sabato 20 aprile 2013

Venezuela - Tra Maduro e Capriles è sfida aperta, la destra semina il panico.


Per gli oltre tremila osservatori internazionali Maduro ha vinto senza trucchi. Il problema non è tecnico, ma politico.




Le radio comunitarie e i medici cubani che lavorano nel paese denunciano assalti e intimidazioni. Aggressioni, violenze, intimidazioni, 7 morti, 71 feriti e 135 arresti per istigazione all'odio, ribellione civile e associazione a delinquere. La crisi è scoppiata subito dopo il voto. Il candidato della destra Henrique Capriles Radonski, battuto per poco da Nicolas Maduro, ha denunciato brogli ai danni della Mesa de la Unidad Democratica (MUD), e ha dichiarato che non riconoscerà i risultati finché i voti non saranno ricontati uno per uno. Poi ha invitato i suoi a passare all'azione.
Oltre al riconoscimento dei tremila osservatori internazionali anche l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha espresso il suo appoggio al presidente Maduro che il 19 aprile assumerà l'incarico davanti all'Assemblea Nazionale. Delegazioni in rappresentanza di 15 paesi hanno salutato la sua elezione e anche la Spagna, dopo iniziali dichiarazioni che avevano provocato le proteste di Caracas, ha espresso il suo appoggio al nuovo eletto, seguita da Portogallo e Francia.
Ma la tensione resta alta. Le frange estreme della MUD hanno attaccato i militanti chavisti, bruciando le sedi del PSUV, assediato quelle del CNE. Gli scontri tra opposte fazioni, dispersi con i gas lacrimogeni dalla Guardia Nazionale, sono continui e visibili sono i segni dei proiettili sparati nella notte contro auto ed edifici. Le affermazioni su twitter di un noto giornalista, secondo il quale i medici cubani nascondono le prove dei brogli nei centri medici di quartiere, hanno scatenato un'ondata di aggressioni che non si arresta. Sono stati devastati spazi sociali e reti alimentari a basso prezzo come Mercal e Pdval. Giornalisti della rete pubblica e media comunitari denunciano aggressioni e minacce alle loro famiglie. Il governo accusa Capriles di essere il mandante delle violenze e di avere ordinato un piano destabilizzante insieme agli USA, come quello del 2002. Secondo alcune fonti, Capriles e Leopoldo Lopez, altro deputato di destra in prima fila nel golpe contro Chavez 11 anni fa, avrebbero già mandato all'estero le loro famiglie, prevedendo uno scenario da guerra civile. Il ministro degli esteri, Elias Jaua ha annunciato che presenterà una denuncia all'ONU e all'OSA per le violenze “fasciste e xenofobe” avvenute su mandato di Lopez.
Capriles, il 17 aprile, aveva chiamato i suoi a manifestare sotto il CNE ma il governo ha proibito la dimostrazione e il leader MUD ha rinunciato all'idea. Ha però invitato i suoi a portare “le prove dei brogli” in tutte le sedi del CNE. Ma né il governo né il CNE hanno chiuso la porta ai ricorsi previsti dalla legge. Il riscontro manuale del 54% dei voti (come previsto dal sistema elettorale) che indicano una tendenza irreversibile è però già stato fatto, senza che fossero state riscontrate anomalie. “Farò un governo di strada per rafforzare il socialismo,- ha dichiarato Maduro-, nei prossimi giorni convocherò un consiglio federale di governo per inviare risorse direttamente al popolo senza passare per i governatori di opposizione”; dall'Orinoco a Caracas il popolo appoggia il suo piano in cinque punti basato sul socialismo umanista, la difesa dell'ambiente, la sovranità alimentare e l'indipendenza. Intanto, però, il movimento chavista si interroga di come sia stato possibile che, nonostante tutto quello che il governo ha fatto per gli strati popolari, alcuni settori poveri della società venezuelana abbiano votato per i loro oppressori.
Fonti: il Manifesto
Atlasweb

venerdì 19 aprile 2013

Venezuela - Maduro vince e il chavismo in Venezuela vive, per ora


di Garabombo
Questa è una prima riflessione ragionata ,sul voto di domenica 14 aprile in Venezuela, che dimostra quanto preoccupante sia l'incertezza e la tensione sociale che questo risultato elettorale ha determinato, prova ne sono i violenti scontri, tra i sostenitori di Maduro e di Capriles, che in questi giorni stanno insanguinando le strade della capitale e il resto del territorio. E' sicuramente una situazione esplosiva aperta a qualsiasi opzione che continueremo a monitorare.
Almeno tre sono stati i motivi per seguire con attenzione le elezioni presidenziali di domenica 14 aprile in Venezuela.
1) Sono state le prime senza Hugo Chavez; dal 1998 al 2012 le elezioni presidenziali in Venezuela sono sempre state poco più di una formalità. Tanto era il credito di cui godeva presso l'elettorato il leader della rivoluzione bolivariana e il suo controllo sullo stato, e tanto era il discredito di cui godeva l'opposizione, che la vittoria di Chavez era scontata. Persino nell'ultima occasione, in cui il principale sfidante di un Hugo già malato era un candidato rispettato e credibile come Henrique Capriles, il divario di voti a favore del presidente è stato notevole (circa il 10%).

2) Era (ed è) in ballo la democrazia; il dibattito attorno alle dubbie credenziali democratiche di Hugo Chavez non poteva prescindere da un fatto: il leader bolivariano, dopo aver tentato e fallito un colpo di stato nel 1992, aveva vinto tutte le elezioni presidenziali in modo trasparente, come certificato di volta in volta dagli osservatori internazionali. Ora che lui non c'è più e che la vittoria del fronte chavista era meno scontata (l'esito lo ha confermato), l'eventualità di brogli elettorali o mosse illegali poteva apparire, almeno in linea teorica, meno remota. Stesso discorso per l'opposizione: dopo il tentato e fallito golpe ai danni di Chavez dell'aprile 2002, essa ha riabbracciato le procedure democratiche. Ma ora che il chavismo è privo del suo leader alcune sirene potrebbero tornare a suonare....
3) Comunque sia andata, si volta pagina; le elezioni hanno chiuso definitivamente il periodo di limbo in cui il Venezuela era caduto il 9 dicembre 2012, il giorno in cui Chavez annunciò di dovere tornare a Cuba per operarsi. Nei mesi della sua permanenza sull'isola e in queste settimane successive alla sua morte non si è verificato uno stallo totale: sono stati avviati, e poi sospesi per motivi elettorali, dei colloqui con diplomatici statunitensi per arrivare al disgelo con gli USA ed è stata svalutata del 30% la moneta nazionale nei confronti del dollaro. Segnali preoccupanti per l'economia di un paese ricco di petrolio ma certamente non risparmiato dalla crisi.

Con il voto di domenica il delfino di Chavez è diventato presidente del Venezuela con solo il 50,66% dei voti, registrando un calo rispetto a quelli ottenuti dal defunto leader nelle elezioni precedenti. La sua debole vittoria apre una serie di interrogativi sul futuro del paese. “Per ora”, parafrasando la famosa espressione che Chavez utilizzò per annunciare il fallimento del golpe del 1992, il chavismo continua senza il suo fondatore.
Capriles non ha riconosciuto la sconfitta e ha chiesto il riconteggio integrale. Maduro non si oppone alla richiesta, mentre il Consiglio elettorale nazionale (Cne) venezuelano ha già dichiarato il risultato “irreversibile”. La tranquillità del presidente eletto, che ha parlato di una vittoria “giusta, legale e costituzionale”, e il parere del Cne fanno pensare che il riconteggio, se ci sarà, non altererà il risultato finale. A quel punto bisognerà vedere come reagirà l'opposizione e come reagiranno le istituzioni (tutte saldamente in mano al blocco chavista) alla reazione dell'opposizione. Il paese si avvia verso una fase di tensione. La risicata vittoria elettorale non è insomma una vittoria politica per Maduro: è invece la dimostrazione che il chavismo senza Chavez, soprattutto se rappresentato da un candidato anonimo e privo di carisma, non è tanto più appetibile dell'alternativa rappresentata da un'opposizione credibile.
Nei suoi quattordici anni di potere, Chavez ha cambiato il paese, mettendo le classi più povere al centro della sua azione politica e conquistandosi il loro consenso. Il modello ha funzionato fino a quando i prezzi record del petrolio permettevano di non preoccuparsi della spesa pubblica. Oggi in Venezuela non sono rari i black out, c'è scarsità di generi alimentari, l'inflazione è oltre il 20% e il deficit pubblico ha assunto dimensioni preoccupanti. A corollario di una situazione non entusiasmante ( anche se Caracas è cresciuta di oltre il 5% nel 2012) ci sono due fenomeni, la corruzione e la violenza, che ultimamente hanno assunto dimensioni preoccupanti, portando il Venezuela nelle posizioni di testa delle rispettive classifiche.
Affrontare questi problemi contribuirebbe senza dubbio ad accrescere la credibilità di Maduro, che d'altronde aveva inserito la lotta alla corruzione, alla violenza e all'inflazione nel suo programma elettorale. Ma soprattutto dovrà mantenere l'unità interna; quando Chavez, dopo aver studiato le rivolte militari in Venezuela arriva alla convinzione che sia possibile prendere il potere per sconfiggere la povertà endemica che affligge il suo paese, lo fa basandosi su un'idea-forza, quella dell'unione civico-militare. Costruisce un'alleanza tra le forze armate e le organizzazioni politiche di sinistra. Un'alleanza che non ha funzionato in nessun'altra parte salvo qui. L'alleanza civico-militare è una costruzione originale che ora si tratta di mantenere e vedremo in che modo funzionerà.
Maduro sarà inoltre chiamato a scelte decisive in politica estera: continuare a sostenere la rivoluzione bolivariana nel continente, malgrado i fondi per sussidiare gli alleati scarseggino, o proseguire nella ricerca del disgelo con gli Stati Uniti, autorizzato dallo stesso Chavez negli ultimi mesi della sua vita? Considerazioni di carattere economico suggerirebbero di concentrarsi sulla politica interna, ma abbandonare la rivoluzione non sarebbe un'opzione facile per un presidente cresciuto anche ideologicamente all'ombra di Chavez e di Fidel Castro. A partire dagli accertamenti sulla regolarità del voto, il neopresidente venezuelano ha davanti a sé delle sfide immani in campo politico, economico e internazionale.
Su alcuni cambiamenti strutturali il popolo non vuole tornare indietro, questo lo sa anche l'opposizione. Quelle del socialismo bolivariano sono sfide prospettiche, però, come diceva Chavez citando Victor Hugo: “ C'è una cosa più potente di tutti gli eserciti del mondo: l'idea la cui ora è scoccata”.
Fonti: Limes
il Manifesto

lunedì 8 aprile 2013

Turchia - Potrebbe iniziare la primavera curda

di Ilaria Biancacci- Limes

Erdoğan e Öcalan cercano di instradare il conflitto tra Ankara e i curdi verso una soluzione politica. Le tensioni regionali (Siria), le prossime elezioni e i rischi di sabotaggio. Le diffidenze reciproche. In palio anche il premio Nobel per la Pace.

"Biji Serok Apo! Lunga vita al presidente Apo!" Il ritmo dello slogan per il leader del Pkk, Öcalan, scandisce la marcia di centinaia di migliaia di persone che si sono riversate all’interno del “Diyarbakir Nawroz Parki” per celebrare una delle feste più importanti della tradizione curda: il Nawroz. Un nuovo anno, una nuova primavera, che porta in grembo il seme della pace e della cooperazione.

Il 21 marzo 2013 è una data simbolica che potrebbe entrare nei libri di storia e addirittura cambiarla: dopo 30 anni di lotta le parole di Öcalan hanno aperto una nuova strada che vede una definitiva risoluzione del conflitto curdo, con il beneplacito del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan, che respira già aria di Nobel. Infatti, il Nobel per la Pace per il 2013, secondo il segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjiorn Jagland, potrebbe andare al premier turco se riuscisse a trovare un’uscita politica al conflitto curdo. Se le trattative avviate tra Ankara e Öcalan dovessero concludersi con una risoluzione pacifica delle ostilità, Stoccolma potrebbe aprire le porte al leader del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp).

Bolivia - Intervista a Oscar Olivera della Fundacion Abril


Prima parte dell'intervista in spagnolo a Oscar Olivera

Seconda parte dell'intervista in spagnolo a Oscar Olivera

A seguire la trascrizione dell'intervista

Ci troviamo a Cochabamba in Bolivia con Oscar Olivera della Fundacion Abril: innanzitutto, per cominciare, uno sguardo generale sull'attuale situazione politica in Bolivia?

Direi che ora la Bolivia si trova in un clima pre-elettorale, nel quale il presidente Evo Morales, in modo del tutto illegale, si sta proponendo nuovamente per le elezioni del 2014. Questa campagna elettorale distorce la realtà economica e sociale che vive in questo momento il popolo boliviano. La realtà economica è complessa: da un lato la macroeconomia per i governanti del paese sta funzionando molto bene, c'è stabilità, la moneta non sta perdendo valore, le riserve internazionali sono immagazzinate nella banca centrale, ma dall'altro la realtà economica dei lavoratori e dei contadini è drammatica, il salario minimo nazionale non arriva ai cento euro, il paniere familiare di base, ovvero quello di cui una famiglia di cinque persone ha bisogno per sopravvivere, supera tranquillamente i 900/1000 euro; questo da un'idea del lavoro che una famiglia deve portare avanti, un lavoro collettivo a cui i figli, la moglie e il marito devono contribuire per arrivare ad una parte del paniere familiare.
Non c'è un pieno accesso alla salute, l'educazione è limitata perché i bambini devono lavorare per sopravvivere in città. In campagna non c'è nessun tipo di supporto alle attività comunitarie né appoggio tecnico alle modalità di semina e alla formazione in modo che la produzione possa aumentare, non ci sono vie di comunicazione agevoli per poter trasportare il raccolto in città e i prezzi dei prodotti non corrispondono al reale lavoro del contadino. L'80% dei lavoratori sono autonomi, praticamente si auto sfruttano, non hanno nessun tipo di assicurazione sociale o medica, nessun tipo di organizzazione sociale alle spalle che permetta loro di ottenere il riconoscimento dei diritti fondamentali.
Gli unici che stanno bene economicamente in Bolivia sono i grandi banchieri che, con questo governo, hanno guadagnato come mai prima, le grandi imprese petrolifere che stanno sfruttando il nostro territorio in modo criminale con la connivenza del governo Morales, i grandi latifondisti che sono arrivati ad un accordo con esso per ottenere grandi proprietà terriere dove introdurre le sementi transgeniche, i settori del trasporto che sono un potere politico legato al governo e le persone che si dedicano ad attività illegali come il narcotraffico e il contrabbando di prodotti di vario genere. La base sociale del governo adesso è accentrata in questi settori minoritari, insieme ai militari che sono il sostegno armato di questo governo.
Il resto della popolazione si trova al margine, per il governo non esistiamo: i settori sociali che non sono d'accordo con la politica economica di svendita delle risorse naturali alle multinazionali, con una gestione statale totalmente autoritaria, verticale e discriminatoria da parte di Morales, sono discriminati e considerati nemici del governo, del sistema, della democrazia e calunniati di essere finanziati dall'ambasciata nordamericana o da partiti di destra.  Posso concludere dicendo che gran parte dei leader dei movimenti sociali sono stati cooptati dal governo, attraverso incarichi pubblici e di costruzione di “opere” e “infrastrutture” in molti municipi o semplicemente attraverso il denaro, una pratica assolutamente nefasta che di poco si differenzia dalle pratiche della destra del passato.
Questo da un lato ha creato una specie di dispersione di quella capacità organizzativa e potenza che il movimento qui in Bolivia aveva raggiunto nel 2000 con la guerra dell'acqua, nel 2003 con quella del gas e nel 2005 con l'elezione di Morales. Dall'altro lato possiamo dire che questo è un popolo che tutti i giorni, in tutto il paese si mobilita, sebbene sia meno organizzato e non ci sia uno spazio comune come è stata la Coordinadora del Agua e del Gas negli anni passati, si tratta comunque di piccole organizzazioni che reclamano legittimi diritti e richieste tanto in città come in campagna.
Tutti i giorni c'è gente che si mobilita per richiedere la postergacion di diritti reclamati da anni che fino ad ora non sono stati riconosciuti. Oggi ad esempio stiamo assistendo ad un blocco di contadini nella zona di Copacabana, alla frontiera con il Perù, riguardo ad una richiesta che dura da sette anni, ovvero la costruzione di un ponte in questa zona. Una settimana fa migliaia di contadini sono partiti dalle loro comunità per avvicinarsi alla capitale La Paz reclamando un'agenda di cento punti che fino ad ora non è stata presa in considerazione dal governo, e così potremmo elencare una serie di movimenti che ogni giorno si generano: questo ci convince profondamente che il movimento sociale odierno, così disperso, ha comunque una forza che si va agglutinando a poco a poco e che non permetterà che le richieste postergadas durante i secoli possano continuare  ad essere tali.
Questo è un paese in permanente discussione, riflessione e movimento che anche così disperso recupererà la stessa forza per effettivamente riprendere quell'agenda che avevamo portato avanti con tanta determinazione nel 2000, 2003 e 2005.

Abbiamo parlato della politica dei potenti, delle lotte dei movimenti sociali e della guerra dell'acqua del 2000, quando la popolazione di Cochabamba è riuscita a scacciare una multinazionale dal paese: qual è stata l'eredità lasciata da quella lotta ai movimenti attuali?

martedì 19 marzo 2013

Messico - L'EZLN annuncia i festeggiamenti per i 10 anni di autogoverno e la convocazione della scuola zapatista.


Date ed altre informazioni sulla scuola zapatista 

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Marzo 2013

Compagne e compagni, sorelle e fratelli, della Sexta:

Su visite, carovane e progetti.
Sapete che stiamo preparando i corsi nelle diverse scuole e ci stiamo concentrando su questo affinché riescano bene e preparino buone e buoni studenti.

E noi, insieme alle autorità, pensiamo che ci sono situazione che non possiamo sostenere per non distrarci, come per esempio: rilasciare interviste, scambiare esperienze o accogliere carovane o brigate di lavoro, o discutere l’idea di un progetto. Dunque, non sprecate un viaggio a vuoto, perché né la Giunta di Buon Governo, né le autorità autonome, né le commissioni incaricate dei progetti vi potranno assistere.

Se qualcuno, gruppo o collettivo, pensa di venire con una carovana di aiuti per le comunità, chiediamo il favore di aspettare che arrivi il momento opportuno per questo, o se avesse già organizzato il viaggio, allora per favore di rivolgersi al CIDECI, dal Dottor Raymundo, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico.

Non diciamo che questo sarà per sempre, ma per adesso NO, perché vogliamo concentrarci sulla scuola. Vogliamo avvisarvi per evitare malintesi sul perché non potremo assistervi per le situazioni sopra descritte.

Vogliamo dirvelo perché non programmiate il vostro viaggio con lo scopo di incontrare le nostre autorità, perché non potremo soddisfarvi per la semplice ragione che tutti i nostri sforzi sono ora per la nostra scuola, per voi, per il Messico e il mondo.

Dunque, nelle Giunte di Buon Governo dei 5 Caracoles non potremo assistervi. Ma i Caracoles si potranno sempre visitare.

E così per i progetti in corso nelle 5 giunte ci sono cose che non potremo fare, e potremo occuparci solo di quello che sarà alla nostra portata e che non implichi incontri o spostamenti della nostra gente. In caso contrario, ci sarà un’altra occasione.

Vogliamo che capiate che per noi non è il momento di carovane, progetti, interviste o scambio di esperienze e cose così. Per noi zapatiste e zapatisti è il momento di prepararci per la scuola. Non abbiamo tempo per altre cose, a meno che il malgoverno non voglia combinarci un casino e allora le cose cambiano.

Compagne e compagni, sorelle e fratelli, siamo sicuri di avere tutta la vostra comprensione.

Sulla scuola.
Di seguito le prime informazioni sulla scuola, affinché cominci a prepararsi chi vorrà frequentare i corsi.

1. – Alla festa dei Caracoles sono invitati tutte e tutti coloro che si sentono invitati. La festa è nei 5 Caracoles così potrete andare dove più vi piace. L’arrivo è l’8 agosto, la festa sarà nei giorni 9 e 10; l’11 la partenza. Attenzione: La festa per i 10 anni dei Caracoles non ha niente a che vedere con la scuola. Non confondetevi.

2. – Con questa festa le basi di appoggio zapatiste celebrano il decimo compleanno delle Giunte di Buon Governo, ma non solo.

3. – In quei giorni inizierà la nostra piccola scuola, molto altra, dove le/i nostr@ cap@, cioè, le basi di appoggio zapatiste, terranno le lezioni su qual’è stato il loro pensiero e la loro azione nella libertà secondo lo zapatismo, i loro successi, i loro errori, i loro problemi, le loro soluzioni, i progressi, quanto ancora in sospeso e quanto ancora da fare, perché c’è sempre qualcosa che manca fare.

4.- Il primo corso (ne faremo molti, secondo il numero dei partecipanti) di primo livello è di 7 giorni, compreso arrivo e partenza. Arrivo 11 agosto, le lezioni iniziano il 12 agosto 2013 e finiscono il 16 agosto 2013. Partenza il 17 agosto. Chiunque, una volta completato il corso, voglia restare più tempo, potrà visitare gli altri Caracoles. Il corso è lo stesso in tutti i Caracoles ma potete andare a conoscere caracoles diversi da quello dove avete frequentato il corso, ma per conto vostro.

5. – Ora vi spieghiamo come funziona l’iscrizione alla scuola della libertà secondo le zapatiste e gli zapatisti, ma vi diciamo già che è laica e gratuita. La preiscrizione avverrà tramite le Squadre di Appoggio della Commissione Sexta, nazionale e internazionale, dalla pagina web di Enlace Zapatista e via posta elettronica. L’iscrizione degli studenti avverrà presso il CIDECI, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas. Gli inviti saranno inviati, secondo le nostre possibilità, a partire dal 18 marzo 2013.

6.- A scuola non potrà entrare chiunque, ma solo chi riceverà direttamente il nostro invito. Ai compagni che riceveranno l’invito forniremo assistenza, il vitto, un posto per dormire pulito e comodo e metteremo a disposizione il proprio guardiano o guardiana, cioè un proprio “Votán”, che si preoccupi che stiano bene e che non soffrano troppo a scuola, solo un po’, ma sempre solo un pochino.

7.- Le alunne e gli alunni dovranno studiare molto. Il primo livello comprende 4 temi: Governo Autonomo I, Governo Autonomo II, Partecipazione delle Donne nel Governo Autonomo, e Resistenza. Ogni tema ha il proprio libro di testo. I libri di testo hanno tra le 60 e 80 pagine ognuno e quello che vi ha già illustrato il SupMarcos è solo una piccola parte di ogni libro (3 o 4 pagine). Abbiamo calcolato che la realizzazione di ogni libro di testo ha un costo di 20 pesos.

8.- Il corso di primo livello dura 7 giorni e secondo il tempo a disposizione del compa e della compa, perché sappiamo che ha anche il suo lavoro, la famiglia, la lotta, i suoi impegni, cioè che ha un suo calendario e geografia.

9.- Il primo corso è solo di primo grado, ne mancano molti altri, cioè la scuola non finisce subito, ma ha una sua durata. Chi supera il primo livello potrà passare al secondo livello.

10.- Il costo: il viaggio per arrivare al CIDECI, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, e per tornare a casa propria, è a carico del e della compa. Dal CIDECI si parte per la scuola assegnata e al termine del corso si torna al CIDECI, e da lì si va dove si vuole. Una volta a scuola, nel villaggio, non preoccupatevi perché alla vostra tavola non mancherà il vostro piatto di fagioli, tortillas e verdura. Cioè, le spese per ogni studente sono coperte dagli zapatisti. Ogni studente o studentessa vivrà con una famiglia indigena zapatista. Per tutta la frequenza ai corsi, quella sarà la famiglia dell’alunna o alunno. Con quella famiglia mangerà, lavorerà, riposerà, canterà, ballerà e sarà accompagnato nella scuola assegnata, cioè al centro di educazione. Ed il “Votán”, ovvero il guardiano o guardiana, l’accompagnerà sempre. Cioè, ci occuperemo di ogni studente o studentessa. E nel caso si ammalasse, lo cureremo o, in casi gravi, lo porteremo in ospedale. Ma su quello che gli resterà o meno in testa non possiamo fare niente, perché riguarda il compagno o compagna quello che farà di ciò che vedrà, ascolterà e imparerà. Cioè, si insegnerà la teoria e la pratica ognuno se la vedrà nei luoghi dai quali arriva.

11.- Per coprire i costi dei corsi, ci penseremo noi. Magari organizzeremo un festival musicale, o una mostra di pittura o artigianato, non preoccupatevi, troveremo il modo e, inoltre, c’è sempre gente buona che appoggia le cose buone. Per chi volesse lasciare una donazione per la scuola, metteremo una cassetta presso l’ufficio delle iscrizioni al CIDECI, dai compas dell’Università della Terra, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas. Chi vorrà, potrà mettere lì il suo contributo senza che nessuno sappia chi e quanto ha donato, così nessuno si sentirà triste se ha donato meno di un altro. Non sarà permesso lasciare soldi o regali nelle scuole, nei caracoles o alle famiglie in cui si alloggerà. Questo per non creare disparità tra chi potrebbe riceverli e chi no. Tutto quello che si vorrà donare dovrà essere lasciato al CIDECI, ai compagni dell’Università della Terra, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico. Lì si raccoglierà tutto e, se ci sarà qualcosa, sarà suddiviso in parti uguali tra tutt@. Se no, non importa, quello che importa siete voi.

12.- Ci saranno altri modi di frequentare i corsi della scuola zapatista. Chiediamo l’aiuto dei compagni dei media liberi, libertari, autonomi e di chi ne sa di videoconferenze. Perché sappiamo che molti non potranno venire per i propri motivi di lavoro o personali o di famiglia. Ed anche che ci sono persone che non capiscono lo spagnolo ma hanno voglia di imparare com’è che le zapatiste e gli zapatisti hanno fatto quello che hanno fatto e come hanno disfatto quello che hanno disfatto. Quindi ci sarà un corso speciale che sarà ripreso in video da trasmettere dove ci sia un gruppo di alunn@ volenteros@ e pronti con il loro libro di testo a seguire il corso, e via internet potranno fare le loro domande sulla lezione che stanno facendo le maestre e i maestri, le basi di appoggio zapatiste.
Per decidere questo, inviteremo ad una riunione particolare alcuni media alternativi per metterci d’accordo su come fare per le videoconferenze e le foto e i video dei posti in cui si svolgono i corsi, affinché tutt@ possano vedere se è vero o no quello che stanno insegnando le professoresse ed i professori.
Ed un altro modo è che faremo copia dei corsi in dvd affinché chi non può andare da nessuna parte e può studiare solo a casa sua, lo possa fare e così imparare.

13.- Per poter frequentare la scuola zapatista, si dovrà sostenere un corso di preparazione dove verrà spiegato com’è la vita nelle comunità zapatiste e le loro regole interne. Affinché non si incorra in reati. E quello che si deve portare. Per esempio, non si devono portare quelle “tende da campeggio” che, oltre a tutto, non servono a niente; perché sarete sistemati presso le famiglie indigene zapatiste.

14.- Una volta per tutte diciamo che è PROIBITO produrre, commerciare, scambiare e consumare qualunque tipo di droga e alcool. E’ proibito anche detenere ed usare qualunque tipo di arma, sia da fuoco o “bianca”. Chi chiederà di entrare nell’EZLN o qualunque cosa militare, sarà espulso. Non si sta reclutando né promuovendo la lotta armata, bensì l’organizzazione e l’autonomia per la libertà. E’ anche proibita la propaganda di qualunque tipo, politica e religiosa.

15.- Non c’è limite di età per frequentare la scuola; ma se siete minorenni, dovete essere accompagnati da un adulto che sarà responsabile del minore.

16.- All’atto dell’iscrizione, dopo essere stati invitat@, vi chiediamo di specificare se siete altr@, maschi o femmine per potervi sistemare adeguatamente, perché ogni individu@ sarà rispettat@ e assistit@. Qui non ci sono discriminazioni di genere, preferenza sessuale, razza, credo, nazionalità. Qualunque atto di discriminazione sarà punito con l’espulsione.

17.- Se qualcuno ha qualche malattia cronica, abbia cura di portare tutti i suoi medicinali e di comunicarlo al momento dell’iscrizione affinché possiamo assisterlo al meglio.

18.- Al momento dell’iscrizione, dopo essere stati invitat@, vi chiediamo di specificare la vostra età fisica e le vostre condizioni di salute per sistemarvi adeguatamente in una delle scuole dove non dobbiate soffrire più di quanto già non patirete.

19.- Se siete invitat@ e non potete partecipare nella prima data, non temete. Comunicateci solo quando potete e noi organizzeremo il corso quando potrete esserci. Se qualcuno non può concludere il corso o non può arrivare anche se già iscritto, non c’è problema, può completarlo successivamente. Anche se è bene ricordare che può assistere alle videoconferenze o ai corsi che si terranno fuori dal territorio zapatista.

20.- In altri scritti spiegherò altri dettagli e chiarirò i dubbi che potranno sorgere. Ma queste sono le cose basilari.
Per ora è tutto.
Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Moisés
Rettore della Escuelita Zapatista

Messico, Marzo 2013


P.S. – Ho incaricato il SupMarcos di inserire in questo testo qualche video a tema.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!