giovedì 10 marzo 2011

Libia - Parlare chiaro

di Rossana Rossanda

Al manifesto non riesce di dire che la Libia di Gheddafi non è né una democrazia né uno stato progressista, e che il tentativo di rivolta in corso si oppone a un clan familiare del quale si augura la caduta. Non penso tanto al nostro corrispondente, persona perfetta, mandato in una situazione imbarazzante a Tripoli e che ha potuto andare - e lo ha scritto - soltanto nelle zone che il governo consentiva, senza poter vedere niente né in Cirenaica, né nelle zone di combattimento fra Tripoli e Bengasi.
Perché tanta cautela da parte di un giornale che non ha esitato a sposare, fino ad oggi, anche le cause più minoritarie, ma degne? Non è degno che la gente si rivolti contro un potere che da quarant'anni, per avere nel 1969 abbattuto una monarchia fantoccio, le nega ogni forma di preoccupazione e di controllo? Non sono finite le illusioni progressiste che molti di noi, io inclusa, abbiamo nutrito negli anni sessanta e settanta? Non è evidente che sono degenerate in poteri autoritari? Pensiamo ancora che la gestione del petrolio e della collocazione internazionale del paese possa restare nelle mani di una parvenza di stato, che non possiede neanche una elementare divisione dei poteri e si identifica in una famiglia?

mercoledì 9 marzo 2011

Italia - No all'election day, ricorriamo alla Consulta


logo 2 sì per l'acquadi Alberto Lucarelli e Ugo Mattei

Il dibattito sullo scandaloso rifiuto dell'election day ha sortito l'effetto di far emergere per un giorno sui principali media nazionali il fatto che i referendum verranno celebrati. Tale è stato il silenzio che ha accompagnato fin qui la nostra battaglia che ancora la scorsa settimana un esperimento su una classe universitaria di circa 200 studenti in giurisprudenza ci ha rivelato che soltanto dieci fra loro sapevano che si sarebbe votato sull' acqua. Il cammino verso il quorum è davvero difficile, anche se la campagna sta cominciando a decollare. Il Comitato «2 sì per l'acqua bene comune», per esempio, ha approntato un bellissimo «kit dell'attivista», scaricabile dal web e contenente materiali e informazioni essenziali per diffondere il nostro messaggio.
Presto inoltre saranno disponibili bandiere referendarie da appendere ai balconi, una forma di diffusione del messaggio estremamente importante nel silenzio assordante dei media. Da questo punto di vista, ci sembra che perfino le un po' ambigue «invasioni di campo» di Di Pietro, che comunque gode di una visibilità mediatica che come movimento non abbiamo, abbiano comunque il pregio di far sapere che i referendum ci sono, cosa forse più utile, in questa fase, rispetto al rivendicarne la paternità.
Occorre continuare a governare la campagna elettorale accogliendo i contributi di tutti in un cammino che deve trasformarsi in una grande marcia capace di coinvolgere cittadini di ogni estrazione e credo politico. Il dibattito sull'election day e sui soldi sperperati al fine di far saltare il quorum ci ha mostrato che il popolo sovrano è ancora capace di indignarsi. Non possiamo accontentarci di aver sollevato politicamente la questione. Si tratta ora di dare veste giuridica ad un'istanza di ragionevolezza che coinvolge tutti e che non può non vincolare il governo. Che fare?

lunedì 7 marzo 2011

Costa d'Avorio - Nel caos

La situazione è da guerra civile. Gli scontri non si fermano tra le forze dell’ex presidente e quelle di Ouattara, il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale. Centinaia i morti. L’inerzia della comunità internazionale. Il monito dell’Acnur: 200 mila gli sfollati ad Abidjan; oltre 70 mila gli ivoriani scappati in Liberia. 
 
Giovedì 3 marzo, 6 donne sono rimaste uccise colpite da armi da fuoco (tiri di mitraglia), e molte altre ferite, nell'ormai famoso e popoloso quartiere a nord-ovest della città, Abobo, un feudo di Alassane Ouattara, il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale come il vincitore del ballottaggio del 28 novembre e a tutt'oggi rinchiuso a l'Hotel du Golf, protetto e alimentato dalle forze dell'Onu dell'operazione Onuci. Le donne manifestavano in favore di Ouattara.

Colombia - Morte e distruzione a peso d'oro


Una multinazionale vuole trasformare in miniera un ecosistema tipico latinoamericano, che regge l'intera offerta idrica di due milioni di persone. Che si oppongono al progetto.
 
Il Páramo è un ecosistema neotropicale, situato in altura, tra le foreste che si formano a oltre tremila metri di altitudine e le cime innevate dei cinquemila metri. A costituirlo sono vallate e pianure con una gran quantità di laghi, torbiere e praterie umide, punteggiate da arbusti e macchie di foresta. Circa il 57 percento di questo particolare ecosistema si trova concentrato in Colombia. Fra questi, c'è il Páramo di Santurbán, che produce e regola l'offerta idrica per due milioni di esseri umani delle aree urbane di Bucaramanga e Cùcuta e di altri 21 comuni, tutti situati nei dipartimenti di Santander e Norte de Santander. Un vero tesoro ecologico, sul quale sta posando gli artigli una multinazionale mineraria che già sta pregustando di estrarre l'immane ricchezza che nasconde, a cominciare dall'oro. Si tratta della Greystar Resources  che ha già ricevuto il benestare del governo Santos per il suo progetto minerario di Angostura. Ma le migliaia di abitanti che ne subiranno le devastanti conseguenze non ci stanno, e sono scese in piazza a Bogotà, di fronte al ministero dell'Ambiente per urlare in faccia ai governanti il proprio dissenso.

India - La BKU lancia la protesta contadina

India Bhartiya Kisan Union (BKU)La Bhartiya Kisan Union (BKU) ha minacciato di lanciare una grande offensiva il 9 marzo, bloccando tutte le strade nazionali per isolare Delhi dagli altri Stati.
Rohtak: Il malcontento che ribolle tra i contadini indiani contro le politiche del governo, si appresta a riversarsi sulle strade dato che la Bhartiya Kisan Union (BKU – Unione degli Agricolltori Indiani) ha minacciato di lanciare una grande offensiva il 9 marzo, bloccando tutte le strade nazionali per isolare Delhi dagli altri Stati.
La BKU è arrabbiata per il continuo abbandono del settore agricolo da parte dei governi Centrale e statali e per le politiche che si sono rivelate disastrose per le condizioni economiche degli agricoltori. I contadini si sono opposti all'acquisto di terreni fertili e hanno reclamato l’attuazione delle raccomandazioni della relazione della commissione Swaminathan.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!