venerdì 1 marzo 2013

Messico - ELLOS Y NOSOTROS. VII.- L@s más pequeñ@s 4.- Las Compañeras: tomar el cargo.


LORO E NOI
VII.- Le/I più piccol@ 4.
4.- Le Compagne: ricoprire incarichi.

Febbraio 2013

Non c’è niente di più sovversivo e irriverente di un gruppo
di donne del basso che dice, si definisce: “noi”.
Don Durito de La Lacandona

NOTA: Altri frammenti della condivisione delle compagne zapatiste riguardanti il loro lavoro ed i problemi attuali negli incarichi di direzione, applicazione della giustizia e gestione delle risorse, insieme ad alcune riflessioni sullo spinoso tema “dell’equità di genere” nella costruzione di un mondo che si propone includente e tollerante, un mondo dove “nessuno è di più, nessuno è di meno”.


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(…)
Sì, ci siamo occupate di casi del genere. Vi racconterò di un caso che ci è capitato una volta, quando io e l’altra compagna eravamo appena entrate in Giunta e ci avevano messo a capo di una squadra, e ci è capitato il caso di una compagna che è venuta da noi a lamentarsi per suo marito che la maltrattava. Per noi due fu incredibile e davvero molto brutto, e la compagna ci disse:

– Voglio separami da mio marito – ma quell’ex compa aveva già due mogli.

Allora convocammo i figli della prima e della seconda moglie per vedere come sistemare la situazione. Ci volle un po’ di tempo per questo, e la questione era veramente brutta per quell’uomo, e chiedemmo alla compagna:

– Che cosa è successo? – pensavamo che l’avesse solo picchiata.

No, il collerico marito aveva appeso per i piedi la compagna e lì l’aveva picchiata, e così insieme agli altri due dei suoi figli. Quindi abbiamo dovuto sistemare la faccenda. Come? La compagna chiedeva la separazione, e così è stato ed abbiamo suddiviso i beni dell’uomo tra la prima moglie con i figli che l’uomo aveva pesantemente offeso, e la seconda moglie che anche lei aveva un figlio grande, all’uomo non abbiamo lasciato niente, ma abbiamo dato una parte dei beni al figlio. Abbiamo suddiviso tutti i suoi beni, così abbiamo risolto la questione, riconoscendo i diritti di quella compagna che era venuta a lamentarsi da noi.
(…)
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 Quaderno donne
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Yolanda: Continuiamo parlando un po’ della questione della legge. Come ormai risaputo, questa legge è stata emessa proprio per la situazione in cui vivevano le compagne. Per questo è nata questa legge perché, come abbiamo sentito le compagne avevano sofferto tanto e questo non doveva più ripetersi. Questa legge è ben presente e visibile in tutti i cinque i caracol.
(…)
In ogni caso è molto importante che noi studiamo bene la legge perché se noi non capiamo realmente quello che ci dice, se non analizziamo un poco se in questa zona possono sorgere le stesse situazioni che si sono presentate nella storia passata, che la donna è colei che dà la vita. Se al contrario non capiamo bene questa legge che abbiamo noi zapatiste, torna a succedere come una volta.

Questa legge è stata fatta non perché le donne possano comandare, non perché le donne dominino sul marito, sul compagno, non è per questo. Bisogna studiare bene questa legge, perché è una cosa che si costruisce per far sì che non si ripeta la stessa storia di adesso, che comandano i compagni che sono maschilisti. Ma se la interpretiamo male, succederà lo stesso che comandano le compagne ed i poveri compagni sono vessati, ma non vogliamo che succeda questo.

Vogliamo costruire un’umanità, è questo che vogliamo cambiare, vogliamo un altro mondo. È una lotta di tutti, uomini e donne, perché come abbiamo sentito, non è una lotta né delle sole donne né dei soli uomini. Quando si parla di rivoluzione, la si fa insieme, tutti, uomini e donne, è così che si fa la lotta.

Non può essere che i compagni dicano stiamo lottando, stiamo facendo la rivoluzione, e solo i compagni ricoprano tutti gli incarichi e le compagne stanno a casa. Questa è una lotta per tutti. Quello che si vuole è per tutti, uomini e donne, è questo che si vuole.

Diciamo chiaramente che siamo ancora un poco confuse con questa prima legge, perché la pura verità è che come compagne ci è ancora difficile assumere l’impegno di ricoprire un incarico, qualunque incarico.
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(…)

Avete detto che c’è una commissione di onore e giustizia. Qual’è il suo lavoro o che ruolo hanno lì le compagne? 

Nel municipio, nella commissione onore e giustizia, in questioni che riguardano le compagne, si alternano due consigliere e due consiglieri, per esempio, se una compagna ha un problema, se si tratta di violenza sessuale, deve parlarne con la compagna della commissione onore e giustizia, la quale si coordina con gli uomini che fanno parte della commissione di modo che la compagna non sia in imbarazzo. È così che opera la commissione di onore e giustizia.


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(…)
A livello di zona abbiamo un altro esempio di lavoro che hanno realizzato in particolare le compagne donne. Si tratta della realizzazione di una mensa-negozio, cioè hanno la loro mensa ed un negozio di generi alimentari. Hanno cominciato con un prestito di 15 mila pesos ed è nata quest’idea. L’iniziativa è partita dalle compagne della regione, dalle responsabili locali e in coordinamento con la Giunta affinché le aiutassimo per i tavoli, gli utensili da cucina, con tutto quello che poteva servire per una mensa. E’ avvenuto tutto in coordinamento ma l’idea, il lavoro, l’organizzazione e la gestione, sono delle compagne.

Hanno cominciato con 15 mila pesos, hanno la loro dirigenza, a livello di zona lavorano a turno per preparare il cibo, e le compagne responsabili locali ci hanno detto che con le vendite del primo negozio hanno incassato 40 mila pesos. Con questi 40 mila pesos hanno restituito il prestito di 15 mila pesos, ed hanno così guadagnato 25 mila pesos netti.

Si sono poi accorte che mancavano ancora alcune cose. La Giunta le ha aiutate, come ho detto, per gli utensili da cucina, i tavoli, ma le donne hanno pensato che con i guadagni potevano migliorare, allora hanno usato quei guadagni per prepararsi meglio. Adesso lavorano così, hanno la loro dirigenza, le compagne lavorano con turni a rotazione ed ogni anno cambia la dirigenza. Vendono con il controllo della comunità e ci hanno informato che attualmente hanno 56.176 pesos in contanti dopo l’ultima uscita di cassa.

Queste sono attività che stiamo portando avanti a livello di zona, con l’obiettivo di distribuire i piccoli fondi che si vanno generando, per essere preparati a qualsiasi necessità che possa presentarsi nella zona, per cose che ci siano di aiuto nella lotta.

(…)

Si sa che nella zona Selva Tzeltal ci sono compagne che sono commissarie, che sono agenti, raccontaci, condividi come funziona con le compagne commissarie ed agenti. Funzionano le compagne autorità locali? Come fanno? Come lavorano le compagne? Perché ci sono compagni che sono commissari ed agenti, e quello che vogliamo qui è condividere come si insegna, come ci si aiuta, come ci si prepara. In questo caso in particolare per le compagne, come lavorano le compagne autorità nei villaggi? 

Cosa fanno le compagne nella loro comunità come commissarie, come agenti?

Come agenti, per esempio, nel mio villaggio controllano la comunità, si occupano di alcuni problemi come questioni tra persone, animali che fanno dei danni, danneggiamenti, in questi casi l’agente è incaricata di risolvere quel tipo di problemi. Fanno anche riunioni per dare suggerimenti su come non avere problemi con l’alcool o tossicodipendenza. In ogni riunione le compagne dannno informazioni per cercare di evitare questi gravi problemi. Anche le commissarie tengono riunioni per parlare della terra, dell’attenzione ai confini e pertinenze, dell’uso dei prodotti chimici in agricoltura. Attraverso questi compiti che abbiamo esposto, le commissarie e le agenti svolgono il controllo nei villaggi.

Domanda: le compagne che sono diventate agenti con l’incarico di risolvere i problemi nella comunità, possono risolverli da sole o con l’aiuto dei compagni? 

Nella mia comunità le compagne a volte chiedono l’aiuto di un’autorità locale, un responsabile, per sentire se stanno agendo bene, chiedere alcune cose. Molte volte succede, ma altre volte fanno tutto da sole. Per esempio, nella mia comunità c’è una donna agente, una compagna, e così la supplente, ed entrambe hanno risolto da sole i problemi, avendo già visto un paio di volte come fare, l’hanno preso come esempio e così agiscono per trovare le soluzioni.
(…)

I 60 membri, sono metà compagne e metà compagni?
Sì, compagno, siamo la metà, nessuno è di più, nessuno è di meno.
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(Continua…)
In fede.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, Febrario 2013

mercoledì 27 febbraio 2013

Messico - ELLOS Y NOSOTROS. VII.- L@s más pequeñ@s. 3. - Las Compañeras. El muy largo camino de las zapatistas.


LORO E NOI
VII.- Le/I più piccol@ 3.
3.- Le Compagne. Il lungo camino delle zapatiste.

Febbraio 2013

NOTA: Di seguito, alcuni frammenti della condivisione delle donne zapatiste, che fanno sempre parte del quaderno di testo “Partecipazione delle donne nel governo autonomo”. In questi frammenti le compagne parlano di come vedono la propria storia di lotta come donne ed abbattono alcune delle idee sessiste, razziste ed antizapatiste presenti in tutto lo spettro politico sulle donne, sulle indigene e sulle zapatiste.
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 Quaderno - Donne
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Buongiorno a tutte e tutti.  Mi chiamo Guadalupe, il mio villaggio è Galilea, nella regione Monterrey, come avete sentito, ci sono regioni che non hanno un municipio autonomo, io vengo da una regione dove non c’è un municipio autonomo. Il mio incarico è di promotrice di educazione e rappresento il Caracol II “Resistencia y rebeldía por la humanidad”, della zona Altos del Chiapas. Per incominciare farò una breve introduzione per introdurvi in argomento.

Sappiamo che fin dall’inizio della vita le donne hanno svolto un ruolo molto importante nella società, nelle comunità, nelle tribù. Le donne non vivevano come ora, erano rispettate, erano le più importanti per la conservazione della famiglia, erano rispettate perché danno la vita come noi rispettiamo ora la madre terra che ci dà la vita. A quel tempo la donna aveva un ruolo molto importante ma col trascorrere della storia e con l’arrivo della proprietà privata quel ruolo è cambiato.

Con l’arrivo della proprietà privata, la donna è stata relegata su un altro piano ed arrivò quello che chiamiamo il “patriarcato” con la cancellazione dei diritti delle donne, con a sottrazione della terra. E’ stato con l’avvento della proprietà privata che hanno cominciato a comandare gli uomini. Con la proprietà privata sono arrivati tre grandi mali, lo sfruttamento di tutti, uomini e donne, ma più delle donne, e come donne siamo sfruttate anche da questo sistema neoliberale. E’ arrivata anche l’oppressione degli uomini sulle donne in generale e di questi tempi subiamo inoltre la discriminazione per essere donne indigene. Questi sono i tre grandi mali, ce ne sono altri ma di questi non parleremo ora.

Con l’organizzazione, vista la mancanza di diritti per le donne, è stato necessario lottare per l’uguaglianza di diritti tra uomini e donne, ed è così che è nata la nostra Legge Rivoluzionaria delle Donne. Sappiamo che qui nella Zona Altos forse non abbiamo visto grandi progressi, ci sono stati piccoli avanzamenti, sono lenti ma continuiamo ad avanzare, compagne e compagni.

Qui spieghiamo come abbiamo progredito nella Zona Altos a tutti i livelli, nelle varie aree, nei differenti posti dove lavoriamo. Raccontiamo come, prima di venire qui, abbiamo analizzato, tra uomini e donne, la situazione rispetto ad ogni punto della Legge Rivoluzionaria delle Donne. Perché è molto importante che in quest’analisi non partecipino solo le donne, devono partecipare anche gli uomini, per sentire quello che pensiamo, quello che diciamo. Perché se parliamo di lotta rivoluzionaria, la lotta rivoluzionaria non la fanno solo gli uomini né solo le donne, è compito di tutti, è compito del popolo e del popolo fanno parte bambini, bambine, uomini, donne, ragazzi, ragazze, adulti, adulte, anziani ed anziane. Tutti abbiamo un posto in questa lotta e per questo tutti dobbiamo partecipare in quest’analisi e nei compiti che dobbiamo svolgere.
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Compagni, compagne, mi chiamo Eloísa, e vengo dal villaggio Alemania, municipio San Pedro Michoacán, ho fatto parte della Giunta di Buon Governo del Caracol I “Madre de los caracoles. Mar de nuestros sueños”. Dobbiamo parlare delle compagne ed io vi racconterò un po’ della partecipazione delle compagne prima del ‘94 e di come ci siamo un poco emancipate dopo il ‘94.

Nella nostra zona, all’inizio noi compagne non partecipavamo, le nostre compagne di allora non avevamo idea che noi compagne potevamo partecipare. Pensavamo che noi donne eravamo buone solo per la casa o per la cura dei figli, per cucinare; forse sarà per l’ignoranza imposta dal capitalismo che avevamo in testa questa cosa. Ma anche noi come donne avevamo paura di non essere capaci di fare altre cose al di fuori della casa, così come non avevamo spazio da parte dei compagni.

Inoltre non avevamo la libertà di partecipare, di parlare, siccome si pensava che gli uomini fossero superiori a noi. Eravamo sotto il dominio dei nostri padri, i nostri genitori non ci davano la libertà di uscire ed era molto forte il machismo. Forse i compagni erano così non perché lo volessero davvero, ma perché avevano quell’idea che il capitalismo o il sistema ci hanno messo in testa. Anche perché il compagno non è abituato a sbrigare le faccende dentro casa, a prendersi cura dei figli, a fare il bucato, a cucinare ed è difficile per il compagno occuparsi della casa o prendersi cura dei figli affinché la compagna possa uscire a svolgere il suo lavoro.

Come ho detto prima, le compagne che vivono sotto il dominio dei genitori o vivono ancora con i genitori, siccome abbiamo rispetto per i genitori, i genitori dicono se possiamo lavorare oppure no, se possiamo andare oppure no dove dobbiamo svolgere il lavoro. Ma, se i nostri genitori a volte ci dicono di no, a volte obbediamo, perché abbiamo in testa il rispetto per i nostri genitori. Ci sono delle volte che i nostri padri non ci lasciano andare, perché pensano che una volta fuori di casa non andiamo al lavoro ma facciamo altre cose e ci mettiamo in guai che creano problemi che i nostri padri dovranno poi sistemare. A volte è questa l’idea che si fanno i nostri genitori, o i mariti, o i partner, cioè, a volte è questo che pensano i compagni.
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Compagni e compagne buon pomeriggio a tutti voi che siete qui. Il mio nome è Andrea, il mio villaggio è San Manuel, municipio Francisco Gómez del Caracol III “La Garrucha”. Vengo in rappresentanza delle compagne della zona di La Garrucha, e ci esprimiamo con poche parole perché la maggioranza di noi parla in lingua tzeltal.

In primo luogo comincerò a raccontarvi di prima del ’94 quando molte compagne avevano sofferto molto. C’erano umiliazioni, maltrattamenti, violenze, ma al governo non importava, il suo lavoro è solo quello di distruggerci come donne. Non gli importava se una donna si ammalava o chiedeva aiuto, a lui non importa.

Noi donne, adesso, non possiamo mollare, dobbiamo andare avanti. A quei tempi abbiamo sofferto, così hanno raccontato le compagne. A quei tempi c’erano molte umiliazioni, e cosa facevano il malgoverno e i proprietari terrieri? Il fatto è che non prendevano affatto in considerazione le compagne.

Cosa facevano i proprietari terrieri? Trattavano i compagni come servi, le compagne si alzavano all’alba a lavorare e le povere donne lavoravano duramente come gli uomini. C’era schiavitù ma, compagni, non ne potevamo più e così è cominciata la nostra partecipazione come compagne. A quel tempo non c’era partecipazione, ci tenevano come ciechi, senza poter parlare. Ma adesso vogliamo che la nostra autonomia funzioni, vogliamo partecipare come donne, non dobbiamo farci indietro. Andremo avanti affinché il malgoverno veda che non ci lasciamo più sfruttare come ha fatto con i nostri antenati. Non lo vogliamo più.

E da lì fino all’anno ’94 quando si seppe che c’era la nostra legge delle donne. Che bello, compagni, che abbiamo partecipato. Da quell’anno ci sono state manifestazioni e le compagne vi partecipavano, per esempio alla Consulta Nazionale sono andate anche le donne. Anch’io allora ho partecipato alla Consulta Nazionale, avevo 14 anni. Allora non sapevo neanche parlare, ma ho fatto quel che ho potuto, compagni.

Hanno lottato, manifestato, e il governo si è accorto che le donne non si arrendevano più, ma andavano avanti. Ho detto che vogliamo che la nostra autonomia funzioni, ed ora che sono chiari i nostri diritti come donne, quello che dobbiamo fare è costruire, lavorare, è nostro dovere andare avanti.

Ho una domanda, non so che qualcuna delle compagne qui presenti sa chi ha fatto questa legge rivoluzionaria. Se qualcuno vuole, può rispondere, perché qualcuno ha lottato per questo e qualcuno l’ha difesa per noi. Chi ha lottato per noi, compagne? La Comandante Ramona è stata colei che ha fatto questo sforzo per noi. Non sapeva né leggere né scrivere, né parlare in castigliano. E perché noi allora, compagne, non facciamo questo sforzo? Questa compagna è un esempio. E’ l’esempio che seguiremo per fare molto di più, per dimostrare quello che sappiamo fare nella nostra organizzazione.
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Rappresento le 5 compagne che partecipano sul tema delle donne. Buona sera a tutti. Il mio nome è Claudia. e vengo dal Caracol IV di Morelia. Sono base appoggio del villaggio Alemania, regione Independencia, municipio autonomo 17 de Noviembre. Leggerò un pezzo prima di entrare in argomento. Lo leggo perché parlando qui, davanti a tante persone, non voglio dimenticarmi niente.

Molti anni fa soffrivamo per i maltrattamenti e la discriminazione, la disuguaglianza in casa, nella comunità. Soffrivamo sempre e ci dicevano che eravamo un oggetto, che non servivamo a niente, perché così ci dicevano le nostre nonne. Ci insegnavano solo a lavorare in casa, nei campi, a prenderci cura dei bambini, degli animali e servire il marito.

Non avevamo l’opportunità di andare a scuola, per questo non sapevamo leggere né scrivere, tanto meno parlare in castigliano. Ci dicevano che una donna non ha il diritto di partecipare né di protestare. Non sapevamo difenderci né sapevamo cosa sono i diritti. Così sono state educate le nostre nonne dai loro padroni, i rancheros.

Alcune di noi hanno ancora quest’idea di lavorare solo in casa, e così è stata questa sofferenza fino ad arrivare ad ora. Ma dopo il dicembre del 1994 si formarono i municipi autonomi ed è lì che abbiamo cominciamo a partecipare, a sapere come lavorare, grazie alla nostra organizzazione che ci ha dato lo spazio di partecipazione come compagne, ma anche grazie ai nostri compagni, ai nostri padri che hanno capito che abbiamo il diritto di svolgere il nostro lavoro.
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Compagna Ana. Nuovamente è il turno della Zona Nord, qui ci sono i partecipanti che parleranno dei temi analizzati nel nostro caracol. Comincio con un’introduzione.

Molti anni fa c’era uguaglianza tra uomini e donne perché non esisteva che uno era più importante dell’altro. A poco a poco è iniziata la disuguaglianza con la divisione del lavoro, quando gli uomini uscivano a coltivare i campi per il cibo, uscivano a caccia per procurarsi la carne per le proprie famiglie e le donne rimanevano a casa a svolgere le faccende domestiche, come la filatura, la confezione dei vestiti e la fabbricazione di utensili da cucina, come pentole, bicchieri, piatti di coccio. Poi c’è stata un’altra divisione del lavoro con l’avvento dell’allevamento. Il bestiame prima serviva come forma di denaro per scambiare i prodotti. Col tempo quest’attività diventò la più importante, ancor di più col nascere della borghesia che comprava e vendeva bestiame per accumulare i guadagni. Tutto questo lavoro lo facevano gli uomini, per questo erano gli uomini a comandare in famiglia, perché solo loro portavano i soldi in casa ed il lavoro delle donne non era ritenuto importante, per questo erano inferiori, deboli, incapaci di svolgere un lavoro autonomo.

Così erano i costumi, lo stile di vita che portarono gli spagnoli quando vennero a conquistare i nostri popoli, come già abbiamo detto, erano i frati che ci educavano ed istruivano nei loro costumi e conoscenze. Ci insegnavano che la donna doveva servire l’uomo e obbedirgli sempre ad ogni suo ordine, e che le donne dovevano coprire la testa con un velo quando andavano in chiesa e che dovevano tenere testa ed occhi bassi. Si ritenevano che erano le donne a far cadere nel peccato gli uomini e per questo la chiesa non permetteva alle donne di andare a scuola o di rivestire cariche.

Noi popoli indigeni abbiamo assorbito culturalmente il modo in cui gli spagnoli trattavano le loro donne, per questa ragione nelle comunità è nata la disuguaglianza tra uomini e donne che prosegue fino ad ora, come questi esempi.

Alle donne non era permesso andare a scuola e se una ragazza studiava era malvista dalla comunità. Alle bambine non era permesso giocare con i bambini né toccare i loro giocattoli. L’unico lavoro che le donne dovevano fare era in cucina e allevare i figli. Le ragazze celibi non erano libere di uscire né di passeggiare nella comunità né in città, dovevano essere rinchiuse in casa, e quando si sposavano venivano scambiate con alcool ed altre merci, senza che la donna potesse dire qualcosa, perché non aveva il diritto di scegliere il suo compagno. Quando erano sposate non potevano uscire da sole né parlare con altre persone, tnato meno se uomini. C’erano maltrattamenti sulle donne da parte dei mariti e nessuno applicava giustizia, questi maltrattamenti aumentavano quando gli uomini bevevano. Così dovevano vivere tutta la sua vita, tra sofferenze e abusi.

Un’altra delle cose che facevano le mamme, era istruire le figlie a servire il pranzo ai fratelli, affinché più avanti potessero vivere bene con il marito senza ricevere maltrattamenti, perché si credeva che una delle ragioni dei maltrattamenti sulla donna era perché non imparavano a servire il proprio marito e fare tutto quello che l’uomo voleva.

Anche i nostri nonni e nonne avevano le loro buone abitudini, che continuano a praticare, e non c’era preoccupazione in caso di malattie, perché conoscevano le piante medicinali e sapevano molto su come curare la salute. Non si preoccupavano per la mancanza di denaro, perché tutto quello di cui avevano bisogno per mangiare lo coltivavano, per questo le donne di allora erano forti, lavoratrici, perché si confezionavano i propri vestiti, la calhidra (*), anche se non conoscevano i loro diritti sono riuscite ad andare avanti.
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(Continua…)
In Fede.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, Febbraio 2013

(*) idrossido di calcio -n.d.t.]

lunedì 25 febbraio 2013

Messico - ELLOS Y NOSOTROS. VII.- L@s más pequeñ@s. 2. - Come si fa?



LORO E NOI
VII.- Le/I più piccol@ 2.
2.- Come si fa?

Febbraio 2013
Nota: Compas, in un’altra occasione (se ci sarà l’opportunità) spiegheremo com’è organizzato il nostro EZLN. Ma adesso non vogliamo distrarvi dalla “Condivisione“. Vi diciamo solo che incontrerete una cosa come “Commissione di Informazione”. Questa Commissione è formata da compagne e compagni, comandanti (il CCRI o Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno) che verificano i lavori dell’autonomia, supportano le Giunte di Buon Governo e tengono informate le basi di appoggio zapatiste su come va tutto l’insieme.
Ecco, dunque, altri frammenti della “condivisione” zapatista:
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Noi lavoriamo così. Qualcuno ha chiesto: come si risolvono i problemi? Sì, ci sono stati problemi nel municipio. Problemi di terra, problemi di minacce, problemi di luce, i problemi ci sono e credo che ce ne siano in tutti i villaggi, perché non ci siamo soltanto noi basi di appoggio, e ce ne sono di più quando viviamo in villaggi filo-governativi dove ci sono i nemici, quelli che governano, dove ci sono i paramilitari, a causa di questi ci sono problemi. Ma dobbiamo trovare il modo di governare, anche se imparare è davvero duro perché, come dicevano alcuni compagni, non ci sono istruzioni. Non c’è un manuale scritto cui riferirsi, ma dobbiamo ricordare come facevano i nostri antenati che non erano nominati dagli organi ufficiali, ma dal popolo che loro servivano senza alcuno stipendio. La corruzione, il malaffare sono cominciati quando è arrivato lo stipendio.
Per il poco che sono stato nel mio villaggio, nel mio municipio, è in questo modo che ho potuto servire benché, come ho detto, abbiamo ancora molto da imparare, indipendentemente dall’età. Continuiamo ad imparare con tutti e tutte. Credo che questo riguardi tutti i livelli, così come i commissari, gli agenti hanno la loro funzione da svolgere ma devono ancora imparare come risolvere un problema. Sì, non siamo preparati, perché noi contadini siamo esperti della campagna, la nostra legge è il machete, la lima e il pozol. Non so se faccio male a dirlo, compagni, ma questo è quello che voglio condividere con voi.
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Abbiamo fatto tante riunioni e preso molti accordi, non solo una volta, e ci siamo resi conto che è un lavoro pesante, non è facile farlo. Perché? Perché, come ho detto poco fa, non abbiamo un manuale, non abbiamo un libro da seguire; abbiamo lavorato col nostro popolo.
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venerdì 22 febbraio 2013

Messico - ELLOS Y NOSOTROS. VII.- L@s más pequeñ@s. 1.- Imparare a governare e governarci, ovvero, a rispettare e rispettarci


LORO E NOI 
VII.- Le/I più piccol@ 1. 

1.- Imparare a governare e governarci, ovvero, a rispettare e rispettarci.

Febbraio 2013

Nota: i quaderni di testo che sono parte del materiale di supporto del corso “La Libertà secondo le/gli zapatisti”, sono il risultato delle riunioni realizzate dalle basi di appoggio zapatiste di tutte le zone per valutare i lavori dell’organizzazione. Compagne e compagni tzotzil, chol, tzeltal, tojolabal, mam, zoque e meticci, provenienti dalle comunità in resistenza dei 5 caracol, si sono posti tra loro domande e risposte, hanno scambiato le proprie esperienze (che sono diverse da zona a zona), hanno criticato, hanno fatto autocritica ed hanno valutato i progressi e quello che c’è ancora da fare. Le riunioni sono state coordinate dal nostro compagno Subcomandante Insurgente Moisés e sono state registrate, trascritte ed elaborate per la redazione dei quaderni di testo.
Poiché in queste riunioni le/i compagn@ hanno condiviso i loro pensieri, le loro storie, i loro problemi e le possibili soluzioni, loro stessi hanno battezzato questo processo: “la condivisione”.
Questi sono alcuni frammenti estratti dalla condivisione zapatista:
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  Siamo qui per condividere le nostre esperienze, una delle quali, come zapatisti, è come governiamo insieme, governiamo collettivamente. Che esperienza si può condividere del modo in cui si governa insieme, collettivamente?
  Il modo in cui stiamo lavorando è non separarsi dal popolo. Così come facciamo sempre in questioni di regolamenti o di pianificare le attività, il lavoro, l’informazione deve arrivare alle persone, le autorità devono essere presenti nel pianificare le attività, nel fare le proposte.

mercoledì 20 febbraio 2013

Messico - ELLOS Y NOSOTROS. VII.- L@s más pequeñ@s

ELLOS Y NOSOTROS.

VII.- L@s más pequeñ@s


Introduzione

Febbraio 2013

Diversi anni fa, mentre nella politica dell’alto si contendevano il bottino di una Nazione ridotta a pezzi, mentre i mezzi di comunicazione tacevano o mentivano su quello che accadeva sotto questi cieli, mentre i popoli originari passavano di moda e tornavano relegati nel luogo dell’oblio: le loro terre saccheggiate, i suoi abitanti sfruttati, repressi, defraudati, disprezzati…
I popoli indigeni zapatisti,

accerchiati dall’esercito federale, perseguiti dalle polizie statali e municipali, aggrediti dai gruppi paramilitari addestrati ed equipaggiati dai diversi governi di tutto lo spettro politico del Messico (PRI, PAN, PRD, PT, PVEM, MC e le molte sigle adottate dai parassiti della classe politica messicana), vessati dagli agenti delle diverse centrali di spionaggio nazionali e straniere, vedendo i propri uomini e donne, basi di appoggio dell’EZLN, colpit@, defraudat@ e incarcerat@…

I popoli indigeni zapatisti,

senza clamore,

senza altro imperativo del dovere,

senza manuali,

senza altri leader se non noi stess@

senza altro riferimento che non fosse il sogno dei nostri morti,

solo con le armi della storia e della memoria,

guardando vicino e lontano nei calendari e geografie,

con la guida di Servire e non Servirsi / Rappresentare e non Sostituire / Costruire e non Distruggere / Ubbidire e non Comandare / Proporre e non Imporre / Convincere e non Vincere / Scendere e non Salire.

I popoli zapatisti, gli indigeni zapatisti, le indigene zapatiste, le basi di appoggio dell’ezetaelene, con
 un nuovo modo di fare politica,

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!