lunedì 29 giugno 2009

Honduras - Comunicado n.1 del Frente de Resistencia Popular



Comunicado n.1 del Frente de Resistencia Popular

A la comunidad nacional e internacional comunicamos:

1. Que denunciamos que en la madrugada del 28 de junio del 2009 se ha perpetrado el brutal e inhumano golpe militar contra el gobierno legalmente constituido de Manuel Zelaya Rosales, Presidente de l República de Honduras.

2. Que es falso que el Presidente Manuel Zelaya Rosales y su Gabinete hayan renunciado a sus cargos, argumento utilizado de forma infame por parte del Congreso Nacional para oficializar la destitución del Presidente Zelaya e instalar en su lugar a Roberto Micheletti Baín.

3. Que el pueblo hondureño y la comunidad internacional sólo reconocen a Manuel Zelaya Rosales como actual y único Presidente de la República de Honduras.

4. Que nos hemos organizado en el Frente de Resistencia Popular, con carácter nacional y permanente en coordinación con todos los municipios del país, para crear una resistencia activa y pacífica con el fin de restituir el orden constitucional y el respeto a los derechos humanos.

5. Que los golpistas han creado un clima de inseguridad, amenaza, captura y terror, que pone en precario la vida del pueblo hondureño y de todos los hombres y mujeres que nos hemos manifestado a favor de una democracia participativa.

6. Que demandamos la solidaridad de la comunidad nacional e internacional, para restablecer los derechos constitucionales y la soberanía del pueblo hondureño.

7. Que debemos rechazar con dignidad y valor el cerco de rumores y mentiras con las que los grupos de poder y los golpistas intentan inmovilizar la voluntad popular a favor de la democracia.
8. Que convocamos a toda la población a mantenerse alertas y ocupar pacíficamente todos los espacios públicos a nuestra disposición, incluyendo los alrededores de la Casa Presidencial en Tegucigalpa, símbolo de la democracia legalmente constituida

Tegucigalpa, 28 de junio del 2009
FRENTE de RESITENCIA POPULAR

Colpo di stato in Honduras: Chavez minaccia un intervento militare



Attilio Folliero - lapatriagrande.org


All’alba, un gruppo di militari è entrato con la forza nella residenza del presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya; lo hanno sequestrato, portato all’aereoporto e fatto salire su un aereo, che si è diretto a San Jose di Costa Rica, dove è stato letteralmente scaricato. Manuel Zelaya in persona dichiarando a Telesur, ha spiegato come si sono svolti i fatti; ha negato di aver chiesto asilo politico al Costa Rica, dichiarandosi “ospite momentaneo” ed ha annunciato che sarà presente alla riunione dei paesi dell’ALBA, prevista per domani a Managua in Nicaragua.
Anche la Ministra degli Esteri, la combattiva, Patricia Rodas, è stata sequestrata e portata in una base aerea militare; al momento non si conoscono le sue condizioni. Gli ambasciatori del Venezuela, di Cuba e del Nicaragua, appena al corrente dei fatti erano andati a portare solidarietà e protezione internazionale a Patricia Rodas, ma i militari, in disprezzo di tutte le norme internazionali, disconoscendo la convenzione di Vienna, hanno sequestrato e maltrattato anche i tre; l’ambasciatore del Venezuela è poi stato rilasciato, in una strada nei pressi della base aerea e si è potuto mettere in contatto con le autoriíta del proprio paese.
Il comando militare, responsabile di questo golpe sembra intenzionato a far giurare come presidente della Repubblica, Micheletti, l’attuale presidente del Congresso Nazionale. A giustificazione del giuramente, adducono la rinuncia del Presidente Zelaya, cosa del tutto falsa e negata dallo stesso Zelaya.
Intanto, in tutto l’Honduras manca la elettricità e la Tv di Stato è stata oscurata. Il golpe è stato prontamente condannato da tutti gli organismi internazionali, dalla Comunità Europea, da Insulsa presidente della OSA (Organizzazione degli Stati Americani) e dalla presidente cilena Bachelet, attuale presidente di UNASUR, l’Unione degli stati sudamericani.
Honduras è uno dei nove paesi membri dell’ALBA, l’Alleanza dei popoli bolivariani, organizzione di paesi Latinoamericani, fondata inizialemente nel 2004, da Chávez e Fidel Castro, cui si sono aggiunti successivamente altri sette stati, tra cui appunto l’Honduras.
Chavez appena avvertito si è prontamente attivato, consultando tutti i membri della organizzazione ed i principali governanti dell’America Latina. Dalla sua residenza ha responsabilizzato di questo colpo di stato, l’alto comando militare ed avvertito che non avrebbe tollerato un Micleletti presidente; per lui il presidente dell’Honduras è e rimane il presidente eletto, ossia Manuela Zelaya. Ha avvertito, in diretta Tv, che l’Alba, di fronte ad un colpo di stato in uno di paesi membri, non può rimanere a guardare, alludendo anche ad un possibile invio di truppe militari della coalizione per ristabilire l’ordine costituzionale.
Ricordiamo che in Honduras era prevista per oggi una consultazione popolare; non un referendum, ma una sorta di inchiesta per chiedere al popolo se nel prossimo referendum di fine anno, era daccordo con l’aggiungere una ulteriore domanda, concernente la possibilità di chiamare ad una successiva consultazione referendaria per chiedere una riforma costituzionale; ossia una domanda del tipo "Sei daccordo che, nel prossimo referendum venga aggiunta una domanda con la quale chiedere al popolo se è daccordo indire un referendum per chiedere una riforma della costituzione?" è bastata a spaventare l’estrema destra honduregna, di cui i militari golpisti sono solo i portavoci.
Mentre in Honduras migliaia di persone stanno protestando davanti il palazzo presidenziale, chiedendo ad alta voce il ritorno del rpesidente eletto, in tutti i paesi dell’Alba i popoli sono mobilitati; in particolare a Caracas si stanno avendo grandi raduni, sia davanti l’Ambasciata dell’Honduras, che davanti il palazzo presidenziale.
Anche gli Stati Uniti si sono pronunciati, dichiarandosi estranei a questo colpo di stato in Honduras e riconoscendo in Manuela Zelaya il presidente dell’Honduras.

sabato 27 giugno 2009

Un altro ragazzo ucciso dai respingimenti: si chiamava Amir e fuggiva dall'Afghanistan


Un desiderio finito sotto le ruote di un tir
un articolo di Basir Ahang, rifugiato politico e giornalista afghano


Amir, ragazzino afghano fuggito nel 2007 da una devastante guerra ormai trentennale, aveva tentato come molti altri suoi coetanei, di lottare per la propria sopravvivenza.
Dopo sei mesi di viaggio era finalmente riuscito ad arrivare in Grecia. La sua famiglia aveva allora pensato che Amir fosse al sicuro. Anche lui forse era contento e serbava nel cuore la speranza di una nuova vita, una vita migliore, diversa, da ricostruire e poter finalmente "vivere".
Come Amir, altri ragazzi, molti dei quali minorenni, si sentono al sicuro una volta giunti in Europa, è stato infatti insegnato loro, che qui i diritti umani esistono davvero e vengono rispettati. Nulla di più sbagliato.Quasi due anni della sua vita, Amir li aveva vissuti sotto la costante violenza della polizia greca, ma la speranza e la forza lui non le aveva perse.Ogni sera si nascondeva sotto un tir, nell’intento di arrivare in Italia, dopo aver capito che in materia di diritti umani, la Grecia non si poteva considerare Europa.Un suo amico, Hashim, racconta che assieme ad Amir un giorno si erano nascosti sotto un tir, all’arrivo di quest’ultimo davanti al check-in del Porto di Patrasso i poliziotti lo avevano trovato e fatto tornare indietro. Amir, invece, era stao più "fortunato", i poliziotti infatti non si erano accorti di lui e il viaggio era proseguito.Hashim continua, dicendo che quando i poliziotti lo avevano scoperto il suo pensiero era andato ad Amir e alla sua fortuna. Credeva che in Italia almeno lui avrebbe potuto trovare ciò per cui tanto aveva lottato.Hashim piange, non credeva che la vita del suo amico potesse fnire in modo tanto orrendo ed ingiusto, ma da una parte lo invidia: lui almeno non dovrà più provare dolore, sottostare ad ingiusitficata violenza, vivere nel ricordo della guerra.Amir finalmente è in pace, il suo viaggio è finito. Tre volte questo ragazzo era stato respinto dall’Italia. Schiacciato alle ore 15:30 del 23 Giugno 2009 sotto un tir di passaggio ad Ancona, morto dopo una lunga agonia alle 18:30, nell’indifferenza di uno Stato complice. Glielo dicano loro ora, alla sua famiglia che loro figlio è morto perchè qui nessun immigrato è ben accetto, glielo dicano loro che la sua morte è dovuta al suo essere "diverso", "immigrato", "clandestino". La vicenda è avvenuta in seguito alla chiusura del campo di Patrasso, decisa dal Ministro dell’Interno greco per far tacere l’opinione pubblica in seguito alla richiesta di spiegazioni sempre più pressante da parte di stampa, avvocati e Associazioni umanitarie. Ora, i ragazzi che prima risiedevano nel campo, di giorno si nascondono sulle montagne della città, mentre la sera tentano la fuga da un altro Paese che si vuole sbarazzare di loro. Ogni giorno dai Porti di Venezia, Ancona e Bari moltissimi giovani (perchè di giovani e bambini si tratta) vengono respinti verso Patrasso, qui vengono arrestati dai poliziotti greci che li segragano per almeno una settimana in container messi lì appositamente per loro.Container nei quali la polizia può sbizzarirsi per ferocia, utilizzando come sempre l’unico linguaggio universale che conoscono: la violenza.Da qui non è finita, perchè molti ragazzi vengono portati a Komotinì, città greca al confine tra Bulgaria e Turchia, altro "Paradiso dei Diritti Umani". In questa città, infatti, vi è un carcere, nel quale i richiedenti asilo vengono stipati fino a raggiungere un numero sufficiente per spedirli in Turchia e di qui alla volta dell’Afghanistan. La settimana scorsa 115 persone sono state respinte, 70 da Patrasso e 45 da Atene.Tre semplici domande: chi paga il biglietto aereo che respinge questi ragazzi dalla Turchia al loro Paese d’origine? L’Italia, la Grecia, la Turchia, o tutti e tre gli Stati da buoni amici si dividono le spese? E l’UNHCR? E le Nazioni Unite in tutto questo dove sono? Ci sentono? Ci vedono? Perchè la cecità potrebbe essere una comoda scusante, come una vacanza in Libia volendo.

Basir Ahang
Rifugiato politico e giornalista afghano

Lula regala l’Amazzonia ai latifondisti


Approvata la Misura Provvisoria (MP), la Legge del grilagem, che regala il 72% dell’Amazzonia ai latifondisti.


Il presidente Lula ha approvato la Misura Provvisoria (MP) 458, rifiutando solo l’articolo sette che riguarda persone che non abitano nella regione e imprese che sfruttano indirettamente l’area.
Anche se i parlamentari, i ministri e lo stesso Lula dicono che questa legge favorisce i piccoli e medi agricoltori della regione , il 72% di tutta l’area regolarizzata dalla legge é composta da latifondisti.
Per il presidente dell’Associazione Brasiliana della Riforma Agrária (ABRA), Plínio de Arruda Sampaio, la MP 458 ha favorito solo l’agronegozio
"Questa legge è stata fatta per legalizzare le terre rubate in Amazzonia. Chi ha falsificato gli atti di proprietà , i grileiros , ora con titoli regolari venderanno queste terre alle grandi imprese nazionali e straniere, che produrranno soia, canna da zucchero, allevamenti di bestiame e sfruttamento di legname . I piccoli proprietari non riusciranno a restare in una regione dominata dall’agronegozio."
67 milioni di ettari di terra in Amazzonia saranno trasferiti dallo Stato a privati.
Le Aree fino a 1,5 mila ettari, occupate entro il 1 Dicembre 2004, non devono pagare o pagheranno un valore simbolico per l’immobile . Questo rappresenta. il 28% dell’area totale e comprende più del 90% degli immobili.
Chi occupa aree più grandi dovrà pagare il valore di mercato allo Stato.


Aline Scarso, Da Brasil de Fato
Traduzione di Antonio Lupo (comitato MST/Italia)

Annuncio pubblico - Non siamo partiti da Cipro oggi

Il comunicato del Free Gaza Movement da Larnaca sulla mancata partenza delle due barche.

Questo non è il tipo di annuncio che noi del Free Gaza Movement intendevamo fare oggi. Speravamo di annunciare che le nostre due barche, Free Gaza e Spirit of Humanity, erano partite dal porto di Larnaca per un viaggio di 30 ore verso l'assediata Gaza, trasportando attivisti per i diritti umani arrivati a Cipro da tutto il mondo per partecipare a questo viaggio, 3 tonnellate di materiale sanitario e 15 tonnellate di calcestruzzo e materiale da ricostruzione terribilmente necessari.
Il premio Nobel per la pace Mairead Maguire, che torna per la seconda volta a Gaza, ha affermato: "(la popolazione di Gaza) deve sapere che non l'abbiamo dimenticata e non la dimenticheremo."
Questa era lo nostra speranza, ma non è questo che è accaduto.
Invece, le nostre barche non hanno ottenuto il permesso di partire oggi a causa della preoccupazione per il nostro benessere e la nostra salute. I nostri amici a Cipro ci hanno detto che il viaggio per Gaza è troppo pericoloso, e che sono preoccupati che possiamo essere danneggiati in mare.
Cipro è stata una patria stupenda per il Free Gaza Movement in questi ultimi 10 mesi. I Ciprioti conoscono di propria esperienza le conseguenze terribili di un'occupazione. Conoscono anche cosa significa soffrire della violenza, ingiustizia ed esilio. Sin dal nostro primo viaggio per passare attraverso l'assedio di Gaza, le autorità Cipriote sono state estremamente d'aiuto nel capire i nostri obiettivi e le nostre intenzioni.

Il viaggio a Gaza è pericoloso. La marina israeliana ha speronato la nostra imbarcazione, Dignity, quando provammo a trasportare materiale sanitario a Gaza durante il brutale attacco di Dicembre/Gennaio. Israele ha preventivamente minacciato di aprire il fuoco sulla nostra barca disarmata, piuttosto che consentirci di consegnare materiale umanitario e di ricostruzione alla popolazione di Gaza.
Il rischio che noi affrontiamo in questi viaggi è infinitesimale rispetto al rischio imposto ogni giorno alla popolazione di Gaza.
Lo scopo di azione diretta e non violenta e resistenza civile è quello di assumersi i rischi, di mettere se stessi "in mezzo alla via" dell'ingiustizia. Noi ci assumiamo questi rischi ben coscienti di quali possano essere le conseguenze. Noi agiamo così perchè le conseguenze del non fare nulla sono di gran lunga peggiori. Ogni volta che consentiamo a noi stessi di subire delle prepotenze, ogni volta che passiamo accanto ad un demone e lo ignoriamo, noi abbassiamo il nostro livello e consentiamo al nostro mondo di diventare sempre più duro e ingiusto per tutti noi.
Oltre alla preoccupazione espressa dai nostri amici Ciprioti oggi, il consolato Americano a Nicosia ci ha avvertito di non andare a Gaza, dicendo che :
"(...) Il Ministro degli Esteri Israeliano ha informato i funzionari USA presso l'Ambasciata Americana a Tel Aviv, che Israele considera ancora Gaza un'area di conflitto e che non "sarà consentito" di raggiungere la destinazione a nessuna barca Free Gaza che tenti di navigare verso la Striscia di Gaza."
L'ex Membro del Congresso USA e candidata alla Presidenza, Cynthia McKinney, ha risposto a questo avvertimento facendo notare che "La Casa Bianca dice che il cemento e il materiale sanitario dovrebbero entrare a Gaza e ciò è esattamente cosa stiamo cercando di portare a Gaza."
"Anzichè riportare a noi la linea politica Israeliana," ha continuato la McKinney , "...gli Stati Uniti dorebbero inviare un messaggio ad Israele reiterando la posizione della Casa Bianca che il blocco di Gaza dovrebbe essere allentato, che l'ingresso del materiale sanitario e da ricostruzione, incluso il cemento, dovrebbero essere consentiti. Si dovrebbe consentire alle imbarcazioni Free Gaza di raggiungere la loro destinazione, viaggiando dalle acque territoriali di Cipro, attraverso le acque internazionali, direttamente nelle acque territoriali di Gaza."
"Il Dipartimento di Stato ha scelto invece di avvisare noi di prendere sul serio la notifica di Israele. La nostra domanda è: Possiamo prendere sul serio il Presidente Obama? Sarà fedele alle proprie parole e consentire a noi di portare aiuti a Gaza o batterà in ritirata?"
Domani consegneremo un esonero, firmato da tutti noi che andremo a Gaza, in cui solleviamo Cipro di tutte le responsabilità sulla nostra sicurezza. Vorremo dire ai nostri amici qui a Cipro che sebbene noi capiamo e apprezziamo la loro preocccupazione, noi non ci pieghiamo alle minacce ed alle intimidazioni di Israele.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!