giovedì 27 novembre 2014

Kurdistan - Il PKK si è costituito 36 anni fa

Formalmente costituito il 27 e il 28 Novembre 1978, il nucleo del PKK (Partiya Karkerên Kurdistan-Partito dei lavoratori del Kurdistan) era costituito prevalentemente da studenti di scienze politiche guidati da Abdullah Öcalan ad Ankara. 
Il gruppo spostò presto la sua attenzione alla numerosa popolazione curda nel sud-est della Turchia. 
Il 27 Novembre 1978 il gruppo ha adottato il nome “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”.

Il colpo di Stato in Turchia del 1980 ha spinto l’organizzazione a un’altra fase, con i componenti che subiscono il carcere, sono soggetti alla pena capitale, o fuggono in Siria.
Il primo congresso dell’organizzazione si è tenuto nel 1982 ed ha sottolineato le varie fasi per la liberazione del Kurdistan. 
Il 15 Agosto 1984 il PKK ha effettuato la sua prima azione armata.

Il PKK attraverso le sue parole parole

Il nostro partito, sin dal suo inizio, è in lotta per l’esistenza, la libertà e l’onore del popolo curdo contro il genocidio iniziato dagli unionisti razzisti-sciovinisti all'inizio del 20° secolo, che si proponevano di porre fine alla libertà del popolo curdo e di spazzarli via dalla storia.

In questo senso la decisione adottata il 27 novembre 1978 di diventare un partito è stata anche una decisione per l’esistenza e la resistenza nazionale. 
Questo è il motivo per cui oggi questo giorno viene celebrato come resistenza nazionale dalla nostra gente. Nel corso degli anni il PKK ha combattuto per salvaguardare e realizzare la libertà del popolo kurdo contro le politiche fisiche e culturali di genocidio e assimilazione dello stato-nazione turco.

Il nostro partito ha messo in scena un’elevata resistenza contro uno dei più grandi eserciti nel mondo, sostenuto dalla NATO e anche dall'organizzazione Gladio, per portare il popolo curdo al punto di dichiarare l’autonomia democratica.

lunedì 24 novembre 2014

Messico - Liberateli. Subito.


di Gloria Muñoz Ramírez


Il 20 novembre sarà ricordato come un giorno storico, quando si sono svolte più di 500 mobilitazioni in Messico e nel mondo per chiedere di riavere in vita i 43 studenti di Ayotzinapa, Guerrero, dopo più di 50 giorni in cui sono stati vittime di sparizione forzata e tre dei loro compagni assassinati. La richiesta, anch’essa centrale, delle dimissioni del presidente Enrique Peña Nieto è risuonata contemporaneamente in Corea del Sud, Nuova Zelanda, India ed in centinaia di città di Stati Uniti ed Europa. Ed ovviamente, in tutto il territorio messicano. Il grido di “Andatevene tutti!” è stato certamente sentito dalla classe politica messicana di tutti i colori, i cui membri non osano nemmeno più frasi vedere in queste manifestazioni. Non si salva nessuno.

Questa storica giornata non si è conclusa con atti vandalici, come hanno riferito le grandi catene televisive, e l’irruzione della Polizia Federale e dei granatieri del DF. La carica di un gruppo di agenti in uno Zócalo semivuoto, quando il corteo ancora stava arrivando per avenida Madero, è stata la conclusione di una mobilitazione stracolma di simboli contro il potere.

Dalla notte di giovedì all'alba di venerdì erano iniziate a circolare le immagini che hanno smontato le versioni ufficiali secondo le quali gruppi di attivisti avrebbero attaccato i manifestanti. Una dopo l’latra le testimonianza compongono la realtà di tre ore di cariche e botte della polizia e detenzioni arbitrarie.

Julián Rodrigo Simón accusa: “Erano le 9:15 circa quando abbiamo sentito uno di loro dire agli altri: ‘chínguenselos‘. E subito ci sono stati addosso. Ci hanno preso a calci, a me e le mie due sorelle”.

Le immagini dei video mostrano una donna nella stazione Pino Suárez della Metro, seduta in terra con la figlia tra le braccia, in segno di pace di fronte a centinaia di stivali di poliziotti intorno a lei. Un uomo si siede accanto a lei, e poi un altro, ed un altro ed un altro ancora. 

Così a formare un cordone di persone sedute in resistenza pacifica che sconcerta gli agenti.

Uno dei video è stato girato dall’hotel Majestic, su di una piazza semivuota che in pochi minuti viene sgomberata. Dalla terrazza si fissano i colpi contro i manifestanti. Gli ospiti, molti turisti stranieri, si affollano alla ringhiera e, mentre uno filma, il resto grida disperatamente: 

Figli di puttana! Li state massacrando!


Gli arrestati nella mobilitazione devono essere liberati. Subito.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!