mercoledì 27 luglio 2016

Messico - EZLN conferma ed estende la sua partecipazione al CompArte

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

26 luglio 2016

Alle e ai partecipanti e assistenti al CompArte:

Alla Sexta Nazionale e Internazionale:

Compagni, compagne, compagnei:

Al di là di non poter rimettere i soldi per l’alimentazione e il trasporto della nostra comunità artistica, come zapatisti che in effetti siamo, abbiamo cercato il modo non soltanto per corrispondere alle e ai creativi che hanno risposto al nostro invito al CompArte, ma anche per farvi sentire in qualche modo il rispetto e l’ammirazione che ci provoca il vostro impegno artistico.

Perciò vi comunichiamo la decisione a cui siamo giunti:

Presenteremo, sebbene in diversi calendari e geografie, un po’ delle creazioni artistiche che come zapatiste e zapatisti abbiamo preparato per mostrarvele. Le presentazioni avverranno secondo quanto segue:

Caracol di Oventik: 29 luglio 2016. Dalle 10.00 alle 19.00 ora nazionale. Partecipano artiste e artisti zapatisti dei popoli originari tzotzil, zoque e tzeltal de Los Altos de Chiapas.

CIDECI, San Cristóbal de Las Casas: 30 luglio 2016. Assisterà una delegazione zapatista come escucha-vidente al CompArte.

Caracol de La Realidad: 3 agosto 2016. Dalle 9.00 del giorno 3 all’alba del 4 agosto. Partecipano artisti zapatisti dei popoli originari tojolabal, tzeltal, tzotzil, mame e meticcio della zona Selva Fronteriza.

Caracol de La Garrucha: 6 agosto 2016. Dalle 9.00 del giorno 6 all’alba del 7 agosto. Partecipano artiste e artisti dei popoli originari tzeltal e tzotzil della zona Selva Tzeltal.

Caracol di Morelia: 9 agosto 2016. Celebrazione del 13° anniversario della nascita dei caracoles e delle giunte di buon governo zapatiste. Dalle 9.00 del 9 all’alba del 10 agosto. Partecipano artiste e artisti zapatisti dei popoli originari tojolabal e tzeltal della zona Tsots Choj.

Caracol di Roberto Barrios: 12 agosto 2016. Dalle 9.00 del 12 all’alba del 13 agosto 2016. Partecipano artiste e artisti zapatisti dei popoli originari chol e tzeltal della zona Norte de Chiapas.

Per poter entrare è necessario il vostro cartellino di registrazione al CompArte nel CIDECI, e iscriversi al tavolo appositamente posto nel CIDECI a partire dal 27 luglio 2016 pomeriggio. Attenzione: tenere in considerazione che qua… be’, dappertutto, è periodo di tormente.

Sappiamo che l’immensa maggioranza non potrà assistere a tutte le presentazioni ora che il calendario e la geografia si sono espanse. Magari sì, lo sapete voi. In ogni caso, ci siate o no, ci presenteremo tenendovi presenti.

NON SARA’ CONSENTITO L’ACCESSO AI MEZZI DI COMUNICAZIONE PREZZOLATI (quand’anche pretendano di lavorare anche per media non prezzolati).

I media compagni, ovvero i media liberi, autonomi, alternativi o come si chiamino, saranno benvenuti, inclusi i Tercios Compas, perché da queste parti c’è solidarietà di categoria.

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Come zapatisti che siamo e al giorno d’oggi, confermiamo il nostro appoggio alla domanda di verità e giustizia per Ayotzinapa e per tutte e tutti i desaparecidos, che continua senza venir meno per opera di madri, padri, familiari e compagni degli assenti. A tutti loro, a chi manca e a chi cerca, il nostro miglior abbraccio. Il vostro dolore è il nostro dolore, ed è nostra la vostra degna rabbia.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Moisés                    Subcomandante Insurgente Galeano

Messico, luglio 2016

Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano

Messico - Sulle barricate si scrive il futuro - Chiapas con i maestri in lotta durante CompArte


Da San Cristobal: voci ed immagini dal blocco sull'autostrada per Tuxla 

La nostra prima tappa, arrivati in Chiapas per partecipare a CompArte, è il blocco dei maestri in lotta alla periferia nell'autostrada verso Tuxla Gutierrez.

E’ dal 15 maggio che la protesta dei maestri attraversa il paese.

Le richieste sono radicalmente semplici: abolizione della Riforma Educativa per difendere la scuola pubblica e le condizioni di lavoro del corpo insegnante.


La riforma, come d’abitudine in tutto il mondo in questa fase, si inserisce nelle riforme strutturali del paese. Ottica è quella del deficit zero: ovvero tagliare radicalmente le spese per l’istruzione così come per altre voci sociali come la sanità. 

Mentre l’’iter della Riforma viaggiava spedito dall'approvazione federale e fino alla conferma dei vari stati, i maestri, che hanno iniziato la mobilitazione fin dal 2013, dal 15 maggio di quest’anno hanno indurito la protesta. Blocchi stradali, presidi, azioni hanno accompagnato lo sciopero a tempo indefinito, che dura tutt'ora.


Quello che il governo non si aspettava è la solidarietà sempre più ampia che si è stretta attorno ai maestri. I famigliari degli alunni, studenti, cittadini stanchi delle politiche di immiserimento portate avanti dal governo di Pena Nieto, comunità locali ed indigene in lotta per la difesa del territorio hanno portato aiuti e sostegni di ogni tipo ai maestri, che dall'inizio della lotta  non stanno ricevendo il loro salario. 

Più che una semplice solidarietà è cominciata a serpeggiare una complicità.
Il rifiuto alla Riforma Educativa è diventato un modo per dimostrare la contrarietà complessiva alle scelte economiche, politiche e sociali di un governo e di un sistema dei partiti, sempre più corrotto, più attento a permanere ad ogni costo negli standard internazionali diventati norma nel tempo della crisi che alle reali condizioni del paese.

La risposta repressiva non si è fatta attendere. 

Molti maestri sono stati arrestati e il mese scorso un violento attacco poliziesco a Nochixtlán, nella zona mixteca del meridionale stato messicano di Oaxaca, è costato la vita a 11 manifestanti. 


Le proteste seguite a questo attacco militare, che ha suscitato anche alcune proteste internazionali, si sono via via allargate. La pressione creatasi attorno alla vergogna di un Governo, che invia la sua polizia ad attaccare chi ha la sola colpa di difendere dei diritti collettivi, ha portato il Governo ad aprire un tavolo di confronto, articolato in due sezioni. 


La "Mesa1" in cui i maestri esigono la liberazione dei prigionieri, 33 in tutto il paese, e che vengano sbloccati gli stipendi arretrati, la "Mesa2" dedicata alla revisione radicale della Riforma educativa.

La lotta continua nonostante sia formalmente periodo di vacanza scolastica così come continua ad allargarsi la solidarietà, come si è visto dopo l’attacco di poliziotti e paramilitari al blocco dei maestri di San Cristobal del 20 luglio scorso.

Al fianco dei maestri anche gli zapatisti. 

Negli ultimi comunicati l’Esercito di Liberazione Nazionale ha comunicato la decisione delle comunità indigene di devolvere ai maestri in lotta gli alimenti raccolti per permettere a centinaia di basi d’appoggio di partecipare al CompArte. 


L’iniziativa lanciata nei mesi scorsi fa parte del percorso a tutto campo aperto dagli zapatisti con il Seminario "Il Pensamiento critico contro l’Idra Capitalista", dello scorso maggio, di discussione per comprendere il presente e costruire alternative. La scelta dell’EZLN di sospendere la propria partecipazione trasformandola in solidarietà ai maestri non ha fermato lo svolgimento del CompArte che è in corso presso il Cideci e il 29 luglio si sposterà dopo l’invito dell’EZLN al Caracol di Oventic il 29 luglio.

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Blocco dei maestri San Cristobal
INCONTRO CON I MAESTRI DI SAN CRISOBAL
Il blocco dell’autostrada si estende per circa un chilometro.
Dai due lati all'inizio delle postazioni di avvistamento e poi il corpo centrale del presidio. Nelle tende si organizza la resistenza. Al blocco si cucina, si discute, si preparano le iniziative. I turni servono per coprire giorno e notte. La gente che porta solidarietà arriva ad ogni ora. Chi porta cibo, che serve anche per le famiglie dei maestri che non ricevono da tempo lo stipendio, chi attrezzature, chi si ferma a parlare ed a discutere.
Dopo l’aggressione del 20 luglio da parte di polizia e paramilitari che hanno distrutto tende, equipaggiamento e alimenti, il blocco è stato ricostruito e continua ad essere un punto di riferimento collettivo.

Blocco dei maestri San Cristobal

Intervista al portavoce del blocco


L’attacco di polizia e paramilitari del 20 luglio

La prima cosa che i maestri ci tengono a raccontare è l’attacco del 20 luglio. Come sia provato e dimostrato che l’aggressione al presidio con la distruzione e l’incendio di alimenti, attrezzature e materiali sia stato fatto ad opera di poliziotti e paramilitari.
Un operativo deciso dal governo locale e federale per cercare di intimidire la lotta.
Ma la violenza repressiva non è servita. La solidarietà intorno al blocco è cresciuta.

I maestri chiedono con forza al governo locale di mettere fine alle provocazioni, l’allontanamento del sindaco di San Cristobal, tra i responsabili dell’attacco, l’individuazione dei colpevoli dell’uccisione di , maestro ucciso nei mesi scorsi.


La solidarietà attorno alla lotta
La mobilitazione dei maestri è iniziata nel 2013, ma è in questi ultimi mesi che attorno alla loro lotta si è costruita una forte solidarietà non solo come risposta agli attacchi repressivi ma come riconoscimento di una battaglia che vale per tutti. Al presidio ci raccontano di come la popolazione di San Cristobal. famiglie, lavoratori ma anche piccoli impresari aiutino l’iniziativa con donazioni di alimenti e materiali ma anche partecipando alla mobilitazione.



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L’organizzazione della lotta e il confronto con il governo

Il cuore dell’organizzazione è la Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE), che fa parte del più ampio Sindicato Nacional de Trabajadores de la Educación (SNTE) che i maestri definiscono corporativo e filogovernativo. La lotta è duplice contro la Riforma ma anche per la democratizzazione piena dell’intero sindacato. E’ la CNTE che coordina le lotte a livello nazionale e lancia le giornate di mobilitazione.
Al blocco ci spiegano chiaramente i punti irrinunciabili presentati dai maestri al governo: la revisione totale della Riforma e la fine della criminalizzazione del movimento. C’è la determinazione a continuare la lotta, nonostante le difficoltà dovute al blocco degli stipendi per gli insegnanti impegnati nella mobilitazione.



La precarietà dei diritti e la falsa autonomia sono alla base della protesta

Addentrandoci tra le tende del presidio una giovane insegnante ci spiega insieme alle sue colleghe uno dei punti centrali della protesta contro la Riforma Educativa. Si tratta della trasformazione della figura dell’insegnate da lavoratore stabile con dei diritti a figura precaria e flessibile. Il tutto avviene con dei test di valutazione.alquanto arbitrari, a cui gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti. Chi non passa viene lasciato a casa. al suo posto si vorrebbe assumere nuovi maestri già inquadrati in un quadro normativo privo di diritti. E’ il trionfo della precarietà per un lavoro che abbisogna di stabilità e di continuità.
Un altro punto molto discusso è il tema dell’autonomia. 


Il governo, come in tutto il mondo la presenta come un’occasione di innovazione. In realtà in un paese dove le diversità socio-economiche sono fortissime (in molte regioni le scuole sono carenti di ogni servizio) ben presto si assisterà, mancando fondi pubblici, alla fine la formazione nelle comunità più povere e deboli diventerà un lusso che pochi si potranno permettere.
La lotta dei maestri diventa così l’occasione per affermare diritti universali per tutti.



Restiamo al blocco per un paio d’ore, chiacchierando con le maestre e i maestri. Ci fanno assaggiare le tortillas arrivate dalle comunità zapatiste in solidarietà con la loro lotta. Da Tuxla attraverso il loro sistema di comunicazione giungono le notizie dell’iniziativa di blocco dell’aereoporto. Tutto bene. Dopo un breve momento di tensione, ora il blocco si è posizionato all'entrata. Ci raccontano come mantengono costanti le relazioni con i loro alunni, fornendo dei kit informativi per non far perdere l’anno ai ragazzi.
Nei prossimi giorni sono previste nuove iniziative. Ci allontaniamo dal blocco per raggiungere il Cideci e come molti altri partecipanti al CompArte saremo con i maestri in lotta, perché quello che stanno difendendo appartiene a tutti noi.


San Cristobal 25 luglio 2016


Carovana in Messico CompArte Estate 2016

lunedì 25 luglio 2016

Messico - Lettera aperta sull'aggressione al movimento popolare a San Cristóbal de las Casas

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO

21 luglio 2016

A chi sia ora il governatore in carica ed agli atri capoccia dello stato messicano sudorientale del Chiapas:

Signore (ha!) e Signori (doppio haha!):

Non vi mandiamo i nostri saluti.

Prima che vi venga in mente di inventare (come già sta facendo la PGR a Nochixtlán, Oaxaca) che la vigliacca aggressione contro l’accampamento di resistenza popolare a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, è stata orchestrato dall’ISIS, vi trasmettiamo, gratis, l’informativa che abbiamo raccolto:

Quelle che seguono sono le parole di un fratello indigeno affiliato ai partiti (PRI) di San Juan Chamula, Chiapas, Messico:

“Alle 9 del mattino (del 20 luglio 2016) hanno chiamato i Verdi a casa del governatore. E lì gli hanno detto di fare come quello che avevano fatto l’altro giorno.

(NOTA: si riferisce a quando un gruppo di indigeni del Partito Verde Ecologista si sono infilati dei passamontagna e sono andati a provocare disordini al picchetto di San Cristóbal e a Tuxtla Gutiérrez, capitale del Chiapas. Quando sono stati fermati dalla sicurezza della CNTE prima hanno detto di essere zapatisti (non lo erano, né lo sono, né lo saranno mai), poi hanno ammesso di essere affiliati ai partiti).

Ma che questa volta andassero a dialogare affinché quelli del blocco lasciassero passare i camion dei chamula che fanno affari a Tuxtla. Il presidente municipale (del Partito Verde Ecologista) ci ha messo le pattuglie e l’ambulanza locali. Quello di San Cristóbal la polizia. Il governo di Tuxtla altro in più. Di sicuro hanno fatto accordi con i poliziotti, cioè avevano già un loro piano. E quindi sono arrivati come quelli che vogliono dialogare e poi un gruppo si è infilato ed hanno cominciato a rompere tutto, a rubare e a bruciare, cioè hanno attaccato su due lati. Poi, siccome avevano armi, perché normalmente i Verdi girano armati, si sono messi a sparare come ubriachi e mariguanos. I poliziotti stavano lì ad appoggiarli. Non siamo d’accordo con quello che hanno fatto i Verdi. Perché adesso i turisti hanno ora paura di venire qui (a San Juan Chamula) e questo danneggia molto gli affari. Non è il blocco, ma sono quei maledetti verdi che stanno mandando tutto in malora. Andremo a protestare a Tuxtla perché caccino quell’imbecille del presidente. E se non lo fanno, allora se la vedranno con noi.”

Per quanto riguarda la rozza manovra di incappucciare dei paramilitari per presentarli come zapatisti (oltre ad essere una minestra riscaldata già usata dal Croquetas Albores), è un totale fallimento. Alla domanda se credevano che fossero zapatisti quelli che avevano sgomberato il blocco e fatto danni, così hanno risposto due persone del popolo, senza filiazione politica nota:

Un commerciante ambulante, di circa 60 anni risponde:

venerdì 22 luglio 2016

Messico - Quegli insegnanti messicani, così diversi dai docenti italiani

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di Claudio Dionesalvi

La prima cosa che ci colpì, fu che si poteva parlare coi detenuti, attraverso dei buchi scavati nel muro di cinta.
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Le bestiali condizioni di vita, all'interno, rendevano concreta la distopia dell’Edward Bunker di Animal Factory. Prigionieri erano parenti, amici e compagni delle persone che all'esterno presidiavano giorno e notte il carcere di Oaxaca: insegnanti e contadini arrestati durante le manifestazioni di quei giorni.
All’epoca, una decina d’anni fa, diedero vita a un vasto movimento che rivendicava dignitose condizioni lavorative per chi lavorava nelle scuole e nei campi.
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Fa sempre una certa impressione trovare una città circondata da barricate, aperta ai civili, perfettamente funzionante al suo interno, eppure interdetta alle divise dello Stato e liberata dai malgovernanti.
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Oaxaca è una frequentatissima località turistica del Messico. Quando entrammo, ci rendemmo subito conto di cosa possa essere un luogo liberato, retto da una democrazia deliberativa, sottratto alla prevaricante presenza dei poteri costituiti, gestito in prima persona da quanti lo abitano. Tornava alla mente la lezione della comune di Parigi e di infinite altre esperienze di liberazione temporanea e territoriale delle vite umane dal dominio del capitalismo in tutte le sue forme storiche e declinazioni possibili.
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Quel movimento diede vita alla Asemblea Popular del Pueblos (APPO) e riscosse la simpatia di docenti, scrittori e lavoratori agricoli di tutto il mondo. Solidali e partecipi furono soprattutto gli zapatisti dell’EZLN e in particolar modo le famiglie degli alunni e i promotores culturales delle escuelas autonomas rebeldes, basate su un Altro modo di fare scuola, costruire il presente, sognare il futuro.
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Nelle piazze di Oaxaca la gente si incontrava per discutere, amministrava i beni comuni, ballava e mangiava insieme, organizzava le manifestazioni del giorno dopo. Ogni tanto la Polizia Federale Preventiva attuava dei blitz, tentativi di sfondare le barricate o infiltrarsi. Nella maggior parte dei casi, queste incursioni erano respinte.
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Rimanemmo lì per una giornata intera. Poi ce ne andammo. Insieme ad altri attivisti dell’associazione Ya Basta, avevamo in programma la frequenza di un corso sul funzionamento del sistema educativo ribelle in Chiapas. E lì dovevamo recarci.
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Poco tempo dopo, venimmo a sapere che durante una delle ricorrenti spedizioni punitive della polizia contro i planton attuati a Oaxaca, un proiettile esploso da un agente aveva tolto la vita a Brad Will, reporter americano di Indymedia.
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Nel giro di poche settimane, poi, la comune fu repressa da arresti, cariche e tutti gli altri arnesi repressivi che in Messico, come in qualsiasi altra parte del mondo, i poteri costituiti adoperano per abbattere le esperienze di ribellione e di democrazia concreta.
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In questi giorni, quel movimento, che non si è mai spento completamente, si sta rifacendo vivo. Gli insegnanti sono tornati a riprendersi le piazze, nella lotta contro una riforma della scuola messicana, che somiglia a quella di recente approvata dal governo Renzi. È triste constatare che, in assenza dei diktat strategici emanati dai vertici delle minoranze interne al PD e da qualche sindacatino giallo, la classe docente italiana non si mobilita neanche se la mandano a lavare i cessi. (Con tutto il rispetto per coloro i quali nelle scuole già li lavano, pur percependo stipendi da fame).
(foto scattate da Loredana Caruso e Claudio Dionesalvi. Solo quella dell’omicidio di Brad Will è tratta da Indymedia)
Per comprendere meglio le manifestazioni di questi giorni a Oaxaca, è consigliata la lettura dell’articolo di Luis Hernández Navarro (“la Jornada”) tradotto e pubblicato su questo blog:
Messico, la maestra e la pedagogia della garrota

giovedì 21 luglio 2016

Messico - La maestra e la pedagogia della garrota

di Luis Hernández Navarro
Per imporre la riforma dell’educazione scolastica, il governo messicano ha già fatto assassinare tre maestros, ha rinchiuso nelle carceri di massima sicurezza otto dirigenti di Oaxaca, ha licenziato più di 4 mila lavoratori, ne ha picchiati selvaggiamente centinaia e ha schierato nelle strade migliaia di poliziotti. Una riforma educativa fatta con il sangue, però, non può entrare nell’immaginario di chi insegna. E dunque, nonostante quella che Luis Hernández su la Jornada chiama la “pedagogia della garrota”, il ministro Aurelio Nuño non è riuscito a frenare le proteste né a tappare la bocca ai ribelli, come la maestra rurale Kendy Moreno. Con gli insegnanti, in Chiapas manifestano perfino agenti della polizia municipale, mentre a Oaxaca, dieci anni dopo la grande repressione sui maestros che diede vita all’Asamblea Popular del Pueblos (Appo) e poi alla Comune, per le strade sono tornate le barricate e i blocchi stradali
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La resistenza dei maestros della CNTE a Oaxaca, negli ultimi anni, non si è mai fermata con le minacce. Foto eluniversal.com.mx
Kendy Moreno Mercado è maestra rurale a La Laguna. E’ da otto anni in servizio come insegnante. Lavora alla scuola elementare Pablo L. Sidar, nell’ejido Santa Fe, dove i lavandini per bere non funzionano, gli utensili elettrici smettono di funzionare quando si accende l’aria condizionata e non ci sono campi sportivi.
Oltre ad essere maestra, Kendy è avvocata, nonché una donna molto agguerrita. Lo scorso 10 giugno ha tenuto testa al ministro dell’istruzione, Aurelio Nuño, in una riunione che il funzionario ha organizzato con un gruppo di docenti a San Buenaventura, Coahuila, feudo sindacale di Carlos Moreira – fratello del governatore –, per propagandare la bontà della sua riforma educativa.
La professoressa Moreno ha detto al ministro: “Sento davvero empatia per i miei compagni del sud e mi dispiace che il dialogo con loro sia sospeso; vivono con dignità quanto noi; lavoriamo in contesti differenti, molte delle nostre scuole del nord non sono in condizioni tanto pessime come quelle del sud e sarebbe molto arricchente tanto per voi come per noi maestri che dialogaste con loro”.
Nervoso, il funzionario le ha risposto con lo stesso mantra che intona da quasi un mese: per poter stabilire un dialogo i bambini devono tornare in aula e i maestri devono rispettare la Costituzione.
Anziché intimidirsi, la maestra rurale ha rilanciato: “Anche il diritto di protesta e la non retroattività sono nella Costituzione e vengono violati”.
Nulla è più importante del diritto superiore dei bambini all’istruzione, le ha risposto il ministro, mentre insisteva nel sottolineare il danno che i docenti della Coordinadora (cioè la Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación, ndt) stavano provocando.
Anch’io oggi ho lasciato soli i miei alunni per poter essere presente a questo incontro. Oggi i miei alunni sono rimasti senza istruzione, ha concluso la profe Kendy, evidenziando la doppia morale del ministro, che ammette che si sospendano le lezioni per realizzare riunioni di promozione personale.
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Kendy Moreno Mercado insegna in una scuola primaria rurale del Messico settentrionale
L’esempio della maestra Kendy Moreno Mercado è una dimostrazione del fallimento della politica autoritaria di Aurelio Nuño nei confronti degli insegnanti. L’atteggiamento della docente e la sua argomentazione articolata esprimono il sentimento di molti insegnanti di tutto il paese. Una riforma educativa fatta con il sangue non può entrare nell’immaginario dei professori. E il suo rifiuto si esprime in molte forme: dallo sciopero alla disobbedienza. Anziché prendere atto di questo rifiuto, ascoltare il profondo malessere che la riforma educativa ha generato e l’indignazione che la chiusura al dialogo da parte governativa ha prodotto, il ministro Nuño ha deciso di applicare la pedagogia della garrota. È proprio quello che ha appena fatto a Oaxaca.
Due date, a 10 anni di distanza, testimoniano la stessa resistenza. Il 14 giugno del 2006 il governatore di Oaxaca, Ulises Ruiz, ordinò lo sgombero violento di un picchetto di docenti nella capitale dello stato. L’11 giugno 2016 il governo di Enrique Peña Nieto ha arrestato due dirigenti della sezione 22 e represso selvaggiamente l’accampamento di professori e genitori di fronte agli uffici dell’Instituto Estatal de Educación Pública de Oaxaca (Ieepo).
Dalla repressione del 2006 nacque la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (APPO) e la Comune di Oaxaca. Davanti all’attuale offensiva governativa contro i docenti, i maestri e il popolo stanno articolando una vigorosa e inedita resistenza.L’arresto dei dirigenti e la violenza della polizia, anziché intimidire i docenti ed i loro sostenitori, hanno propiziato la rinascita delle barricate e dei blocchi stradali in diverse parti dello stato.
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La polizia federale arresta i maestros
Oaxaca non è l’unico luogo dove la repressione governativa ha colpito duro. Come se volessero commemorare a loro modo il giovedì del Corpus, lo scorso 10 giugno poliziotti antisommossa hanno represso duramente un gruppo di genitori della comunità chontal (popolo indigeno, ndt) Tamulté de las Sabanas, municipio del Centro, Tabasco, che bloccavano la strada Villahermosa-Frontera. Chiedevano di aprire un tavolo di negoziati sulla riforma educativa con il governo federale.
Anziché spegnere la protesta a Tabasco, la repressione l’ha estesa a otto comunità limitrofe. E’ stato falsamente riportato che 10 giornalisti sono stati sequestrati dalla Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE). Secondo il professor Julio Francisco Mendoza González, della direzione politica statale e nazionale della Coordinadora, i rappresentanti della stampa sono fuggiti di corsa quando la moltitudine indignata ha minacciato di legarli e sequestrarli. In realtà non sono mai stati sequestrati.
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La CNTE di Oaxaca brucia la propaganda elettorale governativa durante le elezioni tenute nei mesi scorsi
In Chiapas, assieme ai maestri, manifestano il Pueblo creyente (movimento cristiano di base, ndt), Los Parachicos (ballerini tradizionali nella festa grande di Chiapa de Corzo), marimbas, impresari, migliaia di genitori e persino membri della polizia municipale. La società del Chiapas è scossa fin dalle fondamenta.
E’ così scossa che lo scorso 12 giugno l’arcivescovo di San Cristóbal de Las Casas, Felipe Arizmendi, ha emanato il documento “Maestros, adelante con verdad y justicia (Maestri, avanti con verità e giustizia, ndt). Il documento riconosce il diritto e dovere dei docenti a manifestare per la difesa di quello che giustamente spetta loro, afferma che la riforma educativa non è integrale, ma solo amministrativa e di lavoro, e appoggia la lotta contro di essa.
Per imporre con il sangue la riforma educativa (e impedire le proteste per i 43 desaparecidos di Ayotzinapa), il governo ha assassinato tre maestri (Claudio Castillo, Antonio Vivar Díaz e David Gemayel Ruiz), detenuto in carceri ad alta sicurezza otto dirigenti di Oaxaca, mandato centinaia di avvisi di garanzia in varie parti del paese, licenziato più di 4mila lavoratori, picchiato selvaggiamente centinaia di essi, impedito il libero movimento e schierato nelle strade migliaia di poliziotti. Ma nonostante questa pedagogia della garrota non ha potuto frenare le proteste di massa né tappare la bocca a insegnanti come Kendy Moreno.
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Fonte: la Jornada
tratto da: comune-info

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!