domenica 2 settembre 2012

Grecia - Atene ormai è senza medicine, Novartis sospende la fornitura

di Argiris Panagopoulos
La catastrofe sociale si aggrava. Sciopero dei dipendenti locali. In arrivo misure da 11,5 miliardi
L'autunno è arrivato e in Grecia sarà sicuramente caldo dopo i nuovi tagli - tra gli 11,5 e i 13,5 miliardi - che entro martedì prossimo dovrà presentare il governo di Samaras. Tra lo sciopero di 48 ore dei dipendenti pubblici locali e le proteste dei farmacisti, i tre leader che sostengono il governo (Samaras, Venizelos e Koubelis), insieme con il ministro della Finanze Stournaras, hanno cercato invano ieri di trovare un accordo sui tagli, vista la paura di aggravare le ferite della classe media e dei ceti sociali che si sono impoveriti drammaticamente negli ultimi tre anni.
Sul tavolo un taglio dei cosiddetti «stipendi speciali» del settore pubblico: polizia, militari, diplomatici, magistrati e perfino clero ortodosso. Finora sono stati risparmiati ma nel secondo memorandum è scritto che questi salari dovranno calare almeno del 12%. Il governo pensa a un taglio modulare che andrebbe da -6% per i poliziotti fino a -20% per preti e ambasciatori. Allo studio anche l'abolizione totale di tredicesima e quattordicesima e il taglio delle pensioni degli agricoltori.
Ieri Samaras è stato contattato al telefono dalla presidente del Fmi Lagarde per illustrare la situazione e il 7 settembre si incontrerà a Salonicco con il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy. Syriza ha avvertito i tre leader della «seconda troika» (quella dei tre partiti di governo, ndr) che continuare con l'austerity porterà alla distruzione della società. «La gente non rimarrà con le braccia incrociate ad aspettare il suo annientamento», ha avvertito Alexis Tsipras mentre il termometro sociale nella capitale greca è già ai massimi.
La polizia di Atene è riuscita a interrompere solo con gas e blindati usati come barricate il lungo e lento corteo dei grandi camion della spazzatura che voleva arrivare nel cuore della città per protestare contro i tagli ai comuni. Poco distante dalle proteste dei lavoratori nelle amministrazioni locali, in piazza Omonoia in un'animata assemblea i farmacisti decidevano se interrompere o no la vendita delle medicine.
I farmacisti, soprattutto, sono il problema più immediato per il governo di Samaras: minacciano di interrompere da domani la consegna delle medicine alla maggioranza dei pazienti che usufruiscono del sistema sanitario pubblico, visto che le casse sono vuote e lo stato non ha ancora pagato i 67 milioni di euro per le spese farmaceutiche di maggio. La multinazionale svizzera Novartis ha avvertito l'ente statale EOPPY che taglierà le forniture di 6 farmaci a causa di un debito da 40 milioni di euro del governo. Secondo l'Ordine dei farmacisti, tutti i diversi enti statali devono almeno 300 milioni alle farmacie e alle società farmaceutiche.
Il governo ha risposto come può. Ieri ha promesso una mancia di 90 milioni per bloccare le proteste degli enti locali mentre oggi, in un congresso straordinario, l'unione dei comuni Kedke deciderà se continuare o meno lo sciopero. Secondo la Kedke, almeno 40 comuni non avranno i fondi necessari per pagare i loro impiegati a settembre. Ma la credibilità dei sindaci è quasi inesistente, visto l'alto grado di corruzione negli enti locali.
In questo scenario già tragico, sembra che anche che i medici presto scenderanno nelle piazze, dopo l'ultimatum di ieri al governo dei dottori ospedalieri e di quelli convenzionati con la sanità pubblica contro nuovi tagli ai salari. Da lunedì, insomma, i pazienti saranno costretti a pagare di tasca propria sia le visite ai medici convenzionati sia le medicine che gli prescriveranno. Secondo i calcoli dell'Unione dei medici di EOPYY, l'ente deve dal 2010 a oggi ai medici di tutte le categorie più di 1,3 miliardi! Come provocazione, l'ordine dei medici di Atene ha proposto che il ministro della Sanità e il direttore dell'EOPYY rimangano senza stipendio fino a quando non saranno pagati tutti i medici in corsia.
Una situazione esplosiva, aggravata dalla fretta con cui entro martedì il governo Samaras deve presentare il pacchetto con i nuovi tagli. Una mossa disperata che cerca di ottenere, in cambio, un rinvio di due anni del rientro del debito pubblico. Secondo i calcoli del Fmi, prolungare in questo modo l'agonia costerebbe ai greci altri 20 miliardi.

martedì 28 agosto 2012

Spagna - Contro la crisi esprori nei supermercati


Per tutta l'estate si sono verificate azioni di esproprio nei supermercati, soprattutto nei paesi e regioni più povere della Spagna.

Si sono presentati in una cinquantina un supermercato Carrefour, a Merida, (Estremadura), rubando generi di prima necessita' in segno di protesta per i tagli alla spesa sociale. Si tratta, di attivisti della Piattaforma per il reddito minimo dell'Estremadura e di associazioni di disoccupati e di cittadini, guidati dal deputato di Izquierda Unida (IU) della regione dell'Estremadura, Victor Casco.
I manifestanti sono entrati in massa nella supermercato e, dopo aver riempito alcuni carrelli di olio, riso, pasta, latte e legumi, hanno tentato di abbandonare il supermercato, al grido di 'El pueblo unido jamas sera' vencido'. L'esponente di IU ha spiegato in dichiarazioni televisive che i prodotti erano destinati alle "90.000 persone che in Estremadura non hanno lavoro né alcun sussidio e che non sanno cosa mangiare". La maggior parte dei carrelli è stata intercettata dagli agenti della sicurezza del centro commerciale, mentre la polizia ha proceduto all'identificazione di coloro che avevano preso parte all'assalto.
Non è la prima volta che in Spagna si svolgono proteste simili.
Un' analoga azione di 'esproprio proletario' era stata realizzata agli inizi di agosto dal Sindacato andaluso dei Lavoratori (Sat) in supermercati di Ecija (Siviglia) e Arcos de la Frontera (Cadice).
Per combattere la crisi basta rubare ai ricchi per dare ai poveri: la ricetta di Robin Hood è stata fatta propria da alcuni sindaci spagnoli, guidati da Juan Manuel Sanchez Gordillo, primo cittadino di Marinaleda. Questo paesino dell’Andalusia è uno dei più colpiti dalla crisi e allora lui ha guidato i suoi concittadini nei supermercati. Assalto ai banchi, carrelli pieni di generi di prima necessità: latte, pane, legumi. Presi senza pagare. Sempre ad agosto in 200 hanno preso di mira un supermercato a Ecija uscendone con carrelli pieni di zucchero e riso, farina e frutta.

Israele - "Rachel Corrie morì per sbaglio"

Rigettata l'accusa di omicidio: Rachel Corrie morì per uno "spiacevole incidente" avvenuto in "attività di combattimento". Per i genitori e' una sentenza-farsa

Israele non è colpevole. Questa la sentenza emessa oggi dal tribunale di Haifa che ha così rigettato l'accusa di negligenza mossa contro lo Stato israeliano per l'omicidio dell'attivista americana Rachel Corrie. Israele si auto-assolve. A muovere l'accusa contro Tel Aviv erano stati i genitori di Rachel, secondo i quali Israele andava riconosciuto colpevole di omicidio e di aver condotto un'inchiesta incompleta e parziale. Di diverso parere la corte di Haifa: il giudice Oded Gershon ha stabilito che lo Stato non è responsabile per "nessun danno causato" perché si è trattato solo di "uno spiacevole incidente". Insomma, secondo il tribunale Rachel Corrie è morta per sbaglio ed ne è la sola responsabile perché "non ha lasciato l'area come qualsiasi persona di buon senso avrebbe fatto". Ma non solo. La corte di Haifa ne ha approfittato per sottolineare un'altra clausola, fondamentale per la legge israeliana:l'esercito è assolto da ogni accusa perché l'evento evento si è verificato "in tempo di guerra". Si è trattato, cioè, di "un'attività di combattimento", conseguente ad un fantomatico attacco subito da Israele poche ore prima nella Striscia di Gaza. Ventitré anni, residente ad Olympia e attivista dell'International Solidarity Movement, Rachel è morta il 16 marzo 2003, schiacciata da un bulldozer militare israeliano. Un Caterpillar D9-R guidato da un soldato israeliano l'ha uccisa mentre manifestava pacificamente contro la demolizione di case palestinese a Rafah, nella Striscia di Gaza. Nel 2005, a due anni dalla morte di Rachel, due anni trascorsi senza risposte da parte dello Stato israeliano, la famiglia Corrie ha deciso di muoversi. E ha fatto causa a Tel Aviv.

La band al femminile PussyRiot rifiuta l'offerta delle due stars di suonare sul palco dei loro tour.

Anche se "lusingate dell'invito", le Pussy Riot "non si esibiranno mai in concerti capitalisti" con Madonna o Bjork, e "non venderanno la loro faccia".
A dirlo sono tre delle componenti della punk band femminista, che si e' attirata un processo penale in Russia per aver inscenato una "preghiera anti-Putin" nella cattedrale di Mosca.
 In un'intervista a Radio Liberty, tre delle attiviste-performer - sempre col volto coperto dal caratteristico passamontagna colorato - hanno commentato la situazione del gruppo, dopo la condanna delle loro tre compagne Nadia, Katia e Masha a due anni di carcere per "teppismo motivato da odio religioso" e l'attenzione ricevuto da gran parte del mondo della musica e dello spettacolo mondiale.
"Siamo ovviamente lusingate dall'invito di Madonna e Bjork a esibirci con loro - ha detto una delle ragazze - ma noi ci esibiremo solo in modo illegale. Rifiutiamo di farlo nel sistema capitalistico, in concerti dove si vendono i biglietti".

lunedì 27 agosto 2012

Desinformémonos del lunedì


Reportajes Internacional
Oleg Yasinsky

Reportajes México
Amaranta Cornejo Hernández y Sergio Castro Bibriesca

Sofía Sánchez

Adazahira Chávez

Jaime Quintana Guerrero y Carolina Bedoya Monsalve
Foto: Zoe Garcia y Xinema Vogler

Reportajes Internacional

Paul Imison
Traducción: Adazahira Chávez


Carolina Bedoya y Jaime Quintana



David Bacon
Traducción: Sergio Adrián Castro



Lionel Maurel (Calimaq)
Traducción: Arthur Lorot



Los Nadies


Testimonio de Elías Josué Zúñiga, estudiante chileno



Imagina en Resistencia


Isabel Cervantes y Arthur Lorot



Fotoreportaje


Exposición organizada por el colectivo Cross Border
Texto: crossbordersydney.org / Traducción: Adrián Castro
Música: “77 %”, The Herd
Producción: Desinformémonos



Video


Realización: OPEL Prensa



Audio


Audios: Radio UNAM
Realización: Desinformémonos

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!