lunedì 27 agosto 2012

Desinformémonos del lunedì


Reportajes Internacional
Oleg Yasinsky

Reportajes México
Amaranta Cornejo Hernández y Sergio Castro Bibriesca

Sofía Sánchez

Adazahira Chávez

Jaime Quintana Guerrero y Carolina Bedoya Monsalve
Foto: Zoe Garcia y Xinema Vogler

Reportajes Internacional

Paul Imison
Traducción: Adazahira Chávez


Carolina Bedoya y Jaime Quintana



David Bacon
Traducción: Sergio Adrián Castro



Lionel Maurel (Calimaq)
Traducción: Arthur Lorot



Los Nadies


Testimonio de Elías Josué Zúñiga, estudiante chileno



Imagina en Resistencia


Isabel Cervantes y Arthur Lorot



Fotoreportaje


Exposición organizada por el colectivo Cross Border
Texto: crossbordersydney.org / Traducción: Adrián Castro
Música: “77 %”, The Herd
Producción: Desinformémonos



Video


Realización: OPEL Prensa



Audio


Audios: Radio UNAM
Realización: Desinformémonos

venerdì 24 agosto 2012

Grecia - Una domenica pomeriggio a Patrasso (o come la società greca resiste al razzismo)


di Telòni Dòra-Dimitra Ricercatrice associata dell’Istituto Universitario Tecnico di Patrasso (TEI Pàtras)


Intorno alle 7 di sera fa molto caldo, mi fermo al mini market del mio quartiere, a Zavlàni, e mi metto a parlare con la proprietaria quando all’improvviso si sentono delle voci “avranno accoltellato qualche migrante...”, commenta lei turbata...
Fortunatamente non è così...però... un migrante del Bangladesh si trova steso su una sedia e tiene le mani sugli occhi, soffre, intorno a lui ci sono i suoi connazionali impauriti e preoccupati. Poco fa due uomini in macchina si sono fermati al semaforo vicino alla zona Kurtèssi, se ho capito bene, e gli hanno spruzzato sugli occhi qualche sostanza chimica irritante. Lo hanno portato di fronte al mini market i suoi amici, che abitano in questa zona, e sono venuti a chiedere aiuto. Il ragazzo soffre e il quartiere si mobilita subito, vedo delle donne e degli uomini che arrivano, li sento dire: “Chiamiamo un’ambulanza, chi è stato?”
Saranno quelli là, i fascisti”. Quando affermo che a Patrasso siamo ormai pieni di fascisti, un uomo mi risponde a voce bassa: “Che c’è da dire figlia mia, ormai abbiamo paura che anche il nostro vicino di casa sia uno di loro”.
Una signora si avvicina e dice: “Ma che hanno combinato a questi ragazzi? Non si vergognano proprio questi vermi, picchiano dei poveri ragazzi... come se non bastasse la loro povertà, adesso hanno pure quelli che li picchiano”. Penso che in questo quartiere la gente sa cosa vuol dire povertà e non sfoga la sua rabbia sullo “straniero”. Al contrario di tutti i tentativi dei media di indirizzare la rabbia colletttiva per la nostra povertà contro i migranti, qui sembra che ci siano ancora dei riflessi di solidarietà anzichè di odio.

Tajikistan - La guerra nascosta sotto il Tetto del Mondo


di Riccardo Bottazzo
Dushanbe - Nel leggere i comunicati diffusi dal ministero della guerra tajiko, nel Pamir sarebbero in atto solo delle “scaramucce tra l’esercito regolare e bande di trafficanti di droga”. Sempre secondo questi comunicati, che la maggior parte dei media occidentali ha ripreso pari pari e senza nessuna verifica - a dimostrazione dell’interesse praticamente nullo che tanto l’Europa che gli Usa nutrono per questo angolo di mondo -, si sarebbero registrati non più di venti morti dall’inizio di agosto ad oggi, equamente divisi tra militari e narcotrafficanti.
Fatto sta che queste cosiddette “scaramucce” sono tuttora in atto e, anzi, si stanno intensificando, tanto che l’ambasciata tedesca di Dushanbe si è assunta l’incarico di radunare tutti gli europei presenti nel sud del Paese e riportarli a casa. Anche l’ingresso nel Paese è diventato più difficile. Ottenere un visto turistico o anche lavorativo per il Tajikistan, lo so per esperienza diretta, è oggi una impresa più difficile del consueto. E anche quando riesci ad ottenere il sospirato visa (non di rado allungando qualche mazzetta da un centinaio di dollari ai funzionari dell’ambasciata), un timbro supplementare mette in chiaro che il tuo permesso di ingresso “non vale per il Pamir”.

Messico - A chi cerca un mondo libero

di Hugo Blanco - (direttore del mensile Lucha Indigena, e leader da più di 50 anni del Movimento Contadino del Perù)
Nel 1994, in piena gloriosa auge del sistema neoliberale che ci opprime, si alzó una voce ribelle, quella del movimento zapatista del Chiapas, Messico.
Naturalmente Salinas, l'allora presidente, lanciò una sanguinosa offensiva militare pensando di schiacciare rapidamente la ribellione. Non fu così, la popolazione indigena combattente, resistette. Il popolo messicano s'indignò davanti allo spargimento di sangue e pretese la fine dell'attacco.
Il governo degli Stati Uniti si allarmò, poiché, considerata la quantità di messicani e di chicanos che teneva e tiene oppressi nel suo territorio, c'era il pericolo che la ribellione armata zapatista si estendesse alla sede dell'impero. Quindi ordinò al governo messicano di sospendere l'attacco, e naturalmente il suddito obbedì. I ribelli dichiararono che loro avrebbero obbedito al popolo del Messico, che aveva chiesto che la guerra terminasse, e così si sospese lo scontro armato.
Il governo propose dei colloqui, gli zapatisti accettarono. A causa del loro spirito democratico, non vollero essere loro a parlare in nome degli indigeni messicani, e convocarono indigeni e indigenisti di tutto il paese perché fossero loro stessi ad elaborare le richieste indigene. Così avvenne, e furono così contundenti i loro argomenti che la commissione governativa dovette  accettarne molti. Entrambe le parti firmarono quelli che vennero chiamati “Gli accordi di San Andrés”. Siccome questi accordi dovevano essere espressi in forma di legge per poter essere approvati dal parlamento, questo nominò una commissione con l'incarico di dargli la forma necessaria. La commissione fece il suo lavoro e lo presentò alle due parti, gli zapatisti accettarono, il governo no. Presentò invece un altro documento, tradendo così gli accordi che aveva firmato precedentemente. I partiti della camera si inchinarono davanti all'abuso e accettarono di discutere e approvare il documento del governo. Quindi, il Potere Esecutivo, appoggiato dal parlamento, tradì gli accordi presi.

lunedì 20 agosto 2012

Desinformémonos del lunedì


Reportajes
Gloria Muñoz Ramírez
Fotos: Ricardo Trabulsi
Laura Carlsen/ Programa De Las Américas

Pietro Ameglio
Marcela Salas Cassani

Jaime Quintana Guerrero

Adazahira Chávez

Reportajes Internacional
Alberto Pradilla
Fotos: Etxerat Y Naiz.Info

Carolina Bedoya

Tejido de Comunicación ACID

Gaetano De Monte
Fotos: Global Proyect
Introducción de Giovanna Gasparello
Traducción: Adrián Castro Bibriesca

Dave Zirin
Traducción: Ricardo Montejano

Nacho Mato

 Los Nadies
Testimonio recogido en Panamá por Tamara Roselló Reina

Imagina en Resistencia
Gloria Muñoz y Alejandro González Ledesma

Fotoreportaje

Video
Olmecaone.com

Audio

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!