lunedì 8 aprile 2013

Turchia - Potrebbe iniziare la primavera curda

di Ilaria Biancacci- Limes

Erdoğan e Öcalan cercano di instradare il conflitto tra Ankara e i curdi verso una soluzione politica. Le tensioni regionali (Siria), le prossime elezioni e i rischi di sabotaggio. Le diffidenze reciproche. In palio anche il premio Nobel per la Pace.

"Biji Serok Apo! Lunga vita al presidente Apo!" Il ritmo dello slogan per il leader del Pkk, Öcalan, scandisce la marcia di centinaia di migliaia di persone che si sono riversate all’interno del “Diyarbakir Nawroz Parki” per celebrare una delle feste più importanti della tradizione curda: il Nawroz. Un nuovo anno, una nuova primavera, che porta in grembo il seme della pace e della cooperazione.

Il 21 marzo 2013 è una data simbolica che potrebbe entrare nei libri di storia e addirittura cambiarla: dopo 30 anni di lotta le parole di Öcalan hanno aperto una nuova strada che vede una definitiva risoluzione del conflitto curdo, con il beneplacito del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan, che respira già aria di Nobel. Infatti, il Nobel per la Pace per il 2013, secondo il segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjiorn Jagland, potrebbe andare al premier turco se riuscisse a trovare un’uscita politica al conflitto curdo. Se le trattative avviate tra Ankara e Öcalan dovessero concludersi con una risoluzione pacifica delle ostilità, Stoccolma potrebbe aprire le porte al leader del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp).

Bolivia - Intervista a Oscar Olivera della Fundacion Abril


Prima parte dell'intervista in spagnolo a Oscar Olivera

Seconda parte dell'intervista in spagnolo a Oscar Olivera

A seguire la trascrizione dell'intervista

Ci troviamo a Cochabamba in Bolivia con Oscar Olivera della Fundacion Abril: innanzitutto, per cominciare, uno sguardo generale sull'attuale situazione politica in Bolivia?

Direi che ora la Bolivia si trova in un clima pre-elettorale, nel quale il presidente Evo Morales, in modo del tutto illegale, si sta proponendo nuovamente per le elezioni del 2014. Questa campagna elettorale distorce la realtà economica e sociale che vive in questo momento il popolo boliviano. La realtà economica è complessa: da un lato la macroeconomia per i governanti del paese sta funzionando molto bene, c'è stabilità, la moneta non sta perdendo valore, le riserve internazionali sono immagazzinate nella banca centrale, ma dall'altro la realtà economica dei lavoratori e dei contadini è drammatica, il salario minimo nazionale non arriva ai cento euro, il paniere familiare di base, ovvero quello di cui una famiglia di cinque persone ha bisogno per sopravvivere, supera tranquillamente i 900/1000 euro; questo da un'idea del lavoro che una famiglia deve portare avanti, un lavoro collettivo a cui i figli, la moglie e il marito devono contribuire per arrivare ad una parte del paniere familiare.
Non c'è un pieno accesso alla salute, l'educazione è limitata perché i bambini devono lavorare per sopravvivere in città. In campagna non c'è nessun tipo di supporto alle attività comunitarie né appoggio tecnico alle modalità di semina e alla formazione in modo che la produzione possa aumentare, non ci sono vie di comunicazione agevoli per poter trasportare il raccolto in città e i prezzi dei prodotti non corrispondono al reale lavoro del contadino. L'80% dei lavoratori sono autonomi, praticamente si auto sfruttano, non hanno nessun tipo di assicurazione sociale o medica, nessun tipo di organizzazione sociale alle spalle che permetta loro di ottenere il riconoscimento dei diritti fondamentali.
Gli unici che stanno bene economicamente in Bolivia sono i grandi banchieri che, con questo governo, hanno guadagnato come mai prima, le grandi imprese petrolifere che stanno sfruttando il nostro territorio in modo criminale con la connivenza del governo Morales, i grandi latifondisti che sono arrivati ad un accordo con esso per ottenere grandi proprietà terriere dove introdurre le sementi transgeniche, i settori del trasporto che sono un potere politico legato al governo e le persone che si dedicano ad attività illegali come il narcotraffico e il contrabbando di prodotti di vario genere. La base sociale del governo adesso è accentrata in questi settori minoritari, insieme ai militari che sono il sostegno armato di questo governo.
Il resto della popolazione si trova al margine, per il governo non esistiamo: i settori sociali che non sono d'accordo con la politica economica di svendita delle risorse naturali alle multinazionali, con una gestione statale totalmente autoritaria, verticale e discriminatoria da parte di Morales, sono discriminati e considerati nemici del governo, del sistema, della democrazia e calunniati di essere finanziati dall'ambasciata nordamericana o da partiti di destra.  Posso concludere dicendo che gran parte dei leader dei movimenti sociali sono stati cooptati dal governo, attraverso incarichi pubblici e di costruzione di “opere” e “infrastrutture” in molti municipi o semplicemente attraverso il denaro, una pratica assolutamente nefasta che di poco si differenzia dalle pratiche della destra del passato.
Questo da un lato ha creato una specie di dispersione di quella capacità organizzativa e potenza che il movimento qui in Bolivia aveva raggiunto nel 2000 con la guerra dell'acqua, nel 2003 con quella del gas e nel 2005 con l'elezione di Morales. Dall'altro lato possiamo dire che questo è un popolo che tutti i giorni, in tutto il paese si mobilita, sebbene sia meno organizzato e non ci sia uno spazio comune come è stata la Coordinadora del Agua e del Gas negli anni passati, si tratta comunque di piccole organizzazioni che reclamano legittimi diritti e richieste tanto in città come in campagna.
Tutti i giorni c'è gente che si mobilita per richiedere la postergacion di diritti reclamati da anni che fino ad ora non sono stati riconosciuti. Oggi ad esempio stiamo assistendo ad un blocco di contadini nella zona di Copacabana, alla frontiera con il Perù, riguardo ad una richiesta che dura da sette anni, ovvero la costruzione di un ponte in questa zona. Una settimana fa migliaia di contadini sono partiti dalle loro comunità per avvicinarsi alla capitale La Paz reclamando un'agenda di cento punti che fino ad ora non è stata presa in considerazione dal governo, e così potremmo elencare una serie di movimenti che ogni giorno si generano: questo ci convince profondamente che il movimento sociale odierno, così disperso, ha comunque una forza che si va agglutinando a poco a poco e che non permetterà che le richieste postergadas durante i secoli possano continuare  ad essere tali.
Questo è un paese in permanente discussione, riflessione e movimento che anche così disperso recupererà la stessa forza per effettivamente riprendere quell'agenda che avevamo portato avanti con tanta determinazione nel 2000, 2003 e 2005.

Abbiamo parlato della politica dei potenti, delle lotte dei movimenti sociali e della guerra dell'acqua del 2000, quando la popolazione di Cochabamba è riuscita a scacciare una multinazionale dal paese: qual è stata l'eredità lasciata da quella lotta ai movimenti attuali?

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!