venerdì 27 marzo 2015

Tunisi - Percorsi ed esperienze post-14 del paese dei gelsomini



Autogestione ed autonomia al Village Nomad, le lotte per la giustizia climatica e per la libertà d’espressione 

Dopo la pioggia battente che ha accompagnato la manifestazione d’apertura del Forum Sociale Mondiale, mercoledì al Campo Al Manar splendeva il sole.
L’immagine del Forum è quella che ci aspettavamo: centinaia di workshop in contemporanea nelle diverse aree tematiche (Citizenship, Alternatives, Dignity, Planet, Borders, Justice), migliaia di persone che camminano con il librone del programma alla ricerca della sala… ma che inevitabilmente si perdono tra i mille corridoi delle molte Facoltà del campus. All’ingresso c’è un po’ di coda, in parte dovuta ai “controlli” che vengono effettuati casualmente tra chi entra.

La coreografia è composta da striscioni, cartelli, canti, cori, centinaia di volantini con programmi di questo o quell’argomento. Una babele. L’immagine di tante realtà, ma anche dell’innegabile difficoltà di condividere e non rappresentare. Ma questo è il Forum Sociale Mondiale: così è nato e così andrà in scena fino a sabato.
Domenica andrà in scena la manifestazione internazionale contro il terrorismo, convocata dal Governo tunisino, a cui parteciperanno in rappresentanza dell’Italia anche Matteo Renzi e Laura Boldrini. Sulle relazioni italo-tunisine c’è tanto da dire e lo faremo in un approfondimento specifico.
Oggi è proprio alla realtà tunisina che ci vogliamo dedicare, prima di passare nei prossimi giorni a “viaggiare” verso altri lidi ed argomenti.

La Tunisia e le sue molteplici espressioni.
Un paese che tra mille traversie in questi anni è stato un laboratorio aperto, denso di contraddizioni ma vivissimo, e che oggi affronta un’altra sfida: non piegarsi al terrore dell’integralismo e nel contempo contrastare l’autoritarismo che è sotteso alle nuove leggi speciali che il governo si appresta a varare, che potrebbero fortemente limitare le libertà personali.
La Tunisia, paese in cui le contraddizioni svelate dalla primavera araba sono ancora tutte aperte: quelle economiche, sociali ed anche politiche.
La Tunisia con le donne come protagoniste della scena sociale e determinanti in molte occasioni: durante il governo di Ennahda, fermando i molteplici e subdoli attacchi “dell’islamismo moderato” ai diritti delle donne, oggi, in prima fila a reclamare diritti e libertà, nell’era del nuovo governo di larghe intese capeggiato da Nida Tounes.
La Tunisia post-14, fatta di tante piccole realtà che hanno cominciato a muovere i primi passi, sperimentando la possibilità di “associarsi” liberamente al grido di “degage”.
Una Tunisia dal basso, poco raccontata ovviamente anche in questi giorni quando i riflettori del mondo si sono accessi dopo l’attacco integralista al Museo Bardo.

Le interviste che oggi proponiamo sono un piccolo spaccato di una società civile che cerca di costruire un’alternativa al terrore, consapevole che è necessario un cambiamento radicale, che non accetta le semplificazioni che vorrebbero, attraverso “l’emergenza terrorismo”, restringere spazi di libertà, faticosamente difesi e conquistati.

AUTOGESTIONE ED AUTONOMIA
Uno dei fili conduttori in questi anni delle nostre relazioni in Tunisia è stato il sostegno e lo scambio con le esperienze di base che sperimentano pratiche di autogestione ed autonomia.
Sono stati proprio questi argomenti ad essere al centro dell’incontro poche settimane fa a cui abbiamo partecipato lo scorso gennaio a Sbeitla promosso da GVC all’interno del progetto Périphérie Active.


I Centri Media Comunitari, i collettivi come Blech7ess, così come l’esperienza dei blogger indipendenti, sono lo specchio di una tensione che è reale soprattutto tra le giovani ed i giovani tunisini che mirano a costruire un modo di praticare l’azione collettiva senza deleghe, direttamente, in autonomia.
Come far sì che non solo queste esperienze possano crescere, possano esprimersi liberamente ma possano ampliarsi a tan@?
Queste sono le tematiche al centro della discussione di molte realtà che compongono lo spazio Village Nomad al Forum Sociale Mondiale.
Percorsi ed esperienze che sono oggi quanto mai fondamentali sia contro l’oscurantismo integralista religioso, sia per rompere con l’autoritarismo e con l’idea di una democrazia blindata che si vorrebbe imporre utilizzando come pretesto ciò che è successo al Bardo.
Questi percorsi ed esperienze, a volte carsici, sono stati fondamentali in tanti momenti dopo la rivoluzione, per bloccare i tentativi restrittivi delle libertà portati avanti dall’islam “moderato” di Ennahda e non solo.

Sono inoltre centrali per combattere la repressione e la criminalizzazione degli attivisti.
Ne sono esempio le campagne “Anch’io ho bruciato un commissariato di polizia” e “Men-7a99i – I miei diritti” che denunciano l’impunità nei confronti dei poliziotti e l’utilizzo di leggi (come quella sugli stupefacenti) come mezzo per criminalizzare giovani attivisti.

Abbiamo incontrato Wassim Ltaief proprio mentre si stanno ultimando i lavori di auto-costruzione delle strutture per ospitare il Village Nomad.

mercoledì 25 marzo 2015

Tunisia - In marcia fino al Bardo per la libertà contro terrore ed oppressione



In migliaia sotto la pioggia interviste con tunisin@, iracheni, nigeriani, palestinesi, curdi 

C’era attesa per la manifestazione d’apertura del Forum Sociale Mondiale 2015 che ha scelto di arrivare davanti al Museo Bardo. In orario superpuntuale alle 15.00 precise il corteo è partito da Bab Saadoun per dirigersi verso il Bardo.
Una pioggia battente ha accompagnato la partenza dei manifestanti.
Ad aprire la manifestazione le realtà tunisine, il sindacato, le organizzazioni di donne, una lunga bandiera palestinese, che non poteva mancare e poi tante e tanti, soprattutto giovani che affermano tra slogan e canti che contro il terrore ci vuole libertà. Che non si può giustificare con la lotta al terrorismo la restrizione degli spazi di democrazia, che ci vuole giustizia sociale reale.
Arrivati davanti al Bardo sono continuati gli interventi, gli slogans davanti alle transenne poste di fronte al cancello del Museo. Poliziotti e un mezzo blindato facevano bella mostra, ma come ci hanno detto tanti manifestanti "la sicurezza non è la presenza di polizia ed esercito, ma la presenza, la forza, la lotta della gente per non tornare indietro e continuare a conquistare i diritti, le libertà che ci hanno portato ad abbattere Ben Ali".
Certo la strada è complessa, come è complesso il mosaico di interessi che vorrebbero dettare le proprie leggi in questo piccolo paese ed in tutta la regione.
Il paese dei gelsomini è piccolo ma grandi sono le sfide che stanno affrontando le donne e gli uomini che oggi hanno voluto dire "non abbiamo paura".
Per noi essere insieme a loro, manifestare sotto la pioggia di Tunisi è parte del cammino per comprendere il presente e costruire un altro futuro.

24 MARZO VIDEO RACCONTO

martedì 24 marzo 2015

Tunisia - Contro terrore, autoritarismo e oppressione: si inizia dal Meeting della Coalition Climat21 e con il Forum Mondiale dei Media Liberi



Al Campo El Manara fervono i preparativi per il corteo iniziale che arriverà fino al Museo Bardo

Quando si decise di organizzare nuovamente dopo due anni il Forum Sociale Mondiale a Tunisi nessuno avrebbe potuto immaginare che l’evento sarebbe accaduto in un contesto ben diverso da quello precedente e ad una settimana dall’attacco integralista al Museo Bardo che ha drammaticamente puntato i riflettori sul paese dei gelsomini.

E’ impossibile non guardare a questa edizione del Forum Sociale Mondiale, al di là delle sue dinamiche interne e abituali, come ad un possibile spazio per sperimentare una risposta collettiva al terrore dell’oscurantismo integralista islamico. 

La barbaria dell’Isis, il suo forte presentarsi come "nuova offerta", accompagnata da un aggressivo marketing giocato all’altezza della comunicazione in rete, fondata su uno "stato islamico doc" con territorio, moneta, leggi e non solo, si iscrive dentro la ridefinizione geopolitica complessiva che attraversa il Medioriente, il Maghreb e Masrek, l'Africa, l’Euromediterraneo.

E’ in corso un complesso scontro per chi deve comandare "nel mondo islamico". Vecchi e nuovi poteri si contendono il controllo di pezzi di territorio.

domenica 22 marzo 2015

Messico - Polizia attacca San Sebastian Bachajon.


UN ATTACCO ANNUNCIATO. 
Più di 600 agenti delle forze di polizia incendiano la sede regionale San Sebastián Bachajón.

Il 20 marzo gli ejidatarios di Bachajón informavano che il commissario ejidale Alejandro Moreno Gómez stava organizzando la sua gente “per sgomberare gli ejidatarios in resistenza di San José en Rebeldía e della Sede Regionale San Sebastián”, terra recuperata dagli indigeni di Bachajón.

Gli aderenti alla Sesta dichiaravano che non avrebbero ceduto nella lotta per difendere la loro terra e per la liberazione dei prigionieri, e chiedevano di vigilare sulla situazione. Nello stesso tempo i giornali locali scrivevano che “si prevedono scontri armati tra gruppi antagonisti che si disputano la zona”, cosa che ha aperto, come in altre precedenti occasioni, alla repressione del governo.

Comunicato dell' EJIDO SAN SEBASTIAN BACHAJON, ADERENTE ALLA SESTA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA.
CHIAPAS. MESSICO. 21 MARZO 2015

Alla Comandancia Generale Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Alle Giunte di Buon Governo

Al Congresso Nazionale Indigeno

A l@s compañer@s aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona

Ai mezzi di comunicazione di massa ed alternativi

sabato 21 marzo 2015

Kurdistan - Il messaggio di Abdullah Ocalan al Newroz 2015- Amed

Il Messaggio di Abdullah Ocalan al Newroz 2015- Amed
A TUTTO IL NOSTRO POPOLO

Saluto il nuovo giorno [Newroz] di tutto il nostro popolo e degli amici schierati con la pace, l’uguaglianza, la libertà e la democrazia.

La crisi causata dalle politiche neoliberiste imposte a tutto il mondo dal capitalismo imperialista e dai suoi dispotici collaboratori locali porta effetti sulla nostra regione e sul nostro paese. In questo contesto di crisi, le diversità etniche e religiose del nostro popolo e le nostre culture vengono cancellate da guerre identitarie brutali e senza senso. 
I nostri valori, storici e moderni, della nostra coscienza e politici, non possono essere messi a tacere, né cedere alla rassegnazione di fronte a questo panorama politico. Al contrario è nostra responsabilità religiosa, politica e morale dispiegare un intervento urgente.

La nostra lotta per la democrazia, la libertà, la fratellanza e una pace dignitosa per il nostro popolo attraversa ora una fase storica. Questa lotta di quarant’anni del nostro movimento, lotta dolorosa, non è stata invano, ma ora ha raggiunto una fase che non può essere portata avanti allo stesso modo. 

La storia e il nostro popolo chiedono una soluzione democratica e la pace, propria dello spirito del nostro tempo. Su questa base, ci troviamo di fronte alla missione di avviare il nuovo processo in base ai dieci articoli ufficialmente dichiarati nello storico palazzo Dolmabahçe (Palazzo del Governo, il luogo del rilancio del 10 punti in 28 febbraio 2015)

Con l’accordo sui principi contenuti nella dichiarazione, vedo la necessità storica di tenere un congresso per fermare la lotta armata intrapresa dal PKK contro la Repubblica turca da quasi 40 anni, e per impostare le strategie e le tattiche sociali adatte al nuovo periodo. 

Spero che raggiungendo un accordo generale in breve tempo attraverso la commissione per la verità e la riconciliazione, basata sui membri del parlamento e il comitato di monitoraggio, si tenga con successo questo congresso. Ora, con il nostro congresso, il nuovo periodo inizia. 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!