giovedì 9 maggio 2013

Paesi Baschi - Sulle due settimane di disobbedienza civile


Il 'muro popolare' che ha difeso i condannati della Segi a seguito di una sentenza della Corte Suprema: la mobilitazione del coordinamento Gunea Aske ("Spazio libero").

La sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato otto militanti di Segi a sei anni di carcere per appartenenza a questa organizzazione è diventata, l'8 aprile, un atto di disobbedienza civile di massa. Aske Gunea, è una mobilitazione popolare volta a "costruire un muro popolare che sia impenetrabile e protegga gli otto giovani" spiega Mikel Otamendi, una delle persone coinvolte nel coordinamento, “ che ha praticato metodi differenti di lotta dalle kale borroka, una resistenza civile che mostrato chi veramente usa la violenza ".
Beñat Apalategui, uno dei sette giovani assolti dalla stessa sentenza, inizialmente 16 persone erano state incriminate, coinvolto fin dall'inizio nel coordinamento Gunea Aske, descrive la sentenza come "una macabra lotteria"; la Corte Suprema "ha copiato anche gli errori di ortografia " del giudice nazionale e "si è basata" su dichiarazioni ottenute sotto tortura durante l' isolamento e gli elementi di prova trovati nelle loro abitazioni ", tra le quali non vi erano documenti della Segi, “erano solo camicie, sciarpe, biglietti , musica e altro ancora” quindi chiunque di loro avrebbe potuto essere condannato. Hanno denunciato "la sentenza come politica", costruendo "uno spazio per denunciare questa ingiustizia", ​​spiega, perché tranne per le persone in isolamento e torturate, gli altri hanno rifiutato di testimoniare, scontandolo nelle argomentazioni finali del procuratore, e contestando pubblicamente la sentenza quando è stata proclamata.
Fin dall'inizio hanno avuto "molto chiaro" che avrebbero risposto con la disobbedienza civile. Così è nato Gunea Aske, dove Apalategi dice, "la capacità delle persone di resistere è stata incredibile." Al grido "Noi tutti saremo arrestati, ma vi costerà", lanciato in una conferenza stampa da uno dei detenuti, Aitor Olaizaola, migliaia di persone hanno occupato il Boulevard Donostia difendere i giovani prigionieri politici.
Le due settimane di “muro popolare”
Dalla prima settimana si sono organizzati picchetti popolari che hanno scortato i giovani dalle loro case al Boulevard de Donostia, ed eventi culturali e artistici per vivacizzare le giornate. Una volta che sono stati emessi i mandati di arresto, dopo dieci giorni, il che comportava anche gli arresti domiciliari, abbiamo deciso di proteggerli 24 ore al giorno. Messa poi una tenda sul Boulevard è stato fatto un appello alle persone a rimanere per la notte.

La prima notte si sono accampate 400 persone, la seconda circa 500. Per il primo degli arresti, quello di Ibero Ekaitz, Ertzainta, polizia Basca, ha mostrato un atteggiamento molto aggressivo con raid notturni nei primi due giorni di accampada, come può essere visto nei video raccolti dal giornalista basco Argia.
Il terzo giorno di accampada, il venerdì, c'è stato l'intervento finale dell' Ertzainta che, nonostante azioni violente contro le persone presenti, tra cui giornalisti, si è contenuta rispetto alle precedenti occasioni – "forse per la presenza delle telecamere," è il parere di Apalategi-, ma ci sono volute più di due ore per arrivare ad arrestare i ragazzi condannati grazie alla resistenza pacifica. Attraverso gli altoparlanti, si avvertiva che ci sarebbero state provocazioni, e che la gente seduta e incordonata doveva essere portata via una per una.
Nonostante gli arresti, Aske Gunea è stato salutato come una vittoria. Onintza Rojas, uno dei responsabili per i social network in questi giorni, fa notare che "non c'è nessuno che non sia commosso in quelle due settimane. E 'stato tutto molto emozionante, di quei sentimenti, che volevamo comunicare. " Per Otamendi, "non sono stati condannati solo otto giovani militanti di Segi ma si sono indignate le persone al di là dei soliti circoli della sinistra militante". Aske Gunea ha segnato una pietra miliare in quella che può essere la risposta esemplare della gente, è diventata ora "una pratica per proteggere le persone contro i processi politici", spiega Otamendi.
Dalla fine della accampada, si sono raccolte testimonianze delle provocazioni della polizia basca, tra cui un folto gruppo di intimidazioni sessiste. "Ora si stanno valutando che cosa fare con le prove concrete raccolte".
tratto da Diagonal Periodico

lunedì 6 maggio 2013

Messico - In Chiapas si scatena la violenza antizapatista


di Hermann Bellinghausen

Soffiano venti allarmanti di violenza politica antizapatista nella regione tzeltal di Chilón, dove il governo ufficiale, come quello dello stato, appartiene al Partito Verde Ecologista (PVEM), nel caso questo significhi qualcosa. Nell’ejido di San Marcos Avilés, individui identificati come appartenenti ai diversi partiti politici (che da queste parti finiscono sempre di puzzare di PRI), hanno scatenato le ostilità, in atto comunque da oltre due anni, contro le famiglie zapatiste della comunità. Il tutto con minacce reiterate di morte e violenza, furti, avvelenamento dell’acqua e degli animali domestici, minacce con armi da fuoco, distruzione di appezzamenti ed il rischio di essere sgomberati violentemente, come già successo nel 2010.
E così, senza motivo apparente, il noto dirigente degli aderenti della Sesta nell’ejido di San Sebastián Bachajón, a Chilón, Juan Vázquez Guzmán, viene assassinato con cinque precisi colpi di pistola sulla porta di casa da sconosciuti fuggiti a bordo di un veicolo di colore rosso e poi persi per le strade dell’impunità chiapaneca. Questo, la notte di mercoledì 24, alle ore 23:00.
Nell’ejido di Jotolá, vicino a San Sebastián Bachajón, le famiglie aderenti alla Sesta sono minacciate di essere presto spogliate delle loro terre dal gruppo filogovernativo, con precedenti penali, della stessa comunità.
Il segnale di allarme che girava da varie settimane, è risuonato forte sabato 20 aprile quando la Giunta di Buon Governo dell’EZLN, nel caracol di Oventik, ha emesso un comunicato che dettagliava una ventina di aggressioni, alcune gravi, a San Marcos Avilés, in questo anno e nei due precedenti. Quello stesso giorno è arrivata a San Marcos una missione civile della Red por la Paz en Chiapas, composta da 10 centri per i diritti umani ed organismi indipendenti, per realizzare un’osservazione diretta di carattere umanitario.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!