mercoledì 26 gennaio 2011

Dopo il Seminario/Meeting Uniti contro la crisi - L'ambizione dell'alternativa


Marghera - Seminario Meeting Uniti contro la crisidi Luca Casarini, Gianni Rinaldini

Dopo la straordinaria due giorni di Marghera, potremmo lasciarci cullare dalla soddisfazione collettiva che ha invaso i luoghi del meeting, e che ha accompagnato ognuno nel viaggio di ritorno verso casa. Non è mica una cosa da niente, di questi tempi, poter essere soddisfatti di una scommessa politica e culturale che per noi si chiama “uniticontrolacrisi”.
Ma indugiare troppo su “quanto è stato bello” non ci è concesso: sarebbe come premere il tasto della pausa e trasformare un film appena iniziato in una fotografia: bellissima, ma ferma. Sia chiaro, non foss’altro per tutti quelli che si sono dannati per far riuscire tutto al meglio, la prima cosa è essere contenti, felici, di come è andata. Il numero delle persone che sono state “attratte”, e non cooptate o obbligate, a partecipare, è un fatto importante. La qualità di questa presenza, espressa non solo attraverso quasi duecento interventi, ma anche e soprattutto in un modo di stare insieme fondato più sulla pazienza che sulle pretese, animato dalla disponibilità e non sul pregiudizio, ha creato il “clima”. E’ opera di tutti quello che è potuto succedere: di un modo di pensarla, prima, questa occasione di incontro, e di come di essa ci si è collettivamente appropriati poi. Se la “pratica del comune” è innanzitutto “esemplarità” e non linea o modello, va da sé che Marghera segna una tappa di riferimento fondamentale.

Tunisia, una primavera in inverno



di Marina Nebbiolo

Scolari e studenti medi avrebbero dovuto rientrare in classe lunedi 24 gennaio ma i loro insegnanti sono in "sciopero generale illimitato" per esigere che il nuovo governo si liberi definitivamente di chi ha condiviso responsabilità politiche con l'ex-presidente Ben Ali.
Gli insegnanti sono accompagnati da sindacalisti, aderenti all'opposizione di matrice comunista, cittadini con famiglia, donne e bambini. Da venerdi, la "Carovana della Liberazione" assedia la Kashbah, il palazzo del primo ministro Mohammed Ghannouchi, sfidando il copri-fuoco notturno. Questa manifestazione, a cui hanno aderito sindacalisti e militanti, è stata organizzata dai giovani della regione di Menzel Boudiane a 280 km da Tunisi. Sono partiti la scorsa settimana in centinaia dalle zone rurali e povere della Tunisia dove sono morti i primi manifestanti delle rivolte che hanno provocato la caduta del regime di Ben Ali. Spontaneamente, a piedi, in moto, in macchina, in camion o camper, hanno fatto tappa in ogni città o villaggio facendosi ospitare dalla popolazione e sono arrivati in migliaia all'alba a Tunisi ricongiungendosi con i manifestanti della capitale per fare cadere il governo. Non vogliono "farsi rubare anche la rivoluzione" oltre agli averi del paese che "Ali e i suoi 40 ladroni" hanno portato via dal paese.

Egitto - Attacco al Faraone


Egitto  Manifestazionidi Christian Elia

Per capire cosa accade in Egitto esiste una cartina di tornasole credibile: se davvero domani i beduini scenderanno in piazza qualcosa si sta muovendo nel , come viene chiamato il presidente Hosni Mubarak.
Le tribù nomadi che abitano il deserto del Sinai sono abili nel capire l'aria che tira. Una vita senza certezze li ha portati a sviluppare un atavico sesto senso per il pericolo, il quale nella loro storia si è quasi sempre presentato con la divisa di un poliziotto o di un soldato. La strategia è sempre stata quella di fare affari e di avere la minima visibilità possibile, per godere di una zona d'ombra che permettesse loro di agire indisturbati. Il Governatorato del Sinai del Nord ha fatto sapere oggi di aver ricevuto una richiesta per una manifestazione di alcune tribù di beduini, che dovrebbero scendere in strada nei pressi dell'aeroporto di al-Gorah, dove si trovano - fin dalla guerra del 1973 con Israele - forze di pace internazionali. Alcuni membri di una tribù del villaggio di al-Mahdiya, a sud del valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza, hanno dato la loro adesione alle proteste annunciando una marcia per le strade di Rafah e di Sheikh Zowayyed. La sicurezza è stata rafforzata in tutti i luoghi sensibili, in particolare di fronte alla facoltà di Scienze dell'educazione ad Arish e al quartier generale del governatorato a Rafah.

E ora brucia anche l'Egitto


Egitto  Manifestazionidi Michele Giorgio

Dopo la rivolta tunisina, s'infiamma l'Egitto. Al grido di «Via Mubarak», «Pane, lavoro e salario minimo» in migliaia scendono in piazza in tutto il paese. Almeno tre le vittime. Un movimento ampio, oltre ogni previsione, pieno di donne. Il regime trema. In fuga il figlio del presidente, destinato alla successione.
Brucia anche l'Egitto, sull'onda della rivolta tunisina, come non accadeva dal 1967, quando l'inattesa e umiliante sconfitta del Paese nella «Guerra dei Sei Giorni» fece scendere in strada milioni di cittadini. Al grido di «Via Mubarak», «Pane, lavoro e salario minimo», «Libertà e fine delle leggi d'emergenza», ieri centinaia di migliaia di egiziani - un milione secondo fonti non ufficiali - hanno invaso le strade del Cairo e di Alessandria, della città operaia di Mahalla, Assiut, Port Said, e anche di el Arish e Mahdia nel «prospero» Sinai e di città di solito «tranquille», come Tanta. E hanno scelto di farlo proprio nel «Giorno della Polizia», una delle ricorrenze più amate dal regime.

martedì 25 gennaio 2011

Messico - Morto Samuel Ruiz, Tatic, il vescovo dalla parte degli indigeni


Ruiz e MarcosE' morto il 24 gennaio a 86 anni Samuel Ruiz, Vescovo emerito del Chiapas.
Samuel Ruiz: un nome che tutto il mondo ha imparato a conoscere per l'impegno a fianco delle lotte dei popoli indigeni contro la discriminazione e il razzismo.
Impegnato nel lavoro di mediazione della CONAI tra gli zapatisti ed il Governo messicano, ha sempre mantenuto fede all'impegno di schierasi per i diritti e la dignità, anche quando, non a caso, era stato allontanato dal Chiapas.
Con la morte del vescovo Samuel Ruiz, la Chiesa perde un punto di riferimento, ha detto il vescovo di Saltillo, Raúl Vera. "Certo ci mancherà la sua parola profetica nella Chiesa e nel mondo", ha detto in un'intervista mentre lasciava l'ospedale in cui Ruiz è morto  per complicazioni da diabete, che soffriva da anni.
Ci macherà ancora di più in questo momento in cui  "c'è  povertà etica anche in chi ha la responsabilità nella costruzione della società". Un commento che fa riferimento alla criminalità organizzata "il più spaventoso paradigma" che rispecchia il degrado sociale e che è reso possibile dalla "corruzione" nelle istituzioni di enti pubblici e privati.
Raúl Vera ha osservato che il vescovo di San Cristobal de las Casas, Chiapas, era una "figura di responsabilità morale ed etica nel ruolo di vescovo inteso come rappresentante di una Chiesa che dovrebbe servire il mondo, non se stessa."

Articoli da La Jornada
El caminar de un teólogo hacia la liberación de los más los necesitados
Samuel marcó la conciencia nacional en el reclamo de los marginados: ONGs

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!