo dal sisma dello scorso 12 maggio, il governo ha lanciato anche una campagna, meno pubblicizzata, contro quei cittadini che si lamentano più del dovuto per il crollo di molte scuole in cui sono morti migliaia di bambini, secondo quanto riferito dal gruppo che tutela i diritti umani. “Bloccando i genitori dei bambini morti (nei crolli), il governo sta creando più miseria per la gente che in alcuni casi ha detto di aver perso tutto nel terremoto del Sichuan”, ha detto Roseann Rife di Amnesty in una nota diffusa via e-mail assieme al rapporto, oggi. La settimana prima dell’anniversario del sisma, che ha provocato la morte di circa 80 mila persone, la disputa tra le autorità locali e i sopravvissuti, descritta da Amnesty, potrebbe intensificarsi. Nel weekend, diversi genitori delle vittime del sisma a Juyuan, dove è crollata una scuola, hanno detto a Reuters che le cerimonie che avevano in programma per ricordare i loro bambini sono state bloccate dalla polizia.“La polizia e i funzionari della città ci hanno detto che non dovevamo fare tutte queste storie”, ha detto un genitore, Yang Rengui, il cui bambino è morto nel crollo. Alla vigilia dell’anniversario, i media ufficiali stanno elogiando gli sforzi per la ricostruzione mentre il rapporto di Amnesty mette in evidenza le tensioni lasciate dal sisma.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!