sabato 25 giugno 2016

Ecuador - Meno dello 0,002% dei Panama Papers sono stati resi pubblici, denuncia Assange




di Tony Robinson 
Un Assange visibilmente commosso e verbalmente grato ha parlato oggi dal vivo in videoconferenza a un pubblico di Quito, Ecuador, presso il quartier generale del Centro Internazionale di Educazione superiore per la Comunicazione dell’America Latina, CIESPAL, nel corso di un evento della durata di una settimana: “Julian Assange: 4 anni di libertà negata”.


Prima di cominciare con il contenuto della sua conferenza, Assange ha espresso la sua gratitudine al presidente e al popolo ecuadoriani per essersi presi il rischio di dargli asilo presso l’Ambasciata ecuadoriana e per come la fede dell’Ecuador in questo caso si è dimostrata essere pienamente giustificata dalla recente decisione del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, che ha convenuto sul fatto che lui sia stato “detenuto arbitrariamente” dal Regno Unito, il quale ha speso una somma stimata in 20 milioni di dollari per l’operazione di polizia che lo ha tenuto prigioniero.
L’argomento della sua conferenza era “da Wikileaks ai Panama Papers” e Assange è stato caustico sulla copertura dei Panama Papers da parte del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) e sul loro rifiuto di rendere tutto di pubblico dominio. Infatti “virtualmente nulla” sarebbe una descrizione più accurata dei 200 sugli 11.5 milioni di documenti che sono stati pubblicati in toto insieme a frammenti di altri.
Assange ha iniziato il suo attacco al ICIJ contrapponendo il modo in cui opera Wikileaks. Nel modello di wikileaks, secondo gli australiani, viene pubblicato tutto, e nulla è censurato. Ha poi continuato affermando fieramente che di tutti gli 11 milioni di documenti pubblicati sul loro sito, nemmeno uno è stato mai denunciato come falso.
D’altra parte il caso dei Panama Papers mostra come l’elite USA abbia preso possesso del materiale trapelato e abbia efficacemente represso tutte le indagini esterne sui contenuti dei papers, fatta eccezione per i giornalisti disposti a giocare stando alle regole di ICIJ.
Assange ha spiegato che il problema con ICIJ è che ha sede a Washington D.C. ed è finanziato da gente come George Soros e la fondazione Rockefeller, e che i principali servizi che sono usciti nei primi giorni delle rivelazioni che attaccavano Vladimir Putin e l’establishment russo sono stati finanziati da USAID, l’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale il cui compito è di amministrare gli aiuti civili all’estero.
Assange ha inoltre criticato gli attacchi di ICIJ a Wikileaks citando Gerard Ryle, il capo di ICIJ: “Wikileaks ha rubato il giornalismo e noi lo stiamo riprendendo” e “ICIJ è un’organizzazione responsabile. Noi non siamo Wikileaks”.
Ma Assange è stato rapido a rispondere al fuoco con la domanda centrale: “Responsabile verso chi?”
Sicuramente, ha puntualizzato Assange, se l’intero database dovesse essere pubblicato, il finanziamento a ICIJ svanirebbe, dato il numero di personaggi di spicco americani, della CIA e di molti altri che usano conti offshore per nascondere i particolari delle loro operazioni finanziarie.
Assange sostiene che questo archivio di documenti appartiene all’umanità affinché ognuno vi abbia accesso: pubblici ministeri, agenzie di intelligence, agenzie fiscali e, soprattutto, il pubblico in generale.
Alla domanda sul perché, secondo il suo pensiero, sia stata resa pubblica una così piccola percentuale di informazioni, Assange ha affermato che il Suddeutsche Zeitung (l’agenzia a cui per prima è stato fornito il materiale prima che fosse passato a ICIJ) probabilmente aveva paura della legge tedesca e di essere citato in giudizio dai possessori di conti offshore.
Ha inoltre criticato il quotidiano inglese The Guardian per la sua copertura ossessiva dell’angolazione russa dei Panama Papers, quando la reale questione per i lettori inglesi era il coinvolgimento della famiglia del primo ministro, David Cameron, sui conti offshore. Cosa che è stata portata alla luce dalla segnalazione di Wikileaks sul contenuto reso pubblico prima che The Guardian scegliesse di prendere in mano la storia.
Assange ha teorizzato che ICIJ abbia presumibilmente ristretto l’accesso delle persone ai documenti, permettendo, a giornalisti di diversi paesi, l’accesso solo ad alcuni dei documenti rilevanti per il proprio paese. Un altro punto significativo è che in posti come l’America Latina è improbabile che i veri giornalisti anti-establishment abbiano relazioni con istituzioni che hanno sede a Washington, come l’ICIJ.
“Wikileaks è la Biblioteca ribelle di Alessandria” ha affermato. “Il database Wikileaks è stato usato per ottenere giustizia e dare forma al dibattito politico. Le informazioni di Wikileaks mostrano quali sono le vere alleanze delle persone”, ha aggiunto.
Come ha detto Assange verso la fine della sua conferenza, “il giornalismo è importante ma è ancora più importante che l’intera società abbia accesso [a questo materiale]”.

Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella
Tratto da Pressenza

venerdì 24 giugno 2016

Messico - EZLN: L’ora del poliziotto 4

L’Ora del Poliziotto 4.

Dal quaderno di Spoilers del Gatto-Cane.

Giugno 2016.

.- La domanda è: quale sarebbe la metafora più appropriata per il triste e grigio capo aspirante poliziotto?

¿Aurelio Donald Nuño Trump?

¿Aurelio Ramsey Nuño Bolton?

Noi crediamo che, in linea con la sua sete di sangue e la sua viltà, gli si addirebbe di più il secondo.

E proprio come, nella serie televisiva “Game of Thrones”, Ramsay Bolton è divorato dai cani utilizzati in precedenza per attaccare gli altri; i media a pagamento usati da Nuño per calunniare, minacciare e attaccare il magistero in resistenza e le comunità e organizzazioni solidali, si ciberanno di lui nel momento della sconfitta.

Magari domani gli si potrà dire:

“Le tue parole spariranno.

La tua casa sparirà.

Il tuo nome sparirà.

Ogni ricordo di te sparirà”

Traduzione a cura di 20zln

mercoledì 22 giugno 2016

Messico - Dalla Tempesta - Comunicato congiunto del CNI e dell'EZLN

Comunicato congiunto del Congresso Nazionale Indigeno e dell’EZLN sul vile attacco della polizia contro il Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione e della comunità indigena di Nochixtlán, Oaxaca.

20 giugno 2016.

Al Popolo messicano.
Ai Popoli del Mondo:

Contro il vile attacco repressivo che hanno subito i maestri, le maestre e la comunità di Nochixtlán, Oaxaca, - con cui lo Stato messicano ci ricorda che questa è una guerra contro tutte e tutti -; noi popoli, nazioni e tribù che componiamo il Congresso Nazionale Indigeno e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, diciamo al magistero degno che non è solo, che sappiamo che la ragione e la verità sono dalla sua parte, che la dignità collettiva con cui parla la sua resistenza è infrangibile e che questa è l’arma principale di quelli che, come noi, stanno in basso.

Condanniamo l’intensificazione della repressione con la quale si cerca di imporre in tutto il paese la riforma neoliberale capitalista chiamata “educativa”, soprattutto negli stati di Oaxaca, Chiapas, Guerrero e Michoacán. Con minacce, persecuzioni, colpi, imprigionamenti ingiusti e ora persino uccisioni, si vuole spezzare la dignità del magistero ribelle.

Invitiamo la nostra gente e la società civile in generale a stare dalla parte dei docenti che resistono in ogni momento, di riconoscerci in loro, perché la violenza di privarli delle garanzie lavorative fondamentali al fine di privatizzare l’istruzione, è un riflesso della violenza con la quale ci stanno depredando, noi popoli indigeni, noi popoli contadini e urbani.

Coloro che godono del potere hanno deciso che l’istruzione, la salute, i territori indigeni e contadini, e persino la pace e la sicurezza, sono una merce per coloro che possono permettersi di pagarla, che i diritti non sono diritti, ma prodotti e servizi da strappare, da depredare, da distruggere e da scambiare secondo il dettame dal grande capitale. E questa aberrazione cercano di imporla in modo cruento; assassinando e sequestrando le nostre compagne e i nostri compagni, mandando in prigioni di massima sicurezza i nostri portavoce, facendo della tortura sfacciata il marketing del governo e, con l’aiuto dei media a pagamento, equiparando con la delinquenza il meglio della società messicana, vale a dire quelli che lottano, che non si arrendono, che non si vendono e non vacillano.

Esigiamo il cessare della repressione contro il magistero in lotta e il rilascio immediato e incondizionato di TUTTI i prigionieri politici.

Invitiamo tutte le persone dalla campagna e dalle città ad essere attenti e solidali con la lotta degli insegnanti, ad organizzarsi autonomamente per essere informati e allerta su questa tempesta che cade su tutte e tutti, sapendo che una tempesta, oltre che portare caos e tumulto, rende fertile la terra da cui nasce sempre un nuovo mondo.

Dalle montagne, dai campi, dalle valli e dai quartieri dei popoli, delle nazioni e delle tribù originarie del Messico.

¡Mai più un Messico senza di Noi!

Congresso Nazionale Indigeno.
Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Messico, 20 giugno 2016.

domenica 19 giugno 2016

Messico - Appunti sulla guerra contro i maestri in resistenza: (L’Ora del Poliziotto 3)

Comunicato del CCRI-CG del EZLN

Giugno 2016. 

Dal quaderno di appunti del gatto-cane:

.- Non sappiamo se nel resto del paese, ma almeno in Chiapas, dall'alto, stanno perdendo la guerra mediatica.

Abbiamo visto intere famiglie, nelle zone rurali e urbane, sostenere i maestri. E non intendiamo l’appoggio del tipo “questo pugno sì che si vede”, “el pueblo unido, jamás será vencido” e le parole d’ordine che, nonostante le distanze in calendari e geografie, rimangono le stesse perché, dal basso, continua ad essere fondamentale la solidarietà. Se, nelle precedenti mobilitazioni dei maestri ribelli, la “cittadinanza” (questo termine che nasconde la disuguaglianza) si mostrava stanca e fastidiosa, ora le cose sono cambiate.

Sono sempre di più le famiglie che assistono le maestre e i maestri, che li sostengono nei loro viaggi e le loro marce, che si affliggono quando vengono aggrediti, che gli offrono cibo, bevande e riparo. 

Sono famiglie che, secondo la tassonomia della sinistra elettorale, sarebbero “imbruttiti” dalla televisione, “sono poveracci”, “sono alienati”, “sono trascinati”, “sono inconsapevoli”. 

Ma, a quanto pare, la massiccia campagna mediatica contro i docenti che resistono, è fallita.

Il movimento di resistenza contro la riforma dell’istruzione è diventato uno specchio per sempre più persone-persone (cioè non quelle delle organizzazioni sociali e politiche, ma la gente comune). Come se si fosse risvegliato un senso collettivo di urgenza nei confronti della tragedia imminente. Come se ogni colpo di manganello, ogni lacrimogeno, ogni proiettile di gomma, ogni mandato di arresto, fossero slogan eloquenti: “oggi ha attaccato lei, o lui; domani sarai tu. ” Forse proprio per questo, dietro ogni insegnante ci sono intere famiglie che simpatizzano con la sua causa e la sua lotta.

Perché? Perché un movimento che è stato ferocemente attaccato su tutti i fronti continua a crescere? 

Perché, se sono “vandali”, “pigri”, “fannulloni”, “terroristi”, “corrotti”, “oppositori-del-progresso”, molte persone dal basso, non poche dal mezzo , e persino alcune dall'alto, omaggiano, a volte in silenzio, i maestri che difendono ciò che chiunque difenderebbe?

.- “La realtà è una menzogna”. Così avrebbe potuto intitolarsi la notizia del giornale chiapaneco erroneamente chiamato “Quarto Potere” (un media nostalgico per l’epoca delle tenute e dei signori della forchetta e del coltello) quando “denunciava” che era falsa la festa popolare che, il 9 giugno scorso per le strade di Tuxtla Gutiérrez, capitale dello stato messicano sudorientale del Chiapas, è stata celebrata a sostegno del magistero in resistenza. Parachicos, ballerini, musicisti, costumi tradizionali, persone in carrozzina, marimba, tamburi, fischietti e flauti, il meglio dell’arte zoque e migliaia di persone che omaggiano la resistenza delle maestre e dei maestri. Del “successo” della guerra mediatica contro la CNTE racconta uno striscione che dice “Grazie maestro, per insegnarmi a lottare.” Un altro dichiara: “Non sono un insegnante, ma sono chiapaneco e sono contro la riforma educativa.”

Ma ciò che ha infastidito i direttori del “Quarto Potere” è stato quello che diceva, parola più, parola meno: “Se quel bianco di Velasco lo mettono a governare nel deserto, tra un paio di mesi scarseggerebbe la sabbia”.

.- Beh, a più di 3 anni dalla promulgazione della presunta “riforma scolastica”, il signor Nuño non è ancora capace di presentare alcun argomento educativo, neppure minimo, a favore del suo “programma personale di aggiustamento”. I suoi argomenti sono stati, finora, gli stessi che qualsiasi capo dell’epoca porfirista: urla isteriche, percosse, minacce, licenziamenti, incarceramenti. Gli stessi che utilizzerebbe qualsiasi triste e grigio aspirante poliziotto postmoderno.

.- Li hanno già picchiati, li hanno già gassati con gas lacrimogeni, li hanno già imprigionati, li hanno già minacciati, li hanno già licenziati ingiustamente, li hanno già calunniati, hanno già decretato lo stato d’assedio a Città del Messico. Cosa succederà? Li faranno sparire? Li uccideranno? Davvero? La riforma “educativa” nascerà dal sangue e dai cadaveri delle maestre e dei maestri? Sostituiranno i presidi magisteriali con presidi di polizia e militari? I blocchi di protesta con carri armati e baionette?

.- Lezioni di Terrorismo per Nuño. La presa di ostaggi (questo è, e nient’altro, l’arresto di membri della direzione della CNTE) in ogni terrorismo (quello di Stato e quello dei suoi specchi fondamentalisti) è una risorsa per rinforzare il dialogo e la negoziazione. Non sappiamo se lassù, in alto, se ne sono accorti o no, ma risulta che l’altra parte (gli insegnanti) è quella che cerca il dialogo e la negoziazione. O la SEP si è già unita all’ISIS e prende ostaggi solo per seminare terrore?

.- C’è una storia che circolava tra i servizi di intelligence del governo delle grandi potenze. Si dice che per vincere la battaglia mediatica nella guerra contro il Vietnam, i servizi di intelligence nordamericani creavano, questa è la parola, scenari di vittorie clamorose, della crescente debolezza del nemico, della forza morale e materiale delle proprie truppe. Perché risulta che la strategia chiamata “vincere i cuori e le menti”, che inizialmente era destinata ad essere usata in Vietnam, finì per essere combattuta per le strade delle grandi città dell’Unione Americana. Dopo l’aprile del 1975 -che ha ricordato la sconfitta nella Baia dei Porci, nella Cuba degna, nello stesso mese, ma del 1961- un funzionario nordamericano ha detto: “il problema è che fabbricavamo tante bugie per i media che finimmo per crederle noi stessi. 

Creammo una scenografia della vittoria che nascondeva il nostro fallimento. Le nostre stesse discrepanze evitarono che sentissimo il rumore del nostro collasso. Il problema non è mentire, ma credere alle proprie bugie.” Infine, è chiaro che noi, zapatisti, non sappiamo molto dei media, ma a nostro modesto parere, è un cattivo affare mettere a capo della campagna mediatica di una palese privatizzazione, un capo triste e grigio che vuole essere poliziotto.

.- Accompagnare i bambini nei primi passi verso la scienza e l’arte, questo è ciò che fanno maestri, maestre e maestrie.

In fede.


Guau-Miau.

Ecuador - Si conferma l’asilo a Julian Assange

L’Ecuador è impegnato nella protezione dei diritti umani… quando altri governi eludono le proprie responsabilità e si rifiutano di ospitare persone in fuga da persecuzioni politiche o guerra
Il 19 giugno il Ministro degli Affari Esteri e della Mobilità Umana, Guillaume Lungo, ha parlato con Julian Assange, nel quarto anniversario dell’asilo presso l’Ambasciata dell’Ecuador a Londra.
Il ministro degli Esteri ecuadoriano ha ricordato la situazione in cui Assange ha chiesto asilo “temendo per la sua vita, l’integrità fisica, la libertà. Sentiva che stava affrontando la persecuzione per il suo lavoro che ha rivelato crimini terribili, gravi violazioni dei diritti umani”.
Lungo ha ribadito che l’Ecuador è impegnato nella protezione e promozione dei diritti umani fondamentali. “In un tempo in cui altri governi eludono le proprie responsabilità e si rifiutano di ospitare persone in fuga da persecuzioni politiche o guerra, l’Ecuador adotta una politica estera di principi ed efficace”, ha detto.
“Sono quattro anni da quel 19 giugno 2012. Oggi, come allora, difendiamo la nostra decisione di concedere l’asilo a Julian Assange, perché le condizioni che lo hanno costretto a fare quel passo non sono venute meno. Nonostante i molti sforzi dell’Ecuador come mediatore in buona fede per raggiungere una soluzione accettabile da tutte le parti, la Svezia e il Regno Unito hanno rifiutato di impegnarsi a non estradare Julian Assange in un paese terzo”, ha puntualizzato il capo della diplomazia ecuadoriana.
Recentemente, le Nazioni Unite hanno stabilito che Julian Assange è detenuto arbitrariamente. “Lui è confinato in un piccolo edificio, la sua salute si è deteriorata in modo significativo. La Svezia e il Regno Unito hanno richiesto più volte ad altri paesi di applicare decisioni e risoluzioni simili delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria. E tuttavia, in questo caso entrambi i paesi decidono di ignorare quelle risoluzioni”, ha detto Lungo.
“Il governo dell’Ecuador ritiene che una politica estera basata sui principi genera cambiamenti fondamentali. Julian Assange, Bradley Manning, Edward Snowden e molti altri hanno dato un contributo fondamentale. Ben più che denunciare e esporre all’opinione mondiale crimini terribili contro l’umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani, hanno aperto un importante dibattito globale: come gli squilibri di potere influenzano il modo in cui le informazioni sono generate, distribuite e controllate, e quale impatto ciò esercita sulla vita di tutti noi”.
Dopo quattro anni, l’Ecuador ribadisce il suo impegno a proteggere Julian Assange, mantenendo la sua concessione di asilo e, allo stesso tempo, dedica i propri sforzi per porre fine alla detenzione arbitraria a cui lui è soggetto. “Quattro anni sono troppo lunghi. E’ tempo di por fine a questa situazione”, ha concluso il ministro degli Esteri.
Direzione generale della Comunicazione
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E MOBILITÀ UMANA
Traduzione dallo spagnolo di Leopoldo Salmaso
tratto da Pressenza

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!